L’iniziativa di raccogliere alcuni saggi dell’attività scientifica di Giorgio Picasso è stata promossa dal Dipartimento di studi medioevali, umanistici e rinascimentali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La scelta si è orientata verso i contributi canonistici, significativi, ad un tempo, anche per i criteri di indagine messi in opera dall’autore che, nella disciplina da lui professata, al tradizionale metodo della ricerca storica ha saputo unire l’apporto di fonti canonistiche, raggiungendo risultati originali e per molti aspetti innovativi.
Il volume è diviso in quattro sezioni omogenee per quanto riguarda il contenuto tematico. Nella sezione «Fonti» numerosi articoli indagano la presenza degli scritti dei Padri della Chiesa nelle disposizioni legislative dei concili e delle collezioni canoniche, con particolare riferimento alle opere di Ambrogio, Gregorio Magno e Cipriano. Importante è poi lo studio che chiarisce i concetti di usus e di consuetudo nella tradizione normativa dei cluniacensi.
Anche la sezione «Istituzioni» presenta studi di rilevante importanza per il loro contenuto e per il metodo di indagine, tra i quali si segnala per la novità dell’impostazione il lavoro sui fondamenti del matrimonio nelle collezioni canoniche medievali. A queste ultime è dedicata la terza sezione, da cui emergono la grande problematica della vita comune del clero e la vexata quaestio dei rapporti tra canonici e monaci nei secoli XI e XII. L’ultima sezione, dedicata ai problemi della società umana, illumina concetti che l’età medievale elaborò con fatica e con sforzo intellettuale, soprattutto durante l’età feudale, fra cui quelli di ‘laico’ e di ‘laicità’.
Giorgio Picasso, nato a Genova nel 1932, è entrato come monaco benedettino nella congregazione di Monte Oliveto nel 1949. Dopo l’ordinazione sacerdotale si è iscritto all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ove ha percorso la carriera di docente di Storia medioevale sino all’anno 1969-1970. Divenuto professore ordinario nella medesima disciplina, è stato incardinato nell’Università di Lecce (1980-1981). Richiamato in Cattolica per lo stesso insegnamento, dal 1986 è titolare della cattedra di Storia della Chiesa nella Facoltà di Lettere. Nell’ateneo cattolico milanese ha ricoperto il ruolo di direttore del Dipartimento di Studi medioevali, umanistici e rinascimentali per due trienni (1983-1989), mentre dal 1995 è preside della Facoltà di Lettere. Membro del consiglio redazionale della «Rivista di storia della Chiesa in Italia», ha ricoperto per oltre un trentennio l’incarico di responsabile della bibliografia. È anche consigliere del Pontificio Comitato di Scienze storiche con sede nella Città del Vaticano. Nel 2002 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica italiana la medaglia d’oro dei benemeriti della cultura.
Le eresie raccolte in questo lessico rendono testimonianza di un vasto universo di credenze rimasto escluso da quella che oggi costituisce la dottrina ufficiale della Chiesa. Adottando una prospettiva più letteraria che storica, l'autore passa in rassegna circa duecento orientamenti religiosi, dai più esotici ai più profondi, coprendo l'intero arco della storia cristiana. Le eresie sono disposte in ordine alfabetico. Andare alla riscoperta delle eresie significa ritornare a quella condizione di effervescenza intellettuale che precedette l'instaurazione del pensiero unico, e rappresenta inoltre un utile esercizio dello spirito, in quanto educa al rispetto dell'altro.
Nell'Archivio della Congregazione per la dottrina della fede, ex Sant'Uffizio, si trovano alcuni fascicoli che riguardano il processo, naturalmente in absentia, cui furono sottoposti, a partire dal marzo 1932, innanzitutto la Storia d'Europa nel secolo decimonono di Benedetto Croce, condannata e messa all'Indice dei libri proibiti il 13 luglio 1932, e poi l'intera opera dello stesso Croce e quella di Giovanni Gentile, condannate e messe all'Indice il 20 giugno 1934. Ma si trovano anche altri fascicoli che riguardano i controlli, le censure e le condanne di cui furono costantemente oggetto libri e soprattutto manuali scolastici delle scuole superiori, specie per gli insegnamenti di storia, di filosofia e pedagogia. Questi fascicoli, i primi e i secondi, sono stati la guida per ricostruire una delle vicende più interessanti e probabilmente più importanti che hanno caratterizzato gli anni del fascismo: lo scontro fra la neoscolastica da una parte, l'idealismo e l'attualismo gentiliano dall'altra.
