"L'Essenza dell'Essere - La Psicoterapia Ipnotica Ericksoniana nella malattia in fase avanzata" esplora uno dei temi più affascinanti a cavallo tra psicologia, scienze mediche, scienze sanitarie e sociali. E lo fa in maniera esaustiva non solo dal punto di vista teorico ma portando un'ampia casistica clinica, particolareggiata, e colta non solo nel suo aspetto biomedico ma anche in quello umano ed emotivo.
Come diventiamo quello che siamo? In che modo i geni e l'esperienza plasmano ciò che portiamo nel mondo? Veniamo al mondo con potenzialità immense. Davanti a noi si aprono percorsi di sviluppo apparentemente infiniti. Molto presto, però, questa infinità viene meno e cominciamo a esibire i tratti unici dovuti al nostro patrimonio genetico e culturale. In che modo le esperienze plasmano ciò che portiamo nel mondo? Jerome Kagan esplora il rapporto fra biologia e ambiente passando in rassegna i progressi più significativi degli ultimi trent'anni nel campo della psicologia dello sviluppo. Lungo il cammino si interroga, fra l'altro, sull'odierna infatuazione per le neuroscienze, sui fondamenti delle teorie dell'attaccamento genitoriale, sulla diffusa tendenza a patologizzare il comportamento dei giovani. Questo libro è il risultato delle ricerche compiute nell'arco di un'intera vita da uno studioso deciso a scoprire come si diventa ciò che si è. L'opera si rivelerà una guida sia per i giovani genitori desiderosi di comprendere quale influenza possano avere i loro geni e il mondo sul proprio bambino, sia per l'educatore motivato a costruire relazioni proficue con i propri allievi, sia, più semplicemente, per chiunque voglia addentrarsi in questa affascinante tematica.
Secondo Russell Meares, il disturbo borderline di personalità consiste in un'alterazione dell'esperienza di sé analoga alla dissociazione. La comprensione di tale alterazione delle capacità integrative è essenziale per il trattamento dei pazienti che soffrono di questo disturbo così invalidante. Partendo dagli studi pionieristici di Pierre Janet e William James, l'autore spiega come una mancanza di coesione nell'esperienza di sé si manifesti con una disconnessione tra le funzioni cerebrali. Si prendono poi in esame le due maggiori forme di dissociazione, primaria e secondaria, e gli studi linguistici sulla conversazione terapeutica, che rivelano le paradossali esperienze di disconnessione e fusione tipiche di questi pazienti. Al centro dell'attenzione è anche il ruolo delle memorie traumatiche nel produrre configurazioni relazionali inconsce disadattative e la conseguente instabilità emotiva nei pazienti borderline. Il libro si conclude focalizzandosi sull'obiettivo centrale nel trattamento del paziente borderline: promuovere la connettività dell'emisfero destro. Tale obiettivo può essere raggiunto attraverso una particolare forma di conversazione chiamata "relazionalità analogica", illustrata nell'ultimo capitolo del volume.
Giunto alla psicoanalisi passando attraverso la pediatria, Donald Woods Winnicott (1896-1971) raggiunse la ribalta della scena analitica nei giorni tempestosi in cui i seguaci di Anna Freud e quelli di Melanie Klein si scontravano per conquistarsi il diritto di essere considerati i veri eredi intellettuali di Freud. L'indagine di Winnicott parte da una riconsiderazione in termini sostanzialmente nuovi del rapporto madre-bambino. Dobbiamo a lui importanti sviluppi teorici del pensiero psicoanalitico e concetti oggi familiari, come quello di "madre sufficientemente buona", di "holding" o di "oggetto transizionale" (la famosa "coperta" di Linus). La sua stupefacente carriera si interseca con quella di molte delle grandi figure della psicoanalisi e della psicologia, non solo Anna Freud e Melanie Klein ma anche gli eccentrici membri del gruppo di Bloomsbury, Jacques Lacan, Ronald Fairbairn e Masud Khan, il controverso analista pakistano autoproclamatosi principe. Tra i molti che hanno scandagliato la mente umana, Winnicott è l'autore che meglio di tutti riesce a parlare ancora a noi contemporanei perché, con un linguaggio semplice e chiaro, si è occupato dei temi universali dell'essere umano: l'attaccamento e la separazione, l'amore e la perdita. Senza ricorrere a nessun gergo, ma costruendo una teoria complessa che amplia il raggio di applicazione della psicoanalisi, ci mette in contatto con la nostra vita quotidiana, dall'infanzia alla vecchiaia.
