Che cosa dico quando dico "io credo". Il primato della parola, la fede nell'amore: è ciò che hanno in comune il credente che prega e il paziente che si affida all'analisi. Mossi da una sofferenza che prende i toni ora dell'ansia di compiutezza e perennità, ora del disagio esistenziale, entrambi investono nell'altro, nella speranza di riceverne una rivelazione pacificante e salvifica. Ma le loro esperienze, per un tratto così vicine da coincidere quasi, si divaricano e giungono ad approdi interiori radicalmente diversi: la perpetua fusione spirituale in un caso, l'apprendimento della separatezza e della perdita nell'altro.
In questa raccolta di saggi Hillman ci parla di sé e di come è nata la sua visione della psicologia, dell'uomo, del mondo. Tutti i suoi poliedrici scritti sono contraddistinti da un denominatore comune: la centralità del processo immaginativo nell'attività della e sulla psiche. E l'importanza della cura della vita immaginale, quindi, come modo per promuovere nuove visioni, per coltivare il senso estetico nelle relazioni con il mondo, per restituire Anima ai luoghi, alle malattie abitate dagli uomini, al mondo. "Restituendo i sintomi all'anima", dice l'autore, "io tento di restituire un'anima ai sintomi ridando loro quel valore centrale nella vita che è proprio dell'anima". Il costante interpenetrarsi di pensiero e immagine della sua visione consente un avvicinamento tra apparenza e realtà, tra "lo spirito che sviluppa teorie e l'anima che costruisce fantasie" e ci consegna un nuovo stato della mente che sa vedere oltre per immaginare il presente in modo nuovo.
Scritto nel 1927, "L' avvenire di un'illusione" affronta esplicitamente la religione nelle sue dimensioni culturali e inconsce. Per Freud la religione sorge dai desideri più antichi e dalle inquietudini più pressanti dell'umanità, ed è quindi inevitabile che essa assuma le sembianze del sogno e dell'illusione. Tutte le dottrine religiose sono pertanto per Freud, sulla scia dei Lumi, illusioni indimostrabili, ma anche inconfutabili. Freud non si occupa però qui del loro eventuale contenuto di verità, a lui interessa averne riconosciuto la natura psicologica di illusioni. Le credenze religiose sono da considerarsi pertanto come l'inevitabile risultato della dipendenza e del timore infantile nei confronti dell'autorità parentale: il sentimento religioso ha fondamentalmente origine nel bisogno infantile di protezione e si proietta in un Dio trascendente che protegge le creature da ogni tipo di pericolo. Tuttavia Freud ritiene che sia possibile per l'umanità progredire, superando le paure e i conflitti delle origini: lo studio dell'uomo, la ricognizione dell'essenza umana in tutta la sua complessità, a cominciare dall'intreccio tra la mente e il cuore, offrirà l'antidoto indispensabile all'alienazione religiosa.
"La cura della parola" ha attraversato tutto il Novecento fino a giungere ai giorni nostri, influenzando la medicina e la cultura occidentale. Ma come è nata la psicoanalisi? Quali i percorsi di pensiero e le correnti che la identificano? Questo volume presenta le origini e lo sviluppo del pensiero psicoanalitico dal suo fondatore fino ai giorni nostri. A partire dagli esordi e dalle prime riflessioni di Freud, l'autore ci accompagna in un percorso di lettura cronologico da un lato e teorico dall'altro che attraverso i principali autori (da Jung, Adler e Anna Freud fino a Kohut, Bion, Lichtenberg e Ferrari) permette di conoscere e comprendere le radici e le teorie che definiscono e rendono unica la psicoanalisi rispetto ad altre forme di psicoterapia. Tutto ciò immergendoci nei casi clinici famosi e nelle vite dei protagonisti di un movimento non solo teorico-clinico, ma anche culturale che, nato con "L'interpretazione dei sogni" nel 1901, ancora oggi ci affascina e contribuisce al nostro benessere.
