La democrazia imperiale ateniese mirava al dominio commerciale nel Mediterraneo: donde la catena di conflitti in cui si impegnò contro i 'barbari', contro i Greci, contro i suoi stessi alleati. L'oligarchia spartana non accettava di vedere scosso il proprio tradizionale predominio. Gli Ateniesi pretendevano di esportare la democrazia imponendola con la forza innanzi tutto ai propri alleati. Gli Spartani proclamavano di portare la libertà ai Greci oppressi da Atene. La guerra - scrisse Tucidide - era inevitabile. Tutto era incominciato con la sfida ateniese a sostegno della rivolta antipersiana dei Greci d'Asia e con la risposta, vent'anni dopo e in grande stile, da parte del Gran Re volta a sottomettere, oltre ai Balcani, la penisola greca. E tutto sembrerà concludersi circa un secolo dopo con la «pace del Re». Una pace imposta ai Greci dalla Persia per il tramite della potenza militare spartana, cui l'aiuto del Gran Re aveva consentito di sconfiggere Atene. Il Gran Re lasciava intendere che solo il suo predominio avrebbe portato la pace ai Greci. E i Greci, finché non affiorò alla storia il regno macedone, la accettarono. Non a torto Arnold Toynbee definì la guerra tra Sparta e Atene «suicidio della Grecia classica». Una vicenda esemplare.
Nato in un villaggio dell'Alta Sabina da una famiglia estranea alla vita politica romana, Vespasiano fu imperatore inaspettato. Riuscì a trarre vantaggio dalle competenze militari di cui diede prova nella guerra di Giudea e con un'attenta strategia si assicurò consensi nell'esercito e in politica. Agli eccessi dei Giulio-Claudi contrappose la modestia, chiave del successo del suo principato. Tra le pagine di questo libro riviviamo le tappe della sua ascesa e la determinazione con la quale elaborò il suo progetto dinastico.
Sapevate che Pandora ha scoperchiato il celebre vaso perché era una maniaca della pulizia e voleva spolverarlo? E che Achille è stato un bambino cagionevole e si è preso tutte le malattie esantematiche, pure quelle che non esistono? Per non parlare di Ulisse, che per smascherare Achille e arruolarlo si è travestito da venditore ambulante di borse taroccate. La mitologia classica come non l'avete mai letta, rivisitata dal talento irresistibilmente comico di Enrico Brignano. Da quando sua figlia ha imparato a memoria le fiabe più conosciute, Enrico Brignano ha dovuto architettare nuovi modi per intrattenerla e per farla addormentare. Ha cominciato allora ad attingere dal serbatoio infinito di storie della letteratura greca, pescando tra le reminiscenze scolastiche e lavorando di fantasia per colmare le lacune ed evitare le domande scomode della sua piccola ascoltatrice. Nasce così questa divertentissima raccolta di miti classici reinventati, in cui la sua scatenata immaginazione ci mostra dèi, eroi e personaggi tragici in una veste inedita ed esilarante. «Può sembrare niente, ma l'Olimpo era il condominio divino con guardia alla reception h24, un luogo molto esclusivo dove non è che potessero entrare pizza e fichi, ma solo gente selezionata, un po' come nel backstage dei Maneskin! E a Zeus, il capoccia di tutto il cucuzzaro di divinità, stava talmente simpatico Prometeo che a un certo punto lo convocò e gli disse: Prome', senti, qui si sta bene per carità, il vicinato è ottimo, si mangia bene, le case sono belle e non ci manca niente. Però un po' ci si annoia. Allora avrei pensato, no?, perché non ti occupi di impastare degli esseri a nostra immagine e somiglianza, così li piazziamo sulla terra e vediamo un po' che combinano? Ci mischiamo a loro, gli mandiamo qualche maledizione... insomma, passiamo il tempo».
Facendo ricorso alle più recenti acquisizioni degli scavi archeologici e degli studi, il volume presenta in maniera sintetica ma completa i Fori imperiali, uno dei siti più rappresentativi di Roma. Oltre alla storia delle indagini del sito, si espongono le vicende legate alla trasformazione della sua immagine e del suo assetto urbanistico nel corso dei secoli, senza tralasciare il valore simbolico che talvolta fu attribuito ad alcuni dei complessi che vi si trovano. Particolare attenzione viene infine riservata allo stato attuale dell'area, alla sua accessibilità e all'offerta rivolta ai visitatori in termini di fruibilità. La ricca bibliografia che chiude il testo permette di approfondire le diverse tematiche trattate.
