Quando i nazisti invadono la Russia molti americani chiedono agli alleati di aprire un secondo fronte in occidente contro le potenze dell’Asse. Anche Charlie Chaplin, già noto per i suoi capolavori cinematografici, si impegna attivamente a favore dell’unità degli alleati. Quando, dopo la fine della guerra, l’opinione generale cambia e agli occhi degli Stati Uniti la Russia si sostituisce ai nazisti nel ruolo di avversario, il regista britannico diventa il bersaglio di un’inchiesta dell’FBI sulla sicurezza interna. Oltre a fornire una vivace testimonianza sul clima della guerra fredda, il colloquio riportato in queste pagine chiarisce gli orientamenti politici di Chaplin: un progressista ben deciso a non ripudiare la sua partecipazione alle manifestazioni sul secondo fronte negli anni 1942 e 1943 e a non unirsi poi ai giudizi di condanna sull’Unione Sovietica.
Sommario
Chaplin e la caccia alle streghe di Goffredo Fofi. 1. Charlot sotto inchiesta
Note sull'autore
Charlie Chaplin (1889-1977), autore di oltre novanta film, è stato tra i maggiori registi del Novecento. La sua creazione più originale è la maschera di Charlot, protagonista di molti dei suoi capolavori, dal Monello alla Febbre dell’oro, da Luci della città a Tempi moderni.
Charles J. Maland è professore di Inglese e Cinema all’Università del Tennessee. Tra i suoi libri: Chaplin and American Culture: The Evolution of a Star Image (1989) and American Visions: The Films of Chaplin, Ford, Capra, and Welles (1977).
Goffredo Fofi è saggista, critico cinematografico e letterario. Dirige la rivista Gli Asini e collabora con Avvenire, Internazionale e Il Sole 24 Ore.
All'indomani dell'armistizio dell'8 settembre 1943, oltre seicentomila italiani rifiutarono di continuare a combattere nelle file dell'esercito tedesco. Molti di loro furono deportati nei lager nazisti. La loro storia poco raccontata è quella degli "Internati militari italiani" (IMI). Inizialmente furono trattati come prigionieri di guerra, al pari degli altri soldati alleati catturati, ma presto la ritorsione del Reich li sottrasse alle garanzie previste dalla Convenzione di Ginevra. Per l'esercito dell'Asse erano traditori. Sofferenze, privazioni e, soprattutto, la totale disumanizzazione. Questi cittadini italiani vissero in condizioni durissime, sottoposti allo stesso orribile trattamento delle vittime delle persecuzioni razziali dell'Olocausto. Vennero utilizzati come manodopera coatta fino alla fine della guerra, senza le tutele della Croce Rossa che spettavano loro. Il viaggio nei vagoni blindati verso la Germania per giungere all'inferno dei campi è l'aspetto che ha maggiormente segnato la memoria dei sopravvissuti. Questa vicenda è collocata in una zona d'ombra della storia del nostro Paese e le vicende di questi italiani restano ancora oggi poco note.
476d.C.-1492 d.C. Le due date hanno segnato la caduta dell'impero romano d'Occidente e la scoperta dell'America, eventi tradizionalmente intesi come l'inizio e la fine del Medioevo. Un'era che già nel nome sconta una sorta di peccato originario: essere una cesura tra la gloria dell'Antichità e lo sfavillio speranzoso del Rinascimento. Non fu così. Questo saggio si concentra sulla penisola italiana, il fulcro di gran parte delle vicende di quel millennio. L'Italia fu infatti la culla del papato, e al contempo zona di conquiste e cadute di grandi condottieri e imperatori. Divenne in seguito il luogo in cui si manifestò quell'unicum rappresentato dai Comuni. Terra di mercanti, vide il sorgere delle prime banche, innescando un processo divenuto determinante nei secoli successivi. Dalle lame dei barbari che devastarono l'impero, fino agli splendori della magnificenza medicea, questo libro vi condurrà in un mondo popolato da cavalieri, monaci, monarchi, viandanti, giullari e avventurieri. Un mondo solo apparentemente lontano, un lungo periodo della storia umana in cui vennero gettate le basi di ciò che sarebbe divenuto l'uomo moderno.
A 100 anni dalla nascita del movimento fascista, a oltre 70 dalla fine del regime, 'il fascismo è tornato'. In rete e nei media l'allarme è al massimo livello. Caratteristiche del nuovo fascismo sarebbero: la sublimazione del popolo come collettività virtuosa contrapposta a politicanti corrotti, il disprezzo della democrazia parlamentare, l'appello alla piazza, l'esigenza dell'uomo forte, il primato della sovranità nazionale, l'ostilità verso i migranti. Fra i nuovi fascisti sono annoverati Trump, Erdogan, Bolsonaro, Di Maio, Salvini. Insomma, all'inizio del XXI secolo, trapassato il comunismo, disperso il socialismo, rarefatto il liberalismo, il fascismo avrebbe oggi una straordinaria rivincita sui nemici che lo avevano sconfitto nel 1945. Ma cos'è stato il fascismo? È stato un fenomeno internazionale, che si ripete aggiornato e mascherato? Oppure il 'pericolo fascista' distrae dalle cause vere della crisi democratica?
