Platonov è un uomo braccato. Ex funzionario del Ministero degli Interni, è stato accusato di corruzione, contrabbando di metalli preziosi e omicidio. È un complotto, ma lui non può provarlo, la sua unica possibilità è fuggire, nascondersi e sperare di scagionarsi, guidando da lontano le indagini della polizia. Trova rifugio a casa di una sconosciuta, Kira, che accetta di aiutarlo e che lentamente si innamora di lui e trasmette i suoi messaggi alle persone che potrebbero tirarlo fuori da quell'impiccio. Per la Kamenskaja, della Polizia criminale di Mosca, è un caso difficile: difficile credere che Platonov sia innocente, ci sono troppi elementi contro di lui. Difficile anche rompere certe barriere di silenzio, difficile capire su cosa aveva messo le mani, non potendogli parlare direttamente. E poi ha tra le mani anche l'indagine su un killer misterioso che uccide ogni settimana, sei vittime senza legami tra loro, freddate in vari punti della città senza un apparente disegno. Più i tasselli si incastrano, più Nastja si accorge che questa volta ha a che fare con qualcosa di più astuto di qualunque criminale, qualcosa contro cui non esistono né armi né strategie abbastanza potenti: il semplice, banale destino.
Uno scrittore si trascina sotto il sole soprannaturale che irradia le giornate tropicali dell'Isola, sospendendone l'esistenza in una lenta ripetizione di gesti e rituali che sembrano annullare lo scorrere del tempo. Solo e sofferente per amore nel cuore dello Sri Lanka, divide la sua stanza d'albergo con una macchina da scrivere malandata, un pesce-scorpione in una boccia di vetro, un serraglio di formiche, termiti e scorpioni che popola le sue ossessive fantasie. Un viaggio di struggente poesia nella psiche e nell'immaginazione.
Era stato il suo amico aviatore, quello che chiamavano il Moro, a dirgli che l'importante è trovare il palazzo. E quando il bambino Victorio gli aveva chiesto: "Moro, quale palazzo?", gli aveva rivelato che a ciascuno di noi, fin dalla nascita, è stato destinato un palazzo, e che il nostro compito è cercarlo. Adesso Victorio ha quarantotto anni, e il tugurio in cui vive sta per essere demolito. Prima che ciò accada egli dà fuoco ai suoi pochi beni e, portandosi dietro solo un volume dei "Mémoires" di Saint-Simon, la fotografia del Moro che fa "ciao" dal suo aeroplano e un telo da spiaggia molto colorato, incomincia a vagabondare per le strade dell'Avana.
Una prolifica famiglia matriarcale, governata da una madre dolce ed energica, attraversa le tante vicissitudini della storia cinese del Novecento. Dagli anni Trenta dell'invasione giapponese a oggi, figli, nipoti e parenti acquisiti degli Shangguan si confrontano con gioie e dolori dispensati da una terra estrema e primordiale. Con questo dichiarato omaggio alla propria madre e alle proprie radici, Mo Yan torna all'affresco rurale e mitologico di "Sorgo rosso".
Spinto a emigrare dal fratello maggiore, Habel lascia il suo paese magrebino per Parigi. Un mondo nuovo, che egli vuole soprattutto capire e di cui vorrebbe far parte. Tra le esperienze, spesso insidiose, fondamentale è l'incontro con l'amore: due ragazze sorprendenti e un terzo personaggio di cui non si sa se è uomo o donna. Tuttavia Habel lotta per non farsi annullare nella fiumana indifferente del traffico e delle persone-robot, per mantenere la piena coscienza di sé. L'autore scrive il romanzo di formazione di un emigrato che non vuole integrarsi attraverso il lavoro né tanto meno destare pietà.
Dalla scelta di lettere raccolte nel libro, effettuata da Gianlorenzo Pacini sul vasto epistolario di Fedor Dostoevskij, emergono i capisaldi della straordinaria creatività di questo romanziere. Mentre si coglie una dimensione quotidiana assieme ai bagliori del suo pensiero, si assiste anche al suo tenace e appassionato approfondimento del mistero dell'uomo, alla cui esplorazione egli aveva dichiarato, appena diciottenne, di voler dedicare la sua vita.
