Il finale della Carmen riscritto. Una petizione per rimuovere dal Metropolitan di New York un quadro di Balthus contestato per presunta pedofilia. Ovidio bandito dalle università americane perché offensivo e violento. Sembra non esserci modo di sfuggire alle censure imposte dal politicamente corretto, che si sforza di riscrivere la storia e la lingua, rimuovendo ogni potenziale fonte di discriminazione e producendo rocamboleschi eufemismi. Eugenio Capozzi ricostruisce le origini ed evidenzia le attuali contraddizioni di questa retorica collegandola a una vera e propria ideologia, che affonda le radici nella crisi della civiltà europea di inizio Novecento, cresce con la ribellione dei baby boomers negli anni Sessanta e, con la fine della guerra fredda, la morte dei totalitarismi e la globalizzazione, si impone come egemone in un Occidente sempre più relativista e scettico. Una visione del mondo che ha dato vita nel tempo a dogmi e feticci: il multiculturalismo, la rivoluzione sessuale, l'ambientalismo radicale, la concezione dell'identità come pura scelta soggettiva. Se oggi gli eccessi e gli aspetti grotteschi del politicamente corretto sono ormai evidenti, proporne un'analisi storica è ancor più necessario. Proprio quando un fenomeno culturale e politico appare avviato verso la parte discendente della sua parabola, infatti, può diventare oggetto di studio: svincolandosi dalla logica della contrapposizione polemica, è possibile capire come agisce concretamente sulle nostre scelte.
Complessi e variegati, vibranti e intensi, gli oggetti medievali richiedono esami ravvicinati, riflessioni profonde e approcci cinestetici. La cultura materiale del Medioevo, straordinaria nella molteplicità di significati che include e genera, offre a chi l'osserva una ricca esperienza visiva, spesso multisensoriale, sempre gratificante. Offre, inoltre, scorci di una società vivida o, meglio, delle molte società che erano in costante cambiamento e, a intermittenza, conversavano (e a volte litigavano con veemenza) tra di loro. Eppure, ogni oggetto ha la sua storia. Quindi, come scrivere la storia attraverso gli oggetti? Il presupposto del libro è che una storia del genere richieda una collaborazione intensa. Il suo predicato è una specie di triumvirato: una connessione tra storia dell'arte, museologia e storia. Ecco la scelta di produrre una storia del mondo medievale piena e ricca, basata sui cinquanta oggetti che abbiamo scelto per questo scopo e presentati in quattro fondamentali sezioni: Il sacro e il credente, Il peccato e l'occulto, La vita quotidiana e i suoi racconti, La morte e l'oltretomba. Storici di ogni tipo sono sempre più interessati a ciò che le cose materiali possono raccontarci del passato. Allora, come oggi, le persone vivevano in relazione con gli oggetti e questi ultimi davano forma ai loro usi, alle idee e alle emozioni. Ogni epoca ci racconta molto di se stessa con gli oggetti che crea, usa, apprezza e distrugge. Ma il Medioevo è particolarmente illuminato dai suoi oggetti materiali, perché la sua cultura era così in sintonia coi significati delle cose, dato che erano toccate, viste, udite, assaggiate e addirittura odorate: l'incenso che brucia in una moschea, il bagliore di luce di una spilla di granato, il canto in una sinagoga, il tocco delle dita su uno specchio d'avorio, l'ostia che si dissolve in bocca. Un libro per aiutare i suoi lettori a formarsi un quadro ricco del Medioevo, un mondo sorprendente e frustrante, estraneo e familiare e sempre intriso di meraviglia e contraddizione.
Questa ricostruzione biografica si basa su una ricca documentazione inedita proveniente dagli archivi italiani, vaticani, britannici, francesi, nipponici, tedeschi, statunitensi e dalle memorie delle maggiori personalità politiche entrate in rapporto con l'ultimo ministro degli Esteri dell'Italia fascista. Un lavoro corale che analizza la sua vita privata, la costruzione della sua straordinaria fortuna finanziaria, il complesso rapporto con il padre naturale e con il suocero Mussolini, la storia d'amore con Edda. Questo libro è anche una biografia dell'Italia del Ventennio nero, delle sue classi dirigenti fasciste o fascistizzate, degli intrighi e delle lotte di potere condotti all'interno del Partito Fascista, nei saloni del Quirinale, nelle segrete stanze della Santa Sede, nei circoli affaristici del regime e nei Palazzi della grande industria e dalla grande finanza. La vera novità di questo testo consiste, però, nell'aver dimostrato, per la prima volta in maniera compiuta, la sostanziale inautenticità del Diario di Ciano finora ritenuto fonte veridica per tracciare la storia del fascismo e del secondo conflitto mondiale. Quel documento invece si rivela, grazie a una più attenta analisi, una semplice deposizione a discolpa, redatta a uso dei contemporanei e dei posteri.
