La duplice testimonianza di don Tonino Bello e di papa Francesco indica che l'annuncio cristiano è efficace quando è accompagnato dal vissuto. Entrambi testimoni di Cristo, c'è contiguità fra le due figure: nella semplicità delle manifestazioni di fede, nell'esperienza della povertà e del servizio, nel ricorso all'efficacia dei segni, nella lettura della sofferenza, nel modo d'intrepretare il ministero episcopale, nella mariologia...
Scritti nei quali emerge su tutto e compare in ogni pagina il valore della testimonianza". Mons. Bello è stato prima di tutto un testimone attraverso il quale Dio stesso si racconta. "
Antonio Bello, per tutti don Tonino, è stata una delle voci più fresche e originali della Chiesa degli ultimi decenni. Vescovo di Molfetta-RuvoGiovinazzo-Terlizzi, presidente nazionale del movimento "Pax Christi", dedicò tutta la sua vita ai più deboli del popolo di Dio. Don Tonino sosteneva con forza la necessità di "credere fermamente nel valore dell'uomo e nella sua storia", perché "non si possono decantare ideali universali se non si ha innanzitutto rispetto della vita del singolo individuo". La biografia di Domenico Cives, ricostruisce la vita di don Tonino con grande accuratezza e attenzione per la sua forte carica spirituale e restituisce in pieno la figura di un vero "testimone del nostro tempo".
“C’è, nella storia, una continuità secondo ragione, che è il futurum. È la continuità di ciò che si incastra armonicamente, secondo la logica del prima e del dopo. Secondo le categorie di causa ed effetto. Secondo gli schemi dei bilanci, in cui, alle voci in uscita, si cercano i riscontri corrispondenti nelle voci in entrata: finché tutto non quadra.
E c’è una continuità secondo lo Spirito, che è l’adventus.
È il totalmente nuovo, il futuro che viene come mutamento imprevedibile, il sopraggiungere gaudioso e repentino di ciò che non si aveva neppure il coraggio di attendere.
In un canto che viene eseguito nelle nostre chiese e che è tratto dai salmi si dice: “Grandi cose ha fatto il Signore per noi: ha fatto germogliare i fiori tra le rocce!”. Ecco, adventus è questo germogliare dei fiori carichi di rugiada tra le rocce del deserto battute dal sole meridiano.
Promuovere l’avvento, allora, è optare per l’inedito, accogliere la diversità come gemma di un fiore nuovo, come primizia di un tempo nuovo. Cantare, accennandolo appena, il ritornello di una canzone che non è stata ancora scritta, ma che si sa rimarrà per sempre in testa all’hit parade della storia”.
Di radice francescana. Innamorato di Maria. Testimone di carità. Esperto in umanità. Valorizzatore del laicato. Attento ai giovani. Suscitatore di vocazioni. Educatore del clero. Operatore di pace. Comunicatore. Alcuni compagni di strada della Chiesa ugentina e molfettese, rendono testimonianza al Servo di Dio Tonino Bello, facendo luce sulle principali dimensioni della sua spiritualità e dell'impegno pastorale. Pagine dense, ricche di informazioni inedite e di approfondimenti esperienziali.
L'autore, che ha conosciuto personalmente don Tonino, ne ripercorre la vita: il cammino spirituale, l'impegno per la pace e il dialogo come Presidente nazionale del movimento Pax Christi; gli ultimi giorni segnati da una dolorosa malattia.
Ogni viandante ha bisogno di una guida che lo indirizzi sulla strada: don Tonino può esserlo oggi in maniera ancora molto attuale, per la sua capacità di accorgersi delle deviazioni inopportune, di evidenziarle come tali e di saper proporre un’alternativa più ricca di senso. Per questo motivo, specie per chi muove i primi passi del proprio cammino, potrebbe essere utile portare in bisaccia un po’ dell’esperienza di questo prete pugliese.
Don Tonino (così amava firmarsi e così tutti affettuosamente chiamavano mons. Tonino Bello) nacque ad Alessano (Lecce) nel 1935. Ordinato sacerdote nel 1957, fu educatore in seminario e parroco. Nel 1982 divenne vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi. Costruttore infaticabile di pace e di dialogo, dal 1985 presidente nazionale del movimento Pax Christi, fu pastore mite e difensore dei poveri, degli immigrati e degli ultimi che ospitò anche a casa sua. Colpito da un male incurabile, visse il suo calvario facendone un “luminoso poema”. Morì il 20 aprile 1993. Scrittore ispirato e profeta della speranza, si è imposto all’attenzione del pubblico per la profondità del suo messaggio e la freschezza del suo stile. La pubblicazione delle sue opere è stata possibile grazie all’accurato lavoro della Fondazione Don Tonino Bello in collaborazione con le Edizioni San Paolo.
"Perché un'idea possa camminare deve entrare nella struttura. Però a un certo momento deve anche trascendere la struttura e uscirne, altrimenti si assolutizza la struttura. Questa è portata per natura stessa ad autoconservarsi; le lotte più feroci le fanno tante persone di potere non per raggiungere il potere ma per conservarlo. La conservazione del potere provoca più sangue di quanto non comporti la conquista del potere. Bisogna costantemente avere questa capacità critica per sapersi estraniare dalla struttura, per saperne uscire."
