Descrizione dell'opera
Il rapporto tra ebrei e cristiani ricorda quello dei due figli di Rebecca: Giacobbe ed Esaù. Due fratelli gemelli, così simili e così diversi: l'uno peloso e l'altro glabro, l'uno così forte, l'altro troppo furbo; si combatterono fin nel ventre materno per condurre una vita nello scontro, nella paura o nell'indifferenza reciproca. Ma poi l'impossibile accadde: dopo anni di separazione e pur tra mille sospetti e ripensamenti, le loro strade si incontrarono di nuovo e allora, corsisi incontro, si abbracciarono, si baciarono e piansero (cf. Gen 33,4).
Il volume intende fare luce sulla complessità delle origini cristiane e del giudaismo coevo, per leggerne vicinanze e richiami, difficoltà e malintesi. Nella prospettiva che le due strade si incontrino di nuovo.
Sommario
Prefazione (C.M. Martini). I. LA NASCITA PARALLELA DEL CRISTIANESIMO E DEL GIUDAISMO RABBINICO (G. Boccaccini). Introduzione. A. CRISTIANESIMO TRA NOVITÀ E CONSERVAZIONE. 1. Gesù ebreo: ma che tipo di ebreo? 2. Essenismo, enochismo e origini cristiane. 3. Il Messia Figlio dell'Uomo. 4. Il Messia cristiano e il perdono dei peccati. B. GIUDAISMO RABBINICO TRA NOVITÀ E CONSERVAZIONE. 1. L'origine sinaitica come mito fondante del giudaismo rabbinico. 2. Daniele e l'emergere di una tradizione proto-rabbinica. 3. 2 Maccabei e il problema del martirio. 4. I Salmi di Salomone e l'affermarsi del messianismo escatologico. 5. Lo Pseudo-Filone e l'eternità del patto. 6. 2 Baruc e l'esclusività della Torah. 7. Targum Neofiti, Abot e le origini del giudaismo rabbinico. Conclusione. 1. Le origini parallele di cristianesimo e giudaismo rabbinico. 2. Un futuro di riconciliazione. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE. II. EBREI E GENTILI NELLA CHIESA DELLE ORIGINI (P. Stefani). Premessa. 1. Chi è ebreo, chi è cristiano? 2. Paolo di Tarso ebreo o cristiano? 3. Ebrei, proseliti e timorati di Dio. 4. I molti volti del giudaismo del I secolo. 5. Alcune considerazioni sulla lettera ai Galati. 6. L'assemblea di Gerusalemme. 7. Il «sì» e il «no» ebraico a Gesù. 8. La riconciliazione in Cristo. 9. Ecclesia ex circumcisione et Ecclesia ex gentibus.
Note sugli autori
GABRIELE BOCCACCINI insegna giudaistica alla University of Michigan. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Il medio giudaismo. Per una storia del pensiero giudaico tra il III sec. A.e.v. e il II sec. e.v., Marietti, Genova 1993; Oltre l'ipotesi essenica. Lo scisma tra Qumran e il movimento enochico, Morcelliana, Brescia 2003; I giudaismi del Secondo Tempio, Morcelliana, Brescia 2008.
PIERO STEFANI insegna ebraismo presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale di Milano e dialogo ebraico-cristiano presso l'Istituto di Studi Ecumenici S. Bernardino di Venezia. È redattore della rivista Il Regno. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: L'antigiudaismo. Storia di un'idea, Laterza, Roma-Bari 2004; Gli alberi si misero in cammino. Visioni bibliche della politica, Cittadella, Assisi 2011; con G. Barbaglio Davanti a Dio. Il cammino spirituale di Mosè, di Elia e di Gesù, EDB, Bologna 32008; con C. Galli Non nominare il nome di Dio invano, il Mulino, Bologna 2011.
Questo volume rilegge gli orientamenti principali del dialogo interreligioso a partire dal Concilio ecumenico Vaticano II.
