Com'era la vita quotidiana nella Roma Imperiale? Quali volti si incontravano nelle vie o sulle gradinate del Colosseo? Quali atmosfere si respiravano nelle case, nei palazzi? Alberto Angela conduce il lettore nella folla delle strade, all'interno delle case o nel Colosseo durante i combattimenti tra gladiatori. A descrizioni dettagliate di luoghi e stili di vita, si alternano infatti narrazioni in "presa diretta" quasi fosse una telecamera a proseguire il racconto, con il suo bagaglio di immagini, rumori, per scoprire e indagare tutte le curiosità e i piccoli grandi dettagli della vita degli antichi romani.
Castel Sant'Angelo ha la particolarità di essere l'unico monumento dell'impero romano che ha continuato nei secoli a essere teatro di avvenimenti importanti per la storia di Roma e del Papato. La sua principale caratteristica infatti è quella che per più di diciannove secoli - dal Mausoleo di Adriano all'attuale Castel Sant'Angelo - questo complesso monumentale è sempre stato testimone di eventi storici. Nato come luogo di culto e di silenzio, vicino e contrapposto alla basilica di San Pietro, principale riferimento della spiritualità della Chiesa di Roma, Castel Sant'Angelo è stato l'epicentro della lotta per il dominio della città. Dei monumenti di Roma, è anche tra quelli più frequentemente illustrati, sia nella pittura sia nelle stampe, fornendo una ricca e animata documentazione storica di alcuni aspetti della vita romana in quella zona. Il volume, che illustra una collezione di quasi duecento stampe raffiguranti Castel Sant'Angelo, corredate da schede tecniche, offre una ricostruzione dei diversi contesti ambientali e dei mutamenti architettonici che permette di apprezzarne maggiormente la sua rappresentazione grafica e di mettere in evidenza quegli aspetti di storia e di vita che emergono proprio da questa ricca documentazione grafica.
Questo libro illustrato racconta la storia e descrive l'arte del santuario di Santo Spirito in Sassia a Roma. Oltre dieci anni fa questa chiesa, annessa all'omonimo ospedale (costruito nel 1198, primo ospedale d'Europa), è divenuta Centro specializzato per la pastorale degli infermi, ed espressione della spiritualità della Divina Misericordia promossa da Santa Faustina Kowalska. A questo proposito Giovanni Paolo II definì «molto significativo ed opportuno che proprio qui, accanto all'antichissimo ospedale, si preghi e si operi con costante sollecitune per la salute del corpo e dello spirito».
L'astronomia a Roma c'è sempre stata, ma un po' nascosta: era nei palazzi, nelle chiese o, meglio, sopra le chiese, specole disseminate lungo un percorso che ormai conoscono in pochi. I romani hanno assistito, incuriositi e impauriti, al rogo di Giordano Bruno in un angolo di piazza Farnese a loro familiare, ma probabilmente non capirono bene di quale colpa fosse accusato. Non pensarono certo che si trattasse di un filosofo e di uno scienziato che aveva cercato di immaginare in che modo era fatto il mondo. Chi era questo Galileo, di cui si celebrava il processo a S. Maria sopra Minerva? Era un uomo che voleva cambiare la prospettiva del mondo e che, per questo, era stato ammonito da Roberto Bellarmino. E chi era questo gesuita, Secchi, che nel 1870 costringeva gli italiani a privare Roma del suo Osservatorio Astronomico, visto che il Direttore non riconosceva lo Stato italiano? Come è possibile che dopo la visita di Hitler a Mussolini alla vigilia della Guerra, la Germania decise di regalare all'Italia un Osservatorio Astronomico completo? Forse, è a causa di questa storia che i luoghi dell'astronomia a Roma si trovano disseminati lungo un percorso nel quale ancora oggi si possono ritrovare i segni di Osservatori Astronomici che sono stati attivi e che, per la loro natura, restano nascosti e misteriosi.
Palazzo Farnese è uno degli edifici più emblematici del Rinascimento e uno dei palazzi più celebri di Roma. Intimamente legato alla figura di papa Paolo III Farnese, edificato e decorato per esaltare la gloria della famiglia, il palazzo riunisce i più grandi artisti del Cinquecento e rappresenta, quindi, una tappa irrinunciabile della storia dell'arte. È stato costruito tra il 1513 e il 1589 da quattro dei più illustri architetti, Antonio da Sangallo il giovane, Michelangelo, Vignola e Guglielmo della Porta. La decorazione interna è opera dei più grandi pittori italiani, Daniele da Volterra, Salviati, Zuccari, e infine il Carracci, che ha donato a Roma alcuni dei suoi affreschi più belli, in particolare la celebre Galleria. Palazzo Farnese è sede dell'Ambasciata di Francia dal 1874 e dell'Ecole Française di Roma dal 1875.