Il mondo di oggi non sarebbe lo stesso senza Cleopatra, una sovrana colta, intelligente e dotata di una straordinaria abilità sia sul tavolo delle trattative che nelle guerre. Una donna di potere incredibilmente moderna per il passato e allo stesso tempo capace di provare grandi passioni amorose. Ma chi era veramente l'ultima regina d'Egitto? Lei, infatti, è nell'immaginario di tutti, però la sua figura storica è ancora in parte poco conosciuta e non priva di aspetti enigmatici a causa dei pochi dati certi che la riguardano. Alberto Angela ha deciso di ricostruire la vita e le abilissime mosse sullo scacchiere internazionale, ma anche gli amori e le passioni della regina che in un certo senso ha conquistato Roma, rintracciando le fonti storiche e consultando gli studi moderni, e accompagnandoci per mano tra le caotiche strade della capitale del mondo antico, sulle banchine dell'esotico porto di Alessandria d'Egitto e sui sanguinosi campi di battaglia, alla scoperta di persone, storie, usi e costumi. Alberto Angela è in grado di farci rivivere in prima persona il periodo che ha segnato un cambio epocale nella storia romana, dal racconto minuto per minuto dell'uccisione di Giulio Cesare che decreta la fine della Repubblica alla morte di Antonio e Cleopatra (la cui tomba non è ancora stata ritrovata!) fino alla nascita dell'Impero con Augusto al potere. "Cleopatra. La regina che sfidò Roma e conquistò l'eternità" è un viaggio nel tempo tra Occidente e Oriente, per riscoprire con uno sguardo nuovo una donna carismatica e intelligente e un periodo storico affascinante e convulso, ricco di contraddizioni, intrighi, passioni e guerre che hanno segnato il nostro presente e contribuito a rendere il mondo il luogo che oggi tutti noi conosciamo.
Di tutta la grande famiglia dei "fratelli riformati", gli anglicani, si sa, sono quelli che più si avvicinano ai cattolici; ciò è dovuto al noto senso di moderazione degli inglesi, che hanno saputo trovare un buon compromesso tra gli estremi. Il mirabile equilibrio fu raggiunto da una sovrana straordinaria, tollerante e di larghe vedute, che seppe contrastare il fanatismo religioso della sorella (Maria la sanguinaria) riuscendo a creare una fede che fosse veramente nazionale. Elisabetta I è la regina più amata della storia. Fu lei a saper capire il suo popolo come nessun altro; fu grazie a lei che l'Inghilterra si affermò come potenza mondiale; fu intorno a lei che i suoi sudditi si strinsero come un solo uomo nel momento del pericolo. Lei la regina adorata dal popolo e celebrata dai poeti: lei Gloriana, la Regina Vergine.
Tutto ciò è romantico e commovente; peccato che sia profondamente falso. Il regime elisabettiano fu, di fatto, un sistema totalitario tra i più amari della storia e il mito di Gloriana fu sapientemente costruito, pezzo dopo pezzo, da una minoranza al governo che fece carte false per conservare il potere. Sotto Elisabetta il popolo si vide perseguitato, impoverito, oppresso come mai prima. Quanto alla tanto decantata "vicinanza" degli anglicani al cattolicesimo, essa scaturì dal duplice desiderio di gettare fumo negli occhi dei sudditi e formare una gerarchia di agenti governativi travestiti da ecclesiastici. L'evoluzione-involuzione degli inglesi ebbe un prezzo inestimabile quanto a vite umane (molte delle quali immolate sul patibolo per alto tradimento). Le pagine si susseguono incalzanti e vanno a mostrare che, come nel Mercante di Venezia shakespeariano, lo scrigno d'oro contiene soltanto un teschio.
