Un uomo e una donna decidono di passare insieme un lungo weekend fuori Lisbona. Ciò che lei non sa è l'intenzione del marito di abbandonarla. Rui S., uomo incapace di prendere decisioni, decide così di riprendere le redini della sua vita. Durante i quattro giorni nei quali trascorre l'azione, i dolorosi ricordi della prima moglie si confondono con le sarcastiche e sconvolgenti riflessioni sulla fallita relazione con la seconda moglie, Marília, comunista impegnata. Irrimediabile il finale, quando non restano più spiegazioni se non quelle degli uccelli.
Fino a ora inedito in Italia, il quarto romanzo di António Lobo Antunes, Spiegazione degli uccelli, prefigura la poetica e lo stile dell'autore lusitano. "Cronaca di una morte annunciata" di un intellettuale borghese a disagio con se stesso, incapace di vivere e di amare, è il romanzo di un uomo che riflette sui fallimenti della sua vita, trasformata in un circo di cui lui rappresenta la principale e tragica attrazione finale.
CD Mp3, versione integrale. Zarité ha nove anni quando il giovane francese Toulouse Valmorain la compra perché si occupi delle faccende di casa. Intorno, campi di canna da zucchero, la calura dell'isola, il lavoro degli schiavi… Letto da Valentina Carnelutti.
Il libro
Zarité ha nove anni quando il giovane francese Toulouse Valmorain la compra perché si occupi delle faccende di casa. Intorno, campi di canna da zucchero, la calura dell'isola, il lavoro degli schiavi. La storia di una donna che lotta per emanciparsi dalla sua condizione di schiava nella Haiti della fine del '700. un'eroina modernissima che arriva da lontano per ricordarci della fede nella libertà e la dignità delle passioni.
Letto da Valentina Carnelutti.
Specifiche
Formato: CD Mp3, versione integrale. Per ascoltare questo audiolibro è necessario un lettore Mp3.
Durata: 14 ore 10 minuti
Letto da: Valentina Carnelutti
Regia: Flavia Gentili
Fonico Andrea Giuseppini
Studio di registrazione: 24 gradi, Roma
Illustrazione di copertina: Ana Juan
Progetto grafico: Internozero.
Ne "I cuccioli" tutto ruota attorno a un episodio drammatico letto su un giornale, protagonisti un bambino e un cane. Le conseguenze saranno terribili, e il bambino porterà il loro pesante fardello anche nella vita adulta. Ai "Cuccioli" segue "I capi", una raccolta di racconti del 1959 che si pone come punto di partenza di una ricerca che si concretizzerà più avanti ne "La città e i cani" e "Conversazioni nella Catedral". Racconti in cui sono presenti molti dei "luoghi" dell'autore: gli studenti, la politica, gli spazi urbani delle città, tra poveri sibborghi e quartieri della borghesia, l'interno del Paese, la miseria.
Un messaggio neutrinico di origine extraterrestre è giunto sulla Terra. Subito il Pentagono riunisce, in un luogo segreto nel deserto del Nevada, migliaia di scienziati, affinché, sotto la sua sorveglianza, lavorino a un programma di decifrazione: nome in codice, «La Voce del Padrone». Che cosa troveranno?
Cadice, 1811. Mentre la Spagna combatte per l'indipendenza contro le truppe di Napoleone, le Americhe si battono per la loro, contro la Spagna. Ma nella città più aperta d'Europa, eterno crocevia di uomini e merci, si svolge una battaglia di ben altra natura. Da settimane compaiono corpi di giovani donne dilaniati a colpi di frusta. E c'è una strana combinazione: i luoghi di ritrovamento coincidono con i punti d'impatto dell'artiglieria francese. Chi è il colpevole? Perché tanta ferocia? Come spiegare il nesso con le bombe? Con il tempo, Cadice si trasforma in un'immensa scacchiera sulla quale ha luogo una partita tesa, sinistra, dove la mano di un giocatore occulto muove i pezzi segnando in maniera indelebile i destini dei protagonisti: un poliziotto corrotto, una prestigiosa armatrice, un capitano corsaro, un imbalsamatore misantropo e un eccentrico artigliere, per il quale la guerra serve soltanto a migliorare la gittata dei suoi obici.