La Basilica di Santa Cecilia sorge nel cuore della vecchia Trastevere, un angolo di meditazione nel quartiere romano conosciuto come il più festaiolo e mondano di tutti. Santa Cecilia era fin dall'antichità una delle martiri il cui culto veniva praticato maggiormente dalla comunità cristiana. Nel IX secolo avviene la costruzione del primo nucleo dell'attuale basilica, ampliato nel Medioevo con l'edificazione del portico, del campanile, dell'ala destra del convento e del chiostro. I primi restauri avvennero tra il 1540 ed il 1724, facendone uno dei siti di arte cristiana più importanti di Roma. Nel tempo è sempre stata luogo d'asilo e di accoglienza, per malati e afflitti, e di asilo per i fuggitivi dal vicino ghetto, durante l'occupazione tedesca. L'importanza artistica della basilica è motivata da numerose opere, quali il ciborio di Arnolfo da Cambio, le pitture di Pietro Cavallini e Guido Reni, ed il capolavoro di Stefano Maderno, la scultura raffigurante la santa nel momento della morte. I restauri degli ultimi decenni fanno ormai parte della storia della basilica e del monastero. Il volume illustra la storia e le opere, presentando anche un approfondimento e fotografie inedite sull'area archeologica, da poco restituita al pubblico e arricchita dalla scoperta di un battistero del V secolo.
Il titolo del testo in lingua inglese, costituisce un omaggio dell'autrice agli artisti stranieri di cui sono riportati i brani integrali nella versione bilingue italiano-inglese.
L'irresistibile richiamo delle mirabilia urbis ha acceso la fantasia di poeti, pittori, storiografi, architetti che, non di rado, giunti a Roma, decidevano di restarvi, definitivamente conquistati dal fascino di una città unica al mondo.
Quello che la felice vena pittorica e la sapiente tecnica di Danièle Ohnheiser ha raffigurato, è infatti il ritratto di una Roma che alberga nell'immaginario collettivo. Nei chiaroscuri, nelle velature azzurrine ed opache, nelle tenui sfumature dal rosa all'ocra che ombreggiano le facciate delle chiese e dei palazzi, nella luce trasparente che inonda le piazze ed illumina le cupole ed i tetti, Danièle Ohnheiser ci restituisce, di Roma, il volto e l'atmosfera che più le appartengono.
Quando, nel 1420, papa Martino V potè finalmente prendere possesso del trono di Pietro, entrò in una Roma che le cronache descrivono spopolata e degradata, con i maggiori edifici monumentali in rovina. Da quel giorno prese avvio un grandioso processo di rinascita politica e culturale che consentì alla città di riacquistare il suo antico ruolo universale, facendo leva sull'autorità spirituale garantita ai papi, oltre che sullo splendore materiale di una civiltà artistica che non esitò a stabilire una gara d'emulazione con la passata magnificenza della Roma classica. Non fu, tuttavia, un processo privo di contraddizioni. La rinascita dell'antico, lo sfarzo della corte papale, il nepotismo sfrenato, i programmi urbanistici e architettonici improntati al gusto del colossale, finirono per minarne la credibilità spirituale, dando esca alla drammatica lacerazione dello scisma protestante. Il sacco vandalico del 1527, il Concilio di Trento, la vittoria di Lepanto contro la minaccia turca segnarono un lungo periodo prima di crisi e poi di riscossa. Si apriva così una nuova stagione di rilancio del ruolo della città, all'insegna di un programmatico trionfalismo scandito da gigantesche imprese edilizie e da una miriade di iniziative in campo artistico. All'alba del XVII secolo, la nascente Roma barocca si apprestava a riaffermare, accanto al suo indiscusso ruolo di capitale del cattolicesimo, quella capacità di irradiare in tutta Europa i suoi modelli urbanistici e culturali.
Il volume, dedicato al ciclo pittorico dei Santi Quattro Coronati a Roma, illustra un capolavoro del XIII secolo, inedito al pubblico e mostrato ora per la prima volta. La possibilità di ammirare oggi gli splendidi affreschi, ritrovati nell'Aula gotica della basilica, è dovuta infatti a una lunga e impegnativa campagna di restauri, curata dalla storica dell'arte Andreina Draghi della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico del Lazio, che ha portato alla sorprendente scoperta, aprendo nuove strade interpretative e nuovi punti di vista sulla cultura artistica operante a Roma nel corso del Duecento. Il volume, oltre a rendere conto dell'eccellente lavoro di restauro e dei contributi relativi alle diverse discipline, offre una mappatura completa degli affreschi presenti nel ciclo e un'analisi storico-critica sia dei contenuti iconografici, sia delle scelte stilistiche e tecniche, riscrivendo un intero capitolo dell'arte italiana nell'età medievale. Il complesso monumentale dei Santi Quattro Coronati è custodito dalla fine del XVI secolo dalla Comunità delle Monache Agostiniane e, pur essendo vicino alla chiesa di San Clemente e poco lontano dalla basilica di San Giovanni in Laterano, resta a margine degli usuali itinerari turistici.