"Io annuncio cose inaudite." Con questo messaggio rivoluzionario Lucrezio irrompe nella conservatrice Roma repubblicana del I secolo a.C. Politica, religione e amore sono costruzioni della mente, forme di alienazione e fonti di infelicità: indossano una maschera e nascondono la realtà. Quale la via d'uscita? Lucrezio non ha dubbi: "la scienza della natura", la quale consente la "rivelazione", quella "apocalisse" che dalle tenebre dell'ignoranza ci porta alla luce della ragione e ci rivela verità rasserenanti: l'aldilà con le sue pene e paure non esiste; un'unica legge governa tutte le cose; l'universo, anzi gli innumerevoli universi stanno in equilibro grazie al bilanciamento di forze uguali e contrarie; il mondo è leggibile perché le singole realtà sono ordinate secondo i principi della scrittura e della grammatica; la forma più nobile di pietas è contemplare il tutto con mente serena.
La fine della Repubblica romana è una storia che è stata raccontata tante volte da apparire pressoché scontata: chi non ricorda le Idi di Marzo e le guerre civili? La vittoria finale di Ottaviano? Eppure, di questi avvenimenti abbiamo sempre ascoltato soltanto un punto di vista, quello degli storici greci e romani, che hanno fornito una versione parziale della realtà politica e militare. Se ci allontaniamo da Roma e dall'Italia e allarghiamo lo sguardo all'insieme dell'imperium Romanum, ai territori delle province e dei regni alleati, senza trascurare i nemici esterni di Roma - a cominciare dall'impero partico -, scopriremo i veri comprimari di questo racconto storico. Familiarizzeremo con un caleidoscopio di popoli - africani, ispanici, galli, greci, traci, armeni, egizi - e di personaggi, dalla famosissima Cleopatra ai re Artawazd di Armenia e Bogud di Mauretania. Personaggi e popoli visti non più come semplici pedine, bensì come attori di un equilibrio geopolitico che fa delle guerre di questo periodo un insieme di conflitti che non è scorretto definire come una vera e propria guerra mondiale ante litteram.
Avida, sanguinaria, assetata di potere, ma insieme intelligentissima, seducente e colta. Chi era davvero Cleopatra? Questo libro restituisce verità storica alla straordinaria figura dell'ultima e più famosa regina della dinastia tolemaica. La vita di Cleopatra ci parla dei rapporti tra Roma e l'Egitto; ci porta a ripercorrere le storie d'amore e di politica intrecciate con Giulio Cesare e con Antonio. Rappresenta, infine, un punto di vista privilegiato per ripercorrere i principali eventi accaduti nel I secolo a.C. su tutti i paesi affacciati sul Mediterraneo, e in parte dell'Asia. La reputazione di Cleopatra è stata deformata dalla propaganda di Augusto, che ha consegnato alla posterità un'immagine della regina totalmente negativa, preda sessuale e insieme nemica pubblica dell'Italia, nonché principale responsabile della guerra civile che decretò la fine della Repubblica. Visione che è stata rilanciata dalla storiografia moderna, di stampo prevalentemente eurocentrico e maschilista, e da teatro e cinema, dove la regina è stata presentata come l'antesignana della vamp o della donna in carriera e senza scrupoli. Cleopatra fu invece soprattutto una consapevole erede dei faraoni, che si impegnò per tutta la vita a trasformare l'Egitto nel fulcro di un nuovo ordine mondiale in una auspicata età dell'oro.
A partire dalle opere di Omero, Esiodo, Erodoto, Callimaco, il libro rintraccia nella cultura greca la costante di un'opposizione tra Altro e Identico, civiltà e selvatichezza, ideale apollineo e frenesia dionisiaca. Una eterna oscillazione a cui presiedono tre divinità: Dioniso, Artemide e Medusa. Dioniso, dio del teatro, porta nel quotidiano l'ebbrezza e il delirio; Artemide, dea della caccia e delle zone di confine tra umano e ferino, tra adolescenza ed età adulta, assolve una funzione di mediatrice nella sua veste di dea dell'ospitalità. Medusa infine, con la sua maschera orrida e grottesca, è figura del disordine cosmico, dell'indicibile. Un classico degli studi sulla mitologia greca, che viene qui introdotto dalle belle pagine di Silvia Romani.
