
Cantante, chitarrista e coautore dei maggiori successi dei Beatles, la band che ha aperto una nuova epoca nella storia della musica popolare - e poi, da solista, creatore di brani indimenticabili come Imagine -, a quasi trent'anni dalla sua tragica scomparsa John Lennon rimane non solo un'indiscussa icona pop, ma anche uno dei simboli meno controversi di quell'ondata di ribellione che negli anni Sessanta del secolo scorso si abbatté, in modi e con esiti differenti, su tutto il mondo.
È al Beatle più carismatico ed eclettico che Philip Norman, dopo la monumentale opera sui Fab Four, dedica ora la propria attenzione. Grazie a una meticolosa ricerca su fonti mai pubblicate e alle preziose testimonianze di parenti, amici e compagni di strada, ne segue passo passo le tappe fondamentali: dall'infanzia segnata dall'abbandono di entrambi i genitori agli anni turbolenti dell'adolescenza, dalle prime esperienze musicali alla fama mondiale, dal traumatico scioglimento del gruppo alle battaglie per la pace e i diritti civili. Senza tacere delle tante crisi e dell'incessante ricerca di una "risposta", che lo spinse a provare le esperienze più diverse, dai paradisi artificiali della droga alla meditazione trascendentale.
E, soprattutto, concede largo spazio agli incontri: con Paul McCartney, che formò insieme a lui uno dei più fecondi sodalizi artistici di tutti i tempi; con Cinthya Powell, che sposò all'insaputa dei fan e dalla quale ebbe il primo figlio, Julian; con Yoko Ono, personaggio trasgressivo e molto chiacchierato, che, nelle vesti di inseparabile compagna, impresse una svolta radicale alla sua carriera di musicista e alla sua coscienza politica.
Il compito di mettere l'ultimo tassello al complesso puzzle che compone l'immagine dell'uomo e dell'artista è affidato a Sean, il figlio oggi trentaquattrenne di John e Yoko, che in una toccante intervista ha voluto condividere con i lettori i suoi ricordi più intimi e intensi di quel padre bizzarro ma geniale, cinico ma vulnerabile, capriccioso ma altruista.
Il ritratto che emerge da questa straordinaria biografia - la più esaustiva che sia mai stata scritta - non nasconde né esalta le vicende di cui John fu, volta a volta, protagonista e vittima, non giustifica né condanna le sue scelte di vita, e neppure addolcisce i tratti più spigolosi del suo carattere enfatizzando quelli più amabili. Semplicemente mostra, anche alla luce di episodi inediti, il percorso interiore che ha portato un introverso ragazzino di Liverpool a diventare uno dei personaggi chiave per capire la storia del XX secolo.
Flora Fraser
Paolina Bonaparte
donna uomo via debolezza era essere Flora Fraser sorella coraggio fratello dominio marito energia generale vita parentela fragilità febbre prova principe declino SCIE N. STR. sorte destino Paolina Bonaparte famiglia scena politica
Dei tanti familiari che Napoleone Bonaparte, nella sua vertiginosa ascesa a imperatore, beneficiò via via con incarichi, titoli e regni, una sorella restò apparentemente trascurata: Paolina.
Donna di grande bellezza, abituata fin dall'adolescenza a stuoli di innamorati e pretendenti, sembrò accontentarsi di illimitate licenze, piaceri e lussi all'ombra del fratello. Non che fosse insensibile al prestigio sociale che poteva derivarle dall'appartenere a una famiglia come quella del giovane generale corso, che si era guadagnato sul campo, sia con le battaglie contro le coalizioni nemiche sia nell'arena politica in patria, una corona imperiale e, per quasi un decennio, il dominio della scena europea. Ma Paolina voleva essere l'artefice della propria esistenza e fortuna, ricorrendo agli strumenti a lei più congeniali: l'innata grazia, l'amore e la seduzione.
Flora Fraser ricostruisce la vita privata e pubblica di questa affascinante ed eclettica donna che scandalizzò l'Europa con i suoi comportamenti spregiudicati, dando tuttavia prova in molte occasioni di generosità e coraggio. Amò il giovane generale Leclerc, fedelissimo di Bonaparte, che divenne il suo primo marito e da cui ebbe l'unico figlio, Dermid, morto a sei anni, prematuramente come il padre, stroncato a trent'anni dalla febbre gialla. Si rassegnò poi alle seconde nozze, volute da Napoleone, con il principe romano Camillo Borghese. Da subito gli preferì altre liaison occasionali, secondo i detrattori persino sordide, riservando però al consorte il privilegio di un'opera d'arte che resterà nella storia: la statua di Antonio Canova che la ritrae come Venere vincitrice e per cui posò pressoché nuda.