L'amministrazione sabauda è all'origine di quella dell'Italia unita. Ma come nacque, nel tardo Medioevo, quell'apparato amministrativo? Il ducato di Savoia era una realtà multiforme e contraddittoria, composta da un versante francese e uno italiano, profondamente diversi per lingua e cultura: un vero laboratorio per quello sforzo di innovazione che caratterizza la storia europea del Quattro e Cinquecento.
Il 12 settembre 1919 un poeta, alla testa di duemila soldati ribelli, conquista una città senza sparare un colpo. Vi rimarrà oltre un anno, opponendosi alle maggiori potenze sotto gli occhi di un mondo ancora sconvolto dalla Grande Guerra. Lo scopo di Gabriele d'Annunzio e dei suoi legionari non era solo rivendicare l'italianità di Fiume: il Vate sognava di trasformare la sua «Impresa» in una rivoluzione globale contro l'ordine costituito, e nell'avveniristica Carta del Carnaro - una costituzione avanzatissima - teorizzò un governo della cosa pubblica lontano da quello dello Stato liberale, socialista, fascista. Per sedici mesi Fiume fu teatro di cospirazioni, feste, beffe, battaglie, amori, in un intreccio diplomatico e politico sospeso tra utopia e realtà. Militari, scrittori, aristocratici, industriali, femministe, sovversivi, politici, ragazzi fuggiti di casa componevano l'esercito del «Comandante», inconsapevoli di quanto avrebbero influenzato l'immaginario del Novecento. Nelle luci e nelle ombre dell'Impresa ritroviamo, a distanza di cento anni, molti aspetti del mondo di oggi: la spettacolarizzazione della politica, la propaganda, la ribellione generazionale, la festa come mezzo di contestazione, la rivolta contro la finanza internazionale, il conflitto tra nazionalismi, il ribellismo e la trasgressione. Mussolini, che a Fiume tradì d'Annunzio, saccheggiò quell'epopea adottandone la liturgia della politica di massa: i discorsi dal balcone, il dialogo con la folla, il «me ne frego», l'«eia eia alalà», riti e miti: così l'Italia democratica ha voluto dimenticare che la «Città di Vita» fu anzitutto una «controsocietà» sperimentale, in contrasto sia con le idee e i valori dell'epoca sia - e tanto più - con quelli del fascismo. Eppure, se molti legionari aderirono al regime, come Ettore Muti, molti altri furono irriducibilmente antifascisti, confinati o costretti a morire in esilio, come il sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris. Giordano Bruno Guerri ricostruisce quei sedici mesi attraverso migliaia di documenti custoditi negli Archivi del Vittoriale, intrecciando la grande storia con le vicende degli uomini e delle donne che hanno vissuto quell'irripetibile avventura, e portando alla luce un aspetto inedito della poliedrica personalità dell'uomo che ne fu l'ispirato animatore e l'indiscusso protagonista.
Mai come alla fine del '500 il fenomeno del banditismo assunse proporzioni così imponenti da contrapporsi al Papato, alla Spagna e al Granducato di Toscana e da divenire strumento di ricatto nella politica internazionale. In questi tempi di inevitabili spietatezze, spicca la figura di Alfonso Piccolomini, duca di altissimo lignaggio, pronipote del coltissimo Papa Pio II. Questo libro narra la vicenda umana, sentimentale e pubblica del Piccolomini, il quale si trasformò in un protagonista temibile e implacabile di una lotta senza quartiere; un eroe da romanzo di cappa e spada, amato dal popolo e temuto dal granduca di Toscana, Francesco I de' Medici. Un libro che narra di amicizie tradite, di alleanze improbabili e di segreti inconfessabili. Quante sincere menzogne si possono annidare nell'animo umano?
Siamo abituati a considerare l'Europa il luogo elettivo della democrazia e l'indiscutibile patria dei cosiddetti «valori occidentali». Spazzando via miti e illusioni, Mark Mazower ricostruisce da un punto di vista originale e provocatorio la storia del Novecento, il più violento e brutale dei secoli, e ci presenta un continente che si è invece formato attraverso un lungo processo scandito non solo da magnifiche, inevitabili conquiste civili e passi avanti, ma da continue interruzioni, fallimenti, cadute, prima che la libertà potesse trionfare. "Le ombre dell'Europa" propone così una salutare revisione di molti luoghi comuni, ripercorrendo le guerre sanguinose, le competizioni ideologiche, le lotte fra ambizioni imperialiste e desideri di autodeterminazione, fra tirannie di destra e di sinistra. Al centro di questo libro illuminante ed essenziale sono l'identità dell'Europa, il suo sistema di valori, i conflitti che l'hanno dilaniata, ma anche la straordinaria combinazione di pace, libertà individuale e solidarietà sociale di cui godono oggi i suoi abitanti, e che - la storia insegna - possiamo perdere da un giorno all'altro.
