È l'inverno del 1932. A Wilmersdorf, un tranquillo e benestante quartiere di una città tedesca, il periodo natalizio è annunciato dalle grida gioiose dei bambini che giocano a palle di neve. Fra le famiglie che abitano tre case, i rapporti superano quelli del buon vicinato: David, figlio del giornalista ebreo Jakoob Korsakov, e Fritz, figlio del poliziotto Rauch, sono amici per la pelle e compagni di banco alla scuola elementare; la sorellastra di David è fidanzata con il figlio del noto architetto Winterloh; persino la gatta di Fritz e il gatto di David sono amici. Età di lettura: da 10 anni.
Jan Weiler (il padre) si aggira nel regno del "suo" animale adolescente (la figlia Carla) con curiosità e titubanza, elaborando ogni sorta di esperimenti ed espedienti per arginare la tempesta che gli è piombata addosso. E mentre lui non riesce a non fare il padre - monitorando amicizie e umori della figlia "nascosto" su Facebook, portandole nottetempo l'apparecchio dentale quando la ragazza si ferma a dormire dagli amichetti, opponendo strenua resistenza all'acquisto di superalcolici per il suo 14° compleanno... -, lei si rivela un caso talmente enigmatico da far ritenere impossibile che, un giorno, da quel "letargico anfibio verrà fuori una persona impegnata e svelta, che inizia delle cose e le porta a termine per il bene della società e a dispetto della propria indole."
"Salvami! Salvami!" Nell'estate del 1859 una drammatica richiesta d'aiuto rompe il silenzio della clausura nel monastero di Sant'Ambrogio a Roma, luogo di culto che, situato a poca distanza dal Vaticano, ha accolto in più occasioni ospiti di riguardo e può vantare illustri protettori. La principessa Katharina di Hohenzollern, monaca proveniente da una famiglia di alto lignaggio e fervida religiosa, è convinta che, fra le mura del convento, qualcuno stia attentando alla sua vita, somministrandole a più riprese del veleno. La denuncia di Katharina al cugino, l'arcivescovo Hohenlohe-Schillingsfürst, non rimarrà inascoltata a lungo. Il tribunale dell'Inquisizione istruirà un processo nel corso del quale, mediante un accurato vaglio di numerose testimonianze, si finirà per andare ben oltre le aspettative dei giudici e verranno alla luce fatti a dir poco sconvolgenti: novizie vittime di abusi, padri confessori che somministrano benedizioni tramite baci assai poco casti, rapporti saffici, monache che sperimentano stati di estasi mistico-sessuale, misteriose sparizioni, accuse di affettata santità e venerazione di false reliquie. Eventi scandalosi protrattisi per decenni senza che nessuno, al di fuori di quel luogo sacro, ne fosse mai venuto a conoscenza. Nulla dell'"affare Sant'Ambrogio", visto il coinvolgimento nella vicenda di alti prelati, importanti teologi e del papa stesso, sarebbe dovuto trapelare e diventare di pubblico dominio...
Scrittore di bestseller di fama internazionale, Henry Hayden vive appartato in una splendida villa sul mare. Le donne lo adorano e la vita gli sorride. La sua esistenza così perfetta rischia però di incrinarsi il giorno in cui la sua giovane amante, nonché editor, gli rivela di essere incinta. Un imprevisto che, insieme alla serenità coniugale, rischia di costargli la carriera: ma davvero raccontare tutto alla moglie è l'unica possibilità che gli resta? Hayden è anche un pericoloso, irriducibile bugiardo con un passato pieno di ombre. Un errore fatale farà sì che il suo piano di sopravvivenza subisca una brusca virata, costringendolo a escogitare sempre nuove menzogne per coprire le precedenti. Combinando thriller e commedia noir, "La verità e altre bugie" è un romanzo cinico e intelligente sul ruolo del caso nella vita, le relazioni tra uomo e donna e il rapporto tra fiction e realtà, che dà vita a un triangolo letterario, amoroso e criminale di cui sarà molto difficile scoprire l'intera verità.
Una Venezia estiva ammorbata da una peste incombente ospita l'inquieto Gustav Aschenbach, famoso scrittore tedesco che ha costruito vita e opera sulla più ostinata fedeltà ai canoni classici dell'etica e dell'estetica. Un sottile impulso lo scuote nel momento in cui compare sulla spiaggia del Lido la spietata bellezza di Tadzio, un ragazzo polacco. Un unico gioco di sguardi, la vergogna della propria decrepitezza, la scelta di imbellettarsi per nasconderla, sono i passi che scandiscono la vicenda. In pieno Novecento, Thomas Mann ha colto e rappresentato la grande cultura borghese in via di dissoluzione, in un'opera emblematica che fonde la perfezione formale con la rappresentazione degli aspetti patologici di quella crisi.