Dia-logos vuol dire lasciarsi attraversare dalla parola e dall’esperienza di fede dell’altro; vuol dire permettere all’altro di rivelarsi nella sua alterità e di testimoniare il suo vissuto di fede attraverso gesti d’amicizia e parole che colpiscono dritto al cuore. Il dialogo è la profezia dell’Amore: perché se è vero che la vita si esprime nel suo significato più profondo attraverso l’arte di amare, la comunicazione rivela a ciascuno di noi la capacità di saper vivere in questo mondo.
All’origine della nostra capacità di comunicare vi è sempre l’esperienza fondante dell’amore. Perché l’amore ci costituisce, ci personalizza, ci rende veramente autentici, ci dona il fondamento di noi stessi.
Destinatari
Per studenti e professori della materia, e per chi si occupa di dialogo interreligioso.
L'autore
Edoardo Scognamiglio, dottore in teologia (1997) e in filosofia (2005), insegna teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (Napoli) e Dialogo interreligioso e Introduzione all’Islam presso la Pontificia Università Urbaniana.
Consultore del Santo Padre per il Pontificio Consiglio della Famiglia e Ministro Provinciale dei Frati Minori Conventuali di Napoli, Basilicata e Calabria, è tra i massimi esperti dell’opera letteraria di Kahlil Gibran e dell’opera filosofica di Henri- Louis Bergson.
Dirige, per la Messaggero, la collana Hiwar-Dialogo.
Tra le sue numerose pubblicazioni a carattere scientifico ricordiamo: Il volto di Dio nelle religioni. Una indagine storica, filosofica e teologica (Paoline, 2001); Il volto dell’uomo, I-II (San Paolo, 2006-2008); Volti dell’islam post-moderno (PUU, 2006); Islam-iman. Verso una comprensione (Messaggero, 2009); Dia-Logos. I.Verso una pedagogia del dialogo (San Paolo, 2009).
"Il crocifisso e l'Islam" è un tentativo di dialogo tra la religione cristiana e quella musulmana, partendo dal simbolo della croce. Da un lato, si presenta l'origine dell'immagine del crocifisso nella cultura cristiana, il suo occultamento nei primi secoli, il suo rifiuto da parte degli iconoclasti e la sua ricomparsa nel periodo carolingio. Dall'altro lato, si espone la nascita della religione islamica, evidenziano le cause che hanno portato i musulmani all'avversione nei confronti di ogni raffigurazione di persone o cose realmente esistenti. Un dialogo tra due religioni, quello proposto nel libro, che si traduce anche in un aiuto per quanti vogliano conoscere gli insegnamenti fondamentali dell'Islam e un invito ai musulmani a tollerare quanto proviene da religioni e culture diverse. Invito, quest'ultimo, rivolto anche a quanti sostengono, a ragione, la laicità dello Stato. Solo chi comprende è meno propenso a condannare. La comprensione è il primo passo verso la tolleranza ed è ciò che attesta il raggiungimento di un certo grado di civiltà.
Giovanni Paolo II aveva conosciuto Olivier Clément attraverso i suoi scritti. Si erano incontrati solo nel 1998 a Roma, quando il papa aveva dato a Clément l’incarico di scrivere le meditazioni per la Via Crucis delVenerdì Santo di quell’anno.
La singolarità della scelta del Pontefice non sta solo nel fatto che Clément era un laico, marito, padre, nonno, ma perché Clémen era ortodosso.
Francese, ateo, convertito a trent’anni, cristiano ortodosso, insegnante e storico, filosofo religioso, teologo e mistico, scrittore e poeta... Dimensioni tanto diverse in lui avevano trovato una sintesi felice.
