Un classico della spiritualità nella sua diciannovesima edizione. Il testo è curato da Carlo Carretto, con una prefazione di Divo Barsotti. I racconti", stampati per la prima volta nel 1881, oggi sono divenuti il libro più conosciuto e diffuso della spiritualità russa. Libro strano, senza riscontro, di cui non si sa dire con precisione né dove, né quando fu scritto, né chi lo abbia composto. L'immediatezza del linguaggio parlato, la ricchezza delle scene, l'ingenuità del racconto, la sincerità della testimonianza di un'esperienza rara di vita mistica, fanno di questo libro un unico in tutte le lingue del mondo. "
Opera classica della letteratura spirituale moderna, i Trattenimenti spirituali raccolgono i consigli, le esortazioni, le indicazioni che Francesco di Sales ha dato personalmente, in varie occasioni, alle Suore della Visitazione. In pagine vivaci e concrete Francesco propone una vita all'insegna della carità operosa, alla luce della Volontà di Dio, esaminando anche, con il tono colloquiale e deciso che lo caratterizzava, gli ostacoli che possono rallentare il cammino. Introduzione al pensiero del Santo, queste "conversazioni" ci mostrano una spiritualità incarnata, graduale, di buon senso, per ogni cristiano.
Devozione fervida e profonda, stile sobrio e conciso, potenza espressiva ed efficacia persuasiva: sono le caratteristiche dell'Imitazione di Cristo, definito "il più sublime libro religioso del Medioevo".Tra mistica, morale e ascesi, un classico sempreverde della spiritualità cristiana, profondamente umano nel guidare all'esperienza religiosa e al perfezionamento interiore, affascinante nella sua universalità.
Dalla Tebaide al Sinai, dall'Arabia alla Palestina, attraversando i deserti di roccia e di sabbia o ricche contrade, scalando monti e attraversando fiumi, con l'ansia di vedere e di conoscere... E' l'avventura di Egeria.
"Io sto facendo un libro della Pratica di amar Gesù Cristo, dove ho posto molte belle cose dell'amore di Gesù Cristo e dell'amore che gli portiamo": così Alfonso Maria de Liguori annuncia in una lettera del 1767 il contenuto dello scritto che avrebbe visto la luce nel 1768 e che egli stesso definì "la più devota ed utile delle sue opere". Nella Pratica l'autore spiega quali siano le virtù da acquistare e praticare, quali i difetti da evitare per conservare e accrescere l'amore che conduce il cristiano a Dio. Un testo di profonda spiritualità, oltre che un vero trattato di morale, originale e popolare ad un tempo, da riscoprire in tutta la sua bellezza.
I testi pubblicati in questo volume costituiscono vere e proprie pietre miliari della letteratura cristiana delle origini, sia per la loro importanza teologica e morale, sia per la loro antichità. La Didachè, in particolare, è tra gli scritti più antichi: l'Autore, anonimo, intende presentare l'insegnamento di Dio, rivelato nella Sacra Scrittura. Prima Lettera di Clemente Romano ai Corinzi, scritta intorno al 95-98 d.C. ed attribuita a papa Clemente, non è una lettera, ma un'omelia che ha conosciuto un'enorme diffusione nell'antichità. Il messaggio di fondo della Lettera è che bisogna essere «umili e senza vanagloria, volendo più obbedire che comandare». A Diogneto è uno scritto anonimo nel quale si traccia un profilo della mentalità cristiana e dei suoi princìpi basilari.
Nel 1411, a Venezia, si apre il processo per la canonizzazione di Caterina da Siena (1347-1380), una delle grandi figure cristiane del travagliato Trecento, proclamata Dottore della Chiesa da Paolo VI. Per mandato del Generale del proprio Ordine, fra Tommaso Caffarini (senese come Caterina e suo discepolo) inizia a raccogliere le testimonianze sulla vita della "santa vergine". Attingendo a questo materiale, completato da passi degli altri testi biografici dedicati a Caterina dai suoi contemporanei (la Legenda Maior, quella Minor, il Libellus de Supplementum), si delinea qui un ritratto vivace, concreto e immediato della grande santa di Siena. Lo stesso fra Tommaso da Siena Caffarini e tanti altri, nei loro ricordi ci portano ai giorni felici, seppur difficili, della vita di Caterina e della "bella brigata": alla festa continua, all'atmosfera alta, spirituale, di un ambiente saturo di divino, eppure umano, familiare, intimo; al mistero di una persona tormentata dalle malattie e dalle sofferenze, eppure straordinariamente forte, che concluse la sua vita dicendo: «Tenete per fermo, figlioli carissimi, che ho dato la vita per la santa Chiesa, e questo lo credo per una grazia eccezionale che mi ha concesso il Signore».
