Di fronte a un evento straordinario come quello che stiamo vivendo in questi giorni - in un clamore informativo affollato di cifre, di paure, di previsioni - è necessaria una riflessione che ci aiuti a riconoscere le dimensioni di questa crisi, a comprenderne gli antecedenti e a immaginare i cambiamenti. Una riflessione urgente e necessaria perché l'epidemia ha messo in evidenza tanto la capacità di tenuta del nostro sistema sanitario quanto le sue gravi debolezze strutturali. Si è spesso dichiarato, con qualche retorica, che il sistema sanitario andava costruito intorno alle persone come un diritto di cittadinanza: forse è il momento di prendere queste enunciazioni al loro valore letterale. Oggi esistono gli strumenti per rendere questo diritto effettivo e sarebbe grave se, normalizzata (se non sconfitta) l'epidemia, si cercasse di tornare alle vecchie logiche.
Ci vorrà del tempo, ma ce la faremo a uscire dal tunnel, e ne usciremo migliori di come ci siamo entrati. Guido Silvestri - immunologo tra i massimi esperti mondiali nell'ambito della virologia e in particolare dello studio dell'Hiv - fa il punto in questo libro-manifesto sui risultati raggiunti dalla ricerca scientifica e sugli scenari possibili a cui dobbiamo prepararci per affrontare senza incertezze la grande ritirata del Covid-19. In prima linea per la diagnostica di laboratorio e per la ricerca sulla patogenesi della malattia provocata dai coronavirus, Silvestri ripercorre le fasi cruciali dell'emergenza sanitaria che ha travolto le nostre vite e ci suggerisce in che modo superarla: senza panico e con quel ragionevole ottimismo che la scienza può garantirci. Se ci rendiamo conto dell'importanza della scienza e della medicina basata sull'evidenza scientifica, la pandemia del Covid-19 può trasformarsi in un'opportunità per un nuovo Rinascimento scientifico italiano, nel Paese che è stato di Leonardo e Galileo, di Fermi e Marconi, di Galvani, Torricelli, Malpighi. Potremo costruire, giorno dopo giorno e tutti insieme, una cultura della scienza nelle scuole, negli ospedali, nei media, e in ogni ambito della nostra società civile. Se dalla grande paura del Covid-19 avremo imparato, con umiltà, intelligenza e pragmatismo, le giuste lezioni, come scienziati, come cittadini e come umanità in generale, allora tra qualche mese ritroveremo la vita di prima. Una sfida epocale che dobbiamo vincere tutti insieme, lo dobbiamo fare anche per onorare nel modo migliore possibile le vittime di questa malattia.
Una riflessione più che mai attuale su come nella storia, dalla peste al nuovo coronavirus, le epidemie abbiano sempre segnato passaggi fondamentali non solo nella scienza e nella medicina, ma anche nella cultura e nella civiltà.
Tutti noi abbiamo fatto i conti con un'infiammazione - un dolore al ginocchio, l'ascesso a un dente, una lieve scottatura -, dunque riteniamo di conoscerla o perlomeno di averne un'idea abbastanza precisa. In realtà, il concetto di infiammazione è molto più complesso di quanto possiamo credere e rappresenta un campo ancora da esplorare anche per medici e biologi, poiché sotto questa «etichetta» rientra una varietà enorme di fenomeni assai diversi tra loro. L'infiammazione, infatti, è uno dei modi in cui il sistema immunitario esercita la sua funzione di difesa e riparazione dei tessuti e dunque è un meccanismo che agisce per contrastare le situazioni di pericolo, dai microbi «patogeni» agli eventi traumatici. In genere, abbiamo l'errata percezione che l'infiammazione sia un fenomeno locale: ci sfugge, invece, il fatto che le malattie infiammatorie abbiano manifestazioni sistemiche, cioè a carico dell'intero organismo. Per esempio, quando abbiamo la febbre pensiamo più a una malattia che alla risposta infiammatoria volta ad affrontare un pericolo. Negli anni, la ricerca immunologica ha dimostrato l'esistenza di una componente infiammatoria anche in patologie con cui si pensava non avesse niente a che fare: le malattie cardiovascolari, come aterosclerosi e ictus, quelle neurodegenerative e persino le malattie infettive, causate da virus o batteri. Infine, anche i tumori sono sostenuti da alcune cellule dell'immunità che, comportandosi come «poliziotti corrotti», invece di combattere e arrestare il nemico lo aiutano a crescere e proliferare. Con parole semplici e chiare, il professor Alberto Mantovani guida il lettore in un percorso per imparare a riconoscere da una parte i diversi aspetti dell'infiammazione, dall'altra gli strumenti più idonei per spegnere un incendio che rischia di dilagare e diventare incontrollabile, mettendo seriamente in pericolo la nostra salute.
