
Santa Teresa d'Avila nella suao opera, "Il castello interiore", ha immaginato l'essere umano (ogni essere umano) come principesca abitazione di Dio, pur riconoscendo la triste condizione in cui egli versa, quando si riduce a vivere come un mendicante estraneo al Castello, rassegnato alla propria miseria che non osa nemmeno varcare la soglia della splendida abitazione. Anche Kafka racconterà, qualche secolo dopo, la straziante esperienza dell'uomo invitato al Castello, ma impossibilitato ad entrarvi perché continuamente ingannato da messaggeri e messaggi ambigui e fuorvianti.
Il Mariale Aureo, considerato il testamento spiriìtuale di Jacopo da Varagine (1228-1298), costituisce un unicum rispetto alla letteratura religiosa coeva: classificata fra i sermones, l’opera in realtà attinge dai generi letterari propri della predicazione dell’epoca (catenae, exempla, florilegia, ecc.), ma sfugge alle logiche che tali categorie imponevano, inserendosi comunque nel ricco filone della produzione letteraria “edificante” utilizzata dagli Ordini Mendicanti per la loro predicazione itinerante.
Dal punto di vista dottrinale, il Mariale contiene delle affermazioni controcorrente: nega l’esenzione di Maria dal peccato originale (tema allora controverso nella Chiesa), nega la mediazione universale di Maria a salvaguardia dell’unica mediazione di Cristo. E ciò nonostante il Mariale ha alimentato pietà, ha ispirato predicazione, ha offerto simboli e immagini all’iconografia. Si tratta di un documento prezioso per capire la storia della teologia, la storia dell’interpretazione biblica, la storia del rapporto tra dogma e devozione: una testimonianza eloquente – non solo a livello letterario – della pietà cristiana dal XIII secolo in poi.
Sommario
Introduzione. Avvertenze preliminari. Indicazioni bibliografiche. Mariale Aureo di Jacopo da Varagine. Autori e opere citati. Indice latino-italiano. Indice italiano-latino.
Note sul curatore
Valerio Ferrua, nato a Torino, entra nell’ordine domenicano nel 1947. Dopo il dottorato in teologia, studia soprattutto autori medievali e cura le edizioni delle Vitae Fratrum e delle Fontes Vitae di san Tommaso d’Aquino e delle Legendae di san Domenico del Calò. Si specializza in liturgia all’Institut Catholique di Parigi e cura l’edizione del Santorale e del Messale domenicano. Insegna liturgia sacramentaria alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale.
Si tratta di quindici composizioni, accomunate dall'identità del tema e dalla forma poetica. In origine molto probabilmente erano composizioni separate, destinate a uso liturgico, come commento esegetico-meditativo dopo la lettura dei testi biblici ai quali si riferiscono. In questa raccolta Efrem non svolge solo una catechesi, ma, con un linguaggio intimo che coinvolge, comunica la sua esperienza, la sua tensione verso il mistero di Dio, la sua ricerca come teologo. Secondo la teologia di Efrem, il paradiso storicamente realizzato è la Chiesa che cammina sulla terra, ma la persona tende a una pienezza di vita che trascende ogni possibilità della creatura.
Vede la luce anche in Italia la traduzione del Lexikon der antiken christlichen Literatur a cura di S. Döpp e W. Geerlings, giunto in breve tempo in Germania alla III ediz. (Herder, 2002). L'opera si ricollega alla celebre Patrologia di B. Altaner, manuale più volte riveduto ed edito, sulle cui pagine si sono formate generazioni di teologi e di cultori della letteratura cristiana antica. Questa traduzione italiana corrisponde alla III ediz. tedesca, notevolmente ampliata rispetto alle due precedenti.
Perché il decalogo è stato dato nel deserto a tutto il popolo riunito, tra prodigi? La trasmissione della legge sul Sinai non è solamente la trasmissione di un codice, è una rivelazione parallela a quella del roveto ardente. I comandamenti sono indicazioni morali, ma anche elementi per la conoscenza di Dio. Il decalogo è, allora, la presentazione della legge nel senso più complessivo del termine ed è l'auto presentazione di Dio agli uomini. È sia l'espressione di un codice, di una concezione della divinità e dei suoi rapporti con il mondo, che l'espressione di una teorizzazione sociale, di un quadro politico.
«I testi cristiani antichi non sono di immediata lettura, ma la loro distanza pazientemente ci guida ad affrontare le tante distanze che ci separano dagli uomini e dalle donne di oggi. Se rispettati in questa dimensione, quegli scritti parlano ancora e permettono di entrare in qualche misura in dialogo con fratelli e sorelle che “ci hanno preceduto nel segno della fede”» (dall’Introduzione).
Nell’intento di confrontarsi con uomini e donne dei primi secoli cristiani, grandi figure abituate più di noi a misurarsi con ‘un mondo che cambia’, al veloce mutare degli scenari e alla presenza contemporanea di culture diverse, il volume propone alcuni brevi medaglioni, nati per le pagine di Evangelizzare, che interrogano l’esperienza antica a partire da domande, problemi, desideri attuali.