Abbiamo bisogno di interrogare nel profondo l'affettività omosessuale, per capirla e per capirci. Per giungere a un'innovativa visione di sintesi psicoanalitica, teologica e pastorale. Una nuova sintesi, inter- e intradisciplinare, con una visione d'insieme coerente, scientifica, senza pregiudizi, per comprendere la piena integralità umana della persona e dell'amore omosessuale. Con proposte innovative al servizio del Sinodo dei Vescovi, per un aggiornamento dottrinale e pastorale.
Prima ancora che economica, la crisi da cui tutti ci sentiamo attraversati si sta rivelando, essenzialmente, interiore. Nella nostra società, caratterizzata dal venir meno dei tradizionali vincoli di fiducia e di responsabilità, assistiamo infatti a un progressivo indebolimento delle forze mentali e motivazionali degli individui. Se, come sembra, il dominio incontrastato della tecnologia ha tracciato l'unico orizzonte possibile di futuro, non vale più nemmeno la pena chiedersi se Internet ci renda stupidi o intelligenti. La risposta c'è già: essere sempre connessi con un altrove, "condividere" ogni esperienza per la paura di non percepirla come davvero reale, ci sta trasformando in persone disattente, distratte, dissociate. Se non utilizzate in maniera consapevole, le tecnologie digitali - computer, social network, smartphone - riducono la capacità di rimanere concentrati anche per pochi istanti su di un obiettivo, minano le nostre fondamenta corporee e percettive. Sono tanti i fattori educativi e culturali legati allo stile di vita che determinano un simile scenario: crediamo che ogni minima difficoltà possa essere affrontata e superata per mezzo di pillole o aiuti esterni; ci sentiamo demotivati quando la nostra volontà individuale è ostacolata perché in antitesi con la propensione al consumo; miti come "il talento" o le "capacità innate" - supportati dal ricorso a una genetica non di rado fraintesa erodono la fiducia nelle capacità personali del soggetto...
"Un libro vero non è quello che si legge, ma quello che ci legge", diceva W. H. Auden. E aveva maledettamente ragione. Perché ogni pagina si adatta alla nostra storia, riflette i nostri sentimenti, ci restituisce quello che siamo e che abbiamo vissuto, ci ricorda come un monito le conseguenze dei nostri limiti. Ma se i libri svelano i problemi, per fortuna racchiudono anche le soluzioni. Forti di questa convinzione, testata in anni di esperienza come librai e libroterapeuti, Beatrice Dorigo e Massimo Minuti ci guidano in questa divertente (ma serissima) educazione sentimentale e letteraria. Sfogliando classici e chick lit, letteratura per ragazzi e per signore, bestseller intramontabili e piccole perle da scoprire, ci aiutano a focalizzare gli errori più comuni di ogni rapporto amoroso (di carta e non) e ci suggeriscono come trovare la nostra personale risposta. Spesso i comportamenti sbagliati nascono da una mancanza di autostima (sfogliate Jane Austen...), da paure del nostro passato (e chi meglio di Stephen King può aiutarci a combatterle?), dall'ansia di essere abbandonate (ma dopotutto domani è un altro giorno), da vivere una vita che non ci assomiglia (chiamate zia Mame). Attraverso stimoli alla lettura e una riflessione guidata, questo libro ci porta a scoprire, pagina dopo pagina, giorno dopo giorno, la storia più bella: quella che ancora deve essere scritta. La nostra.
"Non sai quello che dici". A chi non è mai successo di ricevere - o di fare questa accusa? E spesso è proprio così. Perché come il corpo ha un suo linguaggio segreto, anche le parole, e il modo in cui vengono usate e pronunciate, possono trasmettere un significato sotterraneo, a volte indipendente dalla volontà di chi parla. Accade che espressioni comuni possano, a vostra insaputa, risultare per chi vi ascolta manipolative, fuorvianti, irritanti o seducenti; possano farvi apparire degni di fiducia oppure poco sinceri e inaffidabili, simpatici e piacevoli da frequentare o persone scostanti e da evitare. E lo stesso vale al contrario, vi può capitare di diffidare o di provare antipatia per qualcuno nonostante vi stia parlando con gentilezza, e magari, a suo dire, "con la massima sincerità". (In quel caso, forse è l'istinto che vi rende sospettosi, perché non è raro che "la massima sincerità" camuffi una bugia). Con il suo stile ricco di esempi, Anna Guglielmi, esperta di comunicazione verbale e non verbale, svela i segreti del linguaggio e insegna a individuare le spie che segnalano falsità, reticenza, noia, interesse, fastidio, invidia, preoccupazione. Per imparare a leggere tra le righe delle conversazioni ed evitare insuccessi, fraintendimenti e manipolazioni. E per capire, e farsi capire, oltre ogni ragionevole dubbio.
