Lo spettacolo, che trae ispirazione dalle omonime fiabe di Hoffmann e Dumas e dal balletto di Tchaikovsky, è attualizzato e adattato toccando tematiche quali la diversità, il bullismo, l’accoglienza, la gentilezza nei rapporti interpersonali. È la storia del sogno di Natale che i giovani protagonisti Clara e Fritz vivono come un’avventura, in cui impareranno ad apprezzare uno strano regalo, lo Schiaccianoci, che avevano giudicato “diverso”.
Il CD con le canzoni è acquistabile a parte.
Spartiti delle canzoni: C’era una storia – La fata Zuccherina – Il castello dei giocattoli dimenticati – La marcia del no - Fiocco parlante fiore volante – Il Natale è qui.
Che cosa permette che 145mila italiani (e altri, nel mondo) spendano gratis una fetta di un loro sabato per chiedere ad altri di donare qualcosa ai poveri, incontrando milioni di concretissimi «sì»? E che cosa ha in sé di così potente un gesto capace di coinvolgere tutti e dappertutto, dagli alpini in congedo agli ultras degli stadi, dai detenuti agli immigrati, e famiglie, studenti, pensionati... un popolo, insomma?
La generosità, certo. Ce n’è una quantità enorme, in un fatto come la Colletta Alimentare del 25 novembre. E sarebbe già qualcosa da guardare con meraviglia, perché quando è così imponente e diffusa non può essere ridotta a un fatto sentimentale, a una ventata spuria di ottimismo tra i soliti pensieri neri sul futuro, i tempi «che non sono più quelli di una volta», i giovani d’oggi eccetera. Dopo un fatto così, certi giudizi andrebbero corretti, approfonditi, rimessi a fuoco.
Ma non basta. C’è di più, da scavare e capire. Perché al di là dell’aspetto - pur importantissimo - del “fare del bene”, un avvenimento come la Colletta è un’occasione enorme per una presa di coscienza. Se non si volta pagina in fretta per passare ad altro (fosse anche un’altra buona iniziativa: Natale è vicino...), può farci capire qualcosa di decisivo su chi siamo e di cosa abbiamo bisogno, come persone e come popolo. Siamo poveri, mendicanti di tutto perché fatti di un desiderio senza fine. E abbiamo bisogno di condividere la vita con i poveri, per non smarrire noi stessi.
È in momenti come questi che emerge con più nettezza la struttura dell’uomo, che ci si rende conto di come davvero il mendicante sia «il protagonista della storia» (lo ha ricordato anche papa Francesco tempo fa) e la carità «la legge della vita», per usare un’altra espressione cara a don Giussani. Ed è vivendo momenti del genere con consapevolezza, accorgendosi di cosa sta succedendo e senza dare nulla per scontato - neanche se si tratta di qualcosa a cui si partecipa da anni (la Colletta era alla ventunesima edizione) -, che si può riscoprire come certi gesti siano «espressione di un’origine» che non va persa di vista, come ha detto don Julián Carrón, presidente della Fraternità di CL, nei giorni scorsi: «Sgorgano dalla fede» e aiutano ad approfondire la fede.
È per questo che dedichiamo il “Primo Piano” alla Colletta Alimentare e ad altri gesti simili, perché aiutano a imparare la «legge della vita». Gesti antichi, come le Tende di Natale di Avsi che ormai hanno una tradizione radicata. O nuovissimi, come l’evento nato in Romania da chi ha spalancato mente e cuore all’ennesimo regalo che papa Francesco ha fatto alla Chiesa: la Giornata mondiale dei poveri, il 19 novembre. Accoglierli, ha ricordato il Pontefice nel suo messaggio, è mettersi davanti a «maestri che ci aiutano a vivere la fede», perché «ci mostrano in modo sobrio, e spesso gioioso, quanto sia decisivo vivere dell’essenziale». Abbiamo bisogno di farlo. Per essere noi stessi.
Prepariamoci al Natale guardando con occhi diversi ciò che ci circonda, lasciandoci stupire dal miracolo della nascita di Gesù che si compie sotto lo sguardo pieno di speranza, fiducia e gioia dei suoi primi testimoni. "Attraverso il racconto di Maria, Giuseppe, i pastori e tanti altri personaggi, lasciamoci avvolgere dalla luce di Dio che viene nel mondo per portare salvezza e pace".
Quieto silenzio,
Notte profonda,
Il Verbo eterno l'Onnipotente scende tra noi dal trono regale.
Venite adoriamo.
(Dalla liturgia)
I racconti dickensiani mettono in scena una famiglia raccolta, il desiderio di stare insieme, l'amore per le cose semplici, ma preziose in un mondo popolato da fate, spiriti, folletti e creature fantastiche che portano l'uomo in una dimensione surreale, ma vissuta in maniera totalmente realistica. Come nei romanzi, anche qui l'autore svela l'altra faccia dell'Inghilterra del suo tempo, quella del malessere sociale e l'immensa e caotica metropoli con le sue case fatiscenti e le sue strade degradate. Il tono non è però mai totalmente cupo e lascia spazio al sorriso o alla risata liberatoria, al comico e al grottesco. Nei suoi racconti, Dickens disegna le sue grandi utopie natalizie facendo spesso ravvedere gli indifferenti e i malvagi e regalando così al suo lettore l'atteso lieto fine.
