«Lo sport è un linguaggio universale». Il Papa non poteva trovare una formulazione migliore. Lo sport unisce, fortifica, consolida i rapporti umani, crea condivisione. Sono valori che le Scritture e la Dottrina cristiana contemplano. Ogni Forza armata ha un proprio gruppo sportivo; singolare e di un certo significato è la storia del Gruppo Polisportivo Fiamme Gialle. La Guardia di Finanza si è felicemente gemellata con Athletica Vaticana, l'omologa dello Stato d'Oltretevere, vivendo una crescita non solo sportiva tout court, ma anche umana e soprattutto cristiana. Paiono dunque riecheggiare le parole di San Giovanni XXIII: «Cerchiamo ciò che unisce e non ciò che divide». E lo sport è un eccellente ed indiscusso collante di valori per l'uomo di ogni tempo.
"Con la cultura non si mangia" scolpiva lapidaria una frase attribuita a un noto ministro di qualche anno fa. Eppure, in un paese come l'Italia che dell'intreccio tra arte, storia, creatività, paesaggio ha fatto da secoli il tratto più forte della propria identità, la cultura può e deve essere non solo una leva di crescita civile, ma il motore di uno sviluppo economico sostenibile, la chiave per iniziare a costruire il mondo che verrà, dopo la pandemia e la guerra in Ucraina. Questo libro è insieme manifesto di idee e diario di viaggio, racconto dal vivo di una stagione vissuta nel cuore del ministero che presidia la bellezza: da Pompei al Colosseo, dai musei al teatro, dalla musica al cinema, dalle grandi capitali dell'arte al più piccolo dei borghi. "La cultura non è solo il racconto di quello che siamo stati e che siamo, è il centro di una strategia per rilanciare lo sviluppo, per costruire un paese più inclusivo e accogliente, più forte nello scenario europeo e internazionale. Un paese aperto al futuro."
Cinema e pedagogia possono andare a braccetto. La visione di un film può guidare un percorso educativo e portare in superficie visioni del mondo, pensieri e sentimenti capaci di interpretare la realtà, darle forma e sostenere la costruzione di relazioni positive. Con queste premesse, l'autore - docente di scuola secondaria di secondo grado, impegnato nello sviluppo di percorsi di educazione al linguaggio cinematografico e animatore di rassegne cinematografiche - mostra concretamente a educatori e insegnanti come usare efficacemente il testo filmico, senza tradire il cinema ed esaltandone invece la grande forza comunicativa. Non solo riflessioni teoriche ma anche un approccio pratico e sperimentato in contesti scolastici e di comunità offrono al lettore prospettive inedite e affascinanti per gustare e far gustare film di ieri e di oggi.
Nell'inverno del 2012, Mariangela e suo marito Michele hanno viaggiato in Ucraina per adottare, nella regione di Luhansk, nel Donbass, una bambina di nove anni, Anastasia: lunghi mesi in un Paese bellissimo e difficile, per tanti aspetti europeo, ma con il sapore di un altrove. Oggi, la guerra in Ucraina porta in Italia l'interprete che li aveva seguiti allora, Elèna, fuggita dalla sua città in fiamme e sfollata a Bergamo. È un ritrovarsi commovente e amaro, segnato dal racconto delle bombe, della paura, dall'angoscia di chi si è lasciato alle spalle tutto, anche un figlio che è rimasto a disposizione del suo Paese, pronto a difenderlo. Mariangela, mentre parla con questa amica di allora, testimone oggi di un atroce conflitto, sente uno strappo al filo della memoria: lei, la sua storia, non l'ha mai raccontata. Quella dell'incontro più emozionante della sua vita, che la lega indissolubilmente a un Paese oggi dilaniato. Così decide di farlo, in una lettera appassionata ad Anastasia, che allora aveva nove anni e ora è una ragazza italiana. Un racconto che ripercorre un'avventura, illumina un popolo e una terra, spiega il senso dell'accoglienza come necessità umana. Madre e figlia, infine, si interrogano insieme: cos'è la pace, cosa l'appartenenza? Queste pagine intense ci offrono uno sguardo intimo e partecipe sull'Ucraina, sulla sua anima e sulle sue tensioni. Una storia che la guerra rende di scottante attualità ma che l'amore rende universale: la maternità come scelta capace di valicare ogni frontiera.
