
In questo Rosario l'autore offre un ricco percorso di preghiera e meditazione che, attraverso un commento biblico e uno di natura più intima e personale a ogni mistero, insegna a guar¬dare Gesù attraverso lo sguardo di Maria. La bellezza unica di questo Rosario è dovuta inoltre alle raffinate icone che accompagnano ogni mistero (scritte dall'iconografo Antonio Vena ed esposte presso la chiesa parrocchiale Santa Maria Assunta in Bibione): l'autore ci fa entrare dentro ciascuna di esse e, contemplandole, è più facile vedere Gesù con gli occhi di Maria. «Con la compagnia garbata e sicura di don Andrea Vena e dei maestri spirituali da lui invitati in questo libro, entriamo nella meditativa, esigente, pacifica preghiera del santo Rosario» (Monsignor Giovanni Cesare Pagazzi, dalla Prefazione).
Il volume, di 574 pagine, edito da Kappadue arti grafiche di Ramon di Loria, è articolato nello studio e nella riproduzione di un centinaio di ritratti di papa Pio X, che, durante la sua vita (1835-1914), lo hanno raffigurato come sacerdote, vescovo, patriarca e papa e che furono eseguiti sia da artisti famosi e sia da umili operatori che lo effigiarono in tele a olio, in busti in marmo, in miniature, in monumenti nei quali ne espressero il volto e le sembianze e vennero eseguiti in molti casi con pose appositamente concesse, in altri casi ripresi da semplici fotografie, che in quel periodo si andavano diffondendo in tanti ambienti ecclesiastici e civili dell'Europa, degli Stati Uniti e, anche, del Sud America. La ricerca, durata una dozzina d'anni, ha fornito utile e interessante documentazione non solo sugli artisti e sulla loro creatività espressa in opere che si ammirano in tanti musei pubblici e collezioni private, ma particolarmente sul loro incontro personale e professionale con Pio X e del quale narrarono in riviste o giornali del tempo, le sensazioni vissute, le espressioni scambiate, i risultati della propria opera artistica, contribuendo in tal modo a propagare l'immagine del Papa connotata di soavità, di dolcezza, di melanconia, di propensione all'osservatore e veicolando così la figura di un Pontefice-Pastore che entrò nel cuore dei fedeli ancor prima dell’onore che la Chiesa gli concesse degli altari.
Le quattro grandi fasi di vita di Pio X entro cui si collocano e si espongono i ritratti rinvenuti, sono preceduti da documentati profili del relativo periodo biografico del personaggio, attinti soprattutto dalle testimonianze di quanti lo frequentarono e deposero nel Processo super virtutibus svoltosi a Treviso fra il 1923 e il 1924, a neppure un decennio dalla morte del santo papa trevigiano.
Con i contributi di: Massimo Borghesi, Giulia Paola Di Nicola, Pier Davide Guenzi, Francisco Mele, Philippe Portier, Verónica Roldán, Monica Simeoni. Il libro si propone di comprendere, da differenti punti di vista e con studiosi di diverse nazionalità, le origini teologiche, filosofiche e sociologiche di Francesco, nel suo percorso di formazione. I saggi proposti cercano di approfondire, andando alle fonti, il pensiero e il Magistero di Bergoglio. Il suo Pontificato appare sempre più illuminato dalle premesse del Concilio Vaticano II, identificato come faro per le problematiche spirituali e sociali contemporanee, dall'immigrazione alle molte diseguaglianze presenti e discriminanti in ogni società. L'obbiettivo, nel comprendere i gesti e la filigrana degli insegnamenti di Francesco, è quello di inserire, nella trama delle sue riflessioni, collegamenti e relazioni con concetti chiave, sociologici e teologici, caratteristici dei suoi primi dieci anni di Pontificato. Prefazione di Enzo Pace.
Incrociando uno studio sui volumi presenti nella Biblioteca Patriarcale di Venezia appartenuti ad Albino Luciani con un'attenta lettura della sua opera, il volume ricostruisce la strategia linguistica che attraversa l'intero arco della sua predicazione. Dai primi studi letterari nella Biblioteca della Pieve di Canale d'Agordo fino agli ultimi scritti del pontificato, Luciani intrattiene un fittissimo dialogo con la letteratura e, scegliendo attentamente gli autori di riferimento e assumendo di volta in volta valide posizioni su opere e temi, si dimostra perfettamente in grado di comprendere il discorso critico e di riutilizzarlo a fini catechetici. Grazie a un'acuta capacità di ricezione e una spiccata attitudine al riuso, la letteratura diventa nelle mani di Luciani un potente mezzo al servizio della predicazione. Questo volume si propone di restituire un aspetto fondamentale della figura di Luciani, quello letterario, spiegando le motivazioni e le radici di quel modo di esprimersi umile ormai riconosciuto come sua cifra caratteristica.