Tommaso Senise, psicoanalista, membro ordinario della SPI, è uno dei principali esponenti della cultura psicoanalitica italiana dell'adolescenza. Il suo pensiero ha dato un contributo decisamente innovativo e articolato alla comprensione del processo adolescenziale, della sofferenza mentale in questo periodo evolutivo e della complessità insita nella relazione adulto-adolescente. Nell'oramai amplissimo e ricchissimo bagaglio dei contributi teorici e clinici italiani relativi all'adolescenza, il pensiero di Senise è spesso presente, ma mai in modo dogmatico; è riconosciuto come un pensiero "vivificante" che, arricchito dei recenti contributi e coniugato con le caratteristiche sociali/politiche/culturali della realtà attuale, sostiene una posizione aperta, risultato dell'articolazione creativa tra il patrimonio ereditato e la dinamicità della realtà in trasformazione. Senise, attraverso la sua modalità di esprimersi e attraverso la sua ampia attività di formatore, è riuscito a trasmettere il messaggio per lui più importante: il suo profondo amore per l'autenticità e spontaneità dell'essere umano, per la libertà di pensiero che non può mai essere disgiunta dalla consapevolezza di chi si è. La presente edizione di "Psicoterapia breve di individuazione", ampliata rispetto alle precedenti, offre alla nuova generazione di psicologi, psicoterapeuti, operatori la possibilità di avvicinarsi direttamente al contributo di uno psicoanalista così impegnato.
In "Thalassa" Sándor Ferenczi affronta i "problemi della sessualità" avvalendosi di una singolare opzione metodologica, la "bioanalisi": applicare alcuni modelli psicoanalitici allo studio della fisiologia degli organi, delle loro parti e dei tessuti e, viceversa, utilizzare conoscenze tratte dal campo della biologia per far luce sui fenomeni psichici. Dando prova di una grande capacità nel decifrare i problematici nessi tra corpo e psiche, lo psicoanalista ungherese traccia in quest'opera il profilo di una teoria psico-bio-analitica della genitalità, che prefigura alcune delle più recenti ipotesi sulla "complessità" della materia vivente. "Thalassa" possiede dunque tutte le caratteristiche per affermarsi quale contributo ante litteram all'attuale dibattito sugli sviluppi della biologia e delle neuroscienze, con particolare riferimento alle esigenze della "complessità" più propriamente umana.
Edipo e Narciso sono due personaggi centrali del teatro freudiano. Il figlio-Edipo è quello che conosce il conflitto con il padre e l'impatto beneficamente traumatico della Legge sulla vita umana. Il figlio-Narciso resta invece fissato sterilmente alla sua immagine, in un mondo che sembra non ospitare più la differenza tra le generazioni. Le nuove generazioni appaiono sperdute tanto quanto i loro genitori. Questi non vogliono smettere di essere giovani, mentre i loro figli annaspano in un tempo senza orizzonte. Telemaco, il figlio di Ulisse, attende il ritorno del padre; prega affinché sia ristabilita nella sua casa invasa dai Proci la Legge della parola. In primo piano una domanda inedita di padre, una invocazione, una richiesta di testimonianza che mostri come si possa vivere con slancio e vitalità su questa terra. Il processo dell'ereditare, della filiazione simbolica, sembra venire meno e senza di esso non si dà possibilità di trasmissione del desiderio da una generazione all'altra e la vita umana appare priva di senso. Eppure è ancora possibile, nell'epoca della evaporazione del padre, un'eredità autenticamente generativa: Telemaco ci indica la nuova direzione verso cui guardare, perché Telemaco è la figura del giusto erede. Il suo è il compito che attende anche i nostri figli: come si diventa eredi giusti? E cosa davvero si eredita se un'eredità non è fatta né di geni né di beni, se non si eredita un regno?
Con il sostegno della psicoanalisi freudiana, il teologo, psicoanalista e psicologo della religione Antoine Vergote appurerà che la vita spirituale del cristiano, senza essere riducibile alla dinamica propriamente psichica, è profondamente radicata in essa: l'amore-agape, nell'amore-eros; il rapporto filiale con Dio, nella problematica edipica; la malattia e la salute spirituali, nella malattia e nella salute psichiche.
