Un percorso esistenziale singolare, quello di Giuseppe Dossetti, segnato dal tema della "riforma": riforma di se stessi attraverso l'ascesi religiosa, ma anche riforma della Chiesa e - ciò che è oggetto di questa indagine - riforma della politica. Una vicenda che attraversa diversi momenti cruciali: si va dalla dissoluzione del regime fascista e dall'esperienza della Resistenza alla scrittura della nuova Costituzione repubblicana; dal problema di dar forma a un partito che risponda alle "attese della povera gente" alla chiamata al sacerdozio e all'attiva partecipazione al Concilio Vaticano II, cui segue il ritiro nella vita monacale. Ma non sarà un abbandono: negli anni Ottanta Dossetti tornerà a riflettere, con spunti di straordinaria lucidità, sulla crisi del mondo e su quella della politica italiana in particolare.
In questo libro Alberto Meriggi, docente presso l'Università di Macerata, narra la vita straordinaria di Giuditta Montecchiari (1855-1916) vissuta e morta in concetto di santità. La protagonista trascorse la sua esistenza a Treia, una piccola cittadina dell'entroterra maceratese, dedicandosi totalmente alla preghiera e alla sofferenza per la remissione dei peccati dell'umanità. Il Signore le concesse dei privilegi particolari: per quindici anni osservò un perfetto digiuno senza toccare né cibo né acqua e ogni venerdì patì sul suo corpo tutte le fasi della Passione di Gesù con estremo dolore e con manifestazioni visibili come le stimmate alle mani, ai piedi, al torace e alla fronte. Il sangue fuoriuscito dalle stimmate venne raccolto in bende oggi conservate in gran numero presso la Curia di Treia. Sono molte le testimonianze che riferiscono di scampati pericoli e di inspiegabili guarigioni avvenute per intercessione di Giuditta. Dopo la sua morte si tentò di avviare un processo informativo di beatificazione che però si interruppe per motivi estranei alla sua santità. Le vicende narrate in questo libro sono tratte da documenti inediti conservati nell'archivio della Curia di Treia.
La figura di don Barra può essere dunque sintetizzata con poche parole: è stato l'indefesso vivificatore di quell'amore di Dio da cui egli stesso voleva essere divorato. Don Giovanni Barra (1914-1975) ha segnato con il suo apostolato una stagione della Chiesa. Non solo a Pinerolo, dove la sua impronta ha lasciato un segno indelebile nella Diocesi intera, ma in tutta Italia. Predicatore ispirato, infaticabile animatore dell'associazionismo cattolico, uomo colto, giornalista della grande stagione de Il Nostro Tempo ed editorialista de La Voce del Popolo, fu definito "il cronista della grazia". Don Barra fu scrittore prolifico, traduttore raffinato, amico delle grandi figure del Cristianesimo del suo tempo, concreto realizzatore d'infiniti progetti culturali, come lo definì l'editore Piero Gribaudi. Il presente volume, pubblicato su iniziative della diocesi di Pinerolo nel centenario della nascita di don Giovanni Barra, riassume la sua storia, la sua vocazione, la sua impronta indelebile su un'intera generazione di cattolici italiani, con una raccolta di testimonianze dirette di chi ha ricevuto i frutti del suo apostolato.
Nata nel 1875 da una nobile famiglia senese, la contessa Bianca Piccolomini Clementini dedicò la sua intera esistenza a meditare e approfondire il senso di una maternità spirituale nell'imitazione di Cristo. Dal 1920 al 1958 scrisse le sue "Istruzioni": indicazioni e consigli per la vita spirituale di grande attualità per ogni credente desideroso di testimoniare l'amore di Dio nella quotidianità della propria esistenza
Il pensiero e l'azione pastorale di Jean Daniélou hanno anticipato di diversi decenni gli sforzi di ecumenismo e di dialogo interreligioso che proseguono ai nostri giorni. Negli ultimi anni, autori illustri hanno parlato di lui sulla stampa italiana e in campo editoriale le sue opere sono state oggetto di rinnovata attenzione attraverso riedizioni o ristampe. Il 9 maggio 2012 a Roma, presso la Pontificia Università della Santa Croce, si è svolta una giornata di studi dedicata proprio al suo pensiero. In queste pagine sono raccolti gli atti di quel convegno, il primo in Italia dopo quasi quarant'anni ad occuparsi dell'opera di Jean Daniélou.
