
Ma nella sua gentilezza e nel suo garbo, il poeta afferma anche che ha l'anima armata di rostri e d'artigli. Sì, non a caso il libro si dipana in quattro momenti o movimenti: Tempo, Spazio, Corpo e Anima, una sorta di tetrarchia di elementi, cui si potrebbero attagliare acqua, fuoco, terra e aria. "La mia faccia | troppo giovane per esser vera | troppo tenera per esser dura." L'autoritratto-tipo del poeta. Di oggi? Direi d'ogni tempo. (dalla Postfazione di Anton Carlo Ponti)
Polemico nei confronti del sentimentalismo tardo-romantico, Carducci si fa portavoce di una poesia passionale ispirata alla più autentica tradizione italiana tanto da essere considerato il poeta vate dell'Italia unita. Il classicismo è il fil rouge che caratterizza tutta la sua poetica le cui tematiche vanno da "l'amore per la patria al di sopra di tutto" alla nostalgia per i classici e la mitologia, dagli affetti famigliari ai valori civili e all'esaltazione dell'azione e del coraggio. Raccoglie le prime poesie giovanili in "Juvenilia" (1850-60) e raggiunge la piena maturità con le "Rime nuove" (1861-1887) e le "Odi barbare" (1877-1889) dove oltre al filone della rievocazione storica troviamo temi autobiografici e intimistici come la memoria e la nostalgia, la natura, l'immaginazione poetica, la contrapposizione tra l'amore per la vita e il pensiero della morte.
Far cambiare idea a coloro che dicono di non amare la poesia, perché la trovano oscura, difficile, e inutile alla nostra vita: questa è stata la scommessa dell'autrice scrivendo questo libro, e il suo successo sembra averle dato ragione. "La poesia salva la vita", ormai un "classico", è infatti un libro per avvicinare la poesia in un modo del tutto nuovo e vederla non più come una tecnica astrusa, ma un imprevedibile, affascinante "alfabeto del mondo". Perché la connotazione della poesia è - prima ancora che letteraria esistenziale: essa riguarda tutti noi in quanto esseri umani. La poesia è una chiave preziosa e insostituibile per entrare in contatto con quella vasta e per lo più sconosciuta parte della nostra psiche che concerne le nostre emozioni e aiutarci a viverle e a esprimerle in modo creativo. Abbiamo infinitamente bisogno delle sue magie e dei suoi giochi per vivere meglio, e ritrovare quello sguardo di meraviglia che abbiamo forse perduto uscendo dall'infanzia. Allora la poesia può davvero salvare la nostra vita dal senso di noia, di inutilità e di malinconia che ci afferra quando la nostra creatività - un dono che spesso non sappiamo di possedere - giace chiusa e dimenticata in un cassetto.
"La poesia è la patria delle cose che si ribellano a loro stesse, e delle forme che rifuggono la propria forma". Così Nizar Qabbani, poeta siriano, considerato tra i più importanti poeti del mondo arabo moderno, apre questa raccolta di poesie, per la prima volta tradotte in italiano. Una raccolta speciale perché frutto di una selezione compiuta dallo stesso Qabbani. "Le mie poesie più belle" raccoglie, infatti, i componimenti che il poeta definì le sue poesie-chiave, "quelle che lasciano dietro di loro domande... fiamme... fuoco... e fumo". Postfazione di Paola Caridi.
"In questo libro si parla di persone. Ne 'Il mondo visto da dentro', la lingua si piega in un'intimità dialogica con i cari estinti, cercando chiarezza, la messa in forma del lutto e del suo superamento. Sperimentare, qui, significa lasciar-essere la distanza che mi separa dai defunti, ma anche riappropriarmi di un vissuto rimosso, senza turbarlo con la violenza di costruzioni formali metaletterarie. I testi de 'II mondo visto da fuori' sperimentano con maggiore libertà, modulandosi sullo stile delle figure nominate o cogliendone ossessioni, atteggiamenti, circostanze. La pluralità del dire nasce dalla fedeltà all'oggetto, dal calco che esso produce sul canto, deformandolo, a volte sino ad annullarlo, altre volte esaltandolo. Questo significa che sublime e antisublime, liricità e prosaicità, scrittura denotativa o connotativa, si danno ogni volta da capo nel singolo testo, a seconda di variabili non previste, bensì che scaturiscono dall'incontro con l'oggetto, ne sono la conseguenza." (Stefano Guglielmin)
Questo libro comprende sei raccolte di versi di Bruno Forte e un testo dell'autore sulla voce della poesia nel tempo del declino della parola quale possibile porta verso il Mistero. Seguono alcune pagine di poeti, letterati e filosofi sull'opera poetica di Bruno Forte. Esse convergono nel mostrare come questa poesia stia sulla soglia: fra tempo ed eterno; fra umano e divino; fra parola e silenzio; fra pensiero e preghiera...Può la poesia nascere altrove? O non è sempre voce del viandante, in cammino verso l'approdo del desiderio e della promessa, voce del dono - e del rischio - della libertà e della fede davanti all'amore divino?
Appartato e visionario, apostolo della speranza e cronista di private apocalissi, per la poesia italiana del secolo scorso Elio Fiore non ha solamente rappresentato un irripetibile e sorprendente caso letterario. La sua è stata semmai una presenza viva e coraggiosa, una testimonianza di instancabile fedeltà al mistero della parola e dell'esistenza. A ottant'anni dalla nascita dell'autore, questo volume curato dall'italianista Silvia Cavalli presenta l'intera produzione in versi di Fiore, riordinando in maniera sistematica le molte opere già edite e offrendo una ricca selezione di testi rari o del tutto inediti, a partire dalla raccolta Quaderno greco, che il poeta aveva licenziato poco prima della sua morte nell'estate del 2002. Insieme con l'attenzione di lettori esigenti (da Cesare Cavalleri ai cardinali Carlo Maria Martini e Gianfranco Ravasi, da Carlo Bo e Italo Alighiero Chiusano a Guido Ceronetti), Fiore ha saputo conquistare l'amicizia e la stima di numerosi poeti e artisti, in un lungo elenco che comprende tra gli altri i nomi di Sibilla Aleramo, Camillo Sbarbaro, Mario Luzi, Liliana Cavani, Rafael Alberti e, su tutti, Giuseppe Ungaretti, suo maestro riconosciuto. Ora questa voce, straordinaria per intensità di ispirazione e generosità del canto, torna a levarsi con nitida urgenza, in un libro destinato a costituire un punto fermo per la conoscenza e lo studio di questo autore.
"Cosa può fare ancora, dopo di Voi, un poeta? Un maestro (Goethe, ad esempio) lo si può superare, ma superare Voi - significa (significherebbe) oltrepassare la Poesia." Così scriveva Marina Cvetaeva a Rilke, identificando in lui la poesia stessa, il poeta assoluto e insuperabile della nostra epoca. Eppure questa poesia altissima ha essa stessa un vertice: "I sonetti a Orfeo". I sonetti, come le "Elegie" dello stesso Rilke, come i grandi testi di Eliot e di Montale, non sono un mero momento epifanico. Sono un vero e proprio racconto: tessono la trama degli eventi, dell'intreccio apparentemente incomprensibile delle cose, proponendo un'immagine visibile di quel logos, di quella ragione dei contrari e della differenza, che ci presenta il mondo nella sua ultima verità. Infatti Orfeo, il dio del canto, è il dio che canta questo nostro mondo: il mutare delle cose e degli uomini che abitano presso di esse.
Molto è già stato detto su Antonia Pozzi, ragazza "imperdonabile" che, nonostante la sua breve vita, ha lasciato più di trecento poesie, numerose lettere, pagine di diari e circa tremila fotografie, e la cui figura è oggetto di una straordinaria riscoperta di pubblico e di critica. Eppure c'e sempre, quando si parla di lei, l'impressione di qualcosa di incompiuto. Come se la "troppa vita" che le scorreva nel sangue non si sia mai voluta lasciare decifrare fino in fondo. Come se ci fosse sempre troppo da dire e nello stesso tempo un'urgenza di silenzio avesse costantemente percorso lei e le persone che le stavano accanto. Per raccontare questo personaggio complesso, profondo e a tratti enigmatico, che ha attraversato gli anni Trenta con intelligenza e passione, sofferenza e determinazione, Gaia De Pascale ha scelto la via del romanzo. Il libro dà la parola alla stessa Antonia, scavando nell'animo della protagonista e restituendo le persone, i luoghi e le atmosfere di un tempo cruciale sotto ogni punto di vista per la storia del nostro Paese. In bilico tra realtà e finzione, "Come le vene vivono del sangue" usa il verosimile come unico mezzo possibile per accedere al fondo segreto dell'esistenza di Antonia Pozzi, e rende omaggio a una figura femminile che ha saputo attraversare con la stessa profondità tanto la vita quanto la morte.
"Todo el Amor" rappresenta l'unica antologia 'personale' di Pablo Neruda, che è andato egli stesso scegliendo e raccogliendo in questo volume quanto poteva meglio rappresentare l'ispirazione amorosa della sua poesia. Se è vero infatti che per Neruda è l'amore la forza maggiore della vita, è anche vero che questa fonte essenziale della sua poesia ha tardato a essere riconosciuta, tanto che lo stesso poeta confidava a Giuseppe Bellini, suo amico e massimo interprete della poesia nerudiana in Italia, la sua contrarietà a essere considerato solamente poeta dell'impegno, quando nella sua poesia aveva tanto posto il sentimento. Possiamo dunque pensare che sia stato proprio questo iniziale 'disconoscimento' a spingere Neruda a sottolineare questo aspetto della sua poesia in una apposita antologia. Il risultato è, come scrive Bellini nella prefazione al volume, "un nuovo libro di confessioni nerudiane, tanto più personale in quanto il poeta stesso lo ha 'costruito'".
Il volume indaga la struttura poetica e la ricca simbologia che servono da supporto al salmista per descrivere situazioni di vita, atteggiamenti interiori, esperienze umane drammatiche e altissime tensioni religiose.L'analisi del linguaggio poetico, le parole e le figure, la costruzione dei periodi e i piani prospettici consentono di fare emergere l'organizzazione interna dei poemi e la loro unità, mentre l'approfondimento del ricco repertorio dei simboli religiosi permette di esaminare il vasto patrimonio di ogni comunità orante.I salmi, infatti, sono soprattutto preghiera, espressioni poetiche di intense esperienze religiose.