Il senso di colpa più profondo, l'unico giustificabile è quello di tradire, cedere sulla propria vocazione. Questa la verità che l'autore presenta attraverso delle riflessioni sulla parola "desiderio". Finché c'è desiderio, c'è la vita. Il desiderio allunga la vita, ne dilata l'orizzonte. E quando qualcuno rinuncia ad ascoltare la chiamata del proprio desiderio, lì la vita si ammala.
Una coppia scrive un libro a due voci sulla vita di coppia. Meglio ancora: una coppia che per professione, psicoterapeuta lei psicoanalista lui, di storie a due ne ha ascoltate tante. Nicole e Philippe Jeammet si rivolgono qui agli uomini e alle donne d'oggi alle prese con la costruzione di un rapporto d'amore. E proprio nella declinazione odierna della parola "amore" individuano la chiave per leggere la coppia contemporanea. Oggi, essi dicono, non è più al legame coniugale che si chiede di durare, ma al sentimento amoroso. L'amore, o meglio il bisogno di riconoscersi degni d'amore nello sguardo di un altro, sembra essere la nuova forma di sacro, al riparo della quale si cerca di scongiurare l'angoscia trasmessa da questo nostro mondo difficile e insicuro. Ci si specchia negli occhi dell'amato e ci si trova belli e degni: un'esperienza di felicità tanto perfetta quanto fragile. Perché quei momenti magici possono rivelarsi un'illusione, soprattutto quando dietro l'incontro amoroso si celano le aspettative e i sogni dei primi legami infantili. La coppia diventa allora il luogo potenzialmente esplosivo in cui si agitano i retroscena affettivi non risolti nell'infanzia. Come darle una possibilità di riscatto? Non certo tornando indietro, alla coppia immobile e codificata, ma, da una parte, comprendendo meglio i meccanismi all'opera nel gioco d'amore e, dall'altra, riscoprendo che questo gioco è anche un "lavoro" di costruzione di sé e dell'altro.
Integrando analisi psicoanalitiche contemporanee, studi classici sul trauma, recentissimi dati neurobiologici sull'attaccamento disorganizzato e ricerche sul trauma individuale e su quello sociale massivo, Clara Mucci delinea una innovativa clinica del trauma basata su un concetto di psicoanalisi come pratica sociale di testimonianza e su una nozione etica e relazionale del processo di cura. Largamente interdisciplinare, corredato di un'ampia bibliografia internazionale e arricchito da una riflessione teorica sofisticata ma sempre concretamente ancorata alla pratica, il volume indica strade nuove per la psicoterapia di uno degli eventi più disconosciuti della nostra società, a livello familiare, intergenerazionale, politico e sociale. Viene inoltre ipotizzato un "al di là del trauma", una possibile interruzione nella catena delle identificazioni traumatiche tra una generazione e l'altra, un "andare oltre" la posizione interna di vittima e di persecutore, processo che l'autrice definisce "perdono" come integrazione intrapsichica delle scissioni interne, senza alcuna accezione religiosa, identificando nella resilienza la capacità del sopravvissuto di superare la disumanizzazione e l'esperienza del male. Questo "al di là del trauma" consiste in una profonda riparazione del soggetto come del tessuto sociale ferito, che permette al sopravvissuto di superare la disumanizzazione subita e l'esperienza del male.
Un uomo sdraiato nel letto, una finestra che si apre di colpo, e sei o sette spaventosi lupi bianchi seduti su un grosso noce. Ecco il sogno che dà l'appellativo di "uomo dei lupi" a Sergej Pankejev, un giovane russo molto ricco, incapace di affrontare la vita, che si rivolge per la prima volta a Sigmund Freud all'inizio del 1910. Aiutando a rievocare eventi drammatici del passato e a riportare alla luce aneddoti rimossi dell'infanzia, il padre della psicoanalisi accompagna il paziente fino al superamento dei problemi, con un metodo di ricostruzione della realtà che, come nel più appassionante dei gialli, parte dal racconto per ristabilire i fatti. Il caso simbolo di tutte le teorie freudiane sulla nevrosi. Un resoconto clinico che si legge con la meraviglia di un'opera letteraria. Introduzione di Mario Lavagetto.