E se conquistò instancabilmente ogni uomo del quale le capitò di incapricciarsi, ne amò e ammirò con incondizionata devozione uno soltanto: il fratello, per il quale, nonostante la sua frivolezza e apparente incoscienza, la sua fragilità di salute, il suo incessante peregrinare tra palazzi, salotti e terme, era disposta a sacrificare non solo la ricchezza e la posizione, ma la vita stessa. Inoltre fu l'unica della numerosa parentela a volerne condividere la sorte nel momento del declino e dell'esilio. Aveva la stessa inesauribile energia di Napoleone, non minore puntiglio e determinazione, e i due si intendevano a meraviglia, sopportandosi e perdonandosi ogni eccesso e debolezza. Di questo sodalizio, per molti versi misterioso, e delle alterne fortune che legano fratello e sorella, Flora Fraser dà un resoconto storicamente ineccepibile, animato da una narrazione sapiente e partecipe. La figura seducente di Paolina e quella di colui che forgiò l'Europa moderna si rivelano così due varianti di un unico, irripetibile destino.
Scriveva in una lettera Giovannino Guareschi: «Posseggo un grosso capitale che nessuna inflazione, nessuna rivoluzione potrà mai portarmi via: il ricordo vivo di una giovinezza intensamente vissuta e mai tradita. E il ricordo di quei cinque, o dieci o quindici giorni che rappresentano nella vita di ogni uomo, anche dell’uomo che campa cent’anni, qualcosa di diverso, d’importante, d’indimenticabile. La vita è breve proprio per questo: anche se si campa un secolo, si “vivono” pochissimi giorni».
I due figli di Guareschi, Alberto e Carlotta – noti in tutto il mondo come “Albertino” e “la Pasionaria” –, che da anni si occupano con intelligenza e grande sensibilità delle opere del padre, sono andati alla ricerca della sua giovinezza e dei pochi, fondamentali giorni della breve ma intensa vita di Giovannino. I loro ricordi, e il loro nutritissimo archivio, creano così una miniera di storie, di personaggi ed episodi inediti per i tanti affezionati lettori del grande autore della Bassa: insieme con loro scopriamo che il “vero” Peppone era il socialista Giovanni Faraboli, che il primo don Camillo era don Lamberto Torricelli, arciprete di Marore, che il paese dove si svolgono le storie del prete e del sindaco più famosi del mondo è Roccabianca, che il «Mondo piccolo» è la Bassa parmense. Scopriamo le vicende dei Lager nazisti nei quali Guareschi fu internato, la «Resistenza bianca» di cui fu tenace protagonista («Non muoio neanche se mi ammazzano!»), la storia del processo De Gasperi in forma di fotoromanzo. Scopriamo infine il rischio corso da generazioni di spettatori: che don Camillo non fosse interpretato da Fernandel ma da Gino Cervi, con Giovannino nei panni di Peppone...
Una serie inesauribile di storie splendidamente illustrate da centinaia di immagini, fotografie, disegni: un eccezionale “album di famiglia” che tuttavia, come scrive Giovanni Lugaresi, uno tra i maggiori conoscitori italiani di Guareschi, «non rappresenta un fatto strettamente privato, perché in quelle immagini che mostrano ambienti, humus, fantasia, intelligenza, sentimenti, princìpi, valori di Giovannino, c’è una fetta di storia del nostro tempo, al di là di un “mondo piccolo” che finisce per dilatarsi ai quattro angoli della Terra, rappresentando un “paese dell’anima” nel quale ciascuno di noi può identificarsi, o comunque trovarsi... È un percorrere – continua Lugaresi –, scorrendo queste pagine, la sua vita, la sua storia personale, che sono anche vita e storia d’Italia...». Mezzo secolo della nostra storia, della nostra vita, attraverso le vicende di un uomo straordinario: Giovannino nostro babbo è uno struggente “come eravamo”, un autentico regalo di Natale per gli innumerevoli appassionati lettori del grande “poeta” della Bassa. I quali, nell’eventuale occasione di una gita alle Roncole, nei pressi di Busseto, potranno ammirare una mostra antologica sul medesimo argomento, di cui il presente volume costituisce un ideale, splendido catalogo.