Nel trentennale della nascita del Centro di Solidarietà di Reggio Emilia (Ceis), don Giuseppe Dossetti, che ne è il fondatore e l'anima, in dialogo con Sara Di Antonio ci offre una riflessione intensa e a tutto tondo sui temi che hanno segnato la sua vita e la sua opera: dalle dipendenze all'emarginazione sociale, alla discriminazione etnica, all'esclusione in tute le sue forme. Centrale nella riflessione di don Dossetti si rivela l'idea di "mondo vitale".
Gli autori
Don Giuseppe Dossetti jr. ha fondato e dirige il Centro di Solidarietà di Reggio Emilia che opera nella campo delle dipendenze e del disagio sociale, in particolare immigrati e minori. E' sacerdote della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla.
Sara Di Antonio (1976) si è laureata in Storia Contemporanea all'Università di Bologna. Ha conseguito il Master Burson Marsteller in Comunicazione Pubblica e d'Impresa. Giornalista, svolge attività di comunicazione, ufficio stampa, pubbliche relazioni per enti pubblici e partiti politivi.
Filippa se n’è andata, in un incidente stradale, dopo soli cento giorni di matrimonio, lasciando in chi l’ha conosciuta un grande e incolmabile vuoto e un’ultima comunicazione nella segreteria del telefonino: «Non ci sono, ma lasciate un messaggio».
Ma grazie al diario ritrovato dopo qualche mese, Filippa continua a comunicare con giovani e adulti. Aveva otto anni quando iniziò a scrivere il suo diario e diciannove quando vi appuntò l’ultimo pensiero. Su queste pagine ha annotato le gioie e le fatiche di un’adolescente che si affaccia alla vita, suda sui libri di scuola, vive le prime cotte e i conflitti della sua età.
Con il linguaggio tipico dei giovani ha affidato alla parola scritta avvenimenti e incontri: ne traspare il mondo a tratti fiabesco nel quale vive – è una vera principessa, quarta di sette fratelli – ma anche il cuore di una ragazza con una forte spiritualità, una fede non scontata, vivace, critica e capace di cercare sempre la volontà di Dio nelle sue giornate.
Filippa Sayn-Wittgenstein, principessa discendente di un antico lignaggio, quarta di sette figli, è morta a 21 anni in un incidente stradale, il 30 settembre 2001. Era sposata da soli cento giorni con Vittorio Mazzetti d’Albertis, anch’egli discendente da famiglie nobili.
Alcuni mesi dopo, viene trovato il suo diario, iniziato da Filippa all’età di 8 anni e proseguito sino all’incontro con colui che avrebbe sposato. Fatto circolare prima fra parenti e amici, che rimangono profondamente colpiti dalla carica umana e di speranza che esce dalle sue pagine, viene quindi pubblicato perché più persone possano trarre beneficio da questa lettura.
Il successo sancito dal pubblico di lingua tedesca, e poi da quello spagnolo, conferma la bontà dell’intuizione.
La prefazione per il libro è stata scritta dal Cardinale Christoph Schönborn, parente di Filippa.
Carlo Maria Martini ha segnato un'epoca nella storia della Chiesa. La sua scomparsa ha tenuto per giorni le prime pagine dei quotidiani e le aperture dei telegiornali. Almeno duecentomila persone, credenti e non credenti, hanno partecipato all'ultimo saluto all'arcivescovo. Come si spiega un affetto tanto profondo? La gente è accorsa "perché ha colto che in Martini il cuore dell'uomo veniva prima della pur importante teologia; la misericordia e la comprensione, la capacità di interrogarsi e di mettersi in discussione ispiravano l'approccio del cardinale, mai il giudizio o l'erigersi in cattedra". Martini è stato un profeta del nostro tempo, ha saputo cioè interpretarlo, esserne coscienza critica, indicare delle mete. La volontà di raggiungere tutti è stata il filo conduttore della sua missione, il dialogo la parola-chiave del suo ministero: con i terroristi, quando Milano era frontiera dei terribili "anni di piombo"; con le altre confessioni cristiane, come presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee; con tutte le religioni, in particolare quella ebraica; con il pensiero laico, attraverso l'iniziativa della "Cattedra dei non credenti"; con l'uomo contemporaneo e le sue inquietudini; con una scienza in grado ormai di ridisegnare i confini della vita e della morte. Per questo suo "stile", per l'instancabile propensione al confronto, l'arcivescovo di Milano è stato amato e avversato, sognato o temuto come possibile pontefice.