Mese dopo mese, la pandemia di covid-19 sta cambiando la forma del mondo in cui viviamo. La sua diffusione ha sconvolto norme politiche ed economiche, e le conseguenze del distanziamento sociale continueranno per lungo tempo a influenzare comportamenti e relazioni. Nonostante si tratti di un'emergenza sanitaria senza precedenti, non è però la prima di cui siamo a conoscenza né la più letale. Che cosa dobbiamo aspettarci, quindi, in futuro? E che cosa possiamo fare per evitare di trovarci impreparati? Per rispondere a queste domande bisogna comprendere i meccanismi nascosti che regolano la diffusione globale di contagi di ogni genere, anche al di là dell'ambito delle malattie infettive. In questo saggio, Adam Kucharski elabora modelli matematici capaci di ricostruire i diversi set delle «regole del contagio»: una logica soggiacente a fenomeni complessi o apparentemente irrelati come le fluttuazioni dei trend topics sui social, l'aumento esponenziale degli omicidi nelle periferie in cui la regolamentazione delle armi è meno stringente, fino ai meccanismi finanziari che hanno portato dalla bolla speculativa dei mutui subprime negli Stati Uniti alla crisi globale del 2008. Partendo dalla storia recente delle epidemie, Kucharski dimostra come il caos che ci circonda possa essere controllato, in che modo l'utilizzo dei big data e dell'intelligenza artificiale sia utile per imparare a convivere con questi eventi e non ripetere gli errori del passato.
Il tumore del seno: le conoscenze, la consapevolezza, la cura di sé che aiutano a prevenirlo e combatterlo. Le statistiche dicono che una donna su otto riceve, nella sua vita, una diagnosi di tumore del seno e che in Italia ci sono oggi circa 800.000 persone colpite da questa malattia. Numeri alti, che preoccupano. Perché tanti casi? Le spiegazioni sono rassicuranti. Infatti, oltre al motivo dell'allungamento della vita, bisogna considerare che, grazie alla crescente diffusione dei controlli, il tumore viene scoperto più frequentemente e con una maggiore precocità e così risulta più facile da affrontare, combattere e sconfiggere. Ecco perché Adriana Bonifacino da anni è impegnata, a fianco dell'attività clinica, in un tenace lavoro di divulgazione delle conoscenze mediche che l'ha portata a fondare un'associazione, ideare campagne di prevenzione, partecipare ai lavori degli organismi governativi che si occupano di salute pubblica. Raccogliendo il testimone dal suo maestro Umberto Veronesi, con la sua stessa autorevolezza scientifica e pari forza empatica, la senologa spiega in questo libro, anche attraverso le storie più significative vissute dalle pazienti, i tanti aspetti dello studio, della cura e della prevenzione della malattia - dai test genetici alle terapie personalizzate, dai nuovi farmaci ai rischi ambientali, agli stili di vita. E afferma con forza la necessità di un percorso di cura che tenga conto di tutti i fattori, da quelli chiaramente terapeutici a quelli funzionali, psicologici, affettivi e anche estetici. Perché nella battaglia contro il tumore le donne possano mantenere sempre la loro integrità fisica e interiore e recuperare, dopo i trattamenti o un intervento, un'immagine positiva di sé.