Uomo di grande cultura, Clément ha lavorato per tutta la vita insegnando in contesti molto diversi: al laicissimo liceo Louis-le-Grand e all’Institut Saint-Serge, la scuola teologica ortodossa di Parigi, da dove il pensiero russo si è irradiato in Occidente dopo la Rivoluzione d’Ottobre, all’ISEO di Ginevra, all’Institut Catholique di Parigi, al Pontificio Istituto Orientale di Roma. E ha lavorato tutta la vita per l’unità dei cristiani. «La Chiesa è una sola», diceva. «Unito, il cristianesimo ha una ricchezza incredibile che va cercata sotto le sue ferite. La lotta per l’unità è un dovere. La divisione dei cristiani è uno scandalo in questo mondo minacciato dal nichilismo e da uno spiritualismo senza radici che mette in dubbio l’incarnazione e l’unicità della persona. Bisogna comprendere, amare, la profonda vita cristiana che c’è in tutte le confessioni, amare il volto di Cristo nell’altro, vivere la comunione dei santi».
Aveva amici in Comunione e Liberazione, con il Centro Aletti e il suo Atelier di mosaici a Roma, e con la Comunità di sant’Egidio.
Il Papa e Clément erano coetanei.Avevano entrambi 78 anni. Un giorno avevano parlato insieme a lungo e da soli della loro vecchiaia e della morte... Quando Clément era uscito dalla stanza, il papa disse pensoso: «È come lui che bisogna essere».
Punti forti
L’esperienza spirituale di un uomo di grande cultura: prima ateo poi convertito e mistico ortodosso.
La passione per l’unità della Chiesa è uno dei cardini del testo, in nome de «Il dovere dell’unità»
Destinatari
Quanti vogliono conoscere l’esperienza umana e spirituale di un uomo che ha sempre cercato la verità.
Autrice
Flaminia Morandi, laurea in Lettere Moderne, dottorato in Teologia della Missione, docente universitaria, scrittrice, sceneggiatrice, autrice e responsabile di programmi radiofonici e televisivi Rai, autrice di documentari tra cui una serie sui movimenti ecclesiali italiani per Sat 2000. Ha pubblicato numerosi libri tra romanzi e saggi; tra gli ultimi, il libro-intervista Pace su Ernesto Oliviero per l’Editrice La Scuola, e La via dell’inferno. Il progetto cattolico nella storia della televisione italiana, Edizioni Odoya. Per le Edizioni Paoline ha pubblicato San Benedetto. Una luce per l’Europa (2009).
“Deir Mar Musa. Il nome mi chiamava come una fata morgana, come la nostalgia di qualcosa di antico, qualcosa che avevo dimenticato ma continuava ad agitarsi nel fondo dell’anima. Quella fortezza della fede, arroccata sugli ultimi precipizi del Monte Libano davanti al deserto siriano, era una tappa ineludibile del mio viaggio verso la Terra Santa. Cercavo i cristiani d’oriente, eppure a parlarmi per primo del monastero retto dal gesuita Paolo Dall’Oglio non era stato un prete ma un musulmano d’Italia. ‘Vai a vedere – aveva detto – un luogo dove la tua fede ha imparato a convivere con l’Islam’.”
Così lo scrittore e giornalista Paolo Rumiz introduce con la sua Prefazione all’incontro con questo coraggioso testimone di un insopprimibile (e spesso incompreso) desiderio di dialogo con il mondo musulmano, un dialogo fatto anzitutto di vita condivisa.
Come in un diario, frutto della collaborazione con il mensile internazionale dei gesuiti “Popoli”, Paolo Dall’Oglio ci consegna le sue preziose riflessioni sull’attualità e su quanto sperimentano nel quotidiano l’autore e la comunità che con lui vive nel monastero siriano di Deir Mar Musa. È la condivisione della “sete di Ismaele”, il figlio primogenito di Abramo avuto con Agar, la serva di Sara, che è la sete degli esclusi della terra, di quanti, oggi, piangono e gridano, a volte in modo scomposto e terrificante, per essere riconosciuti.
Il libro è così un invito a riconoscere in questo grido un segno pertinente della storia della salvezza, che è per tutti, perché solo il cammino lungo il crinale del dialogo, pur stretto e scivoloso, può aprire a orizzonti sconfinati di pace e speranza.
