
La versione del serpente dell'Eden sembra andare per la maggiore: troppe letture della Bibbia sono ispirate dall'immagine di Dio e dell'essere umano che questi ha suggerito. Si accetta un Dio superiore all'uomo e che tale intende restare, che punisce gli uomini se vogliono prendere il suo posto ed esige il sacrificio del migliore di essi affinché non restino nella maledizione; sul fronte opposto, si pensa a un uomo necessariamente bisognoso di Dio per potersela cavare, ma che può riuscire in ciò solo obbedendogli, pena la morte. Insomma, tra i due c'è una concorrenza fondamentale, superabile in un'alleanza ma solo al prezzo della sottomissione dell'uomo; una sottomissione che si lascia credere essere l'unico cammino possibile di libertà. Con la Bibbia alla mano, l'autore smaschera i presupposti del serpente e recupera una immagine di Dio e dell'essere umano radicalmente diversa. Dio crea l'uomo creatore, aperto al riconoscimento autentico dell'alterità: dell'universo, dell'altro, di Dio e anche propria. Dio e l'uomo sono così poco concorrenti da poter convivere nella persona di Gesù. Quanto al metodo di lettura, i percorsi biblici disegnati da Wénin nell'Antico Testamento si discostano deliberatamente dal metodo storico-critico, ma ne assumono i risultati per andare oltre, in uno sforzo ermeneutico che combina lo studio letterario con strumenti d'interpretazione provenienti dalle scienze umane.
Descrizione dell'opera
La questione del rapporto tra i due Testamenti è il vero grande problema della teologia biblica. Antica come il cristianesimo, e già interna allo stesso Nuovo Testamento, essa è stata affrontata da insigni biblisti. Ma, paradossalmente, sono proprio i neotestamentaristi ad avere maggiore difficoltà nel cimentarsi, probabilmente per l’enorme autorevolezza di cui il Nuovo Testamento viene rivestito, dato che gli si riconosce il ruolo di offrire un senso cristiano all’Antico.
Il tema ha implicazioni teologiche: come la nuova alleanza si relaziona con l’antica? Implicazioni cristologiche: l’obbedienza alla Torah è via di salvezza indipendente da Cristo? Implicazioni ecclesiologiche: la Chiesa sostituisce Israele? Implicazioni ermeneutiche: Gesù di Nazaret è il punto di riferimento definitivo nell’interpretazione delle Scritture? Implicazioni sul dialogo interreligioso: in che senso Israele è depositario di rivelazione? Implicazioni sulla teologia biblica, perché «essa parte dal presupposto che la Bibbia cristiana consti di una unità teologica formata dall’unione canonica dei due Testamenti» (B.S. Childs).
Lo studio è organizzato in tre parti. La prima si propone di indagare come e attraverso quali modelli la teologia cristiana abbia compreso nei secoli la relazione esistente tra Antico e Nuovo Testamento. La seconda individua le fonti bibliche su cui si radicano tali schemi. La terza tenta di valutare se le categorie cristiane che hanno espresso il rapporto tra i due Testamenti siano effettivamente fondate sulla Sacra Scrittura e in che misura esse possano ritenersi ancora valide o ci sia spazio per nuove prospettive d’interpretazione.
Nella conclusione l’autore propone il modello «dialogico» come risposta al problema del rapporto, facendo ricorso a una categoria di Lévinas, quella del Volto, che supera «l’idea dell’Altro in me» e richiede «un insieme di faccia a faccia».
Sommario
Prefazione. Introduzione. I. Il rapporto tra i due Testamenti nella tradizione cristiana. 1. Modello conflittuale. 2. Modello tipologico/allegorico. 3. Modello “promessa-compimento”. 4. Modello storico-salvifico. II. Il rapporto tra i due Testamenti nei testi biblici. 1. La nuova alleanza: conflitto con l’antica? 2. La lettura tipologica alla luce di Gal 4,21-31. 3. Il modello “promessa-compimento” alla luce di Mt 5,17-48. 4. Il modello storico-salvifico negli scritti di Paolo e Luca. III. Osservazioni critiche e conclusioni. 1. Osservazioni critiche sui quattro modelli. 2. Considerazioni conclusive. Il modello dialogico. Bibliografia.