Con l'espressione "Padri Cappadoci" - ovvero Basilio, Gregorio di Nissa, Gregorio Nazianzieno, Amfilochio di Iconio e Evagrio Pontico - si indica un gruppo di Padri della Chiesa vissuti in Cappadocia nel IV secolo. Furono teologi, asceti, vescovi, stretti da vicendevole amicizia e, pur nelle differenziazioni individuali, uniti negli intenti, quali l'organizzazione della Chiesa, una ben precisa definizione del dogma trinitario (che riuscirono a sancire mediante una decisione ufficiale da essi stessi per più aspetti influenzata nel concilio di Costantinopoli del 381), la diffusione e l'attuazione della vita monastica; furono uniti anche dalla loro formazione culturale, sostanzialmente uniforme in tutti. L'Autore presenta la vita, le opere e il pensiero dei Padri Cappadoci evidenziandone lo straordinario contributo alla vita della Chiesa e alla definizione della sua dottrina.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
1. In questo volume vengono raccolte tre opere di san Giovanni Crisostomo: L'unità delle nozze; Discorso ad una giovane vedova; Elogio di Massimo (Quali donne bisogna sposare). Di san Giovanni Crisostomo (344 c. - 407) non mi fermo a parlare della vita e delle opere perché rimando ai volumi 7, 22, 24, 31, 35 di questa collana.
Il trattato L'unità delle nozze vuol consigliare le donne che sono state sposate una volta sola a considerare la vedovanza superiore alle seconde nozze: queste ultime sono lecite, sono anzi autorizzate dalla Legge anche se sono la testimonianza «di un animo debole, incline ai piaceri della carne... incapace di concepire alcunché di grande e di eccelso» (2.1). D'altra parte, «il matrimonio non si chiama matrimonio per l'unione carnale — in tal caso anche la fornicazione sarebbe un matrimonio — ma perché la donna sposata ama un solo uomo» (2.2). Le seconde nozze poi recano notevoli situazioni di disagio nell'ambito del nuovo nucleo familiare. Gli stessi legislatori hanno ben compreso questo, donde il motivo di «spogliarle di ogni sfarzo»: il secondo matrimonio «C meritevole di indulgenza ma non di elogi, applausi di corone». Nel Cap. III, il Crisostomo indica quali solfo le «giovani vedove), di cui parla Paolo e alle quali Paolo ordina di risposarsi. Paolo si rivolge non alle giovani vedove che trovano il coraggio di perseverare nella vedovanza, ma a quelle i cui «desideri carnali le distaccano da Cristo» (3.1). Si tratta quindi di una semplice concessione: «per condiscendenza... a causa della vostra incontinenza» (3.2). Sono giovani deboli, non comunque di una «debolezza di natura, ma di volontà», per cui è bene ed è necessario evitare lo scandalo dando così «all'avversario occasione di maldicenza» (3.3): ecco perché Paolo. in fondo, ha prescritto il matrimonio. La vera vedova è colei che si consacra totalmente «alle cose spirituali e celesti, attendendo alle cose del Signore»; è colei che «ha riposto in Dio la sua speranza» (ibid.). Sono appunto questi i concetti-chiave su cui il Crisostomo impernierà l'intera sua discussione e trattazione: sono infatti la chiave di volta interpretativa di tutta la problematica matrimoniale affrontata dal Crisostomo.
A tal proposito, per una più approfondita conoscenza del pensiero crisostomeo in questa materia, oltre ai tre trattati di cui nel presente volume, in particolare sono da leggere per la loro specificità sull'argomento: La verginità, Il matrimonio, Il libello del ripudio.
Ritornando al contenuto del testo, non mancano obiezioni alla vedovanza: l'amministrazione dei beni, ad esempio, rischia fortemente di rovesciarsi, senza la presenza di un uomo, del marito. Crisostomo dimostra (Cap. IV) che le donne sanno amministrare altrettanto bene che gli uomini il loro patrimonio. Infatti, compito della donna non e acquistare i beni — questo è proprio del marito — ma di conservarli.
A CURA DI C. RIGGI
Viene pubblicato la traduzione integrale dell'Autobiografia del Nazianzieno, scritta originariamente in versi, e con essa un'opera in prosa, La fuga, un'orazione sul sacerdozio.
Un lavoro quanto mai ricco e vivo sul piano spirituale, nonche attuale e impegnato sotto il profilo pastorale ed ecclesiologico.