In un momento imprecisato del 2019 si è verificato un evento biologico di eccezionale rarità: un virus animale ha fatto un salto di specie arrivando nell’uomo. Dalla metropoli cinese di Wuhan, il SARS-CoV-2 si è diffuso rapidamente in oltre duecento paesi. È ciò che gli esperti chiamano «pandemia». Nell’attesa di soluzioni e strategie per la crisi sanitaria, economica e finanziaria in corso, Ilaria Capua, una delle voci più autorevoli della virologia internazionale, prova a buttare cuore e sguardo oltre questo tempo di mezzo e a mettere a fuoco sia le cause sia le opportunità che esso nasconde.
Secondo l’autrice, infatti, si può considerare la comparsa del SARS-CoV-2 uno stress test, in grado di misurare le fragilità del nostro sistema. Questo patogeno dalle dimensioni infinitesimali ha messo l’umanità intera di fronte al disequilibrio creato nel rapporto con la natura, alla riscoperta della propria dimensione terrena e della caducità che le è connaturata, all’arbitrarietà dell’organizzazione sociale che si è data, delle sue scale di valori, del concetto stesso di salute pubblica. In altre parole, ha preso tutto ciò che ritenevamo certo, indiscutibile, e ce l’ha mostrato per quello che è: una scelta, basata su una visione parziale delle cose.
Uno dei motti di Ilaria Capua è: «Every cloud has a silver lining», ogni nuvola ha una cornice d’argento. Se è vero anche una pandemia, mentre ci scuote dalle radici, ha qualcosa da insegnarci. Per esempio, che dobbiamo modificare il nostro atteggiamento nei confronti della natura e della biodiversità, ponendoci come guardiani anziché invasori. Che la tecnologia, se riusciamo a non esserne schiavi, può essere lo strumento straordinario che ci permette di difendere la socialità anche in tempi di distanziamento fisico. Che, se vogliamo una società informata, matura, la scienza non può essere messa all’angolo, ma deve tornare ad avere un ruolo centrale nella conoscenza.
Se non vogliamo farci travolgere, insomma, dobbiamo considerare i segnali che questo evento storico sta facendo emergere, riflettere sul dopo e ripensare il mondo. Perché è a questo che stiamo andando incontro: a un mondo nuovo.
«Può il costo di un farmaco aumentare da un giorno all'altro, senza nessuna ragione, del 1540 per cento? Perché il prezzo a cui lo Stato compra pillole e flaconi è più segreto del segreto di Fátima? È vero che ci sono in commercio 105 medicine più dannose che utili? È normale che l'Agenzia europea per il farmaco sia finanziata all'84 per cento dalle aziende che dovrebbe controllare? È giusto che Big Pharma versi ai medici 550 milioni di euro l'anno, cioè un milione e mezzo al giorno, cioè 1000 euro al minuto? È ammissibile che prendano soldi anche i medici che scrivono le linee guida per conto dello Stato? E anche le Asl e l'Istituto superiore di Sanità? È vero che l'eccesso di antibiotici uccide una persona ogni ora? È legittimo che i dati dei malati siano venduti alle multinazionali? C'è una grande partita che si sta giocando lontano dagli occhi di tutti. E si gioca sulla nostra pelle. Quello della salute, infatti, sarà il vero business dei prossimi anni, sul quale stanno puntando i colossi economici, la finanza, i giganti di internet, le assicurazioni. Il nostro Servizio sanitario è ancora un orgoglio nazionale, ma viene progressivamente e sistematicamente svuotato: in vent'anni sono stati sottratti 37 miliardi di euro. E c'è qualcuno che su questo declino ci guadagna. Viviamo uno strano paradosso. La medicina fa ogni giorno passi da gigante: ci sono sempre più possibilità di curarsi, ma sempre meno persone che possono curarsi. Si producono farmaci da 2 milioni di dollari, ma 6 milioni di italiani non hanno accesso nemmeno alle cure essenziali. L'Organizzazione mondiale della Sanità certifica che ogni anno 100 milioni di malati cadono in povertà a causa del prezzo delle medicine. È uno scenario tragico. E quanto mai vicino. Eppure nessuno ne parla. È vero: quando scoppiano