Nella liturgia del Natale i Magi rappresentano una delle voci più misteriose ed affascinanti; venuti da un lontano Oriente al seguito di una stella, cercano il Salvatore tra mille difficoltà e (secondo la stessa narrazione evangelica) dopo averlo finalmente trovato, rischiano addirittura di metterlo in pericolo, se solo un angelo non li indirizzasse su un'altra strada ingiungendo loro di non fare ritorno dal perfido Erode. In principio né Re, né tre, i Magi hanno assunto molteplici identità, divenendo anche quattro, otto o dodici, ed hanno svolto una funzione ideologica cangiante a seconda delle distinte realtà in cui la storia che li celebrava si è affermata, magari solo attraverso la voce (meno nota, ma per questo non meno significativa) di una minoranza cristiana. Tale narrazione si è col tempo espansa grazie alla letteratura "apocrifa", in cui il tema dei Magi si è intersecato con quello della regalità, della mercatura, dell'ambasceria e della divinazione astrale, sempre conservando la "cifra" distintiva dell'universalismo cristiano come valore centrale, di cui tali viaggiatori si fanno testimoni, a conferma di una buona novella che viene per tutti. La ricchezza espressiva, teologica, concettuale e propagandistica che ha connotato tale ciclo narrativo non ha conosciuto confini nel mondo eurasiatico e successivamente anche negli altri continenti, generando una rete di tradizioni devozionali e spirituali straordinariamente ricca e variegata. Questa raccolta di saggi, curata da alcuni tra i maggiori specialisti della materia, propone, in armonia con la complessità del soggetto, una serie di percorsi interpretativi ed esegetici, volti a indagare l'eccezionale ricchezza espressa dal cammino dei Magi nella sua ininterrotta diffusione, nel tempo e nello spazio, tra simboli e riti capaci di ispirare ancora i moderni a dispetto della diversità delle lingue e delle distinte modalità espressive. Presentazione di Franco Cardini.
Scopri la meravigliosa storia del Natale e costruisci la stalla, i personaggi e gli animali per fare il tuo presepe. Questa scatola contiene: Il libro del mio primo Natale; il modello della stalla; I modelli dei personaggi; I modelli degli animali; Il modello della mangiatoia. Età di lettura: da 3 anni.
È la notte di Natale e in cielo, lassù, una stella risplende nel blu. Un libro scintillante, perfetto come regalo di Natale. Età di lettura: da 3 anni.
Entrate nello spirito natalizio costruendo e colorando il magico modellino (lungo 1,2 metri!) della slitta di Babbo Natale e delle sue renne. Poi mettetevi al calduccio e leggete un classico dei racconti natalizi, "La notte prima di Natale" di Clement C. Moore. Età di lettura: da 4 anni.
Un libro-strenna ideale per i bambini: testi poetici, semplici, adatti a loro ma mai banali; disegni a colori dal tratto originale; e motivi musicali facilmente assimilabili, registrati su un Cd audio allegato. Età di lettura: da 3 anni (con i genitori).
Fratelli, sorelle! Vorrei raggiungere ogni casa per portare la benedizione di Natale. Vorrei visitare ogni famiglia per ascoltare una confidenza, per raccontare una storia, per stringere le mani. Pensavo che l'impresa fosse impossibile e me ne intristivo. C'era persino una voce che mi rimproverava: «Dunque vuoi lasciare i tuoi fratelli e le tue sorelle senza un augurio di Natale? Ma che fratello sei?». Per fortuna ho incontrato il signor Angelo, gli ho confidato la mia inadeguatezza e il mio rammarico. E il signor Angelo ha trovato subito una soluzione: «Ma non preoccuparti: ci vado io!». E così io vi raggiungo tramite l'Angelo: lui visita tutte le città, lui entra in tutte le case. Per tutti avrà una parola, per ogni casa avrà una benedizione, ha persino tempo per ascoltare le confidenze e consolare qualche lacrima. Ecco, viene a nome mio il signor Angelo: accoglietelo bene! Ha il volto del vostro prete, ha il volto del diacono, della suora, degli altri amici della parrocchia che bussano alle vostre porte mentre dappertutto si prepara il Natale: sono belli e buoni come l'esercito del cielo che la notte di quel Natale rallegrarono la terra con il loro inno festoso e avvolsero di luce la vita della gente. Non so come esprimere la mia gratitudine al signor Angelo e non so come dirvi il mio affetto e il mio augurio, fratelli e sorelle. Forse vi sembrerà poco conveniente che io mi metta a raccontare storie mentre dovrei fare discorsi più seri. Però la colpa, se è una colpa, è del signor Angelo che aveva tanta premura di venire a casa vostra che non mi ha lasciato il tempo per scrivere messaggi più elevati e parole più convenienti. Prendetelo com'è! È un angelo... E che sia un buon Natale, per voi e per tutti: pace in terra agli uomini amati dal Signore!
Nella campagna olandese battuta dal vento sorge una bizzarra casa, costruita vicino a un cimitero e abbandonata da tempo. Qui si sono appena trasferite le sorelle Fing, Muulke e Jes con i quattro fratelli, il padre e nonna Mei. Per la famiglia Boon si tratta dell’ennesimo trasloco al seguito degli sconclusionati tentativi di Pap di avviare un’attività redditizia: questa è la volta di una manifattura di sigari. Ma sulla vecchia casa sembra pesare un oscuro segreto. E nonna Mei, con il suo occhio da civetta e la sua valigia piena di foto, ne sa più di quanto sia disposta a raccontare... Un romanzo di tragiche tragedie, vagabondi, veleni, disastri, pasticci! Una cronaca famigliare che mescola suspence e umorismo e dove i misteri del passato si sciolgono per lasciare spazio definitivo all’amore.
BENNY LINDELAUF è nato nel 1964 a Sittard, nei Paesi Bassi, ed è un autore di romanzi e opere teatrali per ragazzi. Con Nove braccia spalancate ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica ed è stato premiato dall’American Library Association con il Mildred Batchelder Honor Award per il miglior libro dell’anno tradotto in inglese e pubblicato negli Stati Uniti (2015).
FINALISTA PREMIO STREGA RAGAZZI 2017.