«Questo libro non è una biografia di Strada. Si sa, i viventi non amano molto i libri su di loro. Forse per scaramanzia. Forse perché vogliono essere loro a scegliere il biografo. Forse per altre ragioni che mi sfuggono. Di questo libro porto per intero la responsabilità. La vita di Strada non è pertanto raccontata se non per quei cenni biografici ritenuti necessari a inquadrare la tesi che il libro si propone di sostenere. Il centro dell'interesse del libro sono le vittime di guerra e il no all'uso della forza armata senza "se" e senza "ma". Strada ed Emergency sono i testimoni di un percorso che il libro propone sulla scia della parabola del buon Samaritano. Non è un libro che si colloca al di sopra delle parti e neppure per intero da una sola parte. Ma al di sotto delle parti, là dove si annidano le comuni radici di un'umanità solidale con le vittime e con chi si preoccupa di curarle e rialzarle alla vita».
Goodchild P.
Il vero dottor Stranamore
Edward Teller e la guerra nucleare
Prefazione all’edizione italiana di
Giulio Giorello e Elio Sindoni
16 tavole fuori testo in b/n
Il libro
Edward Teller (1908-2003), fisico statunitense di origine ungherese, ha avuto un ruolo centrale nell’invenzione della bomba atomica, divenendo una delle figure scientifiche più controverse e potenti.
Considerato da alcuni un campione di libertà, sarebbe stato accusato da altri di essere il “vero dottor Stranamore”, per aver condotto il mondo sull’orlo di un tragico conflitto nucleare. In questa brillante biografia, Peter Goodchild, con documenti d’archivio e interviste allo stesso Teller e a quanti l’hanno amato o odiato, offre il primo ritratto equilibrato di questa figura così complessa ed enigmatica.
L'autore
Peter Goodchild ha pubblicato testi storico-scientifici, tra cui una biografia di Oppenheimer. Come produttore della BBC, è stato più volte premiato per documentari e programmi a carattere divulgativo.
Si spengono le luci.
È il momento di andare in scena.
Sì, questo è il mio mondo.
E quando l’ho capito è stato per sempre.
Eleonora Abbagnato sembra un angelo e nasconde su di sé un angelo: il tatuaggio che si è fatta a suggello di una grande storia d’amore. Un angelo la saluta tutte le mattine dalla cupola del Sacré-Coeur, a Parigi; una collezione di angioletti affolla il suo salotto; angeli d’oro la osservano dal soffitto mentre si allena prima di andare in scena all’Opéra, dove è prima ballerina: l’ultima tappa di un percorso in punta di piedi cominciato quando ancora piccolissima, a Palermo, frequenta la scuola di ballo sopra il negozio di sua madre. La piccola sala col parquet scricchiolante ha quell’odore di pece, l’odore inconfondibile che ritroverà nei grandi teatri del mondo. Ostinata, ribelle, decisa, Eleonora brucia le tappe e vince concorsi. A dodici anni il grande salto, la scuola di Montecarlo; il primo spettacolo importante, la Bella Addormentata di Roland Petit; poi la scuola di Cannes e, finalmente, Parigi. All’inizio all’Opéra è durissima: le ragazzine francesi sono tutte bellissime e bravissime. Ma ancora una volta la sua determinazione vince, riesce a zittire anche la nostalgia di casa. Eleonora cresce, affronta esami, entra nel corpo di ballo del teatro, lavora con grandi coreografi, diventa prima ballerina. L’angelo è arrivato in vetta, la danseuse nota in tutto il mondo conosce altri artisti come Claudio Baglioni ed Eros Ramazzotti, entra nel mondo della moda e dello spettacolo, si innamora.
Spontanea, ironica, intensa, in queste pagine Eleonora Abbagnato ci racconta la sua vita di ieri e di oggi, un percorso straordinario, costruito con passione e perseveranza, che l’ha portata proprio dove voleva essere.