Ti voglio bene, tu sei importante per me, conto su di te: amicizia, affetto, considerazione, attenzione, cura, sono desideri imperiosi che ci accomunano e di cui il cuore ha sete innata. Tutti abbiamo bisogno di amare e di essere amati. Nell'esperienza di ciascuno, la condivisione del bene dimezza il dispiacere e amplifica la gioia. Il comandamento dell'amore che Gesù ci ha lasciato ci chiama proprio a questo: all'amore per gli altri, e autenticamente per noi stessi, come strada per rendere la nostra vita piena, ricca, soddisfacente. L'amore è il dono più grande che abbiamo ricevuto, e il più grande che possiamo fare. Avvicina, rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. Non è una fantasia zuccherosa, una telenovela sempre col sottofondo di violini, ma un'esperienza estremamente concreta, a volte rischiosa. Un cammino esigente, che tuttavia conduce a una meta certa: quella di una vita realizzata. L'amore è la porta della gioia e la cura delle solitudini e delle ansie che l'esperienza di ogni giorno può riservare. "Ti voglio bene" è il manifesto di Papa Francesco su quello che è, in tutte le sue declinazioni, il tema cruciale della nostra esistenza e del suo magistero: l'amore. In queste pagine le sue parole – e anche quelle dei libri e dei film da lui più amati – esplorano ogni aspetto e tracciano un percorso per i nostri cuori, gettando infiniti e contagiosi semi di realizzazione di sé, di giustizia, di felicità. Con i brani più amati di García Márquez, Dante Alighieri, Dostoevskij, Ungaretti, Balzac, Tolkien, Merini, Romero, Pasternak, San Francesco, Manzoni, Kierkegaard, Novalis, Borges e molti altri. Pubblicato in collaborazione con Libreria Editrice Vaticana, "Ti voglio bene" è il manifesto per una gioia condivisa.
Quando 22 dicembre 1977 il il segretario di Stato del papa Jean-Marie Villot scrisse all'arcivescovo di Parigi François Marty a nome di Paolo VI, citò Jules Isaac definendo il suo lavoro una fonte di ispirazione per tutti gli uomini di buona volontà che cercano di promuovere il rispetto reciproco, la stima e l'amicizia tra ebrei e cristiani. Questa autorevole considerazione nasce anche dall'influenza che il pensiero di J. Isaac ebbe nella stesura del paragrafo sugli ebrei della dichiarazione conciliare Nostra Aetate. Le pagine di questo libro ripercorrono il modo in cui la chiesa cattolica sia arrivata a chiarire e ad abbracciare il ruolo di Israele nella storia della salvezza, a superare il concetto della colpa collettiva degli ebrei per la morte di Gesù e a offrire una nuova visione teologica e un novo atteggiamento pastorale nei confronti degli ebrei e dell'ebraismo. Nel farlo Norman C. Tobias ricostruisce la biografia di Jules Isaac, un pioniere del dialogo ebraico-cristiano, una delle persone a cui si deve il rinnovamento della riflessione cattolica sugli ebrei e sul giudaismo dopo secoli di incomprensioni.
Nei due millenni della storia delle Chiese cristiane, la predicazione ha rappresentato un momento fondamentale per la trasmissione, dal clero ai fedeli, di dottrine in cui credere e di comportamenti da tenere. Un'attività che ha conosciuto mutamenti ed evoluzioni, qui presi in esame: tra tarda antichità e secoli centrali del medioevo si predicava poco e male, sulla scorta dei sermoni latini di Agostino, Gregorio Magno e altri, mentre negli ultimi secoli dell'età di mezzo i frati mendicanti avevano portato letteralmente i pulpiti fuori dalle chiese. Nel Rinascimento predicatori come Bernardino da Siena divennero "divi" e capiscuola, propugnando un comportamento organico all'egemonia del ceto mercantile borghese, anche grazie allo sfruttamento dell'invenzione della stampa. In seguito, per il contrasto tra Chiesa di Roma e Riformatori d'oltralpe, l'attività di predicazione fu sottoposta al controllo inquisitoriale, mentre con il prevalere della Controriforma le pubblicazioni di prediche diventarono addirittura una forma di letteratura, in grado di coinvolgere persino poeti come Marino.
Grazie a un lavoro decennale di ricerca e di studio delle fonti, Stefania Falasca illustra la genesi delle lettere "Illustrissimi", qui presentate in edizione critica con l'apparato delle note e delle varianti. "Illustrissimi" è una raccolta di quaranta lettere idealmente indirizzate a personaggi storici e mitici di varie epoche, scritte da Albino Luciani quando era ancora patriarca di Venezia e pubblicate mensilmente nella rivista «Messaggero di sant'Antonio» dal 1971 al 1975.La quarta edizione di Illustrissimi, esce per le edizioni Messaggero di sant'Antonio con l'imprimatur papale siglato alcuni giorni prima della sua morte. Emblema della formazione e della personale biblioteca di Giovanni Paolo I, la silloge porta a riflettere sulla stretta familiarità del pontefice con la dimensione letteraria e al contempo con la solida formazione teologica. Espressione di una geniale sintesi di sacro e profano, di erudizione e chiarezza che arriva a tutti, di un magistero piantato nella radicale scelta teologica di un linguaggio semplice, conversevole e accessibile a chiunque.
