Il presente volume si propone di offrire una riflessione sistematica sulle virtù (innanzitutto le virtù della religione, della fede, della speranza e della carità) tenendo conto della rinnovata attenzione odierna a questo aspetto dell'etica, e riservando uno spazio sufficiente alla dimensione storica, indispensabile per una esauriente comprensione. Il discorso si muove su un orizzonte esplicitamente teologico, e l'ermeneutica delle fonti (Scrittura, Tradizione, Magistero, ricchezze della vita ecclesiale) è condotta con un metodo interdisciplinare attento ad un dialogo convergente tra discipline teologiche e antropologiche.
Questo testo di teologia fondamentale, abbandonata un'anacronistica apologetica senza smarrire l'autentica dimensione biblica dell'apologia, si incentra sull'oggetto proprio che è la rivelazione di Dio in Gesù Cristo per mezzo dello Spirito Santo. Una sintesi moderna, per tutti coloro che ricercano i fondamenti della loro fede cristiana.
Se l'esigenza di dar ragione della fede di fronte al contesto culturale e religioso del proprio tempo è esigenza di sempre, è fuori dubbio che il nostro tempo, segnato da un significativo sviluppo delle scienze naturali, interpella il sapere teologico e chiede un confronto e un dialogo qualitativamente diversi rispetto al passato. Obiettivo di questo volume di G. Tanzella-Nitti, è ripercorrere in modo sintetico gli aspetti di pertinenza di una teologia fondamentale nel contesto del pensiero scientifico. In sei capitoli il volume affronta i temi più scottanti del dialogo teologia-scienza: il rapporto tra il Libro della Natura e il Libro della Scrittura; il ruolo della teologia, della filosofia e delle scienze di fronte a temi di attualità scientifica; il tema delicato del miracolo e del suo rapporto con le scienze; il ruolo delle scienze naturali nella riflessione teologica e nello sviluppo del dogma; la necessità che i diversi livelli di conoscenza possano concorrere all'unità del sapere, pur con modalità adeguate al contesto moderno e senza ricadute in modelli del passato, difficilmente riproponibili.
Un'introduzione chiara e accessibile ai molti temi della teologia fondamentale. Il volume vuole introdurre il lettore nella pluralita delle dimensioni alle quali si rivolge il campo di studio della teologia fondamentale. Le tematiche: il problema di Dio e l'uomo contemporaneo, la specificita della rivelazione cristiana di fronte alle altre espressioni religiose, il rapporto tra fede e ragione come e stato affrontato nella storia del pensiero cristiano e riproposta nella Fides et Ratio di Giovanni Paolo II; Gesu Cristo centro della fede vissuta nella comunita ecclesiale. Notevole la capacita di proporre i vari ambiti dell'orizzonte complesso della teologia fondamentale ad un livello che, senza banalizzare il discorso, lo rende accessibile al non specialista.
Lezione inaugurale dell'Anno Accad. 2002-2003, per la cattedra di Teologia sociale, all'Ist. Pastorale Redemptor Hominis" Specializzazione in Dottrina Sociale della Chiesa. Tratta del lavoro dal punto di vista teologico-pastorale. " Del lavoro la teologia non puo occuparsi se non nel quadro della complessiva vicenda civile e dei suoi problemi sotto il profilo del destino umano, destino considerato sia nei suoi risvolti con la coscienza individuale sia con quella ecclesiale. La riflessione teologica del lavoro non puo esimersi dal considerarlo dal punto di vista della sua verita e del suo senso per l'uomo.
Lezione inaugurale dell'Anno Accademico 2001-2002 per la cattedra di Storia della Pastorale, presso l'Istituto Pastorale Redemptoris Hominis". La lezione espone la dottrina dell'uomo "immagine di Dio" secondo i Padri. " L'autore affronta il tema della dignita dell'uomo nel pensiero dei Padri della Chiesa, sia in area asiatica sia in area alessandrina. Dove si colloca l'immagine di Dio nell'uomo? Nell'anima e nel corpo, o nella sola anima? Siamo al cuore dell'antropologia patristica e l'interpretazione che ne viene data si mostra quanto mai attuale.
Questo libro affronta il problema della Trinità con singolare profondità e con una peculiare attenzione per l'orizzonte metafisico. In questo libro sono raccolti alcuni articoli così come furono pubblicati tra il 1974 e il 1995, che affrontano il problema della Trinità. Gli insegnamenti di Josemaria Escriva hanno costituito una fonte primaria di ispirazione degli argomenti principali. Per quanto riguarda l'orizzonte metafisico, le nozioni fondamentali sono quelle del pensiero di Tommaso d'Aquino.