“La Prova”, incredibile romanzo dell’esordiente neozelandese Eleanor Catton, è diventato immediatamente un caso editoriale. Best seller in patria, fin da subito ai primi posti della classifica dei più venduti, sorprende per la delicatezza della prosa e l’intrigo seducente della storia. Il talento indiscutibile della Catton si rivela pagina dopo pagina svelando un senso del ritmo e un uso del linguaggio non comuni. Un romanzo che fa gridare a Joshua Ferris “La Prova è il futuro del romanzo stesso.” “Il teatro”, dice uno dei protagonisti della Catton, “è un concentrato della vita”, ed è un po’ questa l’idea da abbracciare per affrontare la lettura del “La Prova”, romanzo dove i personaggi parlano e agiscono come se fossero sempre sul palcoscenico. Le studentesse della Abbey Grange School vengono improvvisamente sconvolte dallo scoppio di uno scandalo sessuale che investe un professore e una studentessa all’interno della loro scuola. A disturbarle maggiormente però non sarà l’“affaire” clandestino o le paventate ipotesi di stupro, quanto piuttosto il fatto di essere solo marginalmente coinvolte in questo intrigante e delizioso “fuori programma”. La ragazza in questione infatti non si era confidata con nessuna di loro. Al centro della vita scolastica si staglia la figura della professoressa di sassofono, confidente e maestra di cerimonie, quasi una burattinaia che muove i fili delle vite delle sue pupille. A complicare l’intricata vicenda la decisione della vicina scuola di teatro di portare sulla scena lo scandalo. La vita reale e la finzione scenica saranno destinate a incontrarsi, e i confini fra privato e pubblico inizieranno pian piano a dissolversi. “La prova” è un libro audace, sfida il lettore a riflettere sulle complicazioni del desiderio umano. Originale e sconvolgente, è da una parte un tenero ritratto delle sue giovani protagoniste e dall’altro un astuto smascheramento delle dinamiche sentimentali.
"Per tutto quell'anno durante il quale continuai a chiedermi incessantemente se non fosse meglio farla finita impiccandomi o cacciandomi una palla in fronte, il mio cuore era continuamente assediato da un sentimento tormentoso che non posso chiamare in altro modo se non come ricerca di Dio. [...] Era un sentimento di paura, di solitudine, l'impressione di sentirmi orfano in un mondo completamente estraneo e la speranza che qualcuno mi aiutasse. [...] Cadevo preda del terrore e allora cominciavo a pregare colui di cui andavo in cerca perché mi aiutasse. E quanto più pregavo, tanto più mi era evidente che nessuno mi ascoltava, che non c'era nessuno a cui rivolgersi. Ma sempre di nuovo, sempre per nuove vie e nuovi ragionamenti, giungevo alla conclusione che non potevo trovarmi al mondo senza un motivo, senza una causa o un senso qualsiasi, come un uccellino caduto dal nido, quale appunto mi sentivo. E se anche fossi stato un uccellino caduto dal nido che se ne sta rovesciato sul dorso pigolando nell'erba alta, ebbene, avrei comunque continuato a pigolare perché sapevo di avere una madre che mi aveva portato in sé, mi aveva covato, riscaldato, nutrito e amato, e dov'era ora questa madre? Se qualcuno mi aveva abbandonato, chi era mai? Non potevo negare che qualcuno mi avesse generato con amore, ma chi era costui? Era Dio".
Mayta è il nome del presunto eroe di un velleitario golpe trockijsta che Vargas Llosa immagina essersi svolto nel 1958 in America Latina. A metà del Novecento, in quei paesi, fra avventurieri e idealisti, la libertà stava sempre a un tiro di schioppo. E per conquistarla la via rivoluzionaria sembrava la migliore. In questa ricostruzione, Vargas Llosa ci fa ripercorrere la vita dei diversi personaggi attraverso le testimonianze dei loro conoscenti e il confronto, a posteriori, di questi racconti con la realtà.
Aher non è orfano. Aher in Sudan una famiglia ce l’ha. Ha una madre e un padre, e dei nonni. Anche se di loro non si ricorda niente e non sa se li rivedrà di nuovo. Aveva tre anni, forse quattro quando suo zio se l’è caricato in spalla e l’ha portato via. Non c’era altra possibilità per sottrarlo alla violenza della guerra civile. Dopo giorni e giorni di cammino, all’arrivo al campo profughi in Etiopia non trovano nessuno ad aspettarli. Niente cibo, né acqua, né medicine. C’è solo un lago con l’acqua ricoperta da una patina scintillante, che lo zio gli impedisce di bere. Ci sono fantasmi di uomini e donne che a stento si reggono in piedi. E tanti bambini e ragazzi, loro sì orfani, e senza qualcuno che si prenda cura di loro. Vengono chiamati ragazzi perduti, ma nessuno li sta cercando. Quelli più piccoli a volte piangono, sentono ancora la mancanza della mamma, ma per poco, perché poi bisogna continuare a lottare.
Quando anche lo zio lo lascia solo, Aher diventa uno di loro. Saranno la sua famiglia, i suoi compagni di cammino, a volte di gioco, il suo sostegno. A cinque anni Aher ha già affrontato fame, sete e malattie. Ha già visto la morte da vicino, e camminato per giorni e giorni. Eppure il suo viaggio – seimila chilometri attraverso il continente africano – deve ancora cominciare.