Sullo sfondo delle crociate, nella gloria trionfante della cavalleria, si stagliano le figure di tre eroi dello spirito, cavalieri di Dio, che diedero via a uno dei movimenti più fecondi conosciuti nella storia della Chiesa: il monachesimo cistercense. San Roberto, fedele e ribelle; sant’Alberico, umile e radicale; santo Stefano Harding, razionalista e inflessibilmente leale. La loro intensa esperienza spirituale rivive in queste pagine dove la biografia si sposa al romanzo. In uno stile inconfondibile, Fr. Raymond offre la possibilità di conoscere le radici di questo fenomeno e di scoprire il senso e la missione dei monaci «silenziosi» che, a più di un millennio di distanza, fanno rivivere sotto i nostri occhi l’entusiasmo e l’impegno dei loro fondatori.
«Un libro speciale. M. Raymond è riuscito a scrivere una storia coinvolgente degli uomini che hanno fondato l’ordine monastico cistercense. Il libro consente di gettare uno sguardo all’interno di quel mondo, in particolare nei secoli XI e XII» (www.amazon.com).
Il romanzo è stato riproposto molte volte negli ultimi 40 anni ed ha sempre riscosso un enorme successo di pubblico .
L’autore, monaco trappista, ha scritto numerosi testi di spiritualità monastica e, per San Paolo, il suo secondo romanzo, L’uomo che si vendicò di Dio, giunto nel 2000 alla 16a edizione.
Si tratta di un libro sulle idee che nel pensiero cristiano hanno giustificato la guerra o favorito la pace dai primi secoli fino a oggi, da Paolo di Tarso a karol Wojtyla, da Clemente di Alessandria a Giovanni XXIII.
Questo volume è utile per conoscere la storia dei cristiani di tradizione siro-orientale, presenti, sin dai tempi delle origini della chiesa, in Mesopotamia e specie nell'attuale Iraq. La recente guerra, le difficoltà di vario ordine che li spingono a lasciare le loro terre native hanno reso attuali le vicende di questi cristiani appartenenti a due principali comunità: la Chiesa assira dell'Est (un tempo detta "nestoriana", ma, in base all'attuale dialogo ecumenico, è bene evitare questo nome) e la Chiesa caldea, già da tempo in comunione con Roma.
Questo volume parla dunque di un "filo rosso" che si snoda dalla metà degli anni Cinquanta, quando, in qualità di collaboratore di monsignor Samoré, ne accompagnò l'impegno per l'organizzazione della prima conferenza generale dell'episcopato latinoamericano a Río de Janeiro, agli ultimi decenni del secolo scorso, quando intraprese importanti viaggi a Cuba, in Brasile, Messico, Argentina, Guatemala. In questo itinerario Casaroli fa l'esperienza di una chiesa che assume sempre più coscienza di un'unità che trascende gli orizzonti nazionali, e che negli anni tra il concilio Vaticano II e la conferenza di Medellin del 1968 vede mutare progressivamente il proprio volto.
Un originale numero monografico dedicato alle forme letterarie (la lettera, il vangelo, il trattato) con le quali il cristianesimo si afferma come religione universale. Tra gli altri, interventi di: E. Norelli, A. Graham Brock, M. Rizzi, A. van den Hoek, E. Junod, A. Camplani, A. Monaci Catagno, C. Markschies.