Libro determinante nel percorso filosofico di Carlos Cardona: la conoscenza metafisica e indispensabile e necessaria per la fondazione dell'antropologia e dell'etica. L'opera, secondo le intenzioni dell'autore, nasce dall'esperienza umana, dall'applicazione della ragione all'analisi della crisi di fondamenti dottrinali che caratterizza l'uomo d'oggi. Crisi di fondamenti e, per cio stesso, crisi del fondamento, vale a dire crisi della nostra conoscenza di Dio. Per Cardona la fede influisce positivamente nel lavoro teoretico del filosofo cristiano. Il lavoro di discernimento e di risanamento dovra iniziare dalle fondamenta, dall'intelligenza, dalla volonta, dalla vita stessa degli intellettuali.
Una nuova opera classica di teologia fondamentale. Un testo unico nel suo genere per lo studio e per la prassi della teologia, contraddistinto da grande profondità intellettuale e rigore logico. Una legittimizzazione impressionante e efficace della fede cristiana.
Dalla quarta di copertina:
La credibilità è diventata in tutti i campi sociali un bene scarso e prezioso. Anche la credibilità del cristianesimo ha subito una drastica riduzione. Una secolare contestazione e un secolare smascheramento delle pretese del cristianesimo hanno lasciato il loro segno. La teologia fondamentale affronta la storia di questa contestazione e di questo smascheramento, e tenta risposte critiche alle argomentazioni che, nel passato e nel presente, mettono in discussione e minano l’autocomprensione cristiana.
Anche il progetto qui proposto cerca di assolvere questo compito, che si potrebbe definire, nel senso migliore della parola, apologetico. Nei quattro trattati o “Temi Controversi” – Religione, Rivelazione, Redenzione, Chiesa – esso espone anzitutto la storia della contestazione della validità avanzata dal cristianesimo, per poi indicare le “buone ragioni” che permettono di essere e rimanere cristiani grazie ad una legittimazione razionale della fede.
Una serie di riflessioni intermedie si occupa di questioni gnoseologiche e antropologiche di fondo, la cui trattazione costituisce il profilo specifico di un progetto di teologia: fede e ragione, il linguaggio della fede, fede e senso.
Ma la legittimazione razionale della fede non esige solo che si “contraddicano” le argomentazioni della critica, bensì anche che si prenda seriamente tale critica come una sollecitazione a compiere un’autoverifica, perché solo così è possibile fronteggiarla.
Il progetto del Werbick è proteso a rendere un servizio teologico alla credibilità della fede cristiana, in un tempo in cui il cristianesimo si trova minacciato sia dal fondamentalismo sia dalla de-tradizionalizzazione.
Una nuova opera classica di teologia fondamentale. Un testo unico nel suo genere per lo studio e per la prassi della teologia, contraddistinto da grande profondità intellettuale e rigore logico. Una legittimizzazione impressionante e efficace della fede cristiana.
Recensioni:
Uno sguardo immediato alla struttura dell’imponente opera di Werbick può indurre a ritenere che essa riproponga in buona sostanza la successione classica dei trattati codificata dall’apologetica moderna: demonstratio religiosa, demonstratio christiana, denionstratio catholica. Da ciò si potrebbe precipitosamente concludere che l’opera in questione sia collocabile in quel filone presente nella produzione teologico fondamentale degli ultimi decenni, registrabile sotto la cifra dell’aggiornamento, inteso appunto come rielaborazione in un contesto culturale mutato di un impianto apologetico che nondimeno rimane immodificato. Il tentativo di aggiornamento si paleserebbe qui, ad esempio, nello sdoppiamento della demonstratio christiana nel trattato sulla rivelazione e nel trattato sulla redenzione, che intende mettere esplicitamente a tema la questione della rilevanza antropologica dell’automanifestazione di Dio. Oppure, nel fatto che i trattati portino il nome di “tema controverso” e non di “dimostrazione”, magari come rassegnato cedimento alla diffidenza contemporanea nei confronti di qualunque argomentazione rigorosa di una fondazione ultima.
In realtà, una tale valutazione superficiale non renderebbe giustizia della portata teorica del lavoro di Werbick. Per cogliere adeguatamente l’intenctio auctoris occorre rileggere l’opera a partire dalle tre “riflessioni intermedie”, cui è assegnato il compito di raccordare le diverse sezioni del volume. Esse sono dedicate alla elucidazione di un triplice rapporto: fede e ragione, fede e linguaggio simbolico, fede e senso. Scandendo il passaggio fra i trattati, tali riflessioni intermedie suggeriscono che ciò di cui si intende far questione, affrontando i differenti temi della religione, della rivelazione, della redenzione e della chiesa, è in realtà sempre di un unico oggetto, ossia appunto della fede cristiana. Sotto questo profilo, l’ambizione di Werbick appare quella di elaborare una ontologia dell’affidamento e della sua radicazione nell’atto della libertà, come infrastruttura teorica per argomentare la portata singolare e insieme universale di una teologia della fede cristiana e della sua fondazione nell’evento cristologico. Soltanto ponendosi in tale prospettiva, diventa possibile portare all’evidenza il progetto unitario soggiacente alla trattazione dei vari temi controversi, il quale obiettivamente risulta eccedere i limiti angusti di un mero aggiornamento dell’impianto apologetico moderno.