Emil ha un diploma in tasca preso alla Real-schule, una scuola costosa per il figlio di un modesto sarto come lui, ma allo scoppio della Grande Guerra è soltanto un piccolo apprendista in una tessitura. Lo chiamano tutti Schlump, che è come dire brutto mascalzone, dal giorno in cui, ragazzino, si è reso protagonista di una marachella al mercato. Schlump dovrebbe disegnare e creare modelli, ma anziché al lavoro pensa alle ragazze e alla guerra. Anzi, alle due cose messe insieme, poiché già si vede con l'uniforme grigia, ammirato dalle ragazze mentre va al fronte oppure sul campo di battaglia dove alcuni cadono e altri restano feriti o, a guerra vinta, in trionfo tra le donne che lanciano fiori dalle finestre mentre impazzano feste senza fine. Il primo agosto 1915 prende la sua cassetta d'ordinanza e, dopo aver salutato la madre piangente, si presenta fiero in caserma. Viene scaricato a Libercourt, in Francia, e da lì marcia in paesi dove non vi sono giardini ben curati né frontoni a graticcio all'ombra dei tigli. Schlump, però, è orgoglioso del suo incarico, frutto della sua vaga conoscenza del francese: amministrare da solo tre villaggi. A Loffrande, il villaggio più grande, scopre che è davvero "un bel traguardo per un diciassettenne" comandare uomini anziani e giovani donne attraenti come Estelle, bionda con gli occhi azzurri e le guance arrossate; o come la bruna Suzanne, con i boccoli castani che le dondolano sulla fronte; o la diafana Jeanne dalla chioma nera...
A Kalaw, una tranquilla città annidata tra le montagne birmane, vi è una piccola casa da tè dall'aspetto modesto, che un ricco viaggiatore occidentale non esiterebbe a giudicare miserabile. Il caldo poi è soffocante, così come gli sguardi degli avventori che scrutano ogni volto a loro poco familiare con fare indagatorio. Julia Win, giovane newyorchese appena sbarcata a Kalaw, se ne tornerebbe volentieri in America, se un compito ineludibile non la trattenesse lì, in quella piccola sala da tè birmana. Suo padre è scomparso. La polizia ha fatto le sue indagini e tratto le sue conclusioni. Tin Win, arrivato negli Stati Uniti dalla Birmania con un visto concesso per motivi di studio nel 1942, diventato cittadino americano nel 1959 e poi avvocato newyorchese di grido... un uomo sicuramente dalla doppia vita se le sue tracce si perdono nella capitale del vizio, a Bangkok. L'atroce sospetto che una simile ricostruzione della vita di suo padre potesse in qualche modo corrispondere al vero si è fatto strada nella mente e nel cuore di Julia fino al giorno in cui sua madre, riordinando la soffitta, non ha trovato una lettera di suo padre. La lettera era indirizzata a una certa Mi Mi residente a Kalaw, in Birmania, e cominciava con queste struggenti parole: "Mia amata Mi Mi, sono passati cinquemilaottocentosessantaquattro giorni da quando ho sentito battere il tuo cuore per l'ultima volta".
Afghanistan, 2008. È l'occasione della sua vita, lo scoop che lo farà entrare nell'empireo dei giornalisti d'inchiesta: essere testimone diretto del blitz che dovrebbe portare alla liberazione di tre occidentali sequestrati dai talebani. È un azzardo, eppure Tom Hagen deve scommettere. E perderà. Tel Aviv, 14 maggio 1948. Quando David Ben Gurion annuncia la nascita dello Stato d'Israele, per Yehuda Khan e Arik Scheinerman è un sogno che si realizza. Giovani, istruiti e ambiziosi, non vedono l'ora di mettersi al servizio del loro Paese. Yehuda, che studia agraria, vuole rendere fertile il deserto; invece Arik pensa alla carriera militare e, chissà, magari anche a quella politica: un giorno, Israele avrà bisogno di un leader forte e carismatico che possa realizzare un altro sogno. La pace. Tel Aviv, 2011. Da quella maledetta notte di tre anni prima, da quel blitz che, per colpa sua, era finito in tragedia, Tom Hagen si sente un fallito, come uomo e come giornalista. Finché non si materializza davanti a lui una preziosa, forse unica, occasione di riscatto: la possibilità di pubblicare un dossier sulle attività illegali del governo israeliano. Hagen sa che quel dossier è come un fiammifero gettato nella polveriera del Medio Oriente. Ma non può immaginare la violenza dell'esplosione che lo travolge: nel giro di poche ore, si ritrova solo, in fuga, braccato da spie e assassini...