Questo libro racconta la storia dell'italiano della letteratura dal Medioevo, quando nasce, al Rinascimento, quando si afferma nel ruolo di primo collante linguistico nazionale, all'età moderna (dal Seicento all'Ottocento), quando comincia a separarsi dalla lingua non letteraria, fino a un radicale divorzio dei due istituti, specie tra quello della poesia e quello della lingua comune. Segue poi le vicende del linguaggio letterario nel Novecento, il secolo che ne ha ridotto drasticamente e definitivamente la specializzazione grammaticale e lessicale, trasferendola a livelli stilistici e in luoghi linguistici prima non colpiti dalla differenziazione letteraria. Esamina, infine, all'inizio del XXI secolo, con ampia messe di dati, i piú recenti tentativi (felici o falliti) che l'uso letterario della lingua fa per non perdere del tutto o per riacquistare in parte tratti specifici o aggiuntivi rispetto a quelli dell'italiano corrente. Questa nuova edizione di un'opera di lungo e fortunato corso rivede e aggiorna completamente la precedente e la integra di una parte cospicua dedicata alla contemporaneità, realizzando, di fatto, per quantità e qualità della revisione e delle aggiunte, un libro nuovo: un percorso attraverso la letteratura italiana, dalle origini fino al secondo decennio del XXI secolo, con i materiali e la strumentazione di un linguista. Nuova edizione riveduta e ampliata.
«Cosa significa uguaglianza?» è la domanda da cui nasce questo volume, necessaria per avviare un discorso orientato alle possibili soluzioni piuttosto che al solo riconoscimento del problema. Oggi il nostro paese è lacerato da grandi disuguaglianze - territoriali, di genere, generazionali, economiche e sociali - che la pandemia ha reso più evidenti e ha ulteriormente aggravato. È per questa ragione che dobbiamo immaginare, avviare e diffondere percorsi in grado di garantire a tutti i cittadini la possibilità di svilupparsi pienamente, avendo accesso a condizioni di vita dignitose, per poter mettere a frutto il proprio potenziale. Questo volume raccoglie idee e possibili soluzioni, con l'intento di alimentare un dibattito sempre più urgente e di diventare una base comune di riflessione a disposizione di coloro che sul contrasto alle disuguaglianze vogliono o debbono cimentarsi. A partire da una sorta di lessico fondamentale dell'uguaglianza - da Bambini a Welfare -, un gruppo di pensatori, scrittori, intellettuali e professionisti, che si occupano dei temi relativi alle cause delle disuguaglianze, alle pratiche per contrastarle e per costruire una società più giusta, provano ad attribuire a ogni voce un senso nel composito mosaico socioeconomico e culturale dell'uguaglianza. Introduzione di Francesco Profumo. Prefazione di Giorgio Righetti.
Perché corriamo? Perché tutto questo affannarsi e faticare? Cosa racconta di noi questa continua ricerca di muscoli e sudore? Ancora una volta dobbiamo risalire il tempo e tornare ai Greci, i primi che si chiesero perché mettiamo alla prova noi stessi misurandoci contro gli altri. Il famoso motto mens sana in corpore sano dice del valore che gli Antichi attribuivano a tali prove, tanto che le Olimpiadi erano l'unico periodo in cui le armi dovevano necessariamente tacere. Andrea Marcolongo, dopo anni trascorsi tra libri e grammatiche a provare a 'pensare come pensavano i Greci', ha cominciato ad allenarsi e ha provato a 'correre come correvano i Greci'. E lo ha fatto utilizzando come strumento di accompagnamento il primo manuale di sport della storia, il "De arte gymnastica" del filosofo Filostrato. Fino al folle proposito finale: correre una maratona, anzi, la maratona, i 41,8 km che separano Maratona da Atene percorsi duemilacinquecento anni fa dal soldato Filippide, prima di stramazzare a terra per la troppa fatica.
Fin dalla Seconda guerra mondiale è apparso evidente che solo una consolidata e condivisa unione avrebbe potuto preservare i Paesi europei da nuovi, sanguinari conflitti. È nato dunque innanzitutto con questo intento il progetto europeo quando, nel 1957, sei Paesi fondatori hanno firmato in Campidoglio il Trattato di Roma. Motivato originariamente dal desiderio di pace, il cammino dell'UE è stato lungo e travagliato: dapprima come unione politica, poi economica, e via via con obiettivi sempre più ambiziosi sui diritti civili, il welfare, l'accoglienza. Le vicende narrate attraverso le cento immagini iconiche di questo libro parlano al cuore e alla memoria del lettore: dalla ricostruzione postbellica alla caduta del muro di Berlino, dall'abolizione delle frontiere alla moneta unica, dal suffragio universale ai referendum, dalla ricerca scientifica all'Erasmus, fino alla recente, dolorosa uscita della Gran Bretagna. Nessuno meglio di Romano Prodi, già presidente della Commissione europea - "padre" dell'euro e convinto sostenitore dell'allargamento dell'UE - poteva raccontare le tappe di quel cammino, i valori condivisi, le conquiste e le disillusioni; ma anche come l'Europa è entrata a fare parte della vita quotidiana dei suoi cittadini ampliando le prospettive delle nuove generazioni. Pur non risparmiando uno sguardo lucido sulle contraddizioni e gli errori commessi negli anni, traspare dalle sue parole una fiducia indefessa nel progetto che lui stesso ha contribuito a costruire. Oggi più che mai la traumatica esperienza della pandemia globale ci ricorda che l'Unione Europea rappresenta una grande forza e non solo: è il nostro futuro.