Note sull'autore
Massimo Grilli si è laureato in scienze bibliche al Pontificio Istituto Biblico ed è docente di Nuovo Testamento presso la Pontificia Università Gregoriana. Tra le sue ultime pubblicazioni: Gottes Wort in menschlicher Sprache. Die Lektüre von Mt 18 und Apg 1-3 als Kommunikationsprozess, SBS 201, Stuttgart 2004 (in collaborazione con D. Dormeyer) e Riqueza y solidaridad en la obra de Lucas, Estella (Navarra) 2005 (in collaborazione con D. Landgrave Gándara e C. Langner).
Descrizione dell'opera
Tutti i libri del Nuovo Testamento, pur nella loro varietà, fanno esplicito o implicito ricorso alle Scritture di Israele. Questo dato ha conseguenze rilevanti non solo per il fenomeno biblico in sé, ma anche per la teologia e la vita della Chiesa.
Come prima conseguenza, non si può considerare adeguatamente il NT in generale, né ciascuno degli scritti neotestamentari in particolare, senza tenere in debito conto il loro costante riferimento a qualcosa che li precede. Per altro verso, le Scritture d’Israele sono così diventate “parte” integrante del NT, e assumono negli scritti neotestamentari un ruolo particolare. Non da ultimo, il ricorso alle Scritture nel NT può offrire una finestra di apertura e comprensione su una questione che sembra giunta a un vicolo cieco, quella della possibilità di leggere e comprendere la Bibbia come un unico corpus, e da qui la possibilità di una teologia biblica dei due Testamenti.
Il documento della Pontificia commissione biblica Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana (2001) sottolinea come senza l’Antico Testamento, il Nuovo sarebbe indecifrabile, una pianta senza radici. Il volume contribuisce ad accrescere questa consapevolezza. Esso nasce dal desiderio di comprendere l’unità dei due Testamenti, come fondamentale chiave ermeneutica di tutto il fenomeno biblico.
Sommario
Presentazione. I. Il ricorso alle Scritture di Israele nel Nuovo Testamento. Un’introduzione. 1. Constatazione del fatto. 2. Interpretazione del ricorso all’Antico Testamento. II. Quattro saggi sul ricorso alla Scrittura nel Nuovo Testamento. 1. Gesù e le Scritture: la testimonianza dei sinottici (L. Sánchez Navarro). 2. Is 6,9-10 nel Nuovo Testamento (C. Jódar Estrella). 3. L’uso del Salmo 69 nel Vangelo di Giovanni (I. Carbajosa). 4. Le Scritture in Rm 9 (F. Belli). III. Il ricorso alle Scritture nei libri del Nuovo Testamento. Brevi schede. 1. Vangeli sinottici e Atti degli apostoli. 2. Vangelo secondo Giovanni. 3. Corpus Paulinum. 4. Lettere cattoliche. 5. Apocalisse di san Giovanni. IV. Bibliografia sul ricorso alle Scritture nel Nuovo Testamento. Indici.
Note sugli autori
Filippo Belli (Milano 1963) insegna introduzione alla Sacra Scrittura e greco biblico alla Facoltà teologica dell’Italia Centrale (Firenze).
Ignacio Carbajosa (Murcia 1967) insegna Antico Testamento alla Facoltà di teologia San Damaso ed ebraico biblico all’Istituto di filologia classica e orientale San Giustino (Madrid).
Carlos Jódar Estrella (Jaén 1966) insegna Sacra Scrittura alla facoltà di teologia della Pontificia Università della Santa Croce (Roma).
Luis Sánchez Navarro (Madrid 1965) insegna Nuovo Testamento alla Facoltà di teologia San Damaso (Madrid) e all’Istituto Giovanni Paolo II per il matrimonio e la famiglia (Roma).
Descrizione dell'opera
Tra i Vangeli sinottici, Luca è quello che mostra più spesso Gesù in preghiera. Sebbene una sterminata letteratura sia già stata dedicata al tema, nella sua indagine l'autore individua una connessione raramente sottolineata: il costante legame del tema della preghiera con quello della filiazione. «La relazione è evidenziata proprio dalla prima parola dell'unica preghiera che Gesù abbia insegnato ai suoi discepoli e che, di fatto, può essere considerata come il modello di ogni preghiera: "Padre" (Lc 11,2)» (dall'Introduzione).
Da lungo tempo Meynet ritiene che la filiazione costituisca il centro vitale del messaggio di tutto il Nuovo Testamento, in ragione del fatto che non solo Gesù di Nazaret è il Figlio di Dio, ma ogni essere umano è chiamato a vivere da figlio, come lui e grazie a lui.
