
Il libro racconta le vicende di Ester, una bella e giovane ebrea che diventa regina di Persia. Grazie alla sua saggezza, riuscirà a salvare il popolo giudaico, minacciato dal terribile decreto di sterminio che il potente Haman aveva promulgato per vendicarsi di un affronto subito da Mordokay, padre adottivo della regina. Il lieto fine della storia vede i Giudei trionfare sui loro nemici. Per celebrare lo scampato pericolo, Ester e Mordokay (Mardocheo/Mordechai), nominato gran visir al posto del giustiziato Haman, istituiscono la festa di Purìm.
Il biblista Bruno Maggioni propone in questo libro semplici e sapidi ritratti dei più noti profeti dell'Antico Testamento: da Amos, voce della giustizia sociale, a Osea, teologo dell'amore di Dio, a Geremia, uomo dalla preghiera interrogante, fino a Ezechiele, profeta dell'esilio, e Isaia, con la sua luminosa e poetica esperienza della fede. Ognuno con la sua spiccata caratteristica, ma tutti accomunati dalla medesima urgenza, quella di interpretare e annunciare la volontà di Dio in un momento preciso della storia di Israele. Il profeta sa leggere i segni dei tempi e il suo messaggio risulta di sorprendente forza e attualità, ma spesso, e forse proprio per questo, suscita irritazione. I profeti infatti sconvolgono gli schemi consolidati su cui poggiano le religioni e le società: i rapporti di forza che producono ingiustizia e povertà, l'amore per gli idoli, l'arrogante fiducia in se stessi, il culto separato dalla vita e dal cuore. Si capisce perché, allora come oggi, tutti i profeti siano rimasti incompresi e isolati, quasi sempre messi a tacere o uccisi. E tuttavia, attraverso la loro testimonianza critica e perseverante, Dio ha tenuto fermo il suo spazio originale dentro la vita di un popolo dalla dura cervice, aprendosi sempre un varco verso il futuro.
Il libro di Numeri, con i suoi temi importanti e soprattutto le immagini suggestive, rappresenta una miniera per la rilettura e la riflessione teologica nei periodi successivi del giudaismo e nelle tradizioni del Nuovo Testamento. La storia del cammino nel deserto con i suoi episodi significativi (alcuni esclusivi di Numeri) viene rinarrata e riflettuta nei Salmi. Anche nei profeti si può menzionare l’uso di Numeri e pure i libri del Nuovo Testamento ricordano parecchi motivi letterari e teologici e li leggono alla luce della nuova alleanza in Cristo.
La Bibbia della Gioia è una traduzione in linguaggio corrente del Nuovo Testamento dei Salmi basata sulla "equivalenza dinamica", realizzata grazie al desiderio di un Papa che ha voluto far conoscere ai propri figli l'amore di Dio. Arricchita da centinaia di schede interattive, preziose per la formazione della vita cristiana, la Bibbia della Gioia è un dono per chi vuole camminare crescendo nella fede. È utile per la famiglia che vuole pregare insieme, per i bambini nella loro iniziazione cristiana, per i giovani e le coppie che vogliono essere solidi nella fede, per chi vuole confrontarsi e prendere incoraggiamento in piccoli gruppi, per chi vuole portare l'annuncio del Vangelo a tutti.
L'opera di John Barton è uno studio del pensiero etico nell'Israele antico fra l'VIII e il II secolo a.C. La documentazione alla base della ricerca è costituita primariamente dalla Bibbia ebraica e dalla letteratura giudaica di età ellenistica sia rabbinica sia di lingua greca come anche dagli scritti di Qumran. Se nei lavori dedicati alla storia dell'etica la Bibbia di solito non compare, Barton mostra al contrario come nella letteratura espressa da Israele si possano incontrare stili diversi di pensiero etico e come il pensiero razionale sia molto più frequente di quanto perlopiù si pensi. Non è azzardato affermare che il divario fra il pensiero israelitico antico e la filosofia antica non è tanto profondo come solitamente si suppone. Dallo studio di Barton emerge come le fonti rivelino un pensiero profondo e articolato riguardo a questioni di etica, uno stile di pensiero che ancor oggi è stimolante e che regge il confronto con le concezioni dell'antichità classica e dei tempi moderni.
Questa edizione quadriforme del libro del Deuteronomio, utile per recepire il testo biblico in lingua originale e affrontare le difficoltà delle lingue antiche, propone: il testo ebraico masoretico (TM) della Biblia Hebraica Stuttgartensia, basato prevalentemente sul Codex Leningradensis B19A, datato circa 1008; il testo greco nella versione dei Settanta (LXX) di Rahlfs, basata prevalentemente sul Codex Vaticanus (B) risalente al IV secolo dopo Cristo; il testo latino della Nova Vulgata, redatta nel post-concilio e normativa per la liturgia cattolica; il testo della Bibbia CEI 2008, normativo per la liturgia italiana, con paralleli essenziali a margine e segnalazione dei termini difformi dall'ebraico; la traduzione interlineare italiana di ebraico e greco, eseguita a calco e orientata a privilegiare gli aspetti morfologico-sintattici del testo originale.
La misericordia di Dio non è un concetto astratto e inafferrabile. Nel libro dell'Esodo la Bibbia ci mostra come essa si inscriva all'interno di un racconto, toccando la vita degli uomini e del popolo. La rivelazione del Sinai è la rivelazione del Nome divino, che vuol dire presenza di Dio nella storia e nel futuro del popolo. Il Signore è il Dio che è con me, che dai cieli si china per camminare al mio fianco.
