«Ma lei non ha mai ascoltato una delle sue omelie? Ha mai avuto qualche dubbio sulla loro qualità, formale e sostanziale? Sulla loro reale capacità di "comunicare", di entrare in relazione con quanti le stanno davanti, di raggiungere, insieme, la loro intelligenza e il loro cuore?». Sono le domande che un esperto di comunicazione potrebbe rivolgere a un predicatore e che, anche alla luce dei recenti documenti del magistero, non si possono archiviare come quesiti pedanti e accademici. Tuttavia, secondo l'autore, le antiche regole della retorica o le più moderne tecniche di public speaking possono essere utili, ma non risolutive, e il predicatore non può essere considerato un «professionista» che eroga il «servizio della Parola» in modo efficace ed efficiente in virtù delle sue competenze tecniche. L'omelia, infatti, è un'esperienza nella quale, chi parla, entra quasi in punta di piedi in un dialogo già in corso tra Dio e i fedeli. Ciò richiede una predicazione «simbolica», che cioè sappia propiziare un incontro capace di coinvolgere e ricondurre a unità le dimensioni della persona, all'interno di un'esperienza di trascendenza.
In questo libro l'autore riflette sulla povertà nel ministero e nella vita dei presbiteri diocesani a partire dal Decreto del Concilio Ecumenico Vaticano II Presbyterorum ordinis, per individuare che cosa significhi realmente per un ministro ordinato abbracciare oggi la povertà volontaria.
In questo libro l'autore riflette sulla relazione fede e ragione ed argomenta della necessaria integrazione delle due realtà, anche per la teologia pastorale.
Come comunicare la fede all'uomo di oggi in modo semplice, avvincente e personale? Come narrare la storia che vede coinvolti Dio e l'uomo, sempre in modo originale e inedito, non in forma stereotipata e con formule, forse corrette, ma astratte? Ecco le domande che assillano tutti coloro che vivono la fede come valore importante per la propria vita. Chi racconta consegna nelle mani e nel cuore di chi ascolta qualcosa del mistero della sua persona, trasmette un segreto di vita, che aiuta a vivere coloro che recepiscono il segreto. Tutto questo lo è ancor più nel narrare la propria fede. I diversi autori, ognuno dalla propria prospettiva, affermano che la vera narrazione della fede mantiene salda la centralità del contenuto di fede e dà l'opportunità a colui che narra di personalizzare il racconto, così come hanno fatto gli stessi evangelisti e tutti gli scrittori del Nuovo Testamento, testimoniando con entusiasmo e coraggio la loro fede in Cristo, unico Signore. L'evento della storia della salvezza ha bisogno della narrazione per poter essere rappresentato in maniera corrispondente alla condizione umana. Trasmettere la fede non significa trasmettere un deposito, ma comunicare Dio, partecipare Dio che è agape. Trasmettere è innestare il contatto con la visione, l'esperienza con l'interpretazione, la testimonianza con il memoriale. L'educazione è cosa diversa dall'istruzione; non viene data mediante corsi di morale e comportamento...
Guida pastorale per le celebrazioni liturgiche 2016/17. Rito Romano.
Parlando con un ambasciatore, Papa Giovanni XXIII ebbe a dire: "Voglio scuotere la polvere imperiale che dal tempo di Costantino si è depositata sul trono di Pietro". Paolo VI arriva a dare concretezza a questo "sogno" del suo predecessore. Nel desiderio di rinnovamento e aggiornamento suscitato dal Concilio Vaticano II, con la Costituzione Apostolica "Regimini Ecclesiae" del 15 agosto 1967, e con il Motu proprio "Pontificalis Domus" del 28 marzo 1968, si impegnò a snellire quell'apparato che dava del pontefice e della curia romana l'immagine di una "Corte" non più adatta ai nuovi tempi. Nel suo discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2014 Papa Francesco è stato ancora più forte ed esigente: la curia romana è come un corpo complesso; per vivere ha bisogno non soltanto di nutrirsi ma anche di curarsi da malattie e tentazioni che ne indeboliscono il servizio al Signore. Con rapidi cenni, si è voluto ricordare la "carriera" e l'"impegno" di Montini nel servizio della Santa Sede.
"Dio non è indifferente! A Dio importa dell'umanità, Dio non l'abbandona! All'inizio del nuovo anno, vorrei accompagnare con questo mio profondo convincimento gli auguri di abbondanti benedizioni e di pace, nel segno della speranza, per il futuro di ogni uomo e ogni donna, di ogni famiglia, popolo e nazione del mondo, come pure dei Capi di Stato e di Governo e dei Responsabili delle religioni. Non perdiamo, infatti, la speranza che il 2016 ci veda tutti fermamente e fiduciosamente impegnati, a diversi livelli, a realizzare la giustizia e operare per la pace. Sì, quest'ultima è dono di Dio e opera degli uomini. La pace è dono di Dio, ma affidato a tutti gli uomini e a tutte le donne, che sono chiamati a realizzarlo."
L'Annuncio evangelico nella predicazione francescana: la scelta del tema dell'annuale corso estivo di francescanesimo organizzato dell'Ist. Teologico di Assisi e dalle famiglie francescane Italia centrale, sett.2014, da un lato risente l'eco dell'Evangelii gaudium di papa Francesco e dall'altro prosegue un cammino avviato nel 2012 con un'analisi della Regola di San Francesco.
In occasione dei 90 anni della sua fondazione (1926-2016) la Libreria Editrice Vaticana pubblica un'agenda che contiene per ogni giorno un pensiero del Santo Padre.
Il presente volume contiene le parole di Papa Francesco, tratte dai suoi discorsi e dalle omelie, sapientemente raccolte dall'autore con lo scopo di aiutare i lettori ad aprire il proprio cuore alla misericordia di Dio e a non aver timore di domandargli perdono o a lasciarsi raggiungere dal suo amore capace di sorprendere e rinnovarci.