Tali passaggi costituiscono l'ordito del volume, nel quale i testi vengono esaminati per nuclei tematici e sono preceduti da un prezioso capitolo dedicato al vocabolario della preghiera in Luca.
Sommario
Introduzione. Sigle e abbreviazioni. 1. La preghiera trabocca dal vangelo. 2. Il vocabolario della preghiera. 3. La composizione del Vangelo di Luca. 4. Nel cuore del vangelo. 5. Il Figlio di Dio si prepara nella preghiera. 6. Il Figlio dell'uomo forma i suoi discepoli in Galilea. 7. Il Figlio dell'uomo conduce i suoi discepoli a Gerusalemme. 8. La Pasqua del Figlio di Dio. 9. I cantici evangelici. Conclusione. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
ROLAND MEYNET (Thonon-les-Bains [Francia] 1939), è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1959. Ha conseguito le licenze in lettere, linguistica, teologia, scienze bibliche, la laurea in lingua e letteratura araba, il dottorato di terzo ciclo e il dottorato di ricerca in linguistica. Ha lavorato quattordici anni all'Università San Giuseppe dei gesuiti a Beirut, dove è stato direttore del Centro di ricerche e di studi arabi e ha fondato il Centro di studi delle lingue moderne e la Scuola di traduttori e interpreti. Professore emerito di teologia biblica alla Facoltà di teologia della Pontificia Università Gregoriana, è stato per parecchi anni professore invitato all'Università degli studi di Torino e alla facoltà di teologia del Centre Sèvres di Parigi. Dirige, con Pietro Bovati, le collane «Rhétorique biblique» alle Éditions du Cerf e «Retorica biblica» alle EDB. Ha pubblicato per le EDB: La Pasqua del Signore (2002), Morto e risorto secondo le Scritture (2003), Il Vangelo secondo Luca. Analisi retorica (2003), Leggere la Bibbia. Un'introduzione all'esegesi (2004), Una nuova introduzione ai Vangeli sinottici (22006), Trattato di retorica biblica (2008); inoltre ha curato con J. Oniszczuk Retorica biblica e semitica 1 (2009).
Pubblicato nel 1995 e ristampato nel 2004, il volume si propone come strumento agile, ma nel contempo aggiornato e rigoroso, per una prima conoscenza dell'Antico Testamento. La nuova edizione è stata rielaborata in diverse parti, pur conservando la forma originaria, assai indovinata. L'autore ha proceduto ad ampliare alcuni punti un po' troppo sintetici nella prima versione, specialmente quelli riguardanti i problemi posti dal Pentateuco e dalla letteratura deuteronomistica. I progressi conosciuti dall'esegesi negli ultimi decenni hanno suggerito di riconsiderare le parti dedicate ai libri profetici e sapienziali, con particolare riferimento ai Salmi. La sezione dedicata alla storia d'Israele ha subito anch'essa una rielaborazione. Molta cura è stata dedicata alla bibliografia, con l'intento di offrire titoli in lingua italiana, così da rendere più accessibili i risultati recenti degli studi biblici.
Biblisti di America Latina, Asia, Africa ed Europa si confrontano sulla comprensione che i libri dell'Antico e del Nuovo Testamento esprimono nei confronti del "diverso" e dello "straniero". Spaziando dalla Torah ai Profeti, dagli Scritti ai Vangeli sinottici, da Paolo a Giovanni fino ai testi cristiani più tardivi, l'alterità viene osservata come un elemento costitutivo di Dio e dell'uomo che interagisce nella dialettica delle relazioni umane, nell'identità e nel destino di Gesù, nell'interazione tra la vita cristiana e il mondo. "Mio padre era un arameo errante", confessa Israele nella sua professione di fede ricordando altresì di essere stato forestiero in terra d'Egitto. Abramo definisce se stesso uno straniero, che risiede in una terra che non è la sua patria, e un ospite di passaggio. "Forestieri e pellegrini" è anche la definizione dei cristiani nella Prima lettera di Pietro. Alla luce di queste considerazioni, osservano i curatori del volume, "la vera sfida che ci sta davanti è il passaggio dall'estraneità all'ospitalità e, dunque, una scelta di campo dalla parte del "diverso": a fianco dello straniero schiavizzato e dell'eunuco disprezzato, della donna emarginata e di ogni essere che porta sulla propria pelle i segni della precarietà e dell'ingiustizia; dalla parte di chi non ha voce, perché lo schiamazzo del potere nel nostro mondo, e nella Chiesa, è troppo forte e le voci flebili fanno fatica a emergere".