Mohandas K. Gandhi, detto Mahatma (Grande Anima), è stato il protagonista assoluto della storia contemporanea dell'India. A lui si devono l'indipendenza dal giogo britannico e la nascita della nazione indiana, a lui si deve l'idea della nonviolenza come forma di ribellione e di resistenza pacifica. Il libro ne racconta la vicenda biografica, tra voti e digiuni, successi e fallimenti: l'infanzia in una piccola città indiana, gli studi di diritto a Londra, gli anni in Sudafrica come avvocato, il costante impegno politico e civile nel suo paese fino alla tragica uccisione per mano di un estremista indù nel 1948. Come lui stesso ebbe a dire, la sua vita è il suo messaggio. Il pensiero e gli insegnamenti di questo piccolo grande eroe sono oggi patrimonio condiviso del mondo intero.
La memoria culturale romana, in un viluppo di ricordi e racconti, tramanda che Romolo dette il suo nome alla città che aveva appena fondato, diventandone il primo re. Convocati in assemblea gli avventurieri, predoni, esuli, schiavi e altri reietti che avevano deciso di seguirlo, per prima cosa fissò le regole giuridiche, convinto che solo questo vincolo avrebbe potuto unificare una simile turba in un nuovo popolo. Delle norme attribuite a Romolo questo volume ne affronta alcune fra le principali: l'obbligo di concedere asilo a chi volesse rifugiarsi in Roma, il divieto di percuotere alcuni stretti congiunti e quello generale di uccidere, la legge che imponeva di allevare tutti i figli maschi (ma delle femminine solo la primogenita), fino la costituzione del senato.
Nel corso del suo lungo e quieto regno Numa, il saggio e pio sabino che stando alla tradizione succede a Romolo, innova profondamente l'ordinamento giuridico di Roma. Il secondo re crea una miriade di norme organizzative e precettive, volte a garantire la pace nei rapporti tra gli uomini e tra loro e le divinità che popolano la città. Spiccano tra queste, accanto alle prescrizioni istitutive di collegi sacerdotali e di culti, le disposizioni legislative che reprimono la violazione dei confini attuata tramite lo spostamento o la rimozione delle pietre poste sugli stessi, la condotta della concubina che tocca l'altare o il tempio di Giunone e infine l'omicidio: graduando la sanzione a carico del reo in relazione alla volontarietà o meno dell'azione criminosa.
Ingegnere, uomo d'affari, diplomatico, finanziere Vaticano: non è facile trovare una definizione unica per Bernardino Nogara. Una volta, nel 1927, lui si definì «vecchio minatore». La sua carriera, da giovane ingegnere, cominciò infatti nelle miniere, prima nella sua Lombardia, poi in Galles e infine nei Balcani. Queste furono solo le prime tappe di un lungo viaggio, costellato da incontri importanti e da ruoli determinanti sulla scena nazionale e internazionale. Dalle miniere balcaniche Nogara arrivò a Costantinopoli, allora capitale dell'Impero ottomano, dove ebbe incarichi di rilievo per conto del governo italiano e divenne finanziere. Questa nuova dimensione, a cavallo tra affari, finanza e diplomazia, lo portò poi alla conferenza di pace di Versailles e a Berlino al Piano Dawes. Nel 1929, da Berlino si trasferì nella Città del Vaticano, chiamato da Pio XI a gestire le finanze della Santa Sede, posizione che il cattolico Nogara ricoprì per 25 anni. Nel 1958, alla sua morte, Giovanni XXIII definì Bernardino Nogara «servo buono e fedele»: una descrizione calzante, a patto di specificare che la fedeltà di Nogara non fu solo nei confronti della Chiesa o del Pontefice ma anche dell'Italia. Una doppia fedeltà che, con grande autonomia di giudizio, riuscì a gestire anche nei momenti più difficili. La sua biografia, ricostruita anche grazie a un'importante e in gran parte inesplorata mole di carte personali, non trascura la dimensione privata, essenziale per capire le motivazioni dell'azione di un uomo la cui opera ha sicuramente influenzato la storia d'Italia e della Santa Sede.