"Questo libro Leonardo lo scrisse per una necessità. Lui non era un predicatore. Faceva qualcosa di meglio: insegnava con il suo modo di comportarsi. Senza volerlo - almeno esplicitamente - apparteneva più alla categoria dei testimoni che a quella dei propagatori. Per questo il libro che scrisse non è lo scintillante discorso di una teoria ma un pezzo di vita vissuta." Così, a dieci anni dalla scomparsa di Leonardo Mondadori Joaquín Navarro-Valls commenta, nell'introduzione che accompagna la nuova edizione di questo volume, il racconto del suo ritorno alla fede. Ciò che colpisce è l'autenticità della testimonianza di un uomo che, a un certo punto della propria vita, sentì il bisogno di "recuperare ogni giorno se stesso". E di mettere a nudo il proprio cammino interiore in pagine che - sempre nelle parole di Navarro-Valls - sono divenute "verità fatta vita e non una lectio magistralis teoretica, da accademia". Eppure la sua conversione sembrò a molti, ieri come oggi, qualcosa di "inopportuno". Ancor più se si considera che non fu solo la generica riscoperta della religione ma piuttosto l'accettazione piena del cattolicesimo più ortodosso. Un'educazione non strettamente religiosa, due divorzi, tre figli, gusti e abitudini della borghesia laica milanese, il ruolo di presidente nella grande azienda che porta il nome del nonno Arnoldo. Ma poi, per Leonardo "qualcosa" avvenne. Un imprevisto che diede senso nuovo e luce insperata alla sua vita.
Attraverso il racconto di queste storie di vita, i bambini possono imparare i valori e il rispetto per la vita... che sembrano dimenticati all’inizio del nuovo millennio. Essi scopriranno il senso e la sapienza nascoste in queste storie da loro stessi: la bellezza della famiglia, il rispetto dei genitori, la ricchezza del crescere insieme, l’aiuto e la solidarietà con chi è nel bisogno, i fatti della vita che indicano la propria vocazione, la responsabilità di mettere a frutto le proprie capacità.
Suor Maria Troncatti, nasce a Còrteno Golgi (Brescia) il 16 febbraio 1883, donna singolare, Figlia di Maria Ausiliatrice, missionaria e madre per tutti coloro che l'hanno incontrata, è la testimonianza di chi ha veramente vissuto la passione apostolica di don Bosco del "Da mihi animas, cetera tolle" (Datemi le anime e prendetevi tutte le altre cose). Beatificata il 24 novembre 2012, fa parte di quella schiera di generosi missionari Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, che nella selva amazzonica hanno seminato il seme del Vangelo.
Julius Kambarage Nyerere (1922-1999) è una delle figure più luminose del Novecento. Primo presidente della Tanzania, interpretò il potere come servizio a una nazione-famiglia, adottando un'estrema sobrietà nella sua vita privata. Il socialismo africano è stato il suo progetto politico-economico non meno che culturale: un'utopia da attuare nutrendo l'autofiducia degli africani. Alla sua uscita di scena, Nyerere lasciava un paese pacifico e unito, per quanto ancora povero. Questa biografia ci restituisce "la magistrale lezione del Mwalimu, il "maestro" della Tanzania che ha osato pensare il nuovo nel suo paese e per l'Africa" (J.-L. Touadi). Se n'era accorto anche un ventenne di nome Marco Biagi - lo stesso Biagi che verrà ucciso nel 2002 dalle Brigate rosse - il quale scrisse, dopo un soggiorno in Tanzania, alcuni documentati articoli per l'Avanti! Cattolico convinto, Nyerere prendeva ispirazione dall'ideale di vita comunitaria degli Atti degli Apostoli. Caso singolare per un capo di stato, è in corso la causa di beatificazione. Prefazione di Jean-Léonard Touadi. Con due articoli di Marco Biagi.