Dal 1961 al 1963, don Carrer fu al servizio di colui che nel 1978 sarebbe diventato papa Giovanni Paolo I. Da tutti conosciuto come don Paolino, era un giovane sacerdote della diocesi di Vittorio Veneto. Si era da poco ripreso da una malattia, quando il vescovo Luciani lo chiamò: «Vuole essere il mio cireneo?». A don Paolino lì per lì sembrò una parola un po' "arcaica". Comprese dopo che era nello stile di Luciani. Non voleva farlo sentire "solo un segretario", bensì un compagno fedele con il quale condividere una parte di vita e... soprattutto di strada. Perché don Paolino fu principalmente autista. Prefazione del Card. Pietro Parolin.
Da Benedetto XVI a papa emerito. Un viaggio attraverso la vita e il pontificato del teologo che con la sua rinuncia ha segnato la storia del papato. Pochi eventi hanno segnato la storia del papato come quello avvenuto l'11 febbraio 2013: quel giorno, inaspettatamente, un pontefice sceglieva di dimettersi dal ministero petrino per motivi di età e di salute. La clamorosa rinuncia diede ovviamente adito a un rincorrersi di interrogativi, supposizioni e assurdi complottismi. Tuttavia, per tentare di comprendere come si giunse a quella storica decisione, è necessario ripercorrere le tappe che hanno portato il teologo Joseph Ratzinger dalla Baviera fino al soglio di Pietro. È questo che racconta Andrea Tornielli nel suo nuovo libro: dall'infanzia in Germania ai primi passi in Vaticano, al fianco di Giovanni Paolo II, dall'elezione a Papa agli anni da emerito fino alla morte, il 31 dicembre 2022, l'autore esplora a fondo un uomo da molti considerato un ultra-conservatore, «rigido e inflessibile inquisitore», che si è trovato suo malgrado ad affrontare scandali come quelli di Vatileaks e degli abusi sui minori all'interno del clero. Senza fermarsi alla superficie, Tornielli fa emergere però anche un altro Ratzinger: da sempre consacrato al servizio della Chiesa e degli ultimi, sensibile ai temi della difesa dell'ambiente, della pace, della solidarietà, attento alle domande e ai dubbi dei non credenti. Queste pagine delineano così un ritratto fedele di un uomo semplice e sapiente, amante dei libri e della musica classica, e dei sette anni di pontificato che l'autore ha potuto, come vaticanista, seguire da vicino: le encicliche, i viaggi, le decisioni importanti, gli incontri. Una testimonianza autorevole su un personaggio che, senza dubbio, ha segnato in modo indelebile la storia del Vaticano.
La Chiesa, Mysterium lunae, è Sacramento universale di salvezza che si esprime storicamente come una realtà gerarchicamente strutturata e porta in sé il potere di Cristo di salvare gli uomini dal peccato e dalla morte. Eppure gli uomini e le donne che la compongono devono assumere consapevolmente il rischio di una leadership che esercita il potere come mediazione tra Dio e il mondo. La fiducia attribuita alla mediazione salvifica della Chiesa è stata duramente messa alla prova dalle colpe e dagli abusi emersi negli ultimi anni nella gerarchia ecclesiastica, negli istituti religiosi e nei movimenti e istituti laicali, contribuendo al sorgere di una nuova sensibilità. Nel settimo volume della collana di Ricerche di Ontologia Relazionale (ROR) presentiamo, in collaborazione con la Facoltà di Comunicazione Sociale Istituzionale (CSI) e con il Centro di Formazione Sacerdotale (CFS) della Pontificia Università della Santa Croce, un dialogo trans-disciplinare. Ci auguriamo così di favorire, nel contesto culturale post-moderno e post-cristiano attuale, un lavoro sinergico tra le facoltà, e di identificare le ambivalenze e i rischi, insieme all'importanza e al senso, dell'esercizio delle relazioni asimmetriche nella Chiesa.
In una caverna presso Melicuccà di Seminara (RC) gocciola dal soffitto un'acqua ritenuta miracolosa. La grotta fu nel Medioevo sede di un monastero rupestre fondato da sant'Elia lo Speleota. Questo monaco, anzi padre di monaci e taumaturgo (T ca. 960) appartenne alla grecità calabrese, fiorente quando quella regione era parte integrante dell'Impero Romano d'Oriente ed era stata linguisticamente, culturalmente e religiosamente ellenizzata. In quel periodo fu anche sede di un monachesimo pienamente inserito per spiritualità, liturgia e organizzazione nell'ecumene "bizantina". Di questo monachesimo italo-greco restano oggi a malapena dei ruderi, ma in compenso molte sono le testimonianze agiografiche, in notevole parte raccolte nell'archimandritato del Salvatore, fondato in età normanna sulla penisola del faro (in glossa phari) del porto di Messina. Un codice qui scritto nel 1308 è l'unico a riportarci la Vita dello Speleota e una raccolta dei miracoli avvenuti alla sua tomba, scritte in greco prima della fine del X secolo da un monaco del suo monastero. Tale testo viene qui pubblicato in edizione critica con traduzione italiana e un commento storico.