Sommario
Introduzione. I. Furono chiamati cristiani. 1. Il Vangelo di Tommaso. 2. Didachè. 3. Le Odi di Salomone. 4. Coraggio, Erma! 5. Tecla di Iconio. 6. Taziano il siro. 7. La passione di Perpetua. 8. Tertulliano: Alla moglie. 9. Origene. 10. Novaziano. II. Un secolo breve? 11. Ambrogio. 12. Pacomio. 13. Afraate. 14. Marcella dell’Aventino. 15. Cromazio di Aquileia. 16. Paolino e Terasia. 17. Santa Caterina e Ipazia. 18. Benedetto e il goto. 19. Raedegonda. 20. Nel nome di Dio clemente misericordioso. Bibliografia minima di riferimento.
Note sull'autrice
Cristina Simonelli (Firenze 1956) è docente di teologia patristica alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, allo Studio teologico San Zeno di Verona, affiliato alla Pontificia Università Lateranense, e allo Studio teologico San Bernardino, sempre di Verona. È socia del Coordinamento delle teologhe italiane. Collabora da alcuni anni alla rivista Evangelizzare.
Volume antologico dedicato a Sant'Agostino; il tema conduttore che ha presieduto la scelta dei testi e costituito dall'esperienza mistica del grande Padre della Chiesa. Raccolta di testi che caratterizzano l'essere mistico di sant'Agostino. I brani sono tratti da Le Confessioni, I Soliloqui, La Trinita, dall'Epistolario e dal Commento alla I Epistola di Giovanni.
Anatomista della natura umana, della quale ha esplorato i «movimenti» interiori ed esteriori con la pazienza del botanico, la precisione dell’orologiaio e l’applicazione del medico, Francesco di Sales (1567-1622) può essere considerato un grande educatore del cuore umano. Dopo una formazione eccezionalmente lunga e accurata – nella sua famiglia in Savoia, al collegio dei gesuiti a Parigi e all’università di Padova – egli ha messo in pratica le proprie conoscenze con un numero incalcolabile di persone: protestanti del Chiablese, collaboratori della sua missione pastorale, fanciulli del catechismo e giovani dei collegi, gente del popolo e intellettuali, lettori dell’«Introduzione alla vita devota» e Figlie della Visitazione.
La formazione come lui la intende è posta sotto il segno dell’umanesimo integrale. Egli vuole formare tutto l’uomo: il corpo con tutti i suoi sensi, l’anima con tutte le sue passioni, lo spirito con tutte le sue facoltà, e soprattutto il cuore, simbolo della volontà, dell’amore e della libertà. Non dimentica l’educazione al femminile. Cosciente del valore dell’individuo, coltiva le grandi virtù sociali: l’amore nel matrimonio e nella famiglia, la «civiltà» nella vita sociale, il lavoro e la solidarietà, la giustizia e la «generosità» caratteristiche dell’ideale del «buon cittadino».
Quest’uomo, per essere fedele a se stesso, si apre alla trascendenza. Il Dio di Francesco di Sales è il «Dio del cuore umano». Così insegna la «devozione civile», una spiritualità del quotidiano, l’amore e la dolcezza verso il prossimo. Il suo metodo è semplice: «Chi conquista il cuore dell’uomo conquista tutto l’uomo».
Questo primo volume contiene i sermoni predicati da Isacco della Stella alla propria comunità monastica dalla Settuagesima alla Pentecoste, partendo dalla lezione scritturistica proposta dalla liturgia per quelle feste. Bouyer ha scritto di lui: "Ha il dono di uno stile agli antipodi rispetto a quello di san Bernardo, ma non meno splendido. Le sue visioni metafisiche o teologiche si esprimono in antitesi mirabilmente bilanciate, che hanno qualcosa di poetico. Oppure si lancia in vasti periodi armoniosamente punteggiati di immagini splendide, veri poemi in prosa. Attraverso tutto ciò appaiono impreviste espressioni di una umanità gustosa e di una familiarità inattesa".Il testo dei sermoni è preceduto da una Introduzione, piuttosto ampia, che situa Isacco nel suo contesto storico, ne fa emergere con puntuale analisi le caratteristiche, la sua sete di Dio e la grande intuizione spirituale, il suo essere radicale nelle esigenze della vita monastica e insieme ricco di dolcezza verso i suoi monaci.
La pratica della meditazione cristiana e la saggezza dei monaci del deserto
Le sfide e la semplicità del messaggio della saggezza del deserto
Il rapporto con il silenzio e la parola, con se stessi e la comunità
Per Rowan Williams - attuale Arcivescovo di Canterbury - nella spiritualità dei padri e delle madri del deserto risuonano con forza molteplici aspetti della ricerca spirituale moderna.
Una profonda rilettura degli scritti dei maestri del deserto inframezzata da detti e insegnamenti.