Il piccolo libretto di Qohelet, "scandaloso- gioiello biblico, sembra scardinare tutte le nostre certezze e consegnarci a un pessimismo disperante. Che legame ci può essere tra questo libro della Bibbia e Gesù? A tale interrogativo vuole rispondere il presente volume. Partendo da un'intuizione fondamentale dei Padri della Chiesa - «il nostro Ecclesiaste è Cristo» -, l'autore ci propone una rinnovata lettura cristiana di Qohelet, intendendola più o meno così: l'uomo Gesù Cristo si è confrontato con le domande e i problemi lasciati aperti da Qohelet. Li ha affrontati, pensati, solo in parte risolti, anzi spesso li ha trasformati in nuove domande, ben sapendo che l'autore di questo libro si rivolgeva «a tutta la creazione e al mondo intero riguardo ad argomenti comuni a tutti». Un particolare cammino di lettura di Qohelet poco battuto ma, come ben dimostra Ludwig Monti in questo volume, capace di aprire sentieri inediti di riflessione in vista di una lettura cristiana, dunque umana, di Qohelet. E, di conseguenza, dell'esistenza tout court, perché tra i libri biblici Qohelet è tra quelli più moderni, o forse eterni, nel tratteggiare il mestiere di vivere.
“Benedetto Piacentini si cimenta con tre grandi commentari moderni: quelli di Arthur Weiser, Gianfranco Ravasi, e Luis Alonso Schökel-José Luis Sicre Diaz e mi sembra privilegiare, come punto di vista ermeneutico complessivo dell’intero libro, il suo studio filologicamente attento e impegnato”.
(...) Comunque lo si interpreti, il protagonista di questo tanto complesso libro ha il grande e impagabile merito di dare voce non solo all’uma-na sofferenza in eccesso e senza perché, ma anche a quella paura atavica dell’uomo di scoprirsi prima o poi una creatura imbrogliata, un figlio tradito, un re malamente detronizzato (Gb 29-30; cfr. Gb 7) che irride, parodiandolo, il Sal 8.
Non a caso, la stessa risposta finale di Dio a Giobbe, riprenderà ironicamente il filo di queste questioni circa il «dov’è il Padre?», in qualche modo rovesciandole: «Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine dicendo: Chi è costui che oscura il consiglio con parole insipienti? Orsù, cingiti i fianchi come un prode, io t’interrogherò e tu mi istruirai. Dov’eri tu quand’io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa il filo a piombo? Su cosa affondano le basi delle sue colonne o chi ha gettato la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio?» (Gb 38,1-7; cfr. anche vv. 19-21.24).
(Dalla presentazione al libro di don Roberto Vignolo)
Benedetto Piacentini, già religioso della Piccola Famiglia dell’Annunziata ha vissuto a Montesole (BO) fino alla morte di G. Dossetti. Dopo aver studiato il latino e il greco, si è trasferito in Medio Oriente dove è rimasto 10 anni, prima a Gerusalemme e poi nella comunità religiosa in un villaggio palestinese non lontano da Ramallah. Durante questo lungo periodo ha potuto approfondire lo studio delle lingue semitiche (ebraico biblico, ebraico moderno, Arabo letterario, dialetto palestinese, aramaico biblico) e frequentare le scuole bibliche a Gerusalemme, in particolare la Scuola Biblica Francescana della flagellazione e l’École Biblique tenuta dai domenicani. Incoraggiato dai suoi professori, ha intrapreso il lavoro di scrittore biblista dal 2006, pubblicando “I Canti di lode dei Padri”, Esapla dei salmi (Edizioni Dehoniane Bologna) nel 2011 e “I Salmi Preghiera e Poesia” con Paoline editoriale libri, Milano nel 2012. Nel 2014 ha conseguito da privatista la laurea in teologia, continuando il lavoro di biblista sul web e predisponendo una videoteca biblica.
“Dio ha unito voi a Cristo: egli è per noi la sapienza che viene da Dio” (1Cor 1,30). San Paolo spiegò alla prima comunità cri¬stiana a Corinto dove si può trovare la sorgente della conoscenza spirituale. Insegnò come vivere la nostra vita e come arrivare a sapere il piano divino. La sorgente della sapienza è Cristo Gesù, il Figlio di Dio.