Il tuffatore di Paestum è una delle opere d'arte più belle ed enigmatiche dell'antichità. È un soggetto inconsueto, la cui unicità rappresenta una sfida per gli studiosi di arte e archeologia classica. Si tratta di un'immagine simbolica o di una scena di vita reale? E qual è il suo significato nel contesto di una tomba? La lettura che ne dà Hölscher - illustre studioso fra i massimi esperti al mondo di archeologia classica - è un viaggio avvincente negli spazi e nei tempi che caratterizzavano la vita dei giovani nella Grecia antica, nella delicata fase di passaggio alla condizione adulta.
Se avessimo a disposizione una macchina del tempo e ci trasferissimo nelle strade dell'Atene classica e nei fori di Roma antica, forse il primo suono che udiremmo sarebbe la risata. Il Riso era un dio, per i Greci e i Romani, e il mito racconta che i primi a ridere furono proprio gli dèi. Altro che "abbondare sulla bocca degli stolti", come vuole una massima di origine cristiana: nel mondo antico l'ilarità era una cosa seria. La prima opera di Omero per alcuni fu un poema comico, e ridevano i filosofi come Democrito, gli oratori come Cicerone, gli imperatori come Augusto, gli schiavi come Esopo. Corti, teatri, tribunali, terme, persino latrine e campi di battaglia erano pieni di persone che si sbellicavano. Il volume - attraverso una selezione di testi greci e latini - accompagna alla scoperta dell'umorismo degli antichi, libero e dissacrante, senza riguardi per nulla e per nessuno, fino alla risata finale, quella di Caronte.
Johann Joachim Winckelmann è stato uno dei più importanti intellettuali del XVIII secolo. Bibliotecario, storico dell'arte, archeologo, appassionato di letteratura e arte classica, divenne uno dei teorici del neoclassicismo e la sua influenza sulla cultura europea della seconda metà del Settecento fu enorme. Tuttora il suo sguardo sull'arte continua a influenzare il nostro modo di vederla e considerarla. Figlio di un umile ciabattino, grazie alla sua vivace intelligenza e alla dedizione agli studi, diventa prima bibliotecario di un conte e poi soprintendente alle antichità della corte pontificia. La sua vita fu romanzesca, passata tra la nativa Prussia e la Roma papale, nelle università, nei salotti e nelle corti più importanti d'Europa, tra personaggi d'altissimo rango, eruditi, nobili e cardinali, tra amicizie durature e liti causate dal carattere forte e intransigente. Federica La Manna, professore di Letteratura tedesca, ricostruisce minuziosamente tutta la parabola umana del grande intellettuale, dall'infanzia passata nella miseria fino alla morte - quand'era al massimo della fama - avvenuta a Trieste in circostanze mai del tutto chiarite.
Il tribunato della plebe è probabilmente l'istituzione politica più originale dell'antica Roma. Nel mondo antico non esiste nulla di simile, così come non esisterà nei millenni successivi: ma come nacque, che sorte ebbe e che funzioni ricoprì questa figura unica, che costituisce l'elemento distintivo della vita politica romana? Nati dalla secessione della plebe all'alba della Repubblica (494 a.C.), i tribuni detenevano un potere straordinario, che permetteva loro di paralizzare e condizionare le sorti di Roma. Dalla sua comparsa alla fine della Repubblica, il tribunus plebis fu al centro dei cambiamenti e degli sconvolgimenti di un'intera civiltà, quella romana, divenendo oggetto di ricostruzioni storiografiche spesso ostili e tendenziose. Questo libro intende offrire al lettore uno sguardo complessivo sulla storia di una magistratura tanto importante quanto trascurata: dalla sua nascita, a ridosso della fondazione della Repubblica, all'assunzione dei poteri tribunizi da parte dell'imperatore, Augusto, fino alla riflessione moderna sul concetto di "tribuno" nel pensiero politico occidentale. L'intera storia di Roma si rivela, così, sotto una nuova luce attraverso le vicende di coloro che in nome del popolo romano acquisirono un immenso potere.