L'autore individua i temi dell'umanità nel magistero di don Tonino Bello: nel ministero, nelle relazioni, nella solitudine, nella malattia, nell'amicizia, nei sentimenti del Natale. Protagonisti sono i fatti, le piccole storie, a partire dalla grande storia di un uomo che credeva davvero in Dio, nella chiesa, nell'umanità. Emerge il testimone dal volto umano, vicino alla gente, innamorato del Signore e desideroso di comunicare al mondo il suo inestimabile patrimonio di fede e di speranza. Prefazione del card. Dionigi Tettamanzi.
I profeti hanno licenza di circolare ancora oggi. Uno di questi è don Tonino Bello. L’eco della sua parola continua a rimbalzare zampillante e chiara anche sul declivio scosceso della sofferenza per dirci che “ai primi tornanti del calvario Lui non cerca deviazioni di comodo, ma vi si inerpica con noi fino alla croce. Poi irromperà la Pasqua... e la terra riacquisterà i suoi colori!’’.
don Tonino (così amava firmarsi e così tutti affettuosamente chiamavano mons. Tonino Bello) nacque ad Alessano (Lecce) nel 1935. Ordinato sacerdote nel 1957, fu educatore in seminario e parroco. Nel 1982 divenne vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi. Costruttore infaticabile di pace e di dialogo, dal 1985 presidente nazionale del movimento Pax Christi, fu pastore mite e difensore dei poveri, degli immigrati e degli ultimi che ospitò anche a casa sua. Colpito da un male incurabile, visse il suo calvario facendone un “luminoso poema-. Morì il 20 aprile 1993. Scrittore ispirato e profeta della speranza, si è imposto all’attenzione del pubblico per la profondità del suo messaggio e la freschezza del suo stile. La pubblicazione delle sue opere è stata possibile grazie all’accurato lavoro della Fondazione Don Tonino Bello in collaborazione con le Edizioni San Paolo.
La Chiesa è nata come forte elemento di comunione, ma nel tempo ha perso questo suo ruolo diventando momento e struttura di conservazione. È come se si fosse addormentata e, al suo risveglio, il mondo per il quale era stata creata fosse scomparso. Come fare dunque per ritrovare la giusta via? Che cosa bisogna fare perché la parrocchia sia «comunione di comunità» o «comunità per la comunione»?
La parrocchia, per don Tonino, deve riscoprire la sua essenziale natura missionaria, superando ogni forma di frammentazione e di autarchia, e deve accogliere la ricchezza dei doni spirituali presenti nei gruppi, nelle associazioni e nei movimenti.
don Tonino nacque ad Alessano (Lecce) nel 1935. Ordinato sacerdote nel 1957, fu educatore in seminario e parroco. Nel 1982 divenne vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi. Costruttore infaticabile di pace e di dialogo, dal 1985 presidente nazionale del movimento Pax Christi, fu pastore mite e difensore dei poveri, degli immigrati e degli ultimi che ospitò anche a casa sua. Colpito da un male incurabile, visse il suo calvario facendone un “luminoso poema”. Morì il 20 aprile 1993. Scrittore ispirato e profeta della speranza, si è imposto all’attenzione del pubblico per la profondità del suo messaggio e la freschezza del suo stile. La pubblicazione delle sue opere è stata possibile grazie all’accurato lavoro della Fondazione Don Tonino Bello in collaborazione con le Edizioni San Paolo.
I pensieri qui raccolti dalle sue più diverse pubblicazioni o interventi intendono esprimere l’integrale generosità di una vita spesa per Dio e per altri, in particolare per la dignità e la difesa dei più bisognosi, degli ultimi, degli indifesi.
Don Tonino Bello è stato una spina nel fianco, se così possiamo dire, sia per la Chiesa sia per la società. La sua parresia evangelica è andata oltre ogni confine. Comunione, evangelizzazione e scelta degli ultimi sono stati i perni su cui egli ha sviluppato tutta la sua attività nella Chiesa (la «Chiesa del Grembiule») e nella società. Rimane uno dei profeti del Novecento.
Tonino Bello, nato ad Alessano (LE) il 18 marzo 1935, rimarrà sempre, anche da vescovo, «don Tonino». Studia in seminario, prima a Ugento poi a Molfetta. Frequenterà l’Onarmo (Opera nazionale assistenza religiosa e morale degli operai). L’8 dicembre 1957 è ordinato sacerdote e dopo un anno viene nominato maestro dei piccoli seminaristi. Nei successivi diciotto anni è capace di mediare tra severità del metodo ed esigenze giovanili. Collabora per la diocesi alla rivista Vita nostra. Alla fine degli anni Settanta è nominato parroco di Tricase, la cui esperienza gli fa toccare con mano l’urgenza dei poveri, dei disadattati, degli ultimi. Nel 1982 viene nominato vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo eTerlizzi (BA) e nel 1985,presidente di Pax Christi. Nell’agosto 1991 avverte i primi sintomi del male che lo condurrà alla morte, avvenuta a Molfetta il 20 aprile 1993.