Pubblicato nel 1880, non piacque né ai critici né agli appassionati lettori di poesia leopardiana. Vi si narrano i sette anni di convivenza dei due amici, trascorsi tra Firenze, Roma e Napoli, ultima tappa, anche metaforica, del viaggio leopardiano. Un libro provocatorio (costò qualche giorno di prigionia al suo autore) come furono, a quei tempi, la vita e la poesia del Leopardi.
Con le incisioni originali del 1844, uno dei meno conosciuti tra i "Racconti di Natale" di un autore classico della letteratura mondiale in una nuova traduzione di Marina Vaggi. "Dickens incanta la nostra attenzione con figure che balenano evidentissime... tante sono le strade che conducono alla poesia" (Cesare Pavese).
Un uomo di una cinquantina d'anni viene fermato sui Grands Boulevards mentre si aggira in preda al panico fra autobus e macchine. Non ha documenti e dai suoi abiti sono state strappate le etichette. Non riesce a parlare. Qualche mese prima una pallottola gli ha spaccato il cranio, trasformandolo in una figura senza identità e senza memoria. In compagnia di questa muta silhouette, il commissario Maigret si immergerà nelle nebbie silenziose di Ouistreham, per sciogliere un enigma che ha la stessa cangiante apparenza del brumoso paesaggio normanno: "Alcuni istanti prima tutto sembrava morto, deserto. E adesso Maigret, che cammina lungo la chiusa, si accorge che la nebbia pullula di forme umane... Più avanza e più quell'universo di nebbia si popola."
Quando C.S. Lewis – uno dei due più celebri membri del gruppo degli Inklings di Oxford (l’altro era Tolkien) – si lanciò, nel corso degli anni Trenta, nella azzardata impresa di scrivere una trilogia di fantascienza metafisica, il mondo non era ancora invaso da miriadi di racconti di guerre stellari. Lewis li anticipò – ma subito andò ben oltre. Di fatto, ciò che più gli stava a cuore non era la creazione di remoti scenari cosmici (nella quale peraltro era maestro), ma qualcosa di più avventuroso: narrare una nuova sfida fra Bene e Male in cui il Bene riesca a vincere in modo plausibile. E qui, nella descrizione della lotta fra l’eroe Ransom e il feroce Weston che vuole corrompere l’innocenza del pianeta abitato dalla Signora Verde, l’acume del teologo si incontra felicemente con l’estro del romanziere. Come in Tolkien, anche in C.S. Lewis la sapienza fabulatoria ha innanzitutto la funzione di svelarci una impalcatura etica e metafisica estremamente salda.
Sul finire dell'anno 1863 i lettori del "Figaro" furono testimoni, forse non del tutto consapevoli, di una rivelazione: in un saggio che assumeva come pretesto l'opera del disegnatore Constantin Guys, Charles Baudelaire spiegava i suoi principi sull'arte moderna. L'elogio del trucco che può riparare all'animalità femminile, l'esaltazione del dandy come la forma più perfetta in cui si è incarnato l'ideale morale, la celebrazione della città e delle sue folle: è il culto della parte contingente del bello.