Di questo progetto, nello spazio limitato di una recensione, si possono restituire com’è ovvio solo i tratti essenziali. Punto d’avvio è la riflessione circa il tema della religione, che nella prospettiva seguita da Werbick si presenta come il luogo per argomentare l’essere nel legame in quanto dimensione fondamentale della condizione umana, la quale non sopporta di venire risolta nella visione di matrice illuministica del soggetto autoreferenziale e autofondato. È proprio attraverso e dentro la trama di relazioni, che segnano insuperabilmente il cammino della libertà dell’uomo nella sua dimensione di concretezza, che si accende nella coscienza la percezione originaria della notizia di ciò che concerne l’uomo incondizionatamente, poiché lo pone di fronte a quella promessa e a quella sollecitazione, da cui dipende il compimento della vita buona. È tale realtà dell’incondizionato promettente e interpellante, che trova evidenza simbolica nelle rappresentazioni del divino disponibili nelle differenti tradizione religiose. L’ambivalenza, dalla quale queste risultano attraversate, le destina tuttavia ad essere sospese, per quanto riguarda l’affermazione della loro verità, all’effettuarsi indeducibile di un evento al di sopra del quale non potrebbe accadere alcunché di più grande. Si tratta dell’evento grazie al quale «l’assoluto concede alla libertà finita una relazione con se stesso, in cui questa può trovare se stessa e può proprio così corrispondere all’assolutezza dell’assoluto» (p. 193).
Tale precisamente è il tema della rivelazione, e in particolare della determinazione storica che essa ha ricevuto nell’accadimento cristologico. Ciò che appare centrale nella vicenda di Gesù, così come viene attestata dagli scritti neotestamentari, è il costituirsi di un’implicazione sempre più radicale tra quella vicenda stessa e il darsi del regno di Dio, inteso come l’inizio che non cessa mai di cominciare del dono del tempo, in forza del quale è infranta la prigionia in una vita condannata alla deriva verso il semplice passato ed è invece dischiuso l’accesso verso il futuro promettente. L’esito imprevedibile della vicenda di Gesù nell’avvenimento pasquale della resurrezione del Crocifisso porta a compimento il processo rivelativo, e proprio per questo ne manifesta pienamente la dimensione redentiva, come condizione ultima di possibilità di una libertà finalmente riconciliata. Al proposito merita citare direttamente l’A.: «Poiché è avvenuta una cosa di cui non è possibile pensarne una più grande, poiché la libertà riconciliante di Dio si è rivelata come l’approvazione originaria che libera il sì della libertà umana dal voler realizzarsi come semplice autoaffermazione, per questo è possibile dire che in questo fondamento è ‘risolto’ l’abisso della libertà umana e che la libertà umana diventa possibile come libertà di amare e di apprezzare l’altro nella sua alterità» (p. 749).
L’evento rivelativo e salvifico, che si produce nella vicenda cristologica, si rende accessibile nel corso del tempo in virtù della mediazione offerta dalla chiesa. Questa mediazione è all’altezza del suo compito solo quando non si autocomprenda al modo della sostituzione rappresentativa o del rimando estrinseco rispetto all’evento, bensì rigorosamente nei termini della testimonianza. La qualità testimoniale dell’agire ecclesiale è precisata nella caratterizzazione della comunità cristiana come «istituzionalizzazione della relazione con l’incondizionato» (p. 997), e ancora come il «simbolo reale della volontà buona di Dio» anticipata dall’inizio del Regno (p. 1000), che diventa la condizione storico-concreta affinché la libertà umana si disponga ad accogliere nell’affidamento la forma cristologica del suo attuarsi secondo verità.
Fino qui la ricostruzione sommaria del progetto teorico sotteso all’opera di Werbick. In questa sede risulta impraticabile tentare una ripresa critica, che si proponga di verificare in modo analitico se e in quale misura l’A. abbia in effetti corrisposto al proprio intento nello svolgimento del suo lavoro […]. Per il merito di porre tale questione del tutto decisiva ad un livello di profondità non comune, l’opera di Werbick si raccomanda senza dubbio all’attenzione non superficiale del dibattito teologico contemporaneo.
D. Arbarello, in Teologia 1 (2004) 106-107
Un'opera sulla fede e sul valore della cristianita.
L'esposizione teologica della credibilità cristiana a partire della globalità dell'idea di fede non è abituale nell'orizzonte manualistico. Il trattato dell'antropologia cristiana è in effetti ancora privo di un capitolo sulla coscienza credente che è la forma appropriata della relazione fra la creatura umana e Dio. Simmetricamente, l'apologetica della ratio fidei ha trascurato l'articolazione storica della grazia con la coscienza umana. Al di fuori di questo duplice raccordo, una trattazione teologica del fondamento cristiano non può illustrare compiutamente la sua reale possibilità e necessità. Ulteriore motivo di novità di questo trattato è lo sforzo di delineare la comprensione della verità, cercata dalla coscienza, in riferimento alla suprema istanza della giustizia dell'Essere e della giustificazione dell'esistenza.