Tenera melanconia, tramonti, ricordi. Un passato bellissimo vissuto in un mondo scomparso, quello delle Colonie. Un'epoca lontana vista con infinita nostalgia dagli occhi di una donna. Anni trascorsi in paesi stupendi come erano allora: Etiopia, Eritrea, Kenya, Somalia. In Maldafrica tutto è reale ma una verità ne sovrasta ogni altra: per quanti danni l'uomo possa fare alla terra non riuscirà mai a rovinare un tramonto forse perché il sole che scompare ha un significato ben più profondo di una semplice giornata che finisce. Nel racconto il tramonto si identifica con la vita che scappa e se ne va, scivolando tra le dita di una ragazza, come la sabbia rosa che raccoglieva sulle spiagge delle isole Bajuni. Gioie, dolori, emozioni, vittorie, sconfitte, malattie, amori, come nella pellicola di un vecchio film, lentamente si sfuocano e finiscono per scomparire. Piccola come un fotogramma, la scintilla di speranza è nascosta in quel tramonto che di ogni giornata è il momento più bello ma inevitabilmente diventa anche il più triste.
A stretto contatto con alcune delle figure centrali della nostra storia contemporanea, da Tambroni a Craxi, da Berlusconi a Ratzinger, don Gianni Baget Bozzo è stato un autentico profeta dello scandalo. Un profeta "posseduto" da Dio, un intellettuale eretico che ha attraversato da interlocutore e ispiratore privilegiato del potere la Prima e la Seconda Repubblica servendo Cristo e la Chiesa in ciò che gli riusciva meglio: pensare. Dal 1994 fino alla sua recente scomparsa, Baget Bozzo ha svolto il ruolo di precettore dei giovani del centro destra, coloro i quali egli stesso aveva identificato come Berlusconi Generation. Dagli scontri di Genova del '60 alla battaglia contro il compromesso storico tra democratici cristiani e comunisti, dal travaglio della Chiesa tra Pio xii e Giovanni xxiii fino al grande Pontefice polacco e al suo successore tedesco, don Gianni ha accompagnato le stagioni più difficili e importanti della recente storia d'Italia. L'incontro con Bettino Craxi, l'uomo del Concordato del 1984 capace di ingaggiare nel nome della libertà una battaglia a viso aperto con i comunisti, fu centrale nella vita di questo sacerdote consacrato alla politica. Convinto del valore dell'azione politica craxiana, sfidò la Chiesa candidandosi nelle file del Psi e subendo così una decennale sospensione a divinis. Tenace oppositore dell'unità politica dei cattolici attorno alla Democrazia Cristiana, a 69 anni scese nuovamente nell'agone politico, questa volta al fianco di Silvio Berlusconi, di cui fu per sedici anni ascoltato e autorevole consigliere.
Una galleria di ritratti in parte nuova, ispirata a un principio antico, enunciato dallo stesso Pericoli: «una biografia diversa da quella ufficiale, una sintesi visiva, una sorta di faccia-riassunto» – un volto che «somiglia, certo, al volto vero, ma che è ancora più vero perché ne racconta la storia».
«Un famoso critico d’arte del secolo scorso aveva elaborato un metodo per attribuire i quadri. Credeva che la personalità di un pittore si rivelasse soprattutto nei piccoli particolari fisici che sfuggono alla sua coscienza. Botticelli o Giorgione o Raffaello o Michelangelo dipingevano le orecchie, le sopracciglia e il dito mignolo del piede in modi completamente diversi tra loro. Esiste l’orecchio secondo Botticelli o secondo Giorgione o secondo Raffaello. Credo che si possa riconoscere un vero Tullio Pericoli dai piccoli particolari».
PIETRO CITATI
Cinque Parigi-Dakar, la presidenza della Maison Valentino, l'acquisizione della celebre casa di moda francese Vionnet; undici gare di sci di fondo Vasaloppet; il fidanzamento con Naomi Campbell; duemila ore di volo in elicottero; direzioni generali e consigli di amministrazione; la presidenza dell'Enit, la vicepresidenza della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica... Nato in una delle più importanti famiglie imprenditoriali italiane, omaggiato dalla natura di fascino ed eleganza, per Matteo Marzotto la vita potrebbe sembrare una strada costantemente in discesa. Eppure in queste pagine Matteo dimostra che non c'è mai quiete per chi decide di alzare ogni volta la posta in palio, di volare sempre un po' più in alto. Ecco allora che questa raccolta di riflessioni sui suoi quarant'anni diventa una sorta di parabola, il simbolo di un modo, intraprendente e vincente, di vivere. E gli aneddoti raccontati, esilaranti a volte, talvolta toccanti, sembrano incitare a spostare sempre un po' più in alto l'asticella della vita: nel lavoro, cercando una propria strada oltre a quella segnata dalla discendenza. Negli affetti, con un commovente ricordo della amatissima sorella Annalisa, morta a soli trentun anni di fibrosi cistica. Nello sport, con una sfida continua ai propri limiti che diventa scuola di etica. Nella vita privata, con un curriculum di fidanzate invidiato da ogni uomo. Fino a scoprire che lo scapolo d'oro più ambito d'Italia è senza dubbio un ragazzo che ha stoffa.