"Il Gruppo di Dombes, noto per essersi confrontato su questioni che separano i cristiani delle diverse confessioni, desidera ora proporre una meditazione su ciò che li accomuna: la preghiera del Padre Nostro" (dalla Presentazione). L'obiettivo dello studio è mostrare come la preghiera insegnata da Gesù interroghi le identità confessionali, invitandole alla conversione. La prima parte del volume presenta il contenuto del Padre Nostro nell'oggi della vita delle Chiese e nella società. La seconda propone una "diagnosi storica" sull'uso e la comprensione di tale preghiera lungo i secoli. La terza parte, di taglio biblico, mostra il radicamento ebraico della preghiera, indica varie difficoltà e fornisce chiavi di interpretazione comuni del testo evangelico di Matteo e di Luca. La quarta approfondisce alcune dimensioni fondamentali del Padre Nostro per farne emergere le implicazioni antropologiche, teologiche e spirituali nella prospettiva dell'unità delle Chiese. Il documento si conclude con una meditazione ecumenica che sviluppa le formule del Padre Nostro e una orazione più breve, che può essere utilizzata per celebrazioni comuni.
Il volume traccia una panoramica sintetica del cammino ecumenico negli ultimi cinquant'anni, ricostruito attraverso i documenti magisteriali, i documenti di dialogo e i viaggi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. In particolare - ed è una novità nella saggistica storica sull'ecumenismo - si evidenzia il ruolo dei movimenti ecclesiali, ricostruito attraverso interviste, siti web e materiali di prima mano forniti dalle rispettive Segreterie centrali.
"In riferimento ad Assisi - tanto nel 1986 quanto nel 2002 - ci si è chiesti ripetutamente e in termini molto seri se questo sia legittimo. La maggior parte della gente non penserà che si finge una comunanza che in realtà non esiste? Non si favorisce così il relativismo, l'opinione che in fondo siano solo differenze secondarie quelle che si frappongono tra le "religioni"? Non si indebolisce così la serietà della fede [...]? Non si possono accantonare con leggerezza tali interrogativi. I pericoli sono innegabili, e non si può negare che Assisi, particolarmente nel 1986, da molti sia stato interpretato in modo errato." (J. Ratzinger) Sono questi gli interrogativi fondamentali alla base del Convegno tenuto il 1 ottobre 2011 a Roma, interrogativi che richiedono una risposta seria, fondata sul dogma, lontana da ogni esaltazione e da ogni polemica. I relatori ci guidano per mano a scoprire il senso autentico degli incontri di Assisi e a guardarci da pericolose interpretazioni sincretistiche e relativiste, che minerebbero la verità della fede, che è Gesù Cristo, Verbo di Dio.
Il libro evidenzia, all'interno del pensiero teologico di Clément, il percorso umano con le sue esperienze fondamentali, in particolare l'esperienza della morte e dell'amore, alla luce del messaggio evangelico e della dimensione pasquale (kenosis-risurrezione). Il libro è stato redatto sulla base del dialogo personale dell'autrice con Olivier Clément e su una ricchissima consultazione bibliografica. Dopo un'introduzione alla personalità dell'autore, alla sua formazione e al suo pensiero, in particolare per quanto attiene la dimensione antropologica, il volume affronta i temi centrali della riflessione di Clément: il rapporto diversificato della persona umana con le Persone della Trinità (dimensione del corpo, la persona di Cristo e la morte, la sinergia tra Spirito Santo e libertà umana); l'ecclesiologia, il rapporto tra crescita umana e religiosa e comunità; l'apertura alla conoscenza delle culture non cristiane al fine di individuare le radici comuni e nuove prospettive di interrelazione.
