Il legame tra musica e preghiera è antico, profondo e fecondissimo. L’Autrice lo indaga in un percorso che parte dalla Creazione e giunge fino a oggi, attraverso una rilettura dei fondamenti biblici, patristici, magisteriali e alla luce della sua lunga esperienza nel Rinnovamento nello Spirito. Il libro prova a descrivere l’infinito potenziale della musica quando essa è unita alla lode, alla preghiera, alla Parola che si fa ispirazione e annuncio.
Ma cosa era dunque Bisanzio? Civiltà e identità romana, religione cristiana, cultura e lingua greca, questo teneva insieme un variegato mosaico di popoli con lingue e tradizioni radicalmente diverse (un'etnia o una popolazione "bizantina" non è infatti mai esistita e non è altrimenti riconoscibile), che nei millecento anni della sua storia ha popolato un'estensione territoriale, all'inizio pari a quella delle regioni orientali dell'Impero romano, la curva del Mediterraneo che va dall'Egitto alla Dalmazia, dal confine danubiano al limes siro-mesopotamico. Restano splendide testimonianze di questa civiltà architettonica e artistica, e pensiamo alla Bulgaria, alla Serbia, alla ex Repubblica jugoslava di Macedonia, alla Grecia, alla Russia, per riferirci alle entità statali moderne, che comunque, almeno nei nomi, ricalcano le identità statali di epoca medievale (ma con gravi situazioni di crisi, si pensi al Kossovo, oggi stato indipendente ma all'epoca cuore stesso della civiltà serba, o all'Ucraina, oggi stato indipendente ma all'epoca regione in cui nacque la Russia cristiana, la Rus'di Kiev, appunto). Per certi versi, anche la stessa Italia fu per secoli largamente permeata di cultura bizantina. Il volume ripercorre questa straordinaria vicenda umana e artistica con dovizia di piante e illustrazioni che guidano i lettori anche non esperti attraverso la disamina soprattutto di chiese e monasteri a una migliore e più corretta comprensione di Bisanzio.
Da più di un secolo il filo che legava arte e fede sembra spezzato. L'arte contemporanea si sviluppa sempre più lontana dal contesto della religione cattolica e, d'altra parte, la Chiesa spesso, nelle commissioni delle sue opere d'arte liturgica, dirige le proprie attenzioni verso artisti che guardano al passato e non al dibattito contemporaneo. Ma cosa c'è dietro a questo desiderio di passato? Non è che gli stilemi di ieri ci aiutano a non riconoscere il vero problema, e cioè che non ci stiamo più interrogando sul serio sulla nostra fede?
Il presente volume fornisce tutti gli elementi necessari per uno studio ben fondato sul Canto e in particolar modo sul Canto Gregoriano. L’Autore fornisce una visione snella della conoscenza del Gregoriano e dei suoi contesti, storici e musicologico/liturgici sia da un punto di vista paleografico e semiologico.
Questo libro racconta come gli artisti hanno affrontato nella loro opera il rapporto con il trascendente e in che modo hanno trattato l’immagine di Cristo, interpretandone la figura con l’obiettivo di rendere visibile l’invisibile.
L’analisi di Demetrio Paparoni, fra i più attenti osservatori dell’arte contemporanea, si accosta ai dipinti del passato osservandoli in relazione alle visioni che ci vengono dall’arte moderna e contemporanea. Con una scrittura piana e accessibile, Paparoni esamina il modo in cui gli artisti di oggi hanno ridisegnato sul piano iconografico, e inevitabilmente teologico, la figura di Cristo alla luce dei mutamenti storici e dello sviluppo di nuovi linguaggi.
La basilica del Verano, costruita sulle sepolture di santi martiri tra i quali spiccava Lorenzo, è stata concepita fin dalla fondazione come meta imprescindibile di pellegrinaggio. Nel corso dei secoli, il suo prestigio è stato costantemente riaffermato, accrescendo il patrimonio di reliquie e riadattando le sue strutture alle aspettative dei pellegrini e ai bisogni di rappresentanza della Chiesa trionfante del Medioevo centrale romano. Il volume ripercorre la storia edilizia del complesso monumentale dall'epoca paleocristiana, mettendo a fuoco il momento saliente dell'intervento che, a cavallo del 1200, portò all'inversione dell'orientamento liturgico e a un eccezionale ampliamento mediante l'aggiunta di un nuovo corpo basilicale, realizzando un edificio che costituisce la testimonianza meglio conservata dello splendore dell'attività edilizia e dell'arte cosmatesca di Roma papale all'apice del suo potere.
