Questo libro di Eugenio Borgna ci conduce nel territorio del tempo. Non quello astratto o misurabile, ma il tempo vissuto e delle sue figurazioni nell'anima. Il tempo dell'attesa e della speranza come strutture portanti della condizione umana, ma anche il tempo della noia e della malinconia, della maternità e della giovinezza, dell'angoscia e delle esperienze psicotiche. La dimensione temporale delle esperienze, e non solo di quelle psicopatologiche, contribuisce a fare riemergere gli elementi profondi della vita interiore e della vita emozionale e, in particolare, a coglierne il senso nella sofferenza, quando il tempo vissuto si frantuma e non ci sono più attese e speranze.
Un tempo il coraggio - nella sua accezione di ardimento fisico - era solo opera dell'umano, poi le macchine se ne sono impossessate: non più il guerriero armato delle sue proprie mani, ma di mitragliatrici, carri armati, lanciafiamme, cacciabombardieri. Un po' come accade ora con la tecnologia: fino a trent'anni fa occorreva pronunciarsi, scrivere, telefonare, dunque esporsi. Oggi si può comunicare, anzi si è indotti a farlo, senza un'interfaccia umana, dunque senza rischio, senza paura di compromettersi. E le umane virtù vengono delegate a ciò che umano non è. Così, anche il coraggio e la forza d'animo che vi è intrinsecamente connaturata stanno diventando sempre più un'astrazione virtuale, svuotata di senso, per uomini e donne che vagano senza bussola, giovani accecati dal presente e vecchi incartapecoriti nel ricordo. Per fronteggiare «la più grande urgenza sociale odierna», Paolo Crepet propone a genitori, educatori e, in particolare, a quei «nativi digitali» che si accingono a esplorare la propria esistenza in una società ipertecnologica un «ipotetico inventario» di alcune declinazioni del coraggio in vari ambiti dell'esperienza umana (il coraggio di educare, di dire no, di ricominciare, di avere paura, di scrivere, di immaginare, di creare...). Un inventario concepito come un'associazione di idee, un 'brain-storming', un esercizio utile per stimolare adulti e non ancora adulti a ritrovare la forza della sfacciataggine e la capacità di resistenza che la vita ogni giorno ci chiede. Ma in queste pagine Crepet parla soprattutto di un'altra e più ambiziosa forma di coraggio. Quella che dobbiamo inventarci per creare un nuovo mondo, se non vogliamo che siano altri a inventarlo per noi; quella che i giovani devono riscoprire per non ritrovarsi tristi e rassegnati a non credere più nei loro sogni; quella che tutti devono scovare in se stessi per iniziare un rinascimento ideale ed etico. Perché, alla fine, il coraggio è la magica opportunità che permette di capire il presente e di costruire il futuro.
Sulla Terra, ogni giorno, miliardi di esseri umani si rivolgono a Dio in cerca di aiuto. Che sia il Dio dei cristiani, quello degli ebrei o quello dei musulmani, che sia una presenza benevola percepita nella natura o che sia un equilibrio cosmico di ascendenza orientale, resta il fatto che moltissime persone - la maggioranza - si rivolgono a Dio offrendo il proprio tempo e le proprie risorse «per provare la gioia di donare gioia». La spiritualità ha un ruolo importante e positivo per i credenti del mondo. Esiste una spiegazione a questo stato di grazia? In questo libro, Boris Cyrulnik, il più noto neuropsichiatra francese, si pone questa domanda cruciale in cerca di una risposta originale. Il tema è immenso e non scevro da valenze politiche in un momento storico come il nostro, nel quale masse di persone compiono crimini efferati proprio in nome di un cieco credo religioso. Ma resta il dato positivo: l'ambiente pacifico, calmo e fiocamente illuminato delle cattedrali gotiche, il cantillare salmodiante delle liturgie ebraiche, la voce rassicurante del muezzin che chiama i fedeli in preghiera sono tutti esempi del lato consolatorio della religione, in cui così tanti esseri umani cercano riparo. Con gli strumenti delle neuroscienze e con i concetti chiave di attaccamento e di resilienza, Cyrulnik ci mostra come la religione sia effettivamente in grado di avere effetti psicoterapeutici, spesso visibili. L'approccio scientifico e psicologico dell'autore porta a comprendere come il cervello del bambino instauri con Dio un rapporto affettivo paragonabile a quello che si instaura coi genitori. Il mondo della mente in via di sviluppo si struttura e nel cervello si scolpisce un sé neurologicamente e psicologicamente legato all'ambiente di crescita, che spesso aiuta, e molto, a combattere le inevitabili avversità della vita. Dio e psicoterapia sembrerebbero dunque alleati, almeno fintanto che Dio viene percepito come un padre buono e accogliente. I problemi iniziano, a livello psicologico e neurologico, quando l'ambiente della crescita presenta ai bambini un Dio vendicativo e intransigente. Proprio come avviene coi padri violenti.
