L'attuale contesto di pluralismo etico ripropone con urgenza il tema dell'obiezione di coscienza quale possibilità di affermazione delle convinzioni morali personali. Un'istanza che si carica di tensione nella sua "rotta di collisione" con l'ordinamento giuridico che si offre come garante della convivenza civile. Di qui alcuni interrogativi: l'obiezione di coscienza va intesa come una minaccia alla vita sociale democratica, o non rappresenta invece una sua imprescindibile espressione? Se fosse così, a quali condizioni essa svolge una tale funzione? E più radicalmente ancora, può essa costituire una possibile "risorsa morale" per la società?
La pace è un bene necessario, ma possibile? E quale pace? Prima la giustizia o prima la pace? Conosciamo la violenza per superarla o almeno ridurla? Quali energie resistono alla violenza e con quale lavoro ognuno può avvicinare la pace?
Il presente libro è una introduzione sistematica all'etica sociale.
È il secondo anno che il SAE affronta il tema – delicato e controverso nelle relazioni culturali e religiose –dell’etica, questa volta sotto l’aspetto dell’etica globale. È una tematica che trova spesso nella società forti contrapposizioni, e le chiese cristiane non sono estranee a questo travaglio e patiscono anch’esse, al loro inter-
no e nelle loro relazioni reciproche, tensioni conflittuali. Le relazioni di questa sessione, dopo aver affrontato il rapporto tra etica, società
e legge, in senso generale, analizzano la tematica dell’etica nelle diverse confessioni religiose, e quindi nell’orizzonte economico e nel rapporto tra culture sempre più diversificate ma “conviventi”.
Ne vengono quindi tratte le conclusioni per una “cittadinanza” solidale, per la costruzione di un mondo in cui “regni la giustizia”
«Ama il diritto e la giustizia» (Salmo 32). Parole antiche, ma che ci raggiungono inalterate nel nostro presente e non cessano di indicarci la via per un futuro umanamente vivibile. A renderci avvertiti non solo della loro attualità, ma della loro bruciante urgenza, non occorrono parole: basta guardarci intorno, basta non chiudere occhi e orecchi alle notizie che quotidianamente ci investono... Basta, insomma, considerare quanto il diritto sia continuamente violato, a tanti livelli, nel nostro vivere sociale, quanto spesso la giustizia sia elusa, offesa e derisa.
Questo libro è il capolavoro di Spaemann, certamente l'opera a cui si sente più legato. Come rileva il card. Ruini nella Prefazione, "è davvero difficile individuare, nel panorama attuale, uno studio della stessa densità e acutezza". Spaemann accompagna il lettore in uno straordinario cammino lungo la storia di una delle categorie fondamentali della filosofia occidentale, quella di finalismo e di teleologia, che è al centro di una nuova riconsiderazione a partire dai dibattiti sulla bioetica, sulla biopolitica, sull'ecologia. Il suo intento teoretico è di rimuovere il pregiudizio scientista per cui osservare i processi naturali sotto l'aspetto del loro orientamento a un fine sarebbe sterile. In realtà, senza il nesso tra fine e bene non possiamo nemmeno sapere quali mezzi siano utili alla nostra vita, dal momento che la vita stessa è sempre tensione verso un fine, è sempre «un mirare a qualcosa». L'"eclisse dei fini" e il dilagare della ragione strumentale, che caratterizzano la nostra epoca, producono alla lunga una perdita netta di libertà privandoci dei criteri oggettivi capaci di arginare quello scatenarsi illimitato di desideri soggettivi che distruggono le condizioni vitali della famiglia umana. Solo se esiste un fine naturale della vita degli uomini sussiste la possibilità che l'agire degli Stati, volto al mantenimento del genere umano, resti compatibile con gli scopi degli individui.
Nel saggio vengono presentate le caratteristiche più importanti della superbia, dal punto di vista spirituale, morale e psicologico, cercando in particolare di mostrare perchè, tra tutti i vizi, esso è stato riconosciuto non solo come il più grave, ma come la radice di ogni atteggiamento malvagio. La superbia è il vizio dei perfetti", o piuttosto di coloro che si credono tali, e presumono di essere autosufficienti, chiudendosi in tal modo a Dio e alla salvezza. In questo confronto interdisciplinare, oltre a ritrovare molte cose in comune, viene ricordata l'importanza del limite e di una relazione sana e affettuosa con le figure educative caratteristiche della crescita e dello sviluppo, in particolare i genitori. "
Uno studio teologico e filosofico che attinge alle recenti teorie linguistiche, per una prospettiva di etica della comunicazione.
L’Area Internazionale di Ricerca in Teologia Morale, con questo volume, intende approfondire nella prospettiva pratica l’indicazione che l’Enciclica Veritatis splendor (n. 48) offre: “La persona, incluso il corpo, è affidata interamente a se stessa, ed è nell’unità dell’anima e del corpo che essa è il soggetto dei propri atti morali. La persona, mediante la luce della ragione e il sostegno della virtù, scopre nel suo corpo i segni anticipatori, l’espressione e la promessa del dono di sé, in conformità con il sapiente disegno del Creatore”. Si tratta di considerare il valore singolare del corpo per la soggettività dell’uomo e rispondere all’esigenza di coordinare la passione con l’azione, l’oggettività con la soggettività, e dal punto di vista teologico, il radicarsi dell’azione del soggetto cristiano nel corpo eucaristico ed ecclesiale.
Questo testo ci consente di guardare alla venuta del Figlio di Dio nel mondo facendo emergere la sua identità di servo che, in obbedienza alla volontà del Padre, dona la vita per l'umanità.
Dopo aver preso in esame alcuni tra i contributi filosofici e soprattutto sociologici elaborati ultimamente in materia, l'autore passa a considerare un tentativo di riforma dell'amore per approdare alla riduzione dei termini del fenomeno erotico in Jean-Luc Marion e successivamente al pensiero filosofico di Karol Wojtyla.
In questo volume, frutto di un corso di catechesi per adulti, sono presentati gli insegnamenti di base della morale cattolica con un linguaggio semplice e chiaro e con un metodo didattico che facilita l'apprendimento.
Le opere di misericordia, così come ci sono state tramandate dal passato, possono sembrare il retaggio di una pietà d'altri tempi, al pari delle giaculatorie e dei fioretti con cui si iniziavano le nuove generazioni alle virtù umane e cristiane. In effetti, gli scenari di vita si sono oggi alquanto modificati. L'intervento pubblico è percepito e reclamato come un diritto, e ciò crea la diffusa percezione che sia lo Stato - o al limite le strutture private, comunque esterne alla famiglia - a doversi occupare dei problemi materiali, del disagio, del dolore, della malattia e persino della morte dei cittadini. Ritornare a riflettere sulle opere di misericordia ci aiuta, invece, ad andare oltre la scorza, per imparare a non ignorare la sofferenza che si nasconde dietro i volti tirati a lucido della gente intorno a noi, per ricordarci che tutto ciò ci riguarda e dovremmo farcene carico. È quindi un atto di intelligenza, nel senso che aiuta a leggere dentro, ma anche uno strumento per risvegliare la compassione, quella che Dostoevskij ne "L'idiota" definisce "la più importante e forse l'unica legge di vita dell'umanità intera". Mettere attivamente in pratica tali precetti non è solo virtù morale per chi ha il dono della fede, ma prima ancora dovere di giustizia per tutti.