Più che saggi letterari questi tre scritti di Herta Müller possono essere definiti incontri con una poesia intesa come vita, come pane quotidiano, come unico mezzo per sopravvivere. L’autrice riflette infatti su tre poeti e racconta del loro esprimersi in poesia, cercando nella loro esperienza l’«immagine dell’essere umano». Esperienza che non fu solo quella del totalitarismo, ma fu soprattutto, per loro e per una fetta importante di umanità, quella della continuità inconcepibile del totalitarismo: attraverso il nazismo, la guerra, i campi di concentramento, fino ai regimi comunisti dell’est europeo. Generazioni diverse e successive, perdute entro questa continuità senza vie di fuga dalla trappola. Cioè da quell’impasto di «paura di morire»; di angoscia di sapere (come Primo Levi) di essere legati a un capo della corda all’altro capo della quale sono i sommersi, i morti, e «che alla fine sono loro i più forti»; e di senso di colpa per appartenere a un’identica storia. La stessa trappola, del resto, prigione dell’autrice, che invisa al regime per le sue idee e per la sua provenienza etnica di tedesca sotto Ceauşescu, aveva contemporaneamente presente il ricordo colpevole del padre militare nelle SS. A questo assurdo indicibile solo la poesia come modo d’essere può ridare la parola. Così, molto più che scrivere di letteratura su sofferti poeti del mondo tedesco, Herta Müller legge, attraverso la poesia, nel vissuto, scava stati dell’animo come emergono dalle parole clandestine di tre menti vietate, deportate, dimenticate o suicide. Riflette sulla condizione di chi è costretto a dover scegliere sempre tra tre categorie di appartenenza: chi collabora volontariamente, chi può essere chiamato a collaborare e chi rifiuterà di collaborare lasciandosi come unica possibilità la poesia, detta o taciuta, emersa o sepolta per sempre.
Herta Müller, nata nel 1953 a Niţchidorf, nella regione del Banato svevo passata alla Romania dopo la Prima guerra mondiale, ha lavorato come traduttrice e insegnante. Nel 1987 è emigrata a Berlino dove tuttora vive. Nel 2009 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, con la seguente motivazione: «Con la concentrazione della poesia e la franchezza della prosa ha rappresentato il mondo dei diseredati». Fra le sue opere sono state pubblicate in italiano: Bassure, Il paese delle prugne verdi, In viaggio su una gamba sola e, con questa casa editrice, Lo sguardo estraneo e Cristina e il suo doppio.
La vita, come dice Luis Sepúlveda, è piena di storie. E per raccontare la magia della realtà in tutte le sue sfaccettature – meschinità, tormenti, gioie, peripezie – questa raccolta prende il via dai ricordi, dal vissuto recente e passato, per offrirci un Ritratto di gruppo con assenza<: quello di alcuni ragazzini sorridenti immortalati in una fotografia che induce l’autore, dopo quattordici anni di esilio, a ritornare per la prima volta in Cile, sulle tracce dei loro destini personali, ma anche del destino di un paese appena uscito dalla dittatura.
Da vero cosmopolita, di quelli che hanno vissuto nel Nord e nel Sud del mondo, Sepúlveda tratteggia con uguale partecipazione vicende lontane fra loro nel tempo e nello spazio: racconta di combattenti valorosi e di bambini senza futuro, di una Miss colombiana che muore durante un intervento di chirurgia plastica, di una signora sovietica – la voce di Radio Mosca – che offriva un po’ di conforto ai cileni della resistenza. Ma non manca l’ironia: nei ritratti degli amici, nel mettere alla berlina certa intellighenzia, o nel descrivere un’esperienza di lavoro per la televisione ecuadoriana. E la preoccupazione per l’ambiente. Tra i tanti incontri, spicca quello con un vecchio che, nella foresta amazzonica, vive isolato in una capanna e legge romanzi d’amore: il personaggio che vent’anni fa ha ispirato all’autore il suo fortunatissimo romanzo.
Lev Nikolaeviè Tolstoj (1828 – 1910) o della potenza morale. Uno di quegli scrittori che "decidono", in un’epoca, che cos’è la letteratura. In sette anni scrive Guerra e pace, altri quattro anni per Anna Karenina. Poi ha una crisi spirituale e la sua vita cambia del tutto. Sono gli anni dell’inquietudine e della ricerca morale (La morte di Ivan Il’iè, La Sonata a Kreutzer). Il 28 ottobre 1910, a ottantadue anni, scappa di casa. Ammalato, muore poco lontano, il 7 novembre. I suoi libri sono ancora una vera e propria "bibbia" della narrazione.