Intorno all'anno 400 la chiesa d'Occidente, di lingua latina, si trovò ad affrontare un problema: la Bibbia utilizzata, sia per la liturgia sia per lo studio, era un testo latino tradotto dal greco (la cosiddetta Vetus Latina), un testo che presentava vari errori di traduzione. Di qui la necessità di intervenire: se per il Nuovo Testamento si trattava solo di adottare un buon manoscritto greco, per l'Antico Testamento la questione si presentava più complessa perché il testo latino in uso era, sì, tradotto dal greco, ma questo a sua volta era stato tradotto dall'ebraico. Non era forse meglio risalire alla fonte? Si poneva un problema non solo linguistico ma di natura teologica: la Bibbia greca appariva più ampia di quella ebraica e anche nei libri comuni - che erano la maggior parte e i più importanti - c'erano frequenti varianti, talvolta di notevole spessore teologico. Due padri della chiesa latina, entrambi venerati poi come santi, Girolamo e Agostino, presero posizioni opposte. Girolamo sosteneva che il testo ebraico dovesse essere preferito perché più antico: essendo scritto nella lingua originale, era il solo ispirato. Agostino difese invece il greco, perché aveva permesso alla Parola di Dio di essere accolta nel mondo pagano; apparteneva, quindi, alla storia della salvezza, diversamente dal testo ebraico. La vinse Girolamo e la sua Vulgata - testo latino corretto abbondantemente sull'ebraico, ma non del tutto - lentamente si impose nelle chiese di lingua latina.
Il volumetto aiuta a meditare, in un clima di preghiera, il Salmo 139 per scoprirvi sia la chiamata alla vita di ogni uomo e donna, dell'orante in particolare, sia la risposta a tale chiamata, e le difficoltà che derivano dal rispondere. La parola del Salmo 139, letto, mediato e contemplato con gli occhi e il commento di Sant'Agostino, non è una parola del passato "da mettere sott'olio", ma vuole essere una parola di Dio che opera oggi. E' una parola che interpella ciascuno: stai seguendo veramente il Signore? L'interpretazione del testo evoca sentimenti e immagini suggestive, che toccano l'interiorità del cuore e descrivono il modo spirituale della persona umana chiamata a vivere un'autentica relazione con Dio a testimoniare il suo primato nella storia.
Il libro dei Proverbi contiene una notevole ricchezza di immagini e metafore che solo negli ultimi anni ha richiamato l'interesse degli studiosi. Lo studio si propone di analizzarne alcune, a partire da quattro categorie semantiche: il corpo, la natura, il tessuto urbano, gli animali. Accanto a una rassegna quantitativa sul lessico di ogni specifica categoria, venti metafore vengono analizzate nel loro contesto, alla luce di alcuni criteri interpretativi desunti dalla linguistica moderna. La ricerca si conclude con alcune riflessioni ermeneutiche sull'utilizzo della metafora nel libro dei Proverbi e sul suo valore nella teologia biblica.
Il Salmo 51, detto Miserere dal titolo della traduzione latina, è uno dei principali componimenti del Salterio, di cui costituisce il più celebre testo penitenziale.Già presente nella grande riflessione paolina sul peccato, il Salmo entra nella tradizione patristica, diventa l'ossatura ideale delle Confessioni di Agostino, ma anche il segnale di battaglia del Savonarola e una specie di motto per i soldati di Giovanna d'Arco. Amato visceralmente da Lutero, che gli dedicherà pagine altissime e indimenticabili, il Miserere è stato il silenzioso compagno di lacrime di tanti peccatori pentiti, la segreta biografia di anime sensibili, lo specchio della coscienza vivissima e lacerata di uomini come Dostoevskij e il testo ispiratore per artisti come Rouault e compositori come Donizetti e Bach.
