A chi consigliare Il profumo del Natale? Chi potrebbe valorizzare le sue pagine? Una famiglia che volesse prepararsi al Natale mettendo insieme spiritualità e tradizioni. Dai canti, ai piatti tradizionali italiani ed europei, l'Autore propone un itinerario lungo 25 giorni perché ognuno possa riscoprire il senso del Natale, il grande dono dell'Incarnazione, e vivere così la pienezza di una festa che può riunire insieme grandi e piccini. In famiglia, durante l'Avvento, si può leggere la riflessione quotidiana, poi si può recitare la preghiera conclusiva. Vengono suggeriti dei canti, di cui viene spiegato il senso e l'origine, con cui arricchire il momento di incontro insieme. Seguono poi di giorno in giorno alcune curiosità, riti, simboli e tradizioni culinarie, che di solito arricchiscono case, strade, comunità.
In nessun'altra situazione il dolore è totale come nel lutto: è un dolore biologico (il corpo soffre), psicologico (la personalità soffre), sociale (la società e il suo modo di essere soffre), familiare (soffriamo per il dolore degli altri) e spirituale (l'anima soffre). Nella perdita di un essere amato soffrono il passato, il presente e il futuro: tutta la vita, nel suo insieme, ne patisce - soprattutto l'avvenire. Lo squilibrio che la morte di un essere amato può arrivare a provocare è enorme. Il lutto modifica la struttura vitale di chi soffre, l'immagine che ha di sé, il modo di relazionarsi con gli altri e, in generale, il nucleo stesso della personalità. Quando accompagniamo chi sperimenta una sofferenza di tale portata, è facile non sentirsi in grado di raggiungerne il dolore. Ecco perché sono fondamentali guide come questa, in cui si raccolgono in modo preciso le conoscenze per capire il processo psico-emotivo che si vive nella perdita, le chiavi per riuscire a raggiungere il dolore di chi soffre egli strumenti per aiutare la persona sofferente perché realizzi una sana elaborazione del proprio lutto. Sarebbe doveroso conoscerle, nel tempo che viviamo. Questo lavoro che analizza l'esperienza del lutto è accessibile a quanti hanno perduto una persona cara, ma anche ai professionisti - della salute, della psicologia, del sociale, dell'educazione... - che incontrano chi soffre e vogliono rispondere alla sfida di creare processi di accompagnamento resiliente, non solo adattivo.
La benedizione di Dio che invochiamo per ogni famiglia, per ogni persona, per ogni casa e anche per chi non ha casa si può pensare così: è il sorriso di Dio che prova simpatia per ciascuno di noi, per ogni storia. Non ci sono risposte a tutte le domande, non ci sono medicine per tutte le ferite, non c’è neppure tempo per esercizi di discernimento. Ma c'è il tempo per un sorriso. È il sorriso di chi visita le famiglie per gli auguri di Natale, portando la benedizione e il sorriso dell'arcivescovo.
In quest'opera i due autori - un cristiano e una musulmana - si avventurano in un fecondo esercizio che essi chiamano "teologie in dialogo": ciascuno secondo la propria tradizione, ma in maniera congiunta, pensa teologicamente la differenza di fede a partire dall'esperienza dell'incontro spirituale con un altro che crede, ma diversamente, nel Dio unico. Essi scrutano nella propria tradizione ciò che le permette di "leggere" l'altro nel disegno di Dio, con fedeltà alla propria fede e apertura alla religione dell'altro. Il libro offre risposte a domande oggi ineludibili: cosa dicono il Corano e la teologia musulmana dei cristiani e degli altri? Come vede il cristiano, in base alla sua fede in Gesù Cristo, i musulmani e tutti i non cristiani? Cosa significa la fratellanza umana, nella sua dimensione interreligiosa e universale, dal punto di vista della fede, e quali sono le sue conseguenze spirituali, etiche e pratiche?
Attraverso una lettura "spirituale" della Scrittura che si snoda in settantatré sentieri, antichi e nuovi, l'autore delinea con brevi pennellate alcuni motivi di quella grandiosa sinfonia che è la Bibbia. Dalla tessitura biblica emergono così fili della Parola che coinvolgono la vita del lettore, che la stimolano a partire dalla "certezza e dalla fiducia che quel testo è proprio per me: è 'mio', senza tuttavia appartenermi come un possesso; piuttosto, è qualcosa che aspettava proprio me, come un regalo impacchettato e con tanto di fiocco".
Tutto nasce per fiorire e portare frutti deliziosi. Ricorda quel dialogo quando la quercia chiese al mandorlo: "Parlami di Dio". E il mandorlo fiorì. La speranza è lo sguardo di tanti uomini e donne che hanno aperto brecce, che hanno costruito ponti, che hanno sognato e creduto; anche quando intorno a sé sentivano parole di derisione. Invece le parole di Papa Francesco aprono la finestra della speranza: "Non avere paura di sognare. Sogna! Sogna un mondo che ancora non si vede, ma che di certo arriverà".
Un grazioso libretto per non farci desistere dal credere nell'amore, il sentimento più grande e creativo dell'animo umano. L'amore non muore, ma combatte, resiste alle prove, corre dei rischi, smuove le montagne o attraversa gli oceani fintanto che non ha raggiunto il suo obiettivo. Per questo, tu non stancarti di amare.
