
Alessandro Magno, il Grande, il Conquistatore; i suoi due ultimi eredi; uno scacchiere politico-militare che va dalla Grecia all'Egitto, passando per l'Anatolia, la Siria e la Mesopotamia: è questo lo scenario della storia che stiamo leggendo. Siamo nel 281 avanti Cristo e muoiono Lisimaco, re di Macedonia, e Seleuco, re di Siria. Erano stati loro, Lisimaco e Seleuco, a succedere ad Alessandro Magno e sono loro, quaranta anni dopo la morte del grande condottiero nel 323, a decretare la fine del sogno ecumenico che era stato del sovrano macedone. Avevano conservato il potere per quei quaranta anni tessendo relazioni con gli altri Diadochi, coloro cioè che erano stati i collaboratori del sovrano e che alla sua morte, tanto repentina quanto prematura, si erano trovati a gestire una difficile (e imprevista) eredità. La storia di Lisimaco e di Seleuco è la storia delle alleanze e delle inimicizie tra i vari dinasti, è la storia delle molte coalizioni militari sciolte e costruite senza soluzione di continuità, è la storia dei legami, a volte amichevoli e a volte ostili, con le città greche, gelose della loro indipendenza, ma incapaci, nei fatti, di difenderla. È la storia della nascita di una nuova geografia e un nuovo equilibrio multipolare nel Mediterraneo orientale, il vero inizio del mondo ellenistico, politicamente diviso, ma culturalmente omogeneo.
Attraverso una documentazione in gran parte inedita, Monica Galfré ricostruisce il lungo percorso con il quale l'Italia si è lasciata alle spalle la terribile stagione di sangue del terrorismo, restituendo il fenomeno armato alla storia del paese, come parte integrante e non separata. Nelle parole dei protagonisti di quegli anni troveremo il racconto del pentitismo e della realtà scottante del carcere speciale, i movimenti e la legge sulla dissociazione, il potere acquisito dalla magistratura nei confronti della politica, il ruolo svolto dalla Chiesa e dal mondo cattolico nella riconciliazione, il processo di autocritica con cui gli ex terroristi hanno delegittimato l'omicidio e la violenza. Una normalizzazione complessa e tormentata, dopo eventi che hanno trasformato nel profondo le coscienze dei singoli e della società, facendo dell'Italia un caso unico in Europa.
"Voglio raccontare, soprattutto a quante giovani donne impegnate in diversi ambiti lavorativi amano cucinare e lo fanno con maestria, mangiano di gusto e non si pongono, progettando una maternità, il problema dell'allattamento, come sono andate le cose fino a non molto tempo fa. Questo perché sappiano preservare quello che è stato faticosamente conquistato, anche se non sempre ne sono consapevoli, e recuperare quello che, più a loro che alle donne della mia generazione, pare di aver perduto. Soprattutto perché abbiano materia su cui riflettere a proposito di quanto è naturale e quanto invece socialmente costruito (dagli uomini ma anche dalle donne), ora perpetuando limitazioni e tenendo in vita pregiudizi e luoghi comuni duri a morire, ora introducendo opportunità prima assenti." Un viaggio a ritroso seguendo un percorso temporale che dalla contemporaneità va indietro al XV secolo della strega Matteuccia del Castello di Ripabianca, al XII secolo della dotta monaca Ildegarda di Bingen, fino all'XI secolo del vescovo Burcardo di Worms, seguendo il filo di una pluralità di fonti: procedimenti giudiziari, trattati, dipinti, opere letterarie.
"Fece fessi tutti": la frase, niente affatto elegante ma volgarmente efficace, fu usata nel 1949 da Cesare Rossi, uno dei più stretti collaboratori di Benito Mussolini nei primi anni del fascismo, per descrivere l'abilità con la quale il giovane duce, alla vigilia della "marcia su Roma", mise nel sacco tutti i maggiorenti della classe dirigente liberale, che avrebbero potuto impedirgli di diventare il capo di un nuovo governo. Giolitti, Nitti, Orlando, Salandra e Facta caddero nella trappola delle trattative che Mussolini condusse separatamente con ciascuno di loro, fra settembre e ottobre del 1922, lasciando credere a ognuno che l'avrebbe preferito come presidente del Consiglio in un ministero di coalizione con la partecipazione dei fascisti. E mentre il duce trattava, il partito fascista mobilitava la sua organizzazione armata per la conquista del potere. Con l'inganno, dunque, Mussolini "fece fessi tutti", ma le negoziazioni non sarebbero neppure iniziate senza il dispiegamento della forza del partito fascista che, usando la violenza, dominava incontrastato in gran parte dell'Italia settentrionale e centrale e sfidava apertamente lo Stato con la sua milizia armata. In effetti, non furono le trattative con i vecchi governanti ad aprire al partito fascista la via al potere, ma fu l'insurrezione squadrista che indusse il capo dello Stato monarchico a cedere alla