
L'universo dei legami d'amore appare oggi frammentato e sotto pressione. Alcuni rivendicano un accesso al matrimonio fin qui negato, altri aspirano a un'istituzione meno rigida, dimenticando che la secolarizzazione ha ereditato il matrimonio dal concilio di Trento, con tutti i limiti e le contraddizioni che esso aveva: un matrimonio-contratto ordinato a fini che prescindevano dall'amore. È possibile pensare il matrimonio fuori da questa logica, assumendo le fragilità dell'amore e della vita? La storia e l'esperienza cristiana che ruolo vi giocano?
La domenica andando alla messa e Domenica è sempre domenica sono due canzoni popolari che ricordano la semplicità delle feste di un tempo, fatte di poche e piccole cose: la messa, le visite ai parenti e al cimitero, i pasti appena un po' meno spartani, la partita di pallone, il catechismo, il riposo. Quel mondo, oggi quasi del tutto scomparso, viene rievocato nel libro, che recupera il significato dello Shabbat ebraico, si sofferma sulla domenica cristiana, oggi oscurata dal week-end, e riflette sul fatto che riti, consuetudini e feste fanno l'identità delle comunità. Né trattato né saggio, lo scritto si propone di aiutare i cristiani a recuperare il senso di un giorno che la liturgia chiama "radioso e splendido". "Quando il week-end perde ogni riferimento al significato originario della domenica, accade che, immersi in molteplici attività "laiche", ci si chiuda in un orizzonte senza cielo. Così, per quanto vestiti a festa, ci si scopre intimamente incapaci di fare festa anche con Dio".
Perché i primi cristiani hanno cominciato a ripetere settimanalmente l'Ultima cena di Gesù? Che valore davano a questo incontro? Come e perché si cominciò a chiamare Eucaristia quella che inizialmente era la "Cena del Signore"? Perché la "liturgia eucaristica" precedeva la "liturgia della Parola"? Che rapporto esisteva tra Battesimo ed Eucaristia? Sulla base di un'impegnativa ma analisi dei testi religiosi e dei contesti sociali, Romano Penna, noto studioso delle origini cristiane, in questo saggio enuclea le sue risposte. Ricostruisce con cura il composito panorama delle prassi "celebrative" delle primitive comunità cristiane valorizzando le diversità di ambienti, di testimonianze e di riflessioni teologiche, tutte caratterizzate dalla totale assenza di categorie sacrali. Per i credenti in Cristo l'importante non è soltanto il momento di una prassi cultuale quanto ancor più il dato di una vita comunionale, condotta all'insegna della fede e di un solido legame con Gesù Cristo, nato con il Battesimo. Quella prima "immersione" in Lui si rinnova e si nutre grazie all'Eucaristia, tale da diventare fonte di una comunione fraterna altrettanto salda, vissuta nella concretezza, "finché egli venga".
In un dialogo serrato e circolare tra Bibbia e psicologia, gli autori propongono una interpretazione drammatica del Cantico in sei atti, cui corrisponde una lettura della vita come percorso evolutivo verso il compimento dell'eros. Fidanzati, sposati e consacrati possono trovare nel libro utili suggestioni per leggere le Scritture alla luce della vita e la vita alla luce delle Scritture.
Un libro sulla storia e la teologia dell'eucaristia che risulta autenticamente innovativo: nel metodo e nel merito. La messa viene analizzata saldando l'approccio della dogmatica (i contenuti teologici) a quello della scienza liturgica (la forma celebrativa), sicché proprio la loro unità risulta essere al centro della trattazione. Viene inoltre approfondito il significato dell'eucaristia a partire da una originale fenomenologia del dono, condotta sulla base degli studi più recenti.
L'eucaristia come modello della comunità cristiana. Il grande teologo domenicano ci presenta il legame indissolubile che intercorre tra eucaristia e servizio fraterno, che è la sostanza del sacramento che celebriamo ogni domenica: in questo modo la chiesaè stabilita serva di ogni essere umano.
Che cos'è il sacramento della confessione? Come prepararsi a questa esperienza di fede? Con quali disposizioni riceverla? Il testo di Umberto Occhialini si propone di offrire risposte chiare e corrette, a partire dalla Sacra Scrittura e dalla tradizione della Chiesa. L'obiettivo dell'autore, attraverso un linguaggio semplice, è di riscoprire uno dei tesori più preziosi della vita cristiana.
Come raccontare, oggi, a una società ferita e provata da tante delusioni, la bellezza del matrimonio e della famiglia? È quanto si è proposto papa Francesco indicendo il Sinodo sulla famiglia non per ripetere una lista di precetti e verità, che non riscaldano il cuore della gente, ma per "farsi carico, con responsabilità pastorale, degli interrogativi che questo cambiamento d'epoca porta con sé". Papa Francesco ha voluto un Sinodo "audace", che sperimentasse la strada della "carità creativa". Ai Padri sinodali ha chiesto "un confronto sincero, aperto e fraterno". Ora, due autori di eccezione, mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, e Antonio Sciortino, direttore di "Famiglia Cristiana", riprendono in forma di dialogo i temi del Sinodo e affrontano con chiarezza e coraggio il momento storico vissuto oggi dalla famiglia. Pagine di riflessioni e piste innovative sui tanti nodi da sciogliere a riguardo della famiglia e del matrimonio. E anche sulla questione dei divorziati risposati e l'accesso ai sacramenti, che tanta attenzione ha monopolizzato sui media. Materiale prezioso non solo per chi ha seguito i lavori del Sinodo straordinario, ma ancor più indispensabile per chi vorrà continuare a dare un contributo alla riflessione e al discernimento in vista delle risposte che il Sinodo ordinario del 2015 dovrà dare alle tante attese suscitate. Ad arricchire il volume, sono stati inseriti in appendice i documenti più importanti del Sinodo...