Ciclo di conferenze tenute al Centro culturale S. Fedele di Milano
- L'umanesimo religioso della Sapienza (22 novembre 1986)
- La speranza dell'immortalità beata (29 novembre 1986)
- L'umanità nel grande giorno della visita (6 dicembre 1986)
- Una teologia della Sapienza (13 dicembre 1986)
- Meditazione poetica sull'esodo (20 dicembre 1986)
Come nasce la fede in YHWH? Quando è diventato il solo Dio d'Israele? Perché esige la guerra o il sacrificio umano? Muovendo dalla lettura di alcuni testi del Pentateuco, si prende atto che monoteismo e coscienza dell'elezione procedono di pari passo. Tra diacronia e teologia, nella consapevolezza che l'incontro/scontro con altre divinità ha affinato la percezione di YHWH, si individuano i complessi processi teologici che determinano la fede monoteistica: assimilazione, opposizione e riduzione.
Questa storia è scritta per trasfigurare la storia. Giona è inviato a salvare il Nemico per sovvertire una mentalità, scuotere un mondo di sentimenti feriti, con la sua forza persuasiva e fascinosa, godibile e divertente. La potenza evocatrice e provocatoria del racconto vuole trasformare i lettori e, attraverso di loro, il mondo in cui vivono. Per ebrei e cristiani (e tutti coloro che condividono la saggezza del libro) si profila una missione di riconciliazione in un mondo ferito dalla malvagità e dalla violenza. "Il libro combina un'analisi esegetica storico-critica con una attenta e chiara analisi narrativa. Si aggiunga una grande capacità di scoprire le tracce di intertestualità presenti nel libro di Giona. Nuova è la lettura teologica di Giona fatta alla luce del procedimento profetico del rîb, della disputa giudiziale: Dio accusa il nemico, in realtà per perdonarlo. Il libro di Marino ci svela così tutta l'attualità di un piccolo testo biblico" (dalla Prefazione di Luca Mazzinghi)
Il libro dell'Esodo narra gli avvenimenti che vanno dalla nascita alla morte di Mosè: l'uscita dall'Egitto, la sosta nel Sinai, la salita verso Kades, il cammino attraverso la Transgiordania e l'insediamento nelle steppe di Moab. Se si nega la realtà storica di questi fatti e della persona di Mosè, si rendono inesplicabili il seguito della storia di Israele, la sua fedeltà allo jahvismo - malgrado la tendenza, durata secoli, a volgersi versogli dèi stranieri, soprattutto cananei - il suo attaccamento alla Legge. L'importanza di questi ricordi per la vita del popolo e l'eco che essi trovavano nei riti hanno dato ai racconti il colore di gesta eroiche (come il passaggio del Mar Rosso) e di una liturgia (come la Pasqua). Israele, diventato un popolo, fa dunque il suo ingresso nella storia e, sebbene nessun documentolo lo menzioni ancora - salvo un'allusione oscura nella stele del faraone Merneptah - ciò che la Bibbia narra concorda, a grandi linee, con i testi e le scoperte archeologiche che si riferiscono alla discesa di gruppi semitici in Egitto, all'amministrazione egiziana del Delta e alle condizioni politiche della Transgiordania.Del libro dell'Esodo il volume propone: il testo della Bibbia CEI 2008, con introduzione e note dalla Bibbia di Gerusalemme; il testo masoretico della Biblia Hebraica Stuttgartensia che riporta il Codex Leningradensis B19A(L), datato circa 1008; la versione interlineare in lingua italiana, eseguita a calco, che cerca di privilegiare il più possibile gli aspetti morfologico-sintattici del testo ebraico, anche a scapito, in alcuni casi, della semantica. Va letta da destra a sinistra seguendo la direzione dell'ebraico. Conia diversi neologismi che intendono rendere meglio il senso originario. Lo strumento consente anche a chi non conosce o conosce solo parzialmente la lingua antica di coglierne le specificità e il ritmo, per una fruizione più piena di un contenuto che non è solo testo sacro ma anche opera letteraria. Questo testo, come tutti gli altri della stessa collana, è adatto anche a un pubblico laico.