La stesura di questa biografia procede parallela con l'ascesa sfolgorante di Antonio Di Pietro. Il risultato è una ricognizione completa e meticolosa della carriera di un personaggio che resta, tra i più noti nell'Italia di questi anni, quello di cui in assoluto si conosce meno. Poco è stato raccontato circa un passato che lo stesso Di Pietro tende misteriosamente a dissimulare: dai pascoli molisani all'emigrazione in Germania, dalla sorveglianza di armamenti Nato a una laurea conseguita in soli trentadue mesi, dal ruolo di presunto agente dell'antiterrorismo a quello di viaggiatore in scenari da spionaggio internazionale, dalla stretta amicizia con una combriccola di potenti al suo averli passati per le manette uno per uno. Poco è stato raccontato, in realtà, anche di un presente che il leader dell'Italia dei Valori lascia regolarmente nell'ombra: l'autoritarismo, il familismo, il partito fondato sull'obbedienza al capo, la disinvoltura nell'incassare e gestire il finanziamento pubblico, gli accordi sottobanco col "regime" berlusconiano, lo spettacolare trasformismo, l'esibita duttilità di chi sembra disposto a tutto pur di realizzare la sua seconda rivoluzione e punta così a inasprire ogni conflitto istituzionale, delegittimare ogni baluardo di riferimento, dipingere un paese svuotato di democrazia.
"Lady non stop è un taccuino di bordo, un libro di viaggio, un'odissea tra il degrado, la miseria, la violenza, la morte, nell'Africa depredata, nell'Asia vittima delle sue terribili contraddizioni, nel Sudamerica incapace di fare giustizia con le sue immense ricchezze, ma anche nell'Europa contemporanea e tra i nuovi poveri di un'Italia che è riuscita a sedersi al tavolo dei paesi più ricchi, e tuttavia non è stata capace di eliminare le sacche di miseria.
Un periplo, dunque, alla ricerca degli "ultimi" da aiutare ma, anche, alla scoperta di se stessi, nel desiderio di trovare una strada che può portare fino al "senso della vita".
Le persone che ho imprigionato in questo libro, come fossero fotografie - io sono una fotografa -, sono persone che oggi posso solo ricordare e altre che ancora confortano, con la loro stessa presenza, i miei giorni. Sono le persone che ho incontrato nei miei viaggi e nelle mie missioni: mi hanno aiutato nel servizio umanitario o hanno contribuito alla formazione della mia personalità.
La mia tensione umanitaria si è accresciuta quando mi sono persuasa che la solidarietà è fondamento imprescindibile della pace e dello sviluppo globale, e non può più essere intesa semplicemente come sostegno da assicurare ai più poveri. In un pianeta che si è fatto piccolo e interdipendente, nessun paese può chiudersi nel suo egoismo.
Ora, che sono passati sessantasei anni da quando ho cominciato a percorrere la strada che conduce agli "ultimi" in ogni angolo del mondo, si fa in me sempre più pressante l'interrogativo: perché? Perché la ricchezza della terra è nelle mani di pochi privilegiati? Perché ogni giorno muoiono di fame trentamila bambini? Perché ci sono terre incolte e terre che non si vogliono coltivare, mentre due miliardi di esseri umani non hanno da mangiare?
Ho ritenuto di fare la mia parte, per lenire alcune sofferenze, per restituire qualche sorriso ai bambini poveri del mondo. Non potevo certo ardire di pensare che avrei potuto asciugare ogni lacrima, soddisfare ogni bisogno. Eppure, mi sembra di sentire rimorso per quello che non ho potuto fare. Ho davanti a me ancora tempo, non mi farò vincere dalla tentazione di voltarmi indietro. Continuerò a passo svelto il cammino, il popolo dei sofferenti mi aspetta ancora."