"Alla svolta dell'8 settembre, gli italiani vedono abbandonata in strada una divisa che è unica, anche se ha gli stessi colori e la stessa foggia di quella dei militari che se ne disfano per tornare a casa nel caos della mancanza di ordini. È una divisa che ripete e incorpora tutte le divise dell'esercito italiano e che conferisce loro il senso e la forza della sovranità statale. È la divisa del 're-soldato', che viene simbolicamente gettata sulla via Tiburtina dal finestrino della Fiat 2800 in precipitosa fuga verso l'Adriatico. Simbolicamente perché il re continua a indossarla anche a Brindisi, ma a quel punto, malgrado l'identità di fattura, non è più la stessa divisa: la divisa del re che fugge ha preso per sempre il posto di quella del re che combatte." La Resistenza, sin dai suoi inizi, è anche una guerra per la sovranità. Una guerra combattuta singolarmente da ciascun partigiano per evitare che il vuoto di potere lasciato dall'8 settembre sia occupato dalla Germania nazista. Se si guarda all'eredità della Resistenza nella Costituzione solo attraverso le lenti dei grandi partiti, il rischio è quello di dimenticare l'esperienza costituente delle bande partigiane come costellazioni di singoli sovrani. Perché la Costituzione repubblicana è il risultato di singoli processi storici e giuridici che investono un arco di tempo più vasto di quello dell'Assemblea costituente e gli ordinamenti creati nel territorio dalle bande partigiane, le zone libere e le repubbliche sono tutte esperienze dirette a creare un nuovo ordine costituzionale. Con l'aiuto di un archivio di memorie e testimonianze, Giuseppe Filippetta racconta le scelte e le avventure di chi, dopo l'8 settembre 1943, intraprende, per dirla con Calvino, la "rifondazione di sé che si attua a partire da uno stato primitivo, fuori dalla società" e costruisce con coraggio, sofferenza e magari anche un po' di ingenuità le fondamenta di uno stato non più fascista.
In una città millenaria come Roma, ogni luogo ha una storia che attraversa i secoli e compone il mosaico di una delle mete più affascinanti di tutto il mondo. Non c'è angolo, pietra o facciata che non abbia assistito a qualcosa di grandioso, entrando di diritto, seppure trasversalmente, nella grande Storia di Roma. Questo libro è un viaggio in cento luoghi simbolo, per raccontare la Città Eterna: dalle testimonianze del Ratto delle Sabine alle sedi del rapimento e del sequestro Moro; dalle capanne sul Palatino alla street art a Tor Marancia; dalla battaglia di Porta Collina alla breccia di Porta Pia; dall'arena del duello tra Orazi e Curiazi agli scontri del '68 a Villa Giulia e molto altro ancora, attraverso le fonti antiche, la letteratura del Grand Tour, il cinema neorealista e i "sandaloni" di Cinecittà. Cento luoghi per raccontare la Storia di Roma.
Milano, Piazza Fontana, sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Alle 16,37 del 12 dicembre 1969 esplode un ordigno che provoca 17 morti e 88 feriti. È il più grave atto terroristico sino a quel momento compiuto nel nostro Paese. Un giorno che segna un’epoca e apre una fase nuova, piena di misteri che non troveranno mai piena soluzione. Una fredda giornata di dicembre, un giorno come un altro. Affari da sbrigare. Cambiali da pagare. Bancarelle. Compere da fare prima di un Natale ormai imminente. Niente di speciale. Poi, improvvisamente, una bomba. E tutto cambia. Segna un prima e un dopo, a Milano e in tutta Italia. Un prima che rigetta la violenza come strumento della lotta politica, un dopo in cui la violenza ne diventa l’arma, tanto da far temere un possibile colpo di Stato. Alcuni protagonisti di questa vicenda hanno nomi scolpiti nel nostro immaginario: il commissario Luigi Calabresi, il questore Marcello Guida, il ballerino Pietro Valpreda, il ferroviere Giuseppe Pinelli. Poi ci sono gli altri, per lungo tempo ignoti, quelli che lavorano sotto traccia manipolando le informazioni, occultando le prove e insabbiando le indagini. Senza contare i misteriosi ‘suicidi’, che come un contagio travolgeranno alcuni uomini coinvolti nella vicenda. Una ricostruzione serrata del ‘giorno della strage’ con uno sguardo incrociato sulle vittime, gli esecutori, i servizi segreti e i politici.
