
La metamorfosi generazionale - innescata dalla rivoluzione digitale - rischia di produrre i suoi effetti più deleteri sul mondo della scuola; l'introduzione nella pratica didattica dei mezzi di comunicazione multimediale, infatti, dovrebbe essere l'esito non tanto di una scelta affrettata e perentoria quanto piuttosto di un processo ben studiato e che sappia rispettare tempi, modi e regole precisi. L'essenza della scuola consiste nel rapporto dinamico-relazionale fra docente e discente, ossia fra persona e persona, ma tale rapporto rischia in effetti di essere compromesso qualora ci si abbandoni ciecamente all'idolatria tecnologica. La scuola deve sì introdurre i nuovi strumenti informatici a tutti i livelli, ma deve anche salvaguardare ciò che l'uomo ha prodotto con la cultura della scrittura in due millenni e mezzo di storia. In gioco è la cultura - l'uomo.
Che fatica crescere bambini bene educati, tanto più quando anche i migliori modelli educativi sembrano entrati in crisi. Ma Pamela Druckerman, giornalista newyorkese e tre volte mamma, ha scoperto che un metodo esiste. A Parigi, dove vive, si è messa a osservare da vicino le mamme francesi e ha capito che sono di gran lunga le migliori. I loro piccoli non fanno capricci, dicono "buongiorno", sono ubbidienti, finiscono con gusto tutto quello che hanno nel piatto, dormono di notte, e soprattutto lasciano in pace i genitori. Taccuino alla mano, l'autrice ha raccolto, giorno dopo giorno, una miniera di segreti, parole d'ordine e comportamenti capaci di migliorare la vita di una mamma e dei suoi figlioli. Fin dai primissimi giorni, le madri francesi non rinunciano alla propria vita, ritengono che un buon genitore non debba essere sempre a disposizione dei propri figli, e non ne ricavano alcun senso colpa. In Francia i genitori sono assai severi su alcune regole fondamentali, rispettate le quali numerose piccole trasgressioni hanno diritto di cittadinanza: esercitano così una tranquilla autorità, che contribuisce alla formazione del carattere. Perché i bambini capiscono tutto, e sta ai loro genitori farne dei pestiferi viziati eternamente molesti oppure dei frugoletti adorabili e tranquilli, indipendenti come la loro mamma.
Lungo le storie di ragazze e ragazzi che hanno realizzato la loro educazione al Collegio Vescovile Pio - che dal 1954 al 1957 ha avuto tra i suoi allievi il cantautore Lucio Dalla -, ci s'imbatte nella realtà della scuola cattolica: la buona pratica" di Treviso per moltiplicare i talenti. "
Uno studio rigoroso e appassionato sull'insediamento delle suore Sacramentine in Riviera del Brenta. Un progetto d'amore che ha cambiato il volto di un territorio.
La centralità della relazione educativa, dell'accettazione e del dialogo nella formazione delle coscienze.
Il volume raccoglie gli interventi del seminario "Incontrare i margini. Declinare l'educare con lo sguardo degli ultimi", svoltosi il 7 marzo 2012 presso l'Università degli Studi di Enna "Kore". Muovendosi nell'ottica che interpreta la democrazia come tutela dei più deboli, delle minoranze e dei marginali, il volume tenta di proporre itinerari per ripensare e ridefinire il "pedagogico" e l'"educativo" con l'occhio della "differenza" per tracciare nuovi orizzonti ermeneutici e individuare nuovi approdi euristici in grado di attivare processi di negoziazione tra teoria e prassi educativa.
Quando giocano, i bambini sono concentrati, cooperativi e creativi. Il gioco è il modo in cui essi s'impadroniscono del mondo, lo esplorano, apprendono dalle nuove esperienze e si riprendono dalle loro piccole o grandi sofferenze. Tuttavia, giocare non sempre è facile per noi adulti, poiché abbiamo dimenticato tanto. E a volte ci sentiamo incapaci di entrare in contatto con i nostri figli, perché da troppo tempo non siamo più bambini. Eppure, sostiene Lawrence Cohen, se noi adulti adottassimo un approccio giocoso all'educazione, se reimparassimo le "regole del gioco", alle quali i bambini fanno ricorso costantemente per esprimersi, comunicare, creare e imparare a diventare grandi, potremmo più facilmente entrare in sintonia con loro, evitare rimproveri e sgridate, non degenerare in conflitti e discussioni e raggiungeremmo molto prima e senza tensioni gli obiettivi educativi che ci prefiggiamo. Non si tratta semplicemente di spegnere la tv e dedicare un po' di tempo a giocare con i bambini, si tratta piuttosto di adottare il gioco come modalità con cui ci si relaziona con loro. Cohen declina le varie modalità di partecipazione e di intervento sul gioco, considerando i modi attraverso i quali favorire l'autostima, disinnescare le "prese in giro" dei compagni, considerare le differenze e i punti di contatto fra maschi e femmine mentre giocano, fino a valorizzare anche il gioco "duro". Aiuta a gestire l'inversione dei ruoli nel gioco e a veicolare in tal modo contenuti profondi.