Tra gli scritti maggiori di santa Teresa d'Avila, il Libro della Vita costituisce ancora oggi per la teologia spirituale un costante punto di riferimento, una fonte di chiarimento per i grandi problemi dell'esperienza mistica. Teresa si rivolge a tutti i suoi confessori per sottomettere al loro giudizio le sue grazie mistiche, i suoi dubbi, le sue ansie, senza alcun intento dottrinale: scrive semplicemente per obbedienza. Il testo, curato da L. Borriello e G. della Croce, si articola in 40 capitoli. I capitoli 1-10 contengono il racconto degli anni giovanili (vita in famiglia e scelta vocazionale) e dei primi vent'anni nel monastero dell'Incarnazione di Avila. Dopo la grazia dell'Ecce Homo, questa linea viene interrotta con i capitoli 11-22, dedicati a un piccolo trattato sui quattro gradi dell'orazione. I capitoli 23-31 riprendono il racconto biografico, ma su un piano spirituale e profondo: il suo rapporto con il Cristo, segnato da sempre più frequenti apparizioni, da sublimi estasi fino ai vertici dell'esperienza affettiva mistica. Nei capitoli 32-36 si legge la storia travagliata della fondazione del primo monastero della riforma carmelitana, il monastero di San Giuseppe di Avila. Infine, gli ultimi capitoli, 37-40, riecheggiano nuovamente le sue altissime esperienze mistiche, che risalgono agli anni 1562-1565.
Numerosi sono gli storici che negli ultimi anni hanno tentato una lettura del ventennio fascista scevra da pregiudizi e ideologie. Guido Zagheni cerca di applicare questo metodo interpretativo al campo specifico del rapporto tra lo Stato fascista e la Chiesa cattolica in Italia.
Inizialmente il mondo cattolico, come il resto della società italiana, si lasciò sorprendere dal fascismo e numerosi esponenti della base e del vertice aderirono a quella che sembrava la proposta di una nuova società e di una crescita improvvisa e sorprendente della giovane nazione. Successivamente la pretesa del fascismo di essere l’unica forza a determinare il presente ed il futuro degli italiani fu all’origine di uno scontro sempre più aspro con la Chiesa. Le iniziali convergenze portarono al Concordato del 1929 e alla soluzione della questione romana. Seguirono i contrasti per l’Azione Cattolica, per la pulizia etnica attuata durante e dopo la guerra d’Africa, per le leggi razziali, per l’avvicinamento alla Germania. La conseguente scelta per la guerra segnò la rottura definitiva tra Chiesa e fascismo.
Il volume ripercorre minuziosamente la storia del fascismo dalle origini alla guerra di liberazione, e rivendica la forza e la dignità dell’azione della Chiesa, in particolare negli ultimi anni della dittatura.
Guido Zagheni, nato a Capergnanica (Cremona) il 1° gennaio 1942, ha studiato nel seminario vescovile di Crema divenendo sacerdote nel 1967. Ha alternato vita pastorale e studio, ricoprendo diversi incarichi nella diocesi. Dopo aver conseguito il dottorato in Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, ha insegnato per alcuni anni nei seminari di Crema e Lodi; attualmente insegna Storia della Chiesa contemporanea presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano. È presidente della Fondazione «Carlo Manziana» Scuola Cattolica Diocesana. Presso le Edizioni San Paolo ha pubblicato due volumi del Corso di storia della Chiesa dedicati a L’età moderna (1995) e a L’età contemporanea (1996).
Nella storia della chiesa la memoria delle comunità delle origini ha sempre funto di volta in volta da modello, da esempio, da ideale, talora anche da mito: in particolare in periodi critici, la possibilità di un ritorno all'antico e alle origini si ripropone con vigore sempre nuovo. Il saggio di Pier Cesare Bori colma una lacuna nella storia della ricerca, affrontando sistematicamente il tema del modello della chiesa primitiva nell'antichità cristiana, della maggiore o minore normatività dell'immagine della chiesa delle origini nella coscienza della chiesa antica. Al centro di quest'opera sta la questione di come e in quale misura tra il terzo e il quinto secolo sia l'Oriente sia l'Occidente abbiano concepito la chiesa del Nuovo Testamento come esemplare e normativa, e di come e in quale misura, pur nella certezza della continuità, in quei secoli si sia percepita una sorta di distanza dalle origini, non solo nel tempo ma anche nella qualità dell'esistenza religiosa.
«Dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio»: dagli inizi della civiltà cristiana questa frase ha significato la rivoluzione più importante nella storia delle istituzioni, ma anche la più difficile da realizzare. Ancora oggi parlare di Stato laico e di libertà della Chiesa, e tradurre in pratica tali concetti, significa muoversi su un terreno ricco di insidie e di contraddizioni. Per affrontare questi temi attualissimi, Ombretta Fumagalli Carulli sceglie la via del discepolo medievale che, mettendosi ‘sulle spalle del gigante’, vede meglio e più lontano. In questo caso ‘il gigante’ è l’autorevole tradizione giuridica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con i suoi prestigiosi maestri: Vincenzo del Giudice, Orio Giacchi, Giuseppe Dossetti. Così, dopo avere ricordato l’apporto della dottrina canonistica, sono tre le piste di ricerca proposte: l’emergere dell’idea laica nella storia europea, la posizione dello Stato italiano, le nuove frontiere dell’Europa. Alla nascita e alla storia dello Stato laico, dal Medioevo alla Rivoluzione francese, è dedicato il primo capitolo. Sulla base delle categorie storico-giuridiche così costruite, viene poi focalizzato il rapporto tra Stato italiano e fenomeno religioso. Dopo brevi cenni sui modelli di Stato - liberale e fascista - precedenti l’età democratica, sono affrontati i problemi che laicità e libertà pongono allo Stato democratico. A causa delle ambiguità presenti nelle nostre leggi e della lentezza dell’iter parlamentare, a produrre diritto è spesso la Corte costituzionale. A essa perciò è riservato ampio spazio, in particolare rispetto all’emersione della libertà religiosa istituzionale a fianco di quella individuale e collettiva. Nel terzo capitolo l’orizzonte si amplia dall’Italia all’Europa, completando il quadro dei problemi e le prospettive di ulteriori evoluzioni. Dalla CSCE, oggi OSCE, alla Costituzione europea viene analizzato il consolidamento della libertà religiosa istituzionale e il ruolo delle religioni nella costruzione dell’Europa unita.
Il risultato è uno studio importante, che illumina la grammatica e le sintassi giuridiche e istituzionali di un tema controverso e affascinante, e «riprende le fila di un lungo discorso» per svilupparne le conseguenze, sia attuali sia rivolte al futuro che è per noi oggi l’Europa.
Ombretta Fumagalli Carulli si è laureata in Giurisprudenza all'Università Cattolica del Sacro Cuore nel 1966. Dal 1975 è titolare di cattedra universitaria (Diritto canonico e Diritto ecclesiastico) prima all’Università di Ferrara, poi all’Università Cattolica di Milano, dove insegna tuttora. Eletta al Consiglio Superiore della Magistratura, alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica, dal 1993 più volte fa parte del Governo italiano. Dal 2003, nominata da Giovanni Paolo II, fa parte dell’Accademia Pontificia delle Scienze Sociali. Visiting professor in diverse Università europee e membro di società scientifiche e di comitati di riviste giuridiche, è autrice di numerose pubblicazioni in diritto canonico, storia della Chiesa, ordinamento giudiziario, procedura penale, diritto costituzionale italiano, diritto ecclesiastico, diritto di famiglia, magistero sociale della Chiesa, diritto processuale civile. Segnaliamo: Intelletto e volontà nel consenso matrimoniale in diritto canonico (Vita e Pensiero, Milano 1974); I fondamenti religiosi dell'Assolutismo in Bossuet (Milano 1975); Il matrimonio canonico dopo il Concilio (Milano 1978); Società civile e società religiosa di fronte al Concordato (Vita e Pensiero, Milano 1980); Giustizia inquieta (Milano 1990); Il Governo della Chiesa universale e i diritti della persona (Vita e Pensiero, Milano 2002).