le emergenze, come quella del coronavirus, di sanità si parla moltissimo. Tutti si improvvisano virologi ed esperti di contagi. Ma in realtà non c'è materia che sia così inesplorata come quella della salute. Ed è strano: la salute prima di tutto, diciamo sempre. Eppure, di chi la governa davvero sappiamo pochissimo. Quali sono i meccanismi? Chi se ne approfitta? "Sciacalli" è un viaggio che nessuno aveva osato prima dentro questo mondo: perché non possiamo lasciare che sia il circolo ristretto della Salute Spa a decidere quando tagliare i fili delle nostre esistenze, senza nemmeno avvertirci di quel che sta succedendo. In molti mi hanno sconsigliato di scriverlo. Ma ciò mi ha convinto ancora di più che questo libro era indispensabile. Per rivelare dati sconosciuti, numeri segreti, scandali misteriosamente occultati. Ed episodi inediti. Come quello accaduto nell'ufficio di un sottosegretario alla salute, a cui le aziende farmaceutiche hanno fatto una proposta indecente da 20 milioni di euro. Cominceremo da lì.» (Mario Giordano)
L'epidemia di Covid-19 si candida a essere l'emergenza sanitaria più importante della nostra epoca. Ci svela la complessità del mondo che abitiamo, delle sue logiche sociali, politiche, economiche, interpersonali e psichiche. Ciò che stiamo attraversando ha un carattere sovraidentitario e sovraculturale. Richiede uno sforzo di fantasia che in un regime normale non siamo abituati a compiere: vederci inestricabilmente connessi gli uni agli altri e tenere in conto la loro presenza nelle nostre scelte individuali. Nel contagio siamo un organismo unico, una comunità che comprende l'interezza degli esseri umani. Nel contagio la mancanza di solidarietà è prima di tutto un difetto d'immaginazione.
"L'imperatore del male" è la storia dell'epica lotta contro il cancro. La cronaca degli sforzi per debellare una malattia antica un tempo clandestina, quasi da non nominare che oggi è un'entità multiforme, pervasa di una profonda valenza metaforica, medica, scientifica e politica. Questa "biografia" vuole comprenderne la personalità e demistificarne il comportamento per capire se sia possibile sradicarla per sempre dai nostri corpi e dalla nostra società. Premio Pulitzer nel 2011, "L'imperatore del male" è un libro rigoroso, animato dalla scrittura ammaliante e dalla tensione narrativa di un autore straordinario, ma anche dalla pietas di un grande medico. Nato come diario di un anno in ospedale, racconta di vittorie e sconfitte, di offensive seguite da altre offensive, di eroismo e superbia, di spirito di sopravvivenza e capacità di recupero; e, inevitabilmente, dei feriti, dei condannati, dei dimenticati, dei caduti.
L'emergenza Coronavirus ha travolto il Paese e i media, suscitando reazioni opposte e diffondendo convinzioni a volte non in linea con i dati scientifici. Tra social, fake news e scontri di opinioni, è difficile capire a chi affidarsi, persino su qualcosa di così cruciale per la vita dei singoli e del Paese. Simona Ravizza, che ha seguito la cronaca dell'epidemia per il «Corriere della Sera», interroga sei autorevoli esperti, ciascuno dei quali si è occupato dell'epidemia nella sua attività clinica e di ricerca, ponendo domande che sono nella testa di ogni cittadino e riguardano la prevenzione, le cure, la logica dei provvedimenti di ordine pubblico. Ne risulta un volume agile con risposte chiare e documentate, che ci offrono un quadro completo del fenomeno che sta toccando la vita di tutti.
Galeno, medico e filosofo greco, ha giocato un ruolo cruciale nello sviluppo della medicina occidentale, influenzandola per oltre tredici secoli. Attraverso un'attenta ricostruzione storica e le parole dello stesso Galeno, Véronique Boudon-Millot offre al lettore una biografia che ne ripercorre la vita e la carriera: dalla cura dei gladiatori a quella degli imperatori, dalle origini a Pergamo ai suoi viaggi a Smirne, Corinto, Alessandria e infine Roma, ai tempi dell'apogeo dell'Impero.