Abramo è un uomo come noi. La verità per la nostra salvezza è che tutti noi siamo Abramo e le sue stesse difficoltà e contraddizioni abitano il nostro cuore. Il percorso di Abramo è il nostro. Abramo ha una famiglia problematica? Anche noi abbiamo relazioni complicate che ci precedono e che ci seguono, che costruiamo davanti a noi con i figli e i nipoti, siamo inseriti nello stesso cammino. Abramo riceve la Parola: va', esci dalla tua terra... verso il paese che ti indicherò... Anche noi riceviamo la stessa Parola: va', parti, renditi autonomo. Anche noi sappiamo che l'unico modo per vivere è uscire e separarci, poiché la separazione è il meccanismo attraverso il quale Dio crea la vita.
Un lavoro di traduzione, scelta e interpretazione e una sperimentazione nel canto liturgico durati anni hanno condotto a una nuova traduzione dei Salmi e di ottanta Cantici biblici (50 dell'AT e 40 del NT) in uso presso il Monastero di Bose. Il ricco antifonario prevede una scelta di versetti biblici da usare come antifone e come approfondimento del significato cristologico del testo: si tratta dei passi più significativi delle varie versioni antiche del Salterio - quella greca dei LXX, la Syriaca, il Targum, la Vulgata - e delle citazioni, allusioni e riferimenti contenuti nel Nuovo Testamento. Un apparato unico sia per il canto corale che per la lectio divina del Salterio.
I profeti di Israele nelle parole del Papa. Nei tempi bui della storia del popolo eletto si è alzata la voce di uomini capaci di risvegliare la memoria delle promesse e, interpretando il presente, di spingere a guardare verso il futuro con speranza. Così il pontefice invita gli uomini del nostro tempo a essere "uomini dall'occhio penetrante"; uomini che fanno memoria del passato, contemplano il presente e aprono il cammino verso il domani. Introduzione di Giuseppe Dell'Orto.
La sapienza biblica è incomprensibile se non viene considerata nell'ampio contesto culturale del Medio Oriente. Essa, infatti, rappresenta lo specifico contributo d'Israele a una corrente di pensiero prodotta nella vasta area geografica compresa tra l'Egitto e la Mesopotamia. La civiltà egiziana, di quasi due millenni precedente l'Israele biblico, ha avuto grande influenza nella letteratura sapienziale biblica (soprattutto nel libro dei Proverbi e del Qoèlet) in cui si riscontrano echi sia delle Istruzioni composte e trasmesse presso le corti faraoniche, sia delle Lamentazioni, genere largamente utilizzato per affrontare i temi della caducità della vita o per la denuncia delle ingiustizie sociali. Sumeri, assiri e babilonesi, attraverso le loro avanzate strutture educative, furono i trasmettitori di una grande tradizione sapienziale - da rintracciare nei miti che raccontano l'origine del cosmo e dell'uomo - a cui Israele ha attinto a piene mani, soprattutto durante il periodo esilico, per esempio l'Epopea di Gilgamesh, di grande importanza per comprendere i racconti biblici delle origini dell'universo e del diluvio. Nel pensiero ebraico la sapienza ha sempre costituito il luogo «laico» di speculazione filosofica sui problemi dell'uomo e sulle circostanze concrete della vita: il dolore, l'insuccesso, il lavoro, la sfortuna, la morte. Davanti a tutto ciò i saggi propongono atteggiamenti da acquisire, strade da percorrere, scelte da abbracciare, stili di vita che siano propri dell'uomo credente. A tutto ciò essi giungono con lo stupore e la meraviglia di chi si china davanti al mistero divino, praticando il timore di Dio che essi non esitano a definire «radice della sapienza».
Nei momenti di passaggio individuali e collettivi ci sono libri particolarmente preziosi che aiutano a comprendere in profondità la natura delle crisi, danno parole alle emozioni e illuminano zone buie. Qoèlet, vetta altissima della tradizione sapienziale biblica, è uno di questi, e si configura come una profonda ed efficace cura delle due principali malattie di tutte le fedi, religiose e laiche: l'ideologia e la ricerca di facili consolazioni attraverso risposte banali a domande difficili e tremende del vivere. Il libro biblico è stato scritto in Israele durante la conquista greca, quando un grande impero stava imponendo la sua lingua e la sua cultura. Alcuni intellettuali ebrei erano affascinati da quel mondo e dai suoi valori di ricerca della felicità, del profitto, del piacere e della giovinezza. C'era però chi vedeva in quella «globalizzazione» la crisi profonda della cultura d'Israele. Tra questi, Qoélet, la cui meditazione è utilissima anche oggi per chi, in una nuova età di appiattimento dei valori, vuole pensare in profondità la natura del nuovo mondo e dei suoi dogmi. Il libro biblico è il grande confutatore dell'ideologia pelagiana meritocratica - oggi in pieno revival - secondo la quale il giusto viene ricompensato con beni, salute, figli, mentre il malvagio è sventurato e povero perché colpevole. Qoèlet si rivela così un efficacie antidoto contro la nuova/antica idolatria che sta invadendo, senza trovare resistenza, le imprese, la politica, la società civile e anche alcuni settori delle Chiese.