Alla base dei processi e dei meccanismi della produzione della conoscenza sociale e dell'azione di ognuno di noi, le rappresentazioni sociali non sono solo un costrutto teorico fondamentale, ma anche uno strumento indispensabile per comprendere ed eventualmente modificare i comportamenti collettivi. Questo volume, frutto del contributo dei migliori studiosi ed esperti italiani ed europei, fornisce sia gli ultimi aggiornamenti della teoria sia esempi di applicazione. Vengono così presentante le più recenti scoperte nei vari ambiti della psicologia sociale e le sue declinazioni nel contesto della vita di tutti i giorni: dalla costruzione sociale della relazione tra mente e cervello, all'analisi degli eventi collettivi, dell'influenza sociale, del pregiudizio, all'idea che abbiamo costruito sulla pazzia. Un testo innovativo e aggiornato su un concetto che a tutt'oggi risulta centrale nella cultura della psicologia sociale europea.
Il "sé" è un concetto centrale nella psicologia ed è stato nel corso del tempo oggetto di riflessione di diversi approcci teorici e applicativi. Contributi di rilievo sono giunti dalla clinica e dalla ricerca in psicoanalisi e in psicosomatica. In particolare la prospettiva psicosomatica, attraverso un approccio transdisciplinare, ha evidenziato come la struttura e la funzione dei "sé" risultino dalla integrazione di fattori biologici e psicosociali. Un recente apporto innovativo giunge da quella branca delle neuroscienze che si occupa della relazione "sé" cervello: grazie alle nuove metodologie di indagine si sono meglio definite da un lato le basi e le predisposizioni biologiche e neuronali del "sé", dall'altro il ruolo centrale della matrice relazionale. Questo volume affronta le dimensioni neuroscientifiche, cliniche e terapeutiche del "sé". I più importanti esperti a livello nazionale e internazionale hanno collaborato dando vita ad un approccio interdisciplinare, coniugando teoria e pratica della clinica. Uno strumento utile a tutti i professionisti della salute mentale su un concetto fondamentale per comprendere la natura umana nei suoi aspetti normali e patologici.
Decidere è una libertà, ma anche un compito che può diventar difficile, fino a trasformarsi in un peso insostenibile. Più l'umanità si è evoluta, e più complessa è diventata la realtà con cui l'uomo entra in relazione, e di conseguenza più faticoso è diventato districarsi nella giungla delle scelte. La difficoltà aumenta in proporzione al ruolo occupato da chi decide nelle gerarchie della famiglia, della società, dell'economia, dal genitore al manager, dall'insegnante al politico. Gli strumenti a nostra disposizione, corsi e seminari di management e studio dei processi decisionali, si concentrano sull'aspetto razionale trascurando le oscure forze emotive che sono i veri ostacoli del decidere: la paura e le sue manifestazioni disfunzionali, lo stress e il dubbio patologico, l'angoscia e il panico. Partendo dalla sua pluriennale esperienza in diverse realtà formative e cliniche, Giorgio Nardone ci guida alla scoperta della "psicopatologia del decidere": la paura di sbagliare, di non essere all'altezza 0 di esporsi non dev'essere negata, ma compresa e gestita con strategie e stratagemmi mirati, in grado di trasformarla da handicap ad arma vincente. Solo così ritroveremo il coraggio e la serenità di affrontare i numerosi bivii del percorso della vita.
Il testo si caratterizza per un'approfondita analisi della società contemporanea, ormai orfana del "padre", e delle conseguenze della perdita di autorevolezza, moralità, etica, sacrificio, tutte caratteristiche legate alla figura paterna, in chiave psicologica, sociologica, familiare e sociale. L'epoca delle emozioni moderne ha sostituito indegnamente l'anacronistica rigidità patriarcale lasciando un vuoto e una crisi di senso profonda. La famiglia, la scuola, la società e le comunità sono smarrite. Occorre ritrovare il senso del vivere e del comunicare mediante il rispetto reciproco e la condivisione dei propri sogni. Gli autori, attraverso facili suggerimenti, indirizzano verso la riscoperta di una paternità (non solo genitoriale, ma anche comunitaria e sociale) sana, qualificata e credibile.