Opera tra le più amate della letteratura di tutti i tempi, "I dolori del giovane Werther" venne pubblicato per la prima volta nel 1774 e subì un secondo rimaneggiamento che gli diede forma definitiva nel 1782. Immediatamente fece del venticinquenne avvocato francofortese uno dei più famosi scrittori europei. Semplice solo in apparenza, l'opera di Goethe nasconde in realtà notevoli difficoltà e vaste problematiche che la critica ha discusso e messo in evidenza: dalle ambivalenze romantiche notate da Mittner al velato e ammiccante umorismo messo in luce da Chiusano, dalla descrizione di aspetti più legati alla rappresentazione del mondo familiare e sociale alle insistenze sul solipsismo del protagonista.
Al suo primo apparire, nel 1774, "I dolori del giovane Werther" conobbe un successo senza precedenti: romanzi ispirati a Werther, abiti modellati su quelli indossati da Werther, profumi intitolati a Werther invasero in breve tempo l'Europa. Nel 1787 Goethe ne pubblicò una seconda stesura, destinata a diventare un classico della letteratura mondiale, quella che viene ripresentata qui nella traduzione, anch'essa ormai "classica", di Giuseppe Antonio Borgese. Primo grande testo del romanticismo, questo romanzo conserva un fascino profondo, un'inconfondibile originalità nel modo in cui la prosa si adegua ai successivi stati emotivi del personaggio, ora rapito nell'osservare la bellezza di un frammento di natura, ora rinchiuso in se stesso mentre nel suo cuore si agitano tempestose passioni. Con un saggio di Thomas Mann. Introduzione di Roberto Fertonani.
Franz Kafka aveva disposto che alla propria morte la maggior parte dei suoi scritti venisse distrutta, salvando solo pochi testi. Da "La metamorfosi" a "Nella colonia penale", questo volume raccoglie i più significativi fra quelli selezionati per la pubblicazione. Racconti celebri e celebrati, che mettono in luce la complessa poetica dello scrittore praghese: il senso dell'ambiguità, lo spiazzamento, la continua ricerca dell'allegoria e della metafora usate in tutta la loro enigmaticità e ambivalenza. Specchio di una personalità tormentata, con il loro stile limpido e disadorno questi racconti sono un ritratto efficace dell'uomo del nostro tempo, sperduto viandante oppresso da un potere inspiegabile e irraggiungibile, e rappresentano una pietra miliare della letteratura novecentesca.
Un romanzo profetico (il nazismo è lì, in trasparenza) che delinea con crudo e grottesco sarcasmo il ritratto del perfetto suddito tedesco. Il protagonista, Diederich Essling, viene seguito a partire dall'infanzia segnata dalle prussiane frustate del padre fino al trionfo politico e sociale. Tutte le tappe della sua "maturazione" sono delineate e scandite con ritmica ferocia: la vita dissipata e gaglioffa delle associazioni studentesche con annessi duelli, tragiche bevute, vergognosi amorazzi, quella militare (che in sostanza ne è il doppione), l'assunzione di responsabilità nell'azienda paterna (condita di tante piccole e meno piccole malversazioni) e in famiglia (dove si atteggia a capofamiglia retto e irreprensibile)... Un capitolo a parte sono le sue vicende sentimentali, sempre dettate oltre che da una sordida sensualità, da una smania di "crescita" sociale. E poi, sopra tutto: la politica, nella quale si butta con goffaggine stolida ma vincente... Fantastica la conclusione quando, ottenuto il ruolo di conferenziere ufficiale nell'inaugurazione del monumento a Guglielmo II da lui fortemente voluto, la cerimonia viene rovinata da una tremenda tempesta. Tempesta che prefigura la devastante incipiente guerra. Perché, giova ricordarlo, il libro è stato scritto nel 1914 (ma pubblicato solo nel 1918, dopo molte esitazioni dell'editore). Prefazione di Luigi Forte.