Quando l’Europa iniziò la sua esplorazione del Vicino Oriente, le notizie riguardanti quest’area erano sommarie e spesso facevano riferimento a un passato leggendario e mitico. In particolare, due miti ne avevano simboleggiato il paesaggio: la ‘Torre di Babele’ come metafora per la città e il ‘Giardino dell’Eden’ come metafora per la campagna. Entrambi erano caratterizzati da un elemento di crisi e di collasso: la torre di Babele era rimasta incompiuta e abbandonata, il giardino dell’Eden era stato chiuso all’uomo, costretto a migrare verso ambienti meno ospitali. Invece di città, i primi viaggiatori nel Vicino Oriente trovarono rovine, e invece di giardini trovarono il deserto. Col progredire dell’indagine storica e archeologica, le informazioni sulle antiche città (da Ninive a Babilonia) crebbero, mentre le informazioni sulle campagne rimasero scarse e quasi nulle. La storia orientale antica divenne una questione di re e dinastie, di città e palazzi, di scribi e artigiani e mercanti. Si sapeva che la stragrande maggioranza della popolazione antica era costituita da contadini e pastori, ma la ricostruzione della loro vita e del loro ambiente venne a lungo esclusa dal quadro. Oggi le condizioni sono cambiate. Possiamo provare, per la prima volta, a dare un volto al ‘giardino dell’Eden’, a quel paesaggio in cui è germinata alcuni millenni fa la nostra civiltà.
A distanza di quarant'anni dalla prima edizione, riproponiamo questa "Intervista" allo storico Giuseppe Galasso, uno dei maggiori intellettuali napoletani. Un lucido e appassionato ritratto di una «vecchia grande città, che da oltre un secolo non è più la capitale di un regno, come era stata per quasi sei secoli, e non è riuscita, tuttavia, a trovare nel frattempo una dimensione nuova». Un affresco della 'questione napoletana': da colonia greca a vicereame spagnolo, a capitale borbonica, a caotica metropoli, dove sono in gioco direttamente le sorti di milioni di napoletani e indirettamente le sorti di tutto il paese. Con una nota di Luigi Mascilli Migliorini.
Il sesto tomo si aprirà con il Futurismo, o meglio con "i futurismi": dal Manifesto dei pittori futuristi e il Manifesto tecnico della pittura futurista del 1910 al Futurismo più integrato al regime fascista; dal futurismo milanese a quello romano a quello siciliano. E il sesto tomo chiuderà questo lungo viaggio - che ha accompagnato decine di migliaia di lettori ogni anno - con due artisti che segnano un momento culminante: Lucio Fontana che con i suoi tagli apre la dimensione oltre la tela; e Michelangelo Pistoletto che con i suoi quadri specchio lascia entrare ogni volta un mondo nuovo dentro il quadro, rendendolo infinito. In questo percorso, da Boccioni a Fontana, che abbraccia alcuni decenni, troveremo artisti più o meno noti, ma tutti imprescindibili per comprendere il mondo intorno a noi: Adolfo Wildt, De Chirico, Mario Cavaglieri, Morandi, Guttuso, Bracaleone da Romana, Cagnaccio di San Pietro, l'architettura razionalista e fascista e quella della ricostruzione e del dopoguerra e molti altri protagonisti del secolo.
Nel 1492, con la cacciata degli ebrei dalla Spagna a opera dei re cattolici Isabella e Ferdinando, inizia una nuova fase nella storia della penisola iberica. Fuggiaschi e dispersi per mezza Europa (da Amsterdam a Londra, da Livorno a Ferrara) e nel Nuovo Mondo, cambiando identità e spesso esternando apparente devozione cattolica, abbandonando di continuo famiglia, professione e ricchezza: ma in terra libera i marrani gettano la maschera, tornano all’ebraismo, fondano e animano le prime comunità moderne e divengono protagonisti di straordinarie avventure umane e di originali imprese economiche, politiche e intellettuali. Anche per questo la loro vicenda non appartiene solo alla storia ebraica, ma è un’odissea che attraversa l’intera storia della nascita dell’Europa moderna.
Sommario
Prefazione (M. Cassuto Morselli). Aggiornamento bibliografico. I. Storia dei marrani. Premessa. Introduzione. I precedenti del cripto giudaismo. 1. L’inizio del marranesimo. 2. Istituzione dell’Inquisizione. 3. La conversione generale in Portogallo. 4. L’apogeo dell’Inquisizione. 5. La procedura dell’Inquisizione e l’autodafé. 6. Santi, eroi e martiri. 7. La religione dei marrani. 8. La diaspora marrana. 9. La Gerusalemme olandese. 10. Ritorno in Inghilterra. 11. I marrani del Nuovo Mondo. 12. Marrani illustri. 13. La letteratura dei marrani. 14. Il declino dell’Inquisizione. Epilogo. I marrani di oggi. Bibliografia. Indice dei nomi e dei luoghi.
Note sull'autore
Cecil Roth (1899-1970), per molti anni docente di Studi ebraici a Oxford, presidente della Jewish Historical Society of England e direttore della Encyclopedia judaica, è stato autore di numerosi studi di storia ebraica, tra cui Storia del popolo ebraico, Dona Gracia Nasi e Il duca di Nasso.