Sulla parentela degli enigmatici "fratelli" di Gesù - Giuseppe-Ioses, Giuda e Simone - e delle anonime e ancora più oscure "sorelle" è stato scritto tutto e il contrario di tutto, in particolare dall'inizio del '900. Il temine semita per "fratello" è ampiamente polisemico e i dati reperibili dalle fonti storiche sono in definitiva pochi e sporadici, lasciando così campo libero a una pletora d'interpretazioni più o meno verosimili sulla effettiva parentela col Maestro. Lo studio si propone di fare il punto della questione, tentando di riassumere le diverse argomentazioni a favore o contro circa i molteplici punti controversi.
Nel perseguire il proprio obiettivo l'autore fa ampiamente ricorso a schemi, statistiche, rappresentazioni grafiche e alberi genealogici, nonché a modelli forniti dalle scienze umane sociologiche. L'applicazione di questi ultimi e della statistica al "vissuto sociale" dei personaggi neotestamentari, inclusi i "fratelli", pur auspicato dalla Pontificia Commissione Biblica nel documento L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa (1983), è però un campo ancora poco battuto, verosimilmente perché richiede la sinergia di competenze che procedono comunemente per sentieri distinti. In questo senso lo studio offre risultati di sicuro interesse.
Sommario
Prefazione (E. Manicardi). Introduzione. I. "Fratello" e affini nella Bibbia. II. Nomi, epiteti e relazioni. III. "Fratelli" di Ges√π e omonimi nelle fonti storiche. IV. Punti controversi. V. Clopa-Cleopa e Alfeo. VI. L'altra Maria. VII. Tre fratelli apostoli. VIII. Interpretazioni tradizionali. IX. Altre interpretazioni. X. Analisi statistica. Conclusione. Bibliografia.
Note sull'autore
ROBERTO REGGI (1974) è laureato in filosofia con una tesi sul mito e la sua interpretazione, baccelliere in sacra teologia, licenziato in teologia dell'evangelizzazione. Con le EDB ha pubblicato le traduzioni interlineari in italiano di Esodo (2001 22007), Genesi (2003 32007), Salmi (2004 ²2007), Profeti minori (2005), Isaia (2005 22009), Megillot. Rut, Cantico dei cantici, Qoèlet, Lamentazioni, Ester (2006 ²2008), Giosuè Giudici (2007), Deuteronomio (2008), Geremia (2008), Proverbi Giobbe (2009), Daniele (2009), Ezechiele (2009), Levitico (2010) e Numeri (2010).
Un libro sul Gesù storico che porta all’incontro con il Cristo della fede «in carne e ossa». È un rivivere l’esperienza dei primi discepoli che dopo averlo conosciuto, prima come «profeta potente in opere e parole» (Lc 24, 19) passarono poi a riconoscerlo come «Signore mio e Dio mio» (Gv 20,28). L’umanità di Gesù – la sua incarnazione – diventa così la via di accesso privilegiata alla sua divinità.
Destinatari
Tutti.
Autore
Pedro Barrado (Madrid, 1960), teologo e specialista in Sacra Scrittura, dedica la maggior parte del suo tempo a divulgare la Bibbia nelle parrocchie. Attualmente è direttore della Scuola Giovanni XXIII, gestita dalle Hermandades del trabajo di Madrid. Dal 2004 è segretario dell’Associazione biblica spagnola. Ha pubblicato: La oración del barrio (1997), e Preguntas claves sobre la Biblia (2003).
Vol. 5 - Cesare non è Dio
Gesù
I ricchi, poveretti
L’agguato
Scandalo al tempio
I tempi di Gesù
Uomo e donna
Al di là della morte
Sfida al potere
Vol. 7 - Sulla strada di Emmaus
Gesù
Il processo ebraico
Il processo romano
Quelli che hanno visto e udito
I tempi di Gesù
Settantun uomini
Le ore della Passione
Spiriti e fantasmi
Vol. 7 - Sulla strada di Emmaus
Gesù
Il processo ebraico
Il processo romano
Quelli che hanno visto e udito
I tempi di Gesù
Settantun uomini
Le ore della Passione
Spiriti e fantasmi
La vicenda di Gesù è strettamente legata al giudaismo del suo tempo: la famiglia, gli apostoli, i riferimenti alla Torah, la preghiera. La sua stessa morte avviene a Gerusalemme, centro della religiosità ebraica. Anche il primo annuncio pasquale è fatto ai giudei. Col tempo i convertiti dal paganesimo sopravanzano i giudeo-cristiani, si affermano sempre di più le categorie greche, ci si allontana dall'ebraismo. Nei secoli successivi l'antigiudaismo cristiano ha dominato il rapporto con il popolo eletto. Solo nella seconda metà del Novecento si è finalmente instaurato un nuovo clima, che, per la Chiesa cattolica, è stato sancito dalla Nostra Aetate. La rinnovata fiducia, che lentamente si è fatta spazio anche tra gli ebrei, ha portato alcuni loro studiosi a rivalutare la figura di Gesù, non più sentito come nemico, ma come fratello, come uno dei tanti maestri vissuti nell'ultimo periodo del secondo tempio. Le loro riflessioni, che, inevitabilmente, si fermano alla vita terrena di Gesù, possono racchiudere spunti interessanti anche per noi cristiani.
Secondo l'idea che l'ortodossia cristiana ha accolto, Gesù di Nazareth fu condannato a morte e crocifisso dal governatore romano della Giudea che, tuttavia, era convinto della sua innocenza: il suo regno non era di questo mondo e il cri-men laesae rnaiestatis non poteva riguardare le sue rivendicazioni messianiche. Egli agi in stato di necessità, sotto la pressione del sinedrio che aveva organizzato un complotto contro Gesù e aizzato il popolo per farlo morire. L'autorità romana fu il braccio secolare dell'autorità ebraica. L'analisi puntigliosa e spregiudicata delle fonti, esito di decenni di ricerche, conduce Chaim Cohn a conclusioni del tutto diverse: la morte di Gesù fu responsabilità esclusiva dei romani che lo condannarono per sedizione; gli ebrei non svolsero né avrebbero potuto svolgere parte alcuna nel processo romano, né per accusare Gesù né per costringere Pilato a condannarlo; la seduta notturna del sinedrio fu determinata da un intento del tutto diverso da quello di ottenerne la morte. Solo nei decenni successivi agli avvenimenti, in una situazione politica mutata, la vicenda venne ricostruita e narrata nei Vangeli in modo tale che Pilato potesse essere assolto, trasferendone la responsabilità sugli ebrei.
«Lo specchio del comportamento etico non è la propria coscienza, ma il volto di coloro che vivono con me. Quando questo volto esprime pace, speranza, gioia e felicità, perché il mio comportamento genera tutto questo, allora è evidente che il mio comportamento è eticamente corretto» (J. M. Castillo).
Informazioni sull'autore
José M. Castillo è stato professore nella Facoltà di Teologia di Granada, professore invitato all’Università Gregoriana di Roma e alla Pontificia Università Comillas di Madrid. è professore invitato all’Università Centroamericana (UCA) di El Salvador. è autore di numerose pubblicazioni tra cui, per Cittadella Editrice: «Simboli di libertà. Analisi teologica dei sacramenti» (1983); «I poveri e la teologia» (2002); «Dio e la nostra felicità» (2002).