Michele, il cui nome in ebraico significa "Chi come Dio?", è, con Raffaele ("Dio guarisce") e Gabriele ("Potenza di Dio"), uno degli angeli menzionati col proprio nome nella Sacra Scrittura. Sin dai primi secoli del cristianesimo il suo culto ebbe enorme diffusione in Europa e in Oriente, attraverso una moltitudine di santuari e cappelle, per lo più situati in luoghi elevati, legati a grotte e all'acqua. Una sorprendente particolarità di questa diffusione è costituita da una misteriosa linea retta che attraversa il continente europeo da nord-ovest a sud-est partendo dall'Irlanda e giungendo sino all'Asia Minore, ed è perfettamente allineata con il tramonto del sole nel giorno del solstizio d'estate. Lungo questa linea si trovano sette santuari dedicati a Michele, tre dei quali hanno assunto nei secoli una particolare importanza: Mont Saint-Michel in Normandia, la Sacra di San Michele in val di Susa e il Santuario di San Michele sul Monte Gargano, in Puglia. Tre luoghi elevati straordinari, equidistanti fra loro, meta da sempre di pellegrinaggi ininterrotti. Un'altra caratteristica è data dal legame che san Michele ha con il popolo dei Longobardi, che fra il II e il VI secolo attraversarono nelle loro migrazioni l'Europa, fino a giungere e stabilirsi in Italia. Ciò è bastato a fare di Michele il primo santo realmente "europeo", capace di attirare a sé fedeli di ogni area del continente.
Cristo sì, Chiesa no. Spesso ce lo sentiamo ripetere. Anzi, in questo momento storico, in Occidente, in Italia, spesso ci sentiamo dire: Cristo ni, Chiesa assolutamente no. Ma chi è la Chiesa, cos'è la Chiesa? Chi vi appartiene e perché? Papa Francesco ha chiesto alle comunità di tutto il mondo di interrogarsi, di riflettere. Il compito di annunciare il Vangelo lungo la storia ha assunto volti diversi e in questo momento gran parte delle cose che facciamo sembrano non sortire alcun effetto. Ma a chi o a cosa ispirarsi per questo confronto sinodale? Paolo Curtaz propone di rileggere e meditare, da soli o in gruppo, le pagine degli Atti degli apostoli in cui la Chiesa nascente si è trovata ad affrontare questioni ben più complesse di quelle che ci interrogano. Come hanno fatto? Con che criterio? Con che spirito? Proviamo a tornare alle sorgenti, per immaginare una Chiesa in costruzione che, pur volgendosi al futuro, ricorda saldamente dove sono le proprie fondamenta e osa.
Nel suo sermone più profondo, che spiega la prima delle Beatitudini, Beati i poveri nello spirito (Mt 5, 7), Meister Eckhart descrive la vera povertà evangelica, che non consiste nella privazione dei beni materiali, ma nel niente volere, avere, sapere, essere. In questo radicale distacco ci si libera da tutti i legami, compresi quelli religiosi (di qui la celebre espressione: «Prego Dio che mi liberi da Dio») ovvero da ogni forma appropriativa dell'egoità psichica, e, al di sopra dello spazio e del tempo, si scopre lo spirito, nostra realtà essenziale e realtà stessa di Dio, con la sua beatitudine. Mentre dal confronto con la cultura contemporanea appare evidente come da un lato la religione positiva sia naufragata nel mare della demitizzazione e, dall'altro, filosofia e psicologia siano impotenti a rispondere alla prima e fondamentale esigenza, quella della conoscenza di noi stessi, l'insegnamento del magister medievale, riemerso dopo secoli di oblio, si mostra ai nostri giorni in tutta la sua verità.
Questo saggio è un estratto dal capolavoro spirituale di Dietrich von Hildebrand, Trasformazione in Cristo, che il filosofo scrisse durante la sua eroica lotta contro i nazisti e che è spesso paragonato a L'imitazione di Cristo da coloro che ne hanno apprezzato la straordinaria saggezza spirituale. In esso von Hildebrand mostra perché per rispondere alla chiamata di Dio con la santità dobbiamo essere trasformati in Cristo, e spiega le virtù a cui occorre tendere per realizzare questa trasformazione. Tra le diverse virtù richiamate da von Hildebrand - contrizione, fame di giustizia, fiducia, mitezza, misericordia, ecc. - l'umiltà ha certo un posto essenziale. Smascherando l'ipocrisia di stampo nietzschiano, che fa dell'umiltà un atteggiamento servile e rassegnato, inadatto a chi vuole imporre i propri diritti e affermare la propria volontà, von Hildebrand mostra, al contrario, come l'umiltà sia una struttura fondante della dignità dell'uomo, premessa di ogni cammino spirituale e presupposto di ogni vera libertà. Non coltivare la vera umiltà espone - come sottolinea Pierangelo Sequeri nella Prefazione - alle insidie dell'orgoglio e soprattutto al proliferare dell'alterigia, perversione capace di minare ogni legame sociale e ogni autentica compassione umana.
La fede che ci porta a scoprire Dio, come in un polittico, è posta al centro di altri elementi quali la Parola, il silenzio e la storia. Dio va incontro agli uomini, anche a quelli che non lo cercano, è in cammino sulle loro strade; un dialogo oltre la quotidianità, una presenza che si insedia in un travolgente rapimento, sempre nel rispetto della piena libertà dell'uomo. Anche il dolore, l'ottusa cattiveria dell'uomo e il male fanno parte di questo cammino. Nel suo messaggio striato di lacrime la parola del profeta Geremia insegna a far sbocciare in ogni giorno di questo cammino la scintilla di una stella. Gianfranco Ravasi riflette sul mistero del male e della sofferenza nella storia dell'umanità. Sono pagine profonde e universali per ritrovare il coraggio di lottare e di sperare nonostante la crisi e l'oscurità del tempo presente. Ogni meditazione è una scheggia, che sui passi del profeta Geremia pungola il lettore a risvegliare la propria coscienza per riconoscere nel dolore una strada per incontrare Dio, se stessi e il prossimo.