Questo romanzo è la storia di un progressivo inoltrarsi nel sogno di un silenzio assoluto, che il giovane narratore compie con ritmi e colpi di scena. Chi è quest'uomo anonimo, che potrebbe essere chiunque e decide di ricercare un silenzio totale, a cui il mondo esterno si rivolta aumentando il suo fragore immorale e malefico? La lotta contro il frastuono per la conquista del silenzio assoluto è la saga di un uomo normale, sposato con una donna che non ama, dalla vita semplice e borghese.
Mérième e Lidia sono due ragazze di diciassette anni come tante; l'una è cresciuta a Parigi in una famiglia laica di origini marocchine, l'altra è cresciuta a Bologna in una famiglia cristiana. Mérième è figlia di un padre famoso, Tahar Ben Jelloun, e ha già ispirato un libro: «Il razzismo spiegato a mia figlia». Un giorno iniziano a scriversi delle e-mail, ciascuna incuriosita dall'altra: cosa vuol dire essere musulmani? Cosa pensa una ragazza musulmana di fronte agli attentati terroristici? Esiste un'intolleranza cristiana? E che differenza c'è fra la battaglia per il velo e la battaglia per il crocifisso? Che significato ha per un'adolescente la parola "laicità"? Per oltre due anni, le ragazze si raccontano le proprie impressioni, mentre a poco a poco nasce una vera e propria amicizia, fatta di confidenze, vacanze insieme, tensioni, attese. Tahar Ben Jelloun torna a parlarci di attualità e di rispetto con un pamphlet che ha insieme la forza della denuncia, la spontaneità dell'adolescenza, la libertà di un'invenzione narrativa.
A un centinaio di chilometri dal confine italiano, nel vagone letto di prima classe di un treno diretto a Firenze, Z. - il grande, celebre pianista atteso in Italia per un concerto - capisce che nulla sarà mai più come prima: che forse non rivedrà più E., la donna alla quale è legato da un rapporto ambiguo e morboso, in un triangolo il cui terzo vertice è un marito consapevole e benigno; che forse quella sera suonerà per l'ultima volta che tutto, insomma, sarà "diverso". Ma diverso come? Gli ci vorranno mesi per capirlo: quelli che trascorrerà, colpito da un rarissimo virus, in un ospedale di Firenze.
Un'antologia che raccoglie i racconti delle menti pericolose della narrativa americana e italiana. Il lato oscuro della realtà descritto nell'immobilità del dubbio e della paura, nell'adrenalina dello scontro fisico, nell'eccitazione febbrile dell'azione disperata. Tra crimini e avventura, tra noir e fantascienza, i migliori narratori d'Italia e d'America, per la prima volta insieme, si sfidano nell'arte del racconto perfetto. Quando si dice la narrativa del "lato oscuro", o della "metà oscura", i lettori di tutto il mondo sanno di che cosa di tratta. A partire da Stephen King, che non poteva mancare in questa antologia - con uno racconto dove un incubo annunciato si avvera, sullo sfondo della tranquilla routine di una anziana coppia - o in Italia da Carlo Lucarelli, il "lato oscuro" è l'esplorazione di quel mondo di paura, delitto, crimine e perfino orrore che si cela dietro le parvenze del mondo "normale".
Il ventenne gentiluomo veneziano, appassionato di astronomia e matematica, e l'astrologo turco si assomigliano come fossero fratelli gemelli. Si guardano con sospetto ma per anni vivono a stretto contatto impegnati nelle più svariate ricerche scientifiche: studiano i fuochi d'artificio, progettano orologi e discutono d'astronomia, biologia e ingegneria. Insieme riescono a debellare un'epidemia di peste. Trascorrono molto tempo raccontandosi la propria vita. Il sultano Maometto IV (1648-87) affida loro la costruzione di una potente macchina da guerra, ma durante la disastrosa guerra in Polonia il marchingegno non funziona. L'unione si spezza e solo uno dei due "gemelli" tornerà in Turchia... Ma quale? Un romanzo che è metafora del legame tra Oriente e Occidente.