
Poco prima di morire, durante l'ultima cena, Gesù fece dono ai suoi dell'eucaristia, il 'segno' nel quale voleva essere 'ricordato' per sempre, una sorta di testamento che avrebbe accompagnato il cammino della Chiesa nella storia. Come avviene per tutti i doni di Dio, il dono del corpo e del sangue del Signore va riconosciuto nel suo senso e apprezzato nel suo valore per essere realmente accolto e diventare così nutrimento della vita. Ma quali sono le disposizioni dello spirito necessarie perché ciò si realizzi? Come evitare il rischio di assistere da spettatori all'eucaristia? Queste domande radicali fanno da sfondo alle riflessioni di Guardini sulla messa che qui si succedono in forma di puntuali schizzi. Guardini individua e approfondisce le condizioni preliminari per accedere all'incontro con Dio nello spazio del rito eucaristico: il silenzio dell'animo, la tensione dell'ascolto, il raccoglimento interiore, la consapevolezza del luogo e del tempo sacro, la gratuità come "sublime mancanza di scopo". Questi e altri ancora sono i presupposti indispensabili perché la ricchezza dell'eucaristia non venga dissipata nell'abitudine, nel sentimentalismo e nell'inadeguatezza. Guardini illumina con la genialità del grande maestro tali atteggiamenti dello spirito che, soli, consentono di gustare il passaggio del Signore. È a questo livello del vissuto individuale e comunitario che si pone il compito dell'"educazione liturgica", da realizzare con la massima cura e urgenza.
Che cos'è un libro? Come oggetto e come possibile chiamata dell'uomo? Partendo da questi interrogativi Guardini traccia una vera e propria esperienza del libro: da come esso è nella sua esteriorità - la grafica, la rilegatura, la copertina - a come è in sé: ciò che in esso ci interpella.
Il volume offre un quadro esauriente delle diverse cristologie e delle problematiche in esse implicate.
Questo secondo volume esamina e valuta la dottrina della redenzione (prima parte) e i fondamenti del mistero di Maria alla luce del piano salvifico di Dio (seconda parte).
Valendosi di una vasta conoscenza delle prospettive di ricerca piu recenti e significative, l'autore traccia un profilo completo della filosofia francescana dalle origini sino alla meta del '300.
Alle soglie del Giubileo del 2000 esce questa opera che prepara il lettore a tale circostanza, descrivendo le tre città simbolo della fede cristiana. Nelle oltre 600 magnifiche foto, alcune delle quali a tutta pagina, si rivivono le narrazioni dei luoghi compiute dagli autori. Il cofanetto e i tre volumi in esso raccolti formano questa preziosa trilogia che è un omaggio unico e di prestigio per le occasioni importanti della vita.
«È criminale uccidere la vittima perché essa è sacra ... ma la vittima non sarebbe sacra se non la si uccidesse». Questo terribile, paralizzante circolo vizioso si incontra subito, quando si esamina la realtà del sacrificio. Di fronte a esso l’ambivalenza tanto frequentemente evocata dal pensiero moderno ha l’aria di un pio eufemismo, che malamente cela il segreto non già di una pratica estinta, ma di un fenomeno che ossessiona il nostro mondo: la violenza – e il suo oscuro, inscindibile legame con il sacro. Nesso tanto più stretto proprio là dove, come nella società attuale, si pretende di conoscere il sacro soltanto attraverso i libri di etnologia: del sacro si può dire infatti, osserva Girard, che esso è innanzitutto «ciò che domina l’uomo tanto più agevolmente quanto più l’uomo si crede capace di dominarlo».
Che cosa lega, che cosa tiene insieme una società? Il «linciaggio fondatore», l’ombra del capro espiatorio, risponde Girard – e la brutalità della risposta è proporzionale alla lucidità, alla sottigliezza, all’acutezza delle analisi che a tale conclusione portano. Si tratti della tragedia greca o di riti polinesiani, di Frazer o di Freud, di fenomeni del nostro mondo o di grandi figure romanzesche, sempre Girard riesce a mostrarceli nella luce di quell’evento primordiale, sempre taciuto, sempre ripetuto, in cui la società trova la sua origine, rinchiudendosi nel circolo vizioso fra sacro e violenza.
In questo libro, che apparve in Francia nel 1972, molti ormai hanno riconosciuto il fondamento di un’opera di pensiero fra le più rilevanti del nostro tempo. Con gesto drastico, Girard è sfuggito a quelle disparate neutralizzazioni del religioso a cui l’antropologia, da decenni, ci ha abituato – anzi ha individuato in questo delicato escamotage scientista «una espulsione e consumazione rituale del religioso stesso, trattato come capro espiatorio di ogni pensiero umano». Il mana, il sacrum, il pharmakon, queste parole dal potere contagioso, cariche di ambiguità e di significati contraddittori, tornano qui al centro della riflessione, come sono di fatto al centro della vita. Ma, proprio perché, come ha osservato Girard, «la semplicità e la chiarezza non sono di moda», e proprio perché tali parole sono per eccellenza complesse e oscure, l’indagine che qui viene proposta ha un’evidenza, una nettezza, una precisione che si impongono sin dalle prime righe. E alla fine ci troveremo faccia a faccia con una constatazione bruciante sulla realtà che ci circonda: «La tendenza a cancellare il sacro, a eliminarlo interamente, prepara il ritorno surrettizio del sacro, in forma non più trascendente bensì immanente, nella forma della violenza e del sapere della violenza».