Tutti, prima o poi, riceviamo una diagnosi. Un giorno arriva un esperto e con una parola ci dice qualcosa che modifica il corso della vita, in peggio o in meglio. Momento chiave della relazione medico-paziente, la diagnosi non è solo un processo di conoscenza compiuto da chi la formula, è anche un'occasione importante della conoscenza di sé. Ed è sempre un incontro: con il corpo, la chimica dei farmaci, la cura di sé, la scienza medica, la (s)fiducia nella medicina, il passato dell'anamnesi, il futuro della prognosi, la nostra personalità, le nostre paure e difese. Sulla malattia e l'essere malati si è scritto molto. Meno sulla diagnosi e l'essere diagnosticati. O con internet, sull'autodiagnosticarsi, solitari esploratori dei nostri sintomi. Le diagnosi non sono sentenze e le malattie non hanno un «significato», non sono metafore o colpe. Possono però abitare le nostre vite come narrazioni e mitologie personali.
Il ritmo della vita è in costante accelerazione. Per stare al passo, dobbiamo perennemente muoverci e adattarci, rincorrendo il successo a ogni costo. O, almeno, così ci dicono. Ma la vita in corsia di sorpasso esige il pagamento di un pedaggio: i livelli di stress e depressione non sono mai stati così alti.
Come resistere all’attuale mania dell’introspezione e dello sviluppo di sé? In questo brillante bestseller, Svend Brinkmann sostiene che non dovremmo aver paura di rifiutare il mantra dell’autoaiuto, imparando a restare quel che siamo. Esortandoci a trovare un punto fermo nella nostra vita piuttosto che a superare sempre nuovi ostacoli, questa vivace guida anti-autoaiuto offre un’alternativa convincente al life coaching, al pensiero positivo e al bisogno di dire “sì!” a qualsiasi cosa.
L'Opera affronta i temi dell'esperienza emotiva, psicologica ed esistenziale propria della famiglia adottiva. In partenza c'è la coppia aspirante l'adozione e, al vertice, il bambino che attende di essere adottato. Il viaggio che porterà l'uno incontro all'altro parte dalle radici di ognuno dei protagonisti per arrivare alla raccolta dei frutti di una particolare pianta. Questo albero ha bisogno di crescere diritto, con nutrimento e consapevolezza. L'autrice, che sta dedicando la sua vita professionale, e la sua esperienza umana, alle famiglie e ai bambini adottivi attraverso il Servizio Adozioni del Comune di Perugia (ma non solo), parla al cuore e raggiunge il lettore a prescindere dal suo credo religioso e politico.
«"Sei una frignona!" "Che fifona!" "Non fare i capricci!" Se siete simili a me, avrete sentito tante volte frasi come queste, e avrete forse pensato che in voi c'era qualcosa di diverso. Anch'io mi ero convinta di avere un difetto di fondo, che dovevo nascondere e che mi condannava a una vita di secondo piano. Pensavo di essere sbagliata. In realtà non è così: c'è qualcosa di molto giusto in voi e in me. Se risponderete "vero" a dodici o più delle domande del test che troverete nel libro, allora siete esseri umani molto speciali, Persone Altamente Sensibili. E questo libro fa per voi.»