Questo libro nasce da una attenta riflessione dell'autore sull'arte e in particolare sull'arte sacra, in tutte le sue dimensioni; nasce dal suo lavoro ordinario di docente universitario, dalle riflessioni con gli studenti, dalle discussioni con i colleghi, dalla lettura di testi e dalla continua visione di opere, e nasce anche dalla straordinaria partecipazione al XIII Sinodo dei Vescovi come esperto, nell'ottobre 2012. Il volume vuole essere un umile omaggio a Papa Francesco evidenziando l'enorme ricchezza del suo magistero che ha importanti implicazioni anche nel campo artistico. I primi tre capitoli sono infatti dedicati alle implicazioni, in ambito artistico ed estetico, derivanti dall'ascolto delle parole di Papa Francesco.
Nell'architettura e nell'azione liturgica la luce è materia e simbolo, linguaggio e metafora, realtà plasmata e plasmante. Nell'ideare e dare forma agli edifici di culto, architetti e artisti hanno il duplice compito di immaginare la luce tra funzione ed estetica, ciclo naturale e illuminazione artificiale. Il volume presenta gli atti del XIII Convegno liturgico internazionale di Bose, che ha affrontato il tema del ruolo della luce nello spazio liturgico.
La bellezza e il sacro sono nel cuore dell'uomo fin dalle sue origini: era impossibile per la Chiesa non assumerli. Juan Plazaola ripercorre duemila anni di arte occidentale con linearità e chiarezza, incontrando le opere più significative della storia dell'arte, osservate nel loro rapporto con le comunità cristiane che le hanno utilizzate, per comprendere e documentare l'intento pedagogico, didattico e teologico dei committenti. Affrontando innanzitutto il tema dell'ambiguità semantica del concetto di "sacro" applicato all'arte, l'opera illustra il rapporto tra la Chiesa, l'architettura e simbologia dei suoi luoghi di culto dalle origini alla contemporaneità; l'evoluzione storica delle immagini assunte dalla cristianità, dalle prime figure iconiche e poi simbologiche, passando per il realismo gotico e la figurazione narrativa, fino alle figure della Controriforma e alla crisi dell'immagine sacra in epoca contemporanea. Infine, un capitolo finale indaga il rapporto della Chiesa con gli artisti (storici, in tal senso, i discorsi di Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II).
Mai come oggi il mondo dell'arte appare distante dalla teologia e dalla spiritualità cristiana, dopo secoli in cui la Chiesa è stata un attore fondamentale dell'elaborazione estetica e anche della committenza di opere artistiche. Come si è arrivati a questa situazione? Siamo a un punto di non ritorno? Interpellando sul tema artisti e studiosi di storia dell'arte e di estetica, sono nati 19 dialoghi, tutti segnati dalla volontà di capire come l'arte contemporanea, figlia di una tradizione più che millenaria, possa tornare a porsi in rapporto con il "sacro" cristiano. È solo l'inizio di un cammino, che si annuncia promettente e fecondo.
Qual è il ruolo dell'arte nella vita spirituale? L'esperienza sensibile contiene in se stessa il senso che conduce al mistero, più lontano dell'esperienza ma accessibile solo attraverso di essa. A partire da una riflessione sulla funzione del corpo e dei sensi nella vita spirituale, il volume propone una rilettura del ruolo dell'arte come uno strumento privilegiato per accedere alle profondità della teologia e un linguaggio che può venire applicato anche alle altre religioni. Il libro è corredato anche di una sezione dedicata a immagini e foto.
Meraviglia dell'arte italiana, la pala d'altare con cui il Caravaggio si inchina alla solidarietà umana offre a chi la osserva un innovativo punto di vista sulle opere di misericordia, pietra fondante di qualsiasi fede. Attraverso lo sguardo del fiero custode del prezioso dipinto, si snoda il viaggio insolito di Terence Ward nelle "Sette Opere di Misericordia". In questo capolavoro è contenuto un messaggio visionario. Traboccante di suspense, colore e contrasti, la narrazione si avventura - seguendo il Caravaggio - attraverso il succedersi di gesti come l'offerta di cibo a chi ha fame, di acqua a chi ha sete, di vesti a chi ne è privo, di un tetto a chi non lo ha, di cure a chi è infermo, di attenzione a chi si trova in prigione e di sepoltura a chi muore. Con disinvoltura il narratore si sposta in verticale tra gli strati sociali di Napoli e tra passato e presente, passando dai circoli aristocratici ai quartieri popolari nel mondo del custode. Nel continuo fondersi di un elemento dentro l'altro, la storia va a coincidere con il resoconto personale, la memoria storica con il reportage giornalistico. Nell'arco di questi racconti paralleli si vedono, da una parte, lo sforzo febbrile dell'artista mentre trasferisce sulla tela la propria visione e, dall'altra, la faticosa esistenza del custode che si fonde con il messaggio di misericordia, ed è qui che avviene il passaggio dall'estraneità alla Grazia.