Un esordio sul tema dell'immortalità, una riflessione teologica sul concetto di sapienza e una lunga meditazione sull'esodo e sul suo significato permanente costituisconol 'architettura dei 502 versi che compongono il libro biblico della Sapienza. L'autore biblico è un giudeo che vive nel mondo greco di Alessandria d'Egitto, teso ad ascoltare il contesto della cultura ebraica e dei suoi padri, ma ancor di più attento ai fermenti dell'ambiente culturale in cui vive, di cui fa affiorare la nobiltà e la potenza espressiva. Gli studiosi sono orientati a collocare la composizione del libro nel 30 a.C. Ci troviamo dunque di fronte se non all'ultimo, almeno a uno degli ultimi libri dell'Antico Testamento. Con una spiritualità altissima, l'antico Israele offre questa specie di grande saluto al nuovo orizzonte che sta per schiudersi.
La povertà è un viaggio interiore destinato a destabilizzarci dalle false immagini di noi stessi e a ricomporci in una identità a noi sconosciuta. È una verità inscritta dentro ogni percorso esistenziale che voglia raggiungere la pienezza: accogliere la vita anziché costruirla significa diventare poveri di ogni pretesa. In questo viaggio non facile né immediato, i Salmi ci vengono incontro come un balsamo di sostegno nel cammino, testimonianza universale del viaggio dell'uomo alle sorgenti del suo cuore nascosto.
Le scoperte di Qumran rappresentano il più grande evento archeologico del XX secolo. I resti più o meno integri di circa novecento rotoli ebraici, databili dal III secolo a.C. al I d.C., sono stati rinvenuti tra il 1947 e il 1956 in undici grotte vicino al Mar Morto. Si tratta di una delle più importanti collezioni di testi dell'antichità che ci siano mai pervenute, compresi i più antichi manoscritti della Bibbia ebraica, anteriori di circa mille anni al primo codice completo utilizzato per la redazione del testo biblico, il Codex di Leningrado. I rotoli di Qumran, scritti in prevalenza in ebraico, ma anche in aramaico e greco, consentono di rinnovare in profondità l'analisi del contesto giudaico nel quale il primo cristianesimo ha visto la luce e forniscono una documentazione quasi contemporanea agli inizi del movimento cristiano. L'originalità di questa edizione bilingue risiede nel sistema di classificazione adottato, che privilegia il legame tematico o formale tra i testi del Mar Morto e i libri che più tardi costituiranno la Bibbia ebraica. Il terzo volume, suddiviso in 3a e 3b, raccoglie i frammenti del Deuteronomio che presentano varianti significative rispetto al Testo Masoretico e tutte le composizioni che hanno relazione con il Deuteronomio o con il Pentateuco nella sua totalità. In altri termini, esso raggruppa tutti i testi che riprendono, esplicitano o elaborano le leggi date da Dio a Israele.
I libri profetici sono stati composti e redatti nell'arco temporale di oltre cinque secoli, densi di avvenimenti e di grandi mutazioni storiche e culturali per Israele. Il volume li avvicina adottando due metodi di interpretazione e di studio, uno diacronico e uno sincronico. Il metodo storico-critico prende in considerazione le tappe disviluppo lungo la linea del tempo, individua i blocchi originali, le aggiunte, gli elementi culturali delle varie fasi di intervento, le differenze tra le unità, le copiature. Lo studioso deve rintracciare non solo il personaggio profetico protagonista, ma anche qual è e come si sviluppa la sua scuola di pensiero, chi sono i suoi discepoli, chi è intervenuto nel tempo a modificare il testo o ad aggiungervi qualcosa, chi ha scritto la redazione finale. Lo sguardo diacronico viene completato da un approccio sincronico che osserva il libro profetico nel suo insieme, studiando il modo in cui è giunto a noi e il messaggio che contiene nella sua unità e integralità. È una modalità che riesce maggiormente a cogliere la portata teologica di un libro, avvalendosi dei risultati dell'esegesi storico-critica ma superandola in nome della più elevata dimensione della fede.