«Una madre esce dal colloquio con gli insegnanti. Pare che la figlia di otto anni sia irrequieta, incostante, faccia continue battute e si distragga. Lei come decine d'altri nella scuola. Ma per qualche motivo le maestre hanno pensato che proprio per lei potrebbe essere indicato un consulto psicologico. Dicono che potrebbe essere iperattiva, avere 'quella cosa' che va molto adesso e che si chiama ADHD. La madre è incerta. Non saranno le maestre ad aver travisato i segnali della bambina? Non sarà solo una moda, questa dei problemi psichici? » Il mondo di bambini e adolescenti sembra essere diventato una corsa a ostacoli tra possibili malanni psicologici: ansia, depressione, attacchi di panico, iperattività... Sono i nostri figli a essere diventati più fragili o forse è il mondo degli adulti a nascondere i suoi diversi fallimenti sotto l'alibi di un'etichetta clinica? Quale è il confine tra un comportamento desiderabile e un comportamento anormale? In che modo la psichiatria aiuta a orientarci in questo campo? A partire dalla ricca esperienza clinica dell'autore e con moltissimi esempi tratti dalla vita quotidiana, il libro è un contributo prezioso sia per i genitori sia per gli educatori, spesso in difficoltà nel comprendere esigenze e paure dei ragazzi.
«Opus» è un ideale di perfezione, il capolavoro dell'artista, la prestazione perfetta dell'atleta, la vetta dell'alpinista, l'eccellenza assoluta o relativa a cui a volte consacriamo le nostre energie. «Opus» è la meta il cui compimento richiede dedizione totale, un impegno assoluto, una determinazione incondizionata. Simili realizzazioni richiedono una tale passione che non può essere generata dall'esterno. Occorre quella che gli psicologi chiamano «motivazione intrinseca», ma che comunemente denominiamo automotivazione: la forma più potente di motivazione a cui la specie umana abbia accesso. Ma come si fa ad attivare l'automotivazione? Si può allenare? Come la si promuove negli altri? E perché è così difficile generare automotivazione nella nostra epoca? E perché ne abbiamo disperatamente bisogno in una società dove l'individuo sempre più solo è obbligato a contare solo su di essa? In «Opus» Pietro Trabucchi risponde a queste domande mettendo i lettori in condizione non solo di comprendere la forza dell'automotivazione, ma anche di attivarla e di allenarla autonomamente.
Siamo semplici anelli di una catena di generazioni e spesso diventiamo vittime di eventi e traumi già vissuti dai nostri antenati. È l'inconscio familiare: la storia che altri hanno scritto per noi. Anne Ancelin Schützenberger, terapeuta e analista con oltre cinquanta anni di esperienza, in questo libro spiega il suo originale approccio psicogenealogico, ossia come ricostruire l'albero genealogico della psiche familiare.
Con l'avvento dei social media è scomparso il solco che divideva mondo reale e mondo virtuale, consentendoci di identificarli abbastanza nettamente. Oggi quello che troviamo on line è un mondo post-verità, al cui interno le notizie deliberatamente false o distorte sono usate per orientare anche in maniera significativa le decisioni individuali, soprattutto in relazione allo scontro politico e alle scelte elettorali. Fake news è solo un nuovo modo per definire i processi di disinformazione che da sempre sono presenti nella sfera pubblica? Diversamente, quali sono i meccanismi tecnologici e psicosociali che hanno permesso la nascita e la diffusione di questo fenomeno? Dove nascono le fake news? E come possiamo difenderci?
Il diniego è una caratteristica ricorrente nei sex offender, che spesso continuano a negare la loro partecipazione agli eventi offensivi anche quando la condanna è diventata irrevocabile. Nella maggior parte dei casi non accettano la responsabilità per le loro azioni, invocando spiegazioni, a volte razionalizzando, altre volte minimizzando, per discolparsi da quanto accaduto. Quali che siano le cause e le spiegazioni offerte, il diniego svolge un ruolo importante a livello psicologico, clinico e soprattutto sociale. Capire la funzione del diniego nei sex offender è il primo passo per una valutazione accurata, che sta alla base del trattamento e che ha come obiettivo la prevenzione. La questione critica non sta nel "se" rientreranno nella comunità sociale, ma nel "come" lo faranno, e questo implica la responsabilità scientifica e professionale di intervenire per permettere un rientro riabilitato che possa, da un lato, promuovere l'integrazione e, dall'altro, favorire la tutela sociale. A questo scopo, il volume introduce in Italia il CID-SO® (Comprehensive Inventory of Denial - Sex Offender Version), uno strumento che valuta il diniego in modo dimensionale e che può essere utilizzato nel contesto clinico e di cura, clinico-forense e terminologico. Premessa di David P. Farrington, presentazione di Paolo Ferrua e introduzione di Georgia Zara.