Stiamo vivendo un tempo prezioso nella vita della chiesa: al centro della sua missione evangelizzatrice è tornata la parola di Dio, favorendo così una rinnovata vita spirituale dei cristiani, singoli e comunità, ma anche fecondando la catechesi e gli spazi di trasmissione della fede. Il presente commento alle tre lettere dell'apostolo Giovanni si qualifica per uno spiccato carattere teologico-spirituale. Arricchito da letture patristiche, ha il pregio di far conoscere meglio alcuni dei testi biblici tra i più penetranti e ricchi di spiritualità del Nuovo Testamento. Le tre lettere - scritte in un periodo in cui le prime comunità cristiane sperimentavano delle difficoltà a rimanere salde nella fede - ripropongono non a caso l'essenza dell'annuncio cristiano nella sua insostituibilità: la comunità cristiana riceve il dono dell'acqua viva del vangelo per poter giungere alla comunione con Dio, ovvero - detto diversamente - per realizzare l'unità tra Parola, Spirito santo e vita cristiana. «Nel metodo di Zevini, nitido e costante, ogni componente strutturale della pagina biblica, ogni sua unità letteraria, anzi ogni suo paragrafo sono illuminati non solo dal riflettore dell'analisi storico-critica, ma anche e soprattutto dalla fiaccola della teologia spirituale, proprio perché quei capitoli non contengono una serie di teoremi trascendenti o di riflessioni elaborate in un contesto tematico astratto. Sono, invece, un annuncio, una "rivelazione" epifanica di Dio all'umanità» (dalla Prefazione del card. Gianfranco Ravasi).
Queste pagine sono un invito a mettersi in ascolto di alcuni brani giovannei, assumendo come filo rosso il “paradigma del vedere”: in ciascuno dei racconti considerati compaiono personaggi che incontrano Gesù e, nella relazione con lui, imparano a “vederlo”, e a riconoscerlo. Per ciascun brano analizzato si offre una lettura esegetica essenziale, corredata poi da qualche commento di natura teologico-spirituale utili a favorire la meditazione della Parola. L’itinerario si svolge in più tappe ed è delimitato, da un lato, dalla richiesta entusiasta che alcuni greci, desiderosi d’incontrare il Maestro, rivolgono all’apostolo Filippo nell’imminenza della Pasqua – «Vogliamo vedere Gesù» (Gv 12,21) – e, dall’altro, dall’esternazione piena di gioia dei discepoli davanti al Risorto: «Abbiamo visto il Signore!» (Gv 20,25). Questa, in definitiva, è la méta dell’itinerario proposto da Lorenzo Rossi: che i nostri occhi, purificati dalla parola di Dio, giunga- no a vedere Gesù sempre più nitidamente.
L'Evangelo secondo Giovanni è una sintesi di tutta la Bibbia, Antico e Nuovo Testamento strettamente correlati: il presente commento intende restituire il carattere, le peculiarità e la forza delle sue pagine, quelle più note e familiari come quelle più ostiche. L'autore imbastisce un'analisi che volutamente resta molto vicina alla lettera del testo nella convinzione che lì, nella lettera, lo Spirito è dato: per il quarto evangelo, l'evangelo "spirituale" della Parola divenuta carne, lo Spirito è nella carne. Giunta la sua ora il Figlio consegnato consegna lo Spirito come sigillo dell'alleanza che porta a compimento la Scrittura e trascina i credenti nella sua relazione con il Padre.
Della madre di Gesù si sono impadroniti, nel corso dei secoli, i movimenti più retrivi e reazionari, e la sua limpida figura è stata inquinata da una pioggia di pseudo-apparizioni di una madonna sempre loquacissima, che affida misteri e segreti a persone d'ogni genere e che non manca di versare lacrime, magari di sangue, da statue di ogni continente. Con "Nostra Signora degli eretici" Alberto Maggi si rivolge invece a quanti vogliono riappropriarsi della figura di Maria in quella che è la sua reale essenza, e che desiderano riscoprire la sua stupenda figura per amarla come sorella nella fede. Solo in questo modo è possibile cancellare quell'aura che per secoli l'ha resa distante, inavvicinabile, inimitabile, per riuscire così a vedere Maria con gli occhi di un abitante di Nazaret, e Gesù con gli occhi di Maria e della sua famiglia.
Nel Vangelo di Marco il tema del gridare è presente, con sfumature diverse, lungo tutto l'arco della narrazione e si consolida attorno a figure ed episodi che si rivelano significativi, ricchi di fascino e attuali, soprattutto se letti in chiave comunicativa. Le numerose grida riportate dall'evangelista, pur essendo differenti per ambientazione, occasione, contenuto e scopo, accomunano diversi personaggi e descrivono una reazione che esprime un complesso inestricabile di sentimenti, spesso contrapposti. Il grido, infatti, a volte precede le parole, altre volte le veicola o addirittura le supera, ma sempre comunica uno stato d'animo, specchio di un particolare momento di vita, ed esprime il desiderio o la necessità di una relazione. Ogni grido, a prescindere dal soggetto che lo emette e dal contesto in cui è inserito, è un atto linguistico e come tale può avere interpretazioni differenti a seconda delle intenzioni con cui viene usato e delle circostanze nelle quali viene proferito. Il grido pertanto non dà solo contenuto a un atteggiamento, né descrive semplicemente un'azione, ma, uscendo dal testo, entra nell'oggi del lettore coinvolgendolo in un importante cammino ermeneutico.