Oggi più che mai assistiamo alla crescente difficoltà (persino da parte dei battezzati) di vivere il sacramento della riconciliazione in tutta la sua pienezza. Questo libro nasce dal desiderio di spiegare il valore del perdono e di quanto bisogno abbiamo, noi cristiani e più in generale tutti gli uomini, di riscoprire i tesori che esso nasconde. L'autore presenta in modo semplice attraverso una storia, un racconto di vita e di amicizia - la bellezza di ciò che avviene nella riconciliazione. Un'esperienza di malattia diviene il contesto di uno scambio incalzante, sul quale si affacciano due volti di una medesima umanità: i problemi a volte inaspettati dei ministri sacri e l'inconsapevole tendere dei lontani verso Dio. Preti e non credenti vi appaiono accomunati dal loro essere uomini e, in quanto tali, uniti dal comune senso di precarietà e di incertezza che a tratti la vita mette davanti e dal bisogno di essere in qualche modo riscattati. Sullo sfondo, la ricerca di una grande libertà: quella che vive nel lasciare che qualcuno ti prenda per mano.
Atti della due giorni di studi sul Sacramento della Penitenza nel bicentenario della Ricostituzione della Compagnia nella Chiesa universale. Riflessioni su uno degli aspetti più intensi del ministero sacerdotale, con una particolare attenzione al versante antropologico del Sacramento della Riconciliazione tenendo sullo sfondo l'esperienza umana e spirituale vissuta da S. Ignazio e fissata negli Esercizi Spirituali. Pur indirizzandosi soprattutto all'area della spiritualità gesuitica, la ricerca interessa direttamente l'ambito pastorale e in particolare il ministero dei Confessori e dei Formatori.
Sinodo "approssimato" significa la coraggiosa pratica di un "pensiero incompleto e aperto". La Chiesa non solo "si approssima" alla storia dei soggetti legati da matrimonio, ma sa di dover intervenire "per approssimazione", con uno stile di vicinanza appassionata e di discernimento accurato. Le famiglie felici e quelle infelici hanno una storia, che deve essere riconosciuta e che non può essere retrodatata solo in chiesa. Ne deriva l'esigenza "pastorale" di traduzione e di trascrizione delle concezioni medioevali in un nuovo contesto.
Cosa vuol dire essere “cattolico”? Vuol dire praticare i sette sacramenti che accompagnano l’uomo dalla culla alla tomba, o affidare la propria salvezza a una gerarchia piuttosto che a novene, indulgenze e pellegrinaggi? No, questa sarebbe una caricatura. In realtà, il cattolicesimo non è una determinata dottrina cristiana né, tantomeno, una data organizzazione religiosa. Il cattolicesimo è un certo modo di vivere e di pensare il cristianesimo. È viverlo e pensarlo in termini di sacramentalità.
Descrizione
La sacramentalità, ossia la forma di pensiero sacramentale, è l’essenza del cattolicesimo: questa la tesi centrale del libro.
Se il cattolicesimo sta o cade con la sacramentalità – che, si badi, è ben di più del rozzo sacramentalismo – è indispensabile mettere a fuoco che la mediazione sacramentale poggia sulla distinzione (non sulla identificazione) fra il piano visibile e il piano invisibile, pur ritenendoli inseparabili. L’autorità di Cristo e l’autorità del ministero apostolico, la verità in sé e il dogma che la indica sono come il significato e il significante in un simbolo: distinti, ma inseparabili. Ecco perché la chiesa cattolica concepisce come sacramento non solo i suoi sette atti fondamentali, ma pure se stessa.
Karl-Heinz Menke prosegue però oltre. Se davvero l’essenza del cristianesimo va individuata nel principio di sacramentalità, allora bisogna riconoscere che al centro più intimo dell’identità cattolica, negli ultimi decenni, sono state inferte delle ferite più profonde di quelle dei tempi della Riforma protestante e dell’Illuminismo europeo. E questo soprattutto per due motivi: in ragione della cosiddetta postmodernità, qui intesa nella sua complessità; e anche a motivo di un ecumenismo irenico e superficiale, che chiude gli occhi di fronte alla differenza fondamentale esistente fra le confessioni cristiane.
La riflessione di Menke a proposito di questa sacramentalità sotto attacco (e a volte incrinata) non si limita al piano teorico e ideale, ma tocca anche temi di spinosa attualità. Si possono accogliere a cuor leggero le aperture di chi chiede di ammettere le donne al sacerdozio, di chi riduce l’eucaristia a banchetto conviviale, di chi relativizza l’indissolubilità del matrimonio e di chi vorrebbe trasformare la “chiesa dall’alto” in una “chiesa dal basso”? Chi non riconosce nella sacramentalità l’essenza del cattolicesimo, risponderà di sì e non vedrà in questo alcun rischio di perdere la propria identità. Il presente libro sostiene invece la concezione opposta: in termini, se necessario, volutamente provocatori.