Un uomo guarda, lontano, le acque dell'Ellesponto; e traccia il bilancio di un'intera esistenza. Annibale ha appena finito di redigere le sue memorie, il testamento spirituale destinato, egli spera, a sopravvivergli e a giustificarlo nell'ora in cui sente approssimarsi la fine. Il Cartaginese ripercorre così il suo passato: l'infanzia in una Cartagine ormai quasi sognata, che non rivedrà mai più; l'agonia di un leone crocifisso visto da bambino; la vocazione militare da subito evidente; l'inflessibile senso del dovere che lo ha spinto su una strada segnata fin dall'inizio. Ora il sogno inseguito da Annibale, nel tragitto dalla Spagna a Crotone, è svanito. Il passaggio delle Alpi, destinato a divenire leggenda, e l'iniziale succedersi di trionfi militari hanno invece rivelato la spaventosa forza di una realtà politica, quella romana, immensamente superiore alla sua Cartagine. Questa forza sta ora dilagando e minaccia di trasformare quel mondo ellenistico che il Cartaginese ama e al quale appartiene. In queste pagine, un vinto nobilissimo ripercorre, con amara sincerità, le tappe di una vita senza uguali.
Dalla fine della guerra fredda, le frizioni fra USA e Unione europea sono emerse in modo sempre più evidente e le due coste dell'Atlantico si sono progressivamente allontanate, arrivando a mettere a rischio un'alleanza che dura da settant'anni. Fino a quando a Washington e a Bruxelles si è privilegiato un approccio multilaterale, la crescente tensione è stata tenuta in qualche modo sotto controllo. Ma l'aggressivo unilateralismo di Trump sta scavando un solco incolmabile. E l'Europa si trova spinta a rafforzare i rapporti d'interesse con Mosca e Pechino. Per il Vecchio Continente questa frattura ha delle conseguenze di lunga portata e lo costringe a ridefinire la sua identità proprio quando si trova diviso da risorgenti tendenze nazionalistiche, da nuovi contrasti d'interesse e da uno scontro di sistemi di valori.
La storia d'Europa è la storia di una vicenda perenne e appassionante di contrazioni ed espansioni di un grande spazio di civiltà. È in questo spazio che è nata la tradizione del Cristianesimo, si sono incrociati e fusi i destini di grandi popoli e di grandi tradizioni culturali, è sbocciata la civiltà moderna della scienza e della tecnica, è fiorita la cultura dell'uomo e della libertà morale, politica e civile. E tutto ciò fino a oggi, alla complessa e affascinante pagina dell'Unione europea e ai suoi problemi nel mondo della globalizzazione.
Perché ci troviamo su questo pianeta, in questo preciso luogo e in questo preciso tempo? Qual è il nostro ruolo in un sistema così complesso, che non riusciamo ancora a comprendere pienamente? E, soprattutto, è possibile servirsi della scienza per raccontare la storia dell'universo, della Terra e degli organismi viventi e trovare risposta a quelle domande che da sempre ci tormentano? La soluzione avanzata da David Christian, docente di storia cresciuto tra Nigeria, Galles e Canada, è la Big History, la «storia del tutto», una narrazione delle origini in chiave moderna, laica e unificante. Un progetto storiografico articolato, di respiro globale, tanto innovativo quanto saldamente ancorato alla scienza, che tiene insieme vaste aree della conoscenza, società e culture diverse. Un approccio in grado di riassumere con una manciata di leggi interpretative gli ultimi 13,82 miliardi di anni di vita dell'universo: dal big bang al sistema solare, dagli oceani ai minerali, dai dinosauri ai primati, dall'arte rupestre alle guerre mondiali, dal nomadismo a internet. Al cuore di questa moderna narrazione delle origini c'è l'idea di una complessità crescente: la successione di condizioni fortunate e vantaggiose ha infatti permesso l'evoluzione di qualcosa di piccolo e semplice come un atomo in forme sempre più complesse, in un processo che continua a svolgersi sotto i nostri occhi. Oggi pensiamo di poter controllare il cambiamento, ma le attività umane hanno modificato la distribuzione e il numero degli organismi viventi, alterato la chimica degli oceani e dell'atmosfera, riorganizzato i paesaggi naturali e squilibrato gli antichi cicli chimici che presiedono alla circolazione di azoto, carbonio, ossigeno e fosforo. E le conseguenze potrebbero costituire una minaccia per tutti i risultati conquistati. Per questo bisogna impegnarsi affinché la complessità crescente conduca a una gestione consapevole dell'intera biosfera, magari imparando proprio dai nostri antenati. "Dall'origine" porta alla luce questo retaggio condiviso da tutti gli esseri umani, e ci prepara alle immense sfide e opportunità che abbiamo di fronte in questo momento cruciale della storia del nostro pianeta.