Nonostante guerre intestine, pestilenze, tirannie e invasioni di milizie straniere, il 300 è stato la culla di alcune fra le menti più brillanti della storia italiana. E forse non è un caso che santa Caterina sia nata in un periodo così terribile e magnifico. Il racconto della sua vita esemplare, percorsa da ardori mistici, fu per Ada Negri l'occasione per una feconda riflessione sulle virtù cristiane e sui valori che fondano un'esistenza timorata di Dio e insieme emancipata e moderna. Dalla tormentata decisione di prendere i voti alle sofferenze fisiche patite, fino alle nozze mistiche con Gesù Cristo e all'inflessibile indipendenza da convenzioni e regole, Caterina visse pienamente nel proprio tempo, ma lo fece in nome di una giustizia più alta. Meditare con Ada Negri sul miracolo della vita della santa senese significa tuffarsi «tra vampe d'incendio e odore e bollore di sangue» e ammirare il miracolo della Passione incarnato in una donna spinta da una potenza così viva da permetterle di farsi ascoltare, obbedire e temere da pontefici, sovrani, porporati e capitani di ventura.
«Mi sono occupato di Ildegarda di Bingen senza sapere cosa mi avrebbe dato. Oggi lo so. In cambio di un anno di duro studio, ho ricevuto la conoscenza della vita di un essere unico. Ho imparato molto da lei, soprattutto ho capito come un desiderio possa diventare realtà, se temprato da sette ben precise virtù. E penso a come, grazie a quelle virtù, pochi, ma grandi personaggi, siano riusciti a "suonare" sé stessi fino a quell'Ottava che porta tutti noi via da questa realtà. Ci sono voluti anni, per me, per capire come per loro fosse possibile imitare Dio e il suo talento più grande: quello di creare infiniti mondi, come Giordano Bruno ben sapeva. Oggi ce l'ho fatta ed esco da questa impresa conoscitiva completamente frastornato ma sicuramente più ricco. Ora spero di poter anch'io usare dentro di me il Settenario come fece Ildegarda, per diventare un uomo diverso e migliore. Vorrei migliorare attraverso quello che ho appreso ma, come Ildegarda ci svela, al sapere non consegue sempre un cambiamento dell'Essere. Vi esorto a leggere ciò che ho dedotto e ipotizzato, perché forse vi aiuterà a trasformarvi. Di questo lavoro non ho scritto le conclusioni... quello è stato un compito di Claudia, mia figlia, e ciò mi ha reso fiero per sempre.» (Michele Proclamato)
Un giorno Santa Caterina da Siena chiese a Dio d’istruirla dandole “qualche breve regola di perfezione che contenesse in sé tutte le verità esposte tanto nelle Sacre Scritture che in tutti i generi di libri spirituali”; sicché, seguendo questa regola, gli uomini potessero condurre vita perfetta e raggiungere così la perfezione spirituale e la santità. Dio si compiacque di rispondere a questa richiesta, rapì in estasi la Santa e, fattosi presente nel suo spirito, le parlò.
Dopo 400 anni di attiva presenza vincenziana nella Chiesa e nel mondo, si rimane ancora sorpresi per l’attualità dell’originale visione evangelica di “Monsieur Vincent” e della sua applicazione pratica; per il suo multiforme carisma operativo; per la sua incredibile capacità di trovare soluzioni ai problemi, a volte precorrendo profeticamente i tempi; per l’altissima considerazione dell’apostolato femminile: in nome dell’amore per i poveri Vincenzo de Paoli rivoluzionò la storia della Chiesa e della società.
Francesco d'Assisi è conosciuto come il "fratello universale". Lo è per tutti coloro che credono nell'uomo, religiosi o meno. Cosa ha di speciale quest'uomo? Ha voluto essere fratello, ha saputo essere fratello e continua ad insegnarci ad essere fratelli. Questo piccolo libro vorrebbe entrare nel mistero del suo sguardo fraterno, prendendo come guida i suoi Scritti. Il tema della fraternità attraversa tutte le pagine di una riflessione divisa in due parti: nella prima Francesco presenta il dono della vocazione alla fraternità, ci presenta cioè l'ideale della radicalità evangelica; nella seconda vengono presentati alcuni aspetti più pratici, le modalità per metterci in cammino ed arrivare ad essere fratelli.
L'insistenza di papa Francesco sul momento essenziale della fede, l'incontro con Dio, costituisce anche il nucleo fondamentale del messaggio di san Francesco, il suo centro e il suo cuore. Quell'incontro, una certa esperienza di Dio che Francesco definisce «piacevole e desiderabile sopra ogni cosa», è qualcosa che il santo di Assisi ha cercato con tenacia e che ha raccomandato con insistenza a tutti i suoi seguaci. Amare Dio con tutto l'essere sino a diventare sua «dimora», quella abitazione del Padre e del Figlio di cui parla il vangelo secondo Giovanni. Le realtà ricordate in questo testo appaiono come la conclusione, il vertice della visione spirituale di Francesco, una specie di testamento.