“Assisi ha fatto fare alla chiesa uno straordinario balzo in avanti verso le religioni non cristiane. Assisi è stato il simbolo di ciò che deve essere il compito della chiesa in un mondo segnato dal pluralismo religioso: professare l'unità del mistero della salvezza in Gesù Cristo. Assisi ha permesso a uomini e donne di testimoniare, nella preghiera, un’esperienza autentica di Dio al cuore delle loro religioni. Lo ‘spirito di Assisi’ plana al di sopra delle acque delle religioni e crea meraviglie di dialogo fraterno” (card. Roger Etchegaray).
Il volume, che raccoglie i testi fondamentali sugli incontri di Assisi, insieme ad alcuni documenti meno noti sulla preghiera con le altre religioni, introduce al dialogo interreligioso nello “spirito di Assisi”.
Il volume raccoglie i contributi del II Forum cattolico-ortodosso realizzato dal CCEE a Rodi in collaborazione con il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli sulla scorta della felice esperienza del Forum svolto a Trento nel 2008 sul tema della famiglia. Alla presenza di 17 delegati del CCEE della Chiesa Romano Cattolica e 17 rappresentanti delle Chiese Ortodosse in Europa, l'incontro ha permesso un confronto sui vari modelli e sulle varie soluzioni legali adottate dai singoli Stati per inquadrare giuridicamente le Chiese e regolare i rapporti con esse e le loro strutture pastorali, sociali e educative. Lo scopo di tali momenti di dialogo non è discutere questioni teologiche, trattate ad altri livelli, ma concentrarsi su questioni antropologiche d'importanza cruciale per il presente e il futuro dell'umanità.
Il CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D'EUROPA (CCEE) è l'organismo continentale di coordinamento tra le Conferenze episcopali cattoliche. Vi appartengono le attuali 33 Conferenze episcopali presenti in Europa, rappresentate dai loro presidenti, e inoltre gli Arcivescovi del Lussemburgo e del Principato di Monaco e il vescovo di Chişinău (Moldavia).Con le EDB hanno pubblicato La Famiglia: un bene per l'umanità. The Family: a Good for Humanity. Atti del I Forum Europeo Cattolico-Ortodosso Trento, Italia, 11-14 dicembre 2008 (2009).
India, secolo XX: il 14 luglio 1973, a Rishikesh, il monaco benedettino Henri Le Saux, vive l’esperienza del risveglio; Ramana Maharshi, trasmette il messaggio delle Upanishad senza la mediazione dei testi scritti; Ananada Mayi Ma, "essenziata di beatitudine", in samadhi, realizza l’advaita.
Personaggi di confine, o meglio, sopra il confine, "testimoni dell’assoluto", che Caterina Conio incontra nelle grotte, negli eremi, negli ashram dell’India, dopo aver a lungo meditato sulla Mandukya Upanisad, il più astratto dei testi vedantici. Caterina Conio ne comprende l’eccezionale "portata mistica" e la penetra a fondo, attraverso il confronto con le altre scritture della tradizione dell’Oriente e dell’Occidente.
Discute la prima tesi alla cattolica di Milano su un testo sacro non occidentale, la Mandukya, che continua ad approfondire per il suo PhD alla Banaras Hindu University. Sente il "bisogno metafisico" di un dialogo filosofico-religioso tra i due emisferi. A Varanasi, Panikkar sarà suo diretto interlocutore. E così Caterina Conio continua negli anni la ricostruzione del pensiero delle personalità esemplari cristiane e non: del Gandhi mistico e karma-yogin, del sacerdote Monchanin che, con l’abito ocra e il nome indiano, rimane per sempre fedele in tutto alla Chiesa cattolica, degli impavidi Vinoba e Thomas Merton che con attitudine ascetica hanno promosso la giustizia sociale e il dialogo interreligioso.
Il 31 ottobre 1996, Caterina Conio lascia il suo corpo e con esso i suoi scritti, dove è possibile per tutti trovare rifugio, perché "non esiste un livello della realtà che (...) non offra una possibilità di realizzare Brahman anche se magari in modo parziale, ma certamente reale ed effettivo".