Non si tratta qui di un testo interessante solo agli specialisti della letteratura dei secoli passati, ma piuttosto della Parola del Dio Vivente il quale parla al suo popolo. Bisogna però aprire la Parola con fede, con preghiera, con fiducia. E ci vuole anche un po’ di aiuto da parte di qualcuno che ha pregato sopra il testo santo e vuole condividere il dono dello Spirito con noi.
In questo volume Sebastiano Pinto introduce i lettori a Salmi e Cantico in maniera non convenzionale e più consona all'etimologia del termine (intro-ducere, portare dentro), invitando chi legge a entrare nel testo, ad attraversarne gli snodi tematici e ad appropriarsi dei contenuti. La serie a cui appartiene il volume è pensata come un'introduzione ai libri della Bibbia attraverso un commento consapevole dei maggiori apporti dell'esegesi contemporanea. Non lasciando mancare elementi di originalità, le pagine che seguono optano per la lettura diretta di alcuni passi biblici che, come punti di accesso privilegiato, consentono uno sguardo all'insieme del maestoso edificio della Scrittura.
Sebastiano Pinto introduce i lettori a Proverbi, Siracide, Sapienza in maniera non convenzionale e più consona all'etimologia del termine (intro-ducere, portare dentro), invitando chi legge a entrare nel testo, ad attraversarne gli snodi tematici e ad appropriarsi dei contenuti. La serie a cui appartiene il volume è pensata come un'introduzione ai libri della Bibbia attraverso un commento consapevole dei maggiori apporti dell'esegesi contemporanea. Non lasciando mancare elementi di originalità, le pagine che seguono optano per la lettura diretta di alcuni passi biblici che, come punti di accesso privilegiato, consentono uno sguardo all'insieme del maestoso edificio della Scrittura.
Gli studi sul libro di Samuele si muovono su quattro fronti: la storia della formazione del testo, le informazioni storiche sull'origine della monarchia in Israele, le caratteristiche letterarie della narrazione, il suo influsso sulla storia della cultura occidentale. Il presente commentario affronta tutti questi aspetti alla luce della produzione scientifica più recente. La traduzione è aderente al testo masoretico ed è accompagnata dalle varianti testuali delle versioni antiche. L'approccio intratestuale e intertestuale porta progressivamente alla luce una pedagogia divina che fa sperimentare al popolo il fallimento di qualsiasi autorità politica che stia al posto di Dio. L'analisi delle complesse vicende dei protagonisti guida il lettore a rileggere le proprie esperienze umane e a formulare un giudizio.
Il libro più misterioso della Bibbia, destinato a rappresentare, in ogni tempo, la più sublime poesia d'amore. Nel breve poema che ha meritato il titolo di Cantico dei cantici, da sempre al centro di letture contrastanti, si gioca la tensione fra l'esperienza del tripudio amoroso, espresso nel desiderio infinito degli amanti, e la consapevolezza della fragilità e della finitezza di ogni amore umano.
«[...] accostandoci al Cantico dei cantici, oggi abbiamo veramente da riflettere, da interrogarci, da pensare: non si può leggere questo testo come si leggerebbe una qualsiasi altra poesia d’amore. Il Cantico dei cantici è un libro che Dio ci fa leggere senza un immediato scopo didattico, ma perché “ci servirà”! Tale affermazione vale per il credente, ebreo o cristiano, e anche per il non credente che, ascoltandolo, potrà apprendere il punto di vista del credente. Ciò significa che qualunque interpretazione finalizzata del Cantico dei cantici va accolta con estrema cautela, e vorrei dirlo con un’immagine ripresa dalla Lettera agli Ebrei: “La parola di Dio è una spada a doppio taglio” (4,12), perciò, se non la si legge con cautela, finisce per infilzare il lettore, anziché il destinatario».
Traduzione dall’ebraico con testo a fronte e commenti.