Fatevi afferrare!
La vita è un procedere a tentoni. È un percorso ricco di inciampi, di occasioni per commettere errori, di ragioni per sentirsi colpevoli e dell’impulso a farcela da soli. La pressione a essere autosufficienti è forte, ma non è la vita che offre Dio.
Riuscite a immaginare di scambiare le vostre paure con quella pace che supera ogni comprensione? Essere rilassati e liberi invece che stressati e ansiosi? Se riuscite a immaginare di gioire di Dio invece che cercare di ripagarlo, allora potete immaginare la Grazia.
Perciò avanti tutta! Saltate giù dalla cima dell’autosufficienza. Levate l’àncora dalla colpa e dalla condanna. È l’unico modo per approdare nelle grandi braccia del Padre che vi ama, il Padre che vi afferra.
Nella stretta della Grazia basato sul testo della Lettera ai Romani, vi porta ad incontrare il meraviglioso messaggio del Vangelo.
Una raccolta di documenti a firma di due Autori – il giornalista Grzegorz Górny e il fotografo Janusz Rosikoń – sulle reliquie rimaste da dopo Gesù ad oggi. Una collezione frutto di studi archivistici, storici e di testimonianze apportate da scienziati di fama internazionale. Una vera e propria indagine giornalistica che identifica i frammenti sacri legati alla Passione di Cristo, alla sua morte, alla sua sepoltura.
Il testo è frutto di un’ampia meditazione di papa Francesco a partire dalla sacra Scrittura. Non si tratta di una riflessione sviluppata organicamente, ma di frammenti tratti da vari suoi interventi, nati in varie occasioni e qui disposti seguendo il succedersi del Vangelo di Luca.
Nono volume della collana Graphé, che si propone come corso completo di studi biblici di base. Il testo presenta i cinque scritti attribuiti a Giovanni: il Quarto Vangelo, le tre Lettere e l'Apocalisse. Appartengono a generi letterari diversi, ma li accomuna l'insistenza sulla testimonianza che il discepolo rende a Gesù Cristo. Il riferimento al passato si fonda sulla garanzia offerta dal testimone oculare, mentre nel presente e nel futuro lo stesso impegno di testimonianza è richiesto a tutti i discepoli, destinatari di tali opere. Questi cinque scritti sono dunque il risultato di un'esperienza entusiasmante di Chiesa che, nell'arco di 70 anni, ha custodito "ciò che era da principio" e l'ha trasmesso col contributo di molti, dando origine a un'opera corale e geniale.
Redatti verosimilmente negli anni 80-90, il vangelo e gli Atti degli apostoli si inscrivono in un vero progetto letterario e teologico: presentare il dispiegarsi e il compiersi dell'opera della salvezza nella continuità dei due momenti, che sono il tempo di Gesù (Vangelo) e il tempo della Chiesa (Atti degli apostoli). Prima parte di un magnifico racconto, il Vangelo di Luca è quindi inseparabile dagli Atti degli apostoli perché per l'evangelista il tempo di Gesù e il tempo della Chiesa, intesi come «tempi della testimonianza», formano due momenti dell'unica storia di salvezza
Apparire significa non essere, l'essere invece è e non ha bisogno di apparire. Di conseguenza chi non è, ostenta. Dio, però, non guarda ciò che guarda l'uomo, Dio scruta i cuori. A Lui non interessano le apparenze vane, ma le verità profonde che si muovono nell'animo umano. Diversamente dall'attenzione che troppo spesso l'uomo rivolge alla sola esteriorità, il discorso pervasivo che attraversa la Scrittura è molto più interessato a ciò che esso ritiene intimo e autentico.
La lettura dei vangeli da secoli non cessa di interrogare e illuminare chiunque vi si accosti con cuore disponibile a lasciarsi interpellare. Il segreto di luce racchiuso nella profondità delle loro pagine, tra le righe della loro accuratezza letteraria e tra le pieghe del loro coerente tessuto narrativo, non cessa di catalizzare l'attenzione di molti, credenti e non credenti, in un atto di lettura attento e ripetuto. Alcuni, non contenti di una semplice lettura direttamente in lingua moderna, in traduzione più o meno letterale o elaborata, cercano di accedere al testo originale per cogliere sfumature segrete che aprano in qualche modo ulteriore accesso al mistero. Altri ancora, desiderosi di riesprimere la percezione del mistero che ha incontrato la loro esistenza in un atto rivelativo di lettura, hanno tentato essi stessi una traduzione, che fosse capace di oltrepassare lo spessore della lettera per consentire, attraverso l'espressione poetica un riverbero dello spirito, del messaggio di luce racchiuso nel segreto della lettera. È lo scopo di quest'opera di traduzione poetica in endecasillabi a rima baciata del vangelo di Giovanni, il Vangelo per antonomasia del mistero e della profondità del Verbo incarnato. Essa invita l'attento e sensibile lettore a ripercorrere l'intera trama del Quarto vangelo, lasciandosi raggiungere dal tocco dell'espressione poeticae trasportare dall'energia ritmica del verso, per fare esperienza luminosa e gioiosa della Realtà in esso rivelata.