Nei rapporti interpersonali oggi c’è molta sopraffazione, addirittura molta violenza, verbale e no. La tentazione, se provocati, è di rispondere nello stesso modo. Ma specialmente chi ha un compito educativo si interroga: da cristiani, ci si può rassegnare a questo stato di cose? Come calare nella realtà il messaggio evangelico?
Partendo da ciò che in proposito si legge nel Vangelo secondo Matteo (in cui Gesù si definisce «mite e umile di cuore»), l’autore prende in considerazione tre episodi biblici incentrati sulla mitezza come fonte della vera forza interiore: la risurrezione di Lazzaro, le Beatitudini, la lavanda dei piedi durante l’ultima cena.
In Appendice sono raccolte alcune preghiere – destinate ai docenti – che scandiscono, giorno dopo giorno, l’intera settimana.
Marco D’agostino (1970), prete della diocesi di Cremona dal 1995, responsabile del Centro Vocazioni, insegna Sacra Scrittura al seminario diocesano, di cui è vicerettore, e lettere classiche al liceo classico e scientifico Vida di Cremona. È autore di diverse pubblicazioni in campo biblico e pedagogico.
Riallacciarsi alla Bildung ebraico-chassidica per costruire una società nella quale verità, giustizia e pace saranno i principi fondamentali.
Il volume fa seguito - anche nel titolo - al precedente "Educare si può" (2010). Il libro ha una struttura molto semplice. Ogni capitolo è diviso in due parti: analisi del problema e suggerimenti per l'intervento educativo, sempre attraverso testimonianze e fatti concreti. Le situazioni prese in esame riguardano il mondo interetnico e interculturale, la famiglia, i giovani, la comunicazione tra docenti e studenti, il successo e l'insuccesso scolastico, i compiti a casa, la crescita armoniosa degli adolescenti, il burnout degli insegnanti, l'orientamento, come modalità educativa permanente.
Pagine come queste possono ribaltare il nostro modo di educare. Sì, perché il lettore può cogliervi, in breve tempo, l’essenziale per la patente pedagogica a pieni punti. Nessun gargarismo pedagogico, ma circa 300 spunti che possono ribaltare il nostro modo di educare. Qui tutto è ridotto all’osso. Distillato. Qui solo pensieri allo stato puro. Pensieri (non slogan!) che, come tasselli, uniti gli uni agli altri, offrono la segnaletica per comporre la più alta opera d’arte possibile al mondo: un Uomo nuovo. Un’unica avvertenza: prendere (possibilmente dopo il caffelatte!) una ‘compressa’ pedagogica alla volta con molta calma, portarla alla mente e ‘ruminarla’, fino a che non ci metta voglia di sperimentarla e farla vivere. Solo procedendo a ‘passo d’uomo’, il nostro breve lavoro raggiungerà lo scopo per cui è nato: mettere in circolazione nuova energia educativa, mai così invocata in una società come la nostra che si immiserisce sempre più. Diciamo bene o no?
Nei colloqui con genitori di famiglie diverse, Jesper Juul offre la sua esperienza di consulente familiare per aiutare i bambini e gli adulti a crescere e stare meglio insieme, affrontando le sfide più comuni nelle famiglie di oggi. La consulente familiare Pernille W. Lauritsen ha assistito per cinque anni agli incontri di Jesper Juul con oltre cento famiglie, seguendone il follow up per qualche tempo. "Parliamone in famiglia" è basato sulle conversazioni tra Juul e sedici di queste cento famiglie. Si tratta di sedici spaccati di vita quotidiana in cui la maggior parte delle persone si può facilmente riconoscere. Ogni capitolo si apre con una lettera dei genitori sulla propria famiglia e il problema per il quale chiedono aiuto. Segue un accurato resoconto del dialogo tra i genitori e Juul, seguito dal commento scritto dalla famiglia nei mesi successivi al colloquio, da cui emerge come si è evoluta la loro situazione. Jesper Juul non dà soluzioni "brevettate", ma le fa emergere tra le pieghe delle conversazioni, inducendo i genitori a mettere in discussione e a confronto i propri valori e i propri metodi educativi. Infatti, come ogni valida ricetta è apprezzata davvero quando diventa la ricetta di casa nostra, così ogni famiglia deve poter trovare e accogliere le soluzioni più adatte per sé e per i suoi obiettivi. Chiude i capitoli una sintesi per punti delle proposte di Juul per problemi analoghi a quello analizzato...