Descrizione dell'opera
Il volume offre un'ampia documentazione di testi originali sull'ambiente socio-culturale delle origini cristiane dal secolo IV a.C. fino al II d.C., così da consentire al lettore una conoscenza diretta di tale ambiente nelle sue più diverse espressioni (politica, filosofia, ritualità, ethos vissuto, religione) e favorire un raffronto personale e immediato con gli scritti cristiani.
Sommario
Introduzione. Abbreviazioni. I. LA SITUAZIONE DELL'AMBIENTE. 1. L'humus dell'ambiente giudaico. A. Quadro politico-sociale. B. Il culto. C. Il rabbinismo. D. Gli apocrifi palestinesi (non apocalittici). E. La comunità di Qumrân. F- Il giudaismo ellenistico. 2. L'humus dell'ambiente greco-romano. A. Quadro politico-sociale. B. La filosofia. C. Aretalogie e racconti di miracolo. D. Dalla religione tradizionale ai culti misterici. E. Il culto imperiale. 3. La tentazione gnostica. A. Testi ermetici. B. Testi di Nag Hammadi. C. Notizie sui sistemi gnostici. II. UN ESEMPIO DI INCULTURAZIONE. Contatti nei generi letterari maggiori. A. La biografia e la storiografia. B. La epistolografia. C. L'apocalittica. III. LE TESTIMONIANZE DIRETTE DELL'AMBIENTE SULLE ORIGINI CRISTIANE. Testimonianze dirette. A. Iscrizioni (su pietra). B. Letteratura giudaica e siro-palestinese. C. Letteratura latina e greca. APPENDICI. Bibliografia sommaria. Indice delle fonti citate.
Note sull'autore
ROMANO PENNA, professore emerito di Nuovo Testamento all'Università Pontificia Lateranense e all'Università Pontificia Gregoriana, è studioso di scienze bibliche con autorevolezza internazionale. Le sue pubblicazioni gravitano attorno alla complessa figura di Paolo di Tarso e al rapporto tra il cristianesimo delle origini e i suoi interlocutori giudaici ed ellenistici. Per EDB ha pubblicato: Lettera agli Efesini. Introduzione, versione e commento (32010), Lettera ai Romani. Introduzione, versione e commento (3 voll., 2004-2008; vol. unico 2010), Paolo scriba di Gesù (2009), L'Evangelo come criterio di vita. Indicazioni paoline (2009), Profili di Gesù (2011). Gesù di Nazaret nelle culture del suo tempo (2012) e, insieme a R. Cantalamessa e G. Segalla, Gesù di Nazaret tra storia e fede (22009).
Uno studio sulle redazioni evangeliche e sulla loro struttura letteraria: è questa la fisionomia del volume. L'autore si propone di identificare l'origine e il significato del termine "vangelo" indagando il genere letterario corrispondente. In un secondo momento presenta le metodologie messe in opera dalla scienza esegetica attuale per esaminare la composizione letteraria, l'ambientazione ecclesiale e culturale, la prospettiva teologica degli scritti neotestamentari.
I saggi raccolti nel volume raccolgono i risultati di recenti ricerche sulla funzione che assunsero le Scritture nella vita delle comunità cristiane dei primi due secoli e nella redazione degli scritti neotestamentari. Questo volume segue l'uso delle Scritture nel cristianesimo antico con il presupposto che al riguardo non si debbano distinguere gli scritti divenuti canonici dagli altri. Il testo si conclude con un saggio su Origene. La sua figura giganteggia nella storia dell'esegesi biblica: alla teoria origeniana dell'interpretazione (tripartita in letterale/corporea, morale/psichica, allegorica/spirituale) tutta l'antichità e il medioevo debbono qualcosa.
L'immagine dell'Apostolo che emerge dall'analisi dei suoi testi non è quella di un pensatore già in possesso di una teologia completa ed evoluta, ma piuttosto quella di un teologo che viene via via precisando la propria riflessione sotto la pressione di nuove urgenze. Per questo l'autore ha scelto di esporre la teologia di Paolo presentando "le teologie" delle varie lettere singolarmente ed affidando a un capitolo sintetico conclusivo il compito di raccogliere gli elementi di unitarietà e di coerenza.