PAOLO DE BENEDETTI (1927-2016), biblista e teologo, ha insegnato presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale e negli Istituti Superiori di Scienze religiose di Trento e Urbino. Le sue opere sono pubblicate dall’Editrice Morcelliana.
La storia è una dimensione fondamentale di tutta la Bibbia. Giosuè, Giudici, Samuele e Re completano la linea del racconto del Pentateuco che, partendo dalla creazione, attraverso i patriarchi arriva alla morte di Mosè. Un arco di tempo paragonabile è abbracciato da Cronache (da Adamo al ritorno dall'esilio babilonese), mentre Esdra-Neemia proseguono la narrazione con alcune vicende dopo l'esilio. Il primo e il secondo libro dei Maccabei aggiungono notizie sulle lotte per mantenere la fedeltà all'alleanza nell'epoca ellenistica, portandoci a oltre un secolo dal tempo di Gesù. E se Rut e Tobia si soffermano su vicende familiari, inquadrate nella storia del popolo, quasi romanzi storici edificanti, Ester e Giuditta si configurano come una controstoria immaginaria, dove i deboli vincono sui forti. Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
L’importanza che il Cantico dei cantici riveste nell’ebraismo è testimoniata dal fatto che ancora oggi e a partire dall’VIII secolo della nostra era, esso viene letto nella festa di Pasqua, quando il popolo di Israele ricorda l’evento fondante della sua storia.
L’uso di leggere il Cantico dei cantici è stato fatto proprio anche dalle comunità cristiane dei primi secoli, che vi trovavano molti elementi per formare la spiritualità, far crescere la fede, educare alla vita i catecumeni che nella notte di Pasqua sarebbero stati battezzati.
In questo libro Francesca Cocchini propone di leggere il Cantico secondo il metodo interpretativo della tradizione ebraica e della più antica tradizione cristiana, che può essere sintetizzato nella famosa espressione «La Bibbia si interpreta con la Bibbia». Esso richiede che, per poter comprendere in profondità il significato di un determinato passo della Scrittura, l’interprete lo metta in rapporto con altri che gli si possano accostare a motivo della presenza, in tutti, di almeno uno stesso termine: in tal modo il significato viene non solo approfondito, ma ampliato a dismisura, nella convinzione che esso sia inesauribile.
Sommario
I. Il Cantico dei cantici. Una lettura commentata. Una parola ha detto Dio, due ne ho udite (Sal 62). Un dialogo nel Monte degli Ulivi. Nella storia: la liturgia. Nella storia: tra un «già» e un «non ancora». Il lavoro della vigna. Il «dove» dell’incontro. Che io conosca me, che io conosca te. Una storia in attesa di compimento. Lo stupore di un combattimento. Il giardino. Una voce e un rifiuto. Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia (Rm 5,20). Un’ultima descrizione. L’umanità redenta e il suo operare nella storia. II. Testo integrale del Cantico dei cantici.
Note sull'autore
Francesca Cocchini, professore ordinario di Storia del cristianesimo all’Università di Roma «La Sapienza», fa parte dell’Association Internationale d’Etudes Patristiques e del Gruppo Italiano di Ricerca su Origene e la tradizione alessandrina. È professore invitato all’Istituto Patristico Augustinianum. Per EDB dirige la collana «Primi secoli» e ha pubblicato di recente Le sei parole di Maria (2019).
L'autore ripercorre le omelie di Origene, Padre della Chiesa Orientale, sugli scritti biblici di Geremia, sottolineandone meticolosamente i numerosi aspetti spirituali. L'approccio sapienziale al testo rende l'opera una lettura approfondita e rilevante, mettendo in risalto il pensiero di Origine, figura dal ricchissimo lascito teologico e filosofico, in rapporto con il Profeta Geremia e il suo ruolo nelle Scritture.
Giona è uno strano tipo di profeta, un uomo in fuga dal proprio compito e dal proprio destino, refrattario alle richieste del suo Dio. La sua storia mette in scena, in quattro brevissimi capitoli, un'esperienza universale: per ciascuno di noi esiste una chiamata e affrontarla è una delle sfide più importanti della nostra vita.