«Il mio obiettivo continuava a riflettere il mondo della Madre e delle suore che, nei loro sforzi per lodare e servire Dio, riuscivano a trasmettere un amore senza limiti. Un mondo bellissimo, pieno di felicità. E quei riflessi sono diventati questo libro» Morihiro Oki
Morales Marin Juan John Henry Newman
La vita di John Henry Newman, pensatore e teologo di genio, poeta, predicatore, educatore e modello di santità, attraversa tutto l’Ottocento (dal 1801 al 1890), imprimendo in esso il sigillo di una personalità eccezionale, trasfusa in opere della mente, dell’arte e della carità che hanno esercitato e continuano a esercitare un influsso potente non solo sul mondo anglosassone. La sua riflessione ampia e pacata, ma nello stesso tempo appassionata e penetrante sul cristianesimo – sulle sue caratteristiche interne e sulle vicende della sua incarnazione storica – e la sua acuta capacità di giudizio critico, storico e spirituale lo orientarono a una scelta decisiva di verità in favore della Tradizione cattolica: una scelta che fu anche simbolo di un mutamento epocale nei rapporti tra cattolici e protestanti. All’interno del cattolicesimo la poliedrica attività di Newman fu sprone costante (non sempre adeguatamente ascoltato e compreso) a un rinnovamento interiore aperto a ogni valore autentico e alieno solo da ogni settarismo e da ogni angustia di spirito: basti pensare alla sua opera di pioniere in favore di una scuola cattolica autenticamente formativa, fino all’Università, e alla sua valutazione positiva del ruolo del laicato nella Chiesa. L’eredità di Newman è vastissima e affascinante. Molte delle sue visioni iniziarono ad essere comprese più esattamente molto tempo dopo la sua morte, e dopo periodi di oscuramento e fraintendimenti tendenziosi. Oggi il suo pensiero teologico e filosofico, in particolare, esprime una forza ispiratrice del tutto straordinaria, e la sua ardente spiritualità lo rende maestro amabile e persuasivo di vita cristiana.
L'autore da grande biografo descrive il cammino, la personalita, l'impegno e il testamento di Madre Teresa.
"Nessun uomo è un'isola", titolo ripreso da un passo di John Donne, vuole significare che ogni uomo, per L'amore di Dio vivente e operante in lui come in ogni altro essere umano, non è solo, ma è parte di tutta l'umanità. Merton ritorna a noi in queste pagine più grande perché più umile. Ritorna, dopo circa un decennio di vita monastica, il Merton della "Montagna dalle sette balze": colloquiale, umanissimo, in grado di "dividere con ogni uomo i frutti della contemplazione".
Un piccolo concentrato di sapienza e di amore proposto da un grande autore.
C.S. Lewis, grande studioso del Medioevo e romanziere fantascientifico, si trovò a un certo punto della sua vita a essere, come egli stesso osservò con affilata ironia, «forse il più depresso, il più riluttante convertito d’Inghilterra». Ma che cosa lo aveva obbligato a passare da una posizione di cauto agnosticismo alla fede? Il cristianesimo così com’è, cioè quel nucleo irriducibile in cui si intrecciano pensiero, emozione e gesto – e che sta dietro a tutte le disparate divergenze dottrinali, a tutte le dispute ecclesiastiche. È questo il nucleo che rende «naturalmente cristiano» chiunque sia nato in Occidente negli ultimi duemila anni.
Come raccontare, come rendere evidente tutto ciò? C.S. Lewis volle usare la massima immediatezza, obbligandosi a parlare nel modo più semplice delle cose ultime. E il risultato fu una riuscita impressionante. Così queste conversazioni radiofoniche, che risalgono agli anni Quaranta, sono rimaste ineguagliate: soprattutto per la perspicuità con cui rendono palpabili i più ardui problemi teologici, mostrandoceli nella loro vera natura di possenti cunei conficcati nella circolazione della nostra mente. Da essi, che lo vogliamo o no, non possiamo prescindere: e allora, insinua Lewis, tanto vale che ce ne lasciamo illuminare.
L'autore raccoglie in questo volume le sue riflessioni sul rapporto del cristianesimo con la letteratura e la cultura, sull'etica, sul soggettivismo, sul linguaggio della religione, la teologia. In queste pagine c'è tutta la vita di Lewis espressa in pensieri, dubbi, timori, speranze.
Tre grandi figure per indicare tre modi francescani di andare a Dio: la mistica, la natura, l'esistenza. San Bonaventura, Ruggero Bacone, Giovanni Duns Scoto appartengono al secolo d'oro dell'ordine, il XIII: un italiano, un inglese e uno scozzese, che approdano all'università teologica più prestigiosa del tempo, Parigi, vi sviluppano il proprio pensiero. Bonaventura esalta nella teologia e nella mistica l'acme di ogni genere di esperienza intellettuale; Bacone è soprattutto scienziato, ad altissimo livello, oltre che teorico della conoscenza in rapporto alla fede; il pensiero di Duns Scoto, noto ai filosofi per l'acume delle sue interpretazioni aristoteliche, è qui analizzato nelle ripercussioni di carattere esistenziale.