In questo libro l’Autore legge l’esperienza carismatica di Sant’Annibale Maria Di Francia alla luce della categoria del discernimento. Quando poi il cammino di un Fondatore e di un iniziatore di molte opere educative e sociali si confronta, giorno dopo giorno, con i desideri, i sogni e le difficoltà, con gli ideali e gli ostacoli, allora più che mai s’impone il discernimento della Divina Volontà: Signore, cosa vuoi che io faccia? Questa intima dimensione spirituale di sant’Annibale lo ha reso un maestro di discernimento. L’Autore guida alla scoperta del dono del “discernimento”, ripercorrendo l’esperienza di un Santo del nostro tempo, che in questo dono ha trovato una chiave della propria santità e una luce costante per la missione di evangelizzazione e di promozione umana dei fratelli e delle sorelle, dei piccoli e dei poveri. Il libro è un aiuto, alla scuola di sant’Annibale, per riscoprire nelle scelte piccole e grandi della propria vita, il valore di guida e la preziosa importanza del discernimento.
San Francesco di Sales ha percorso le difficoltà e le tensioni anche confessionali della sua epoca mettendo al centro la necessità di educare alla vita cristiana, in una sorta di "galateo del credente" che dovrebbe essere recuperato anche oggi. La sua figura è ancora oggi di grande attualità grazie alla sua attenzione al tema educativo.
Vengono raccolti in questo libro sette contributi della insigne studiosa, di cui l'ultimo inedito; tutti in qualche modo riguardano Bonaventura da Bagnoregio, ma non direttamente. Nei primi sei viene colta in primo piano l'epopea dell'edizione critica degli scritti bonaventuriani, portata a termine tra il 1882 e il 1902 da un gruppo di entusiasti francescani riformati sotto la guida del Ministro generale Bernardino da Portogruaro: attraverso fatiche e peripezie oggi impensabili resero disponibile l'intero corpus dell'opera di san Bonaventura inaugurando una stagione feconda di studi e divulgazione. L'ultimo saggio riguarda l'edizione di un opuscolo mistico di Bonaventura curata da don Giuseppe De Luca nel 1931, a ridosso del Concordato tra Santa Sede e Stato italiano, interrogandosi sul significato e le motivazioni di questo interesse.
Una biografia di San Tommaso in forma di racconto poetico, con le illustrazioni di Gino Severini: le vicende storiche, il pensiero e la spiritualità del Dottore Angelico, il santo che, tra i maestri della Scolastica, rappresenta il vertice della sapienza cristiana. Il volume non è solo una narrazione della vita del Santo, ma anche un invito alla meditazione e alla riflessione. Raissa Maritain racconta diversi episodi ed alcuni miracoli, ma, soprattutto, vuole attrarre l'attenzione del giovane lettore sulla verità e sulla santità dell'intelligenza, sottolineando l'importanza della preghiera. I disegni di Severini fanno da contrappunto alla narrazione, traducendo in immagini le parole. Età di lettura: da 10 anni.
Il Dialogo è uno dei capolavori di Caterina da Siena, in cui rivive in tutta la sua immensa forza l'ardore della sua contemplazione e della sua carità. Lei lo detta tra la fine del 1377 e l'ottobre del 1378, in circostanze drammatiche della vita politica ed ecclesiale: Caterina ne è coinvolta ben più di quanto potesse normalmente accadere a una donna del Trecento. Ma nel suo Dialogo si solleva al di sopra di sé e delle contingenze del tempo e sintonizza i propri desideri su quelli di Dio stesso. Gli interrogativi che la realtà quotidiana suscita in lei e intorno a lei, Caterina li pone a Dio stesso, e il suo Dialogo è soprattutto un ascolto attento e una registrazione desiderosa di non perdere nulla di quanto Dio le dava di intendere. E una "scrittura mistica" che non prescinde mai, anche nel linguaggio, dal contesto umano: Caterina «con la mente parlava con il Signore, e con la lingua del corpo parlava con gli uomini», come scrive il suo confessore e biografo Raimondo da Capua. Abitualmente i discepoli di Caterina lo chiamavano il Libro, il titolo Dialogo nasce dal fatto che Raimondo, traducendolo dal volgare in latino per consentirgli una maggiore diffusione, osservò che esso «è strutturato a modo di dialogo fra il Creatore e l'anima ragionevole e pellegrina da lui creata». La struttura di dialogo è stata riscoperta da Giuliana Cavallini. Il volume riproduce l'edizione critica messa a punto dalla stessa Cavallini. A fianco è la traduzione in italiano corrente che aiuta il lettore a scoprire la bellezza e la profondità della prosa cateriniana.
L'attribuzione dell'"Aurora consurgens" al sommo teologo della cristianità ancora oggi è oggetto di dibattito. Ci resta in ogni caso un testo di grande potenza visionaria, un capolavoro dell'alchimia medievale e di tutti i tempi. E molto credibile l'ipotesi secondo cui ne sarebbe l'autore il Doctor Angelicus, soprattutto se si pensa al suo ultimo travagliato anno di vita. Dopo aver posto per decenni l'esperienza tangibile al centro del processo cognitivo, illuminato da Dio, - proponendo di fatto la non contraddittorietà tra scienza e fede - e dopo aver cercato con il suo pensiero dei punti di raccordo tra platonismo e aristotelismo, Tommaso ebbe un'esperienza mistica conturbante. Confessò al suo segretario, Reginaldo da Piperno, di essersi sbagliato: c'era una terza via alla conoscenza del mondo, alternativa a quelle tracciate dai grandi maestri dell'antichità. Tutto ciò che aveva scritto fino ad allora gli sembrava essere "paglia", al punto da lasciare incompiuta la scrittura della Summa theologiae. Lo stesso Reginaldo raccontò questo episodio a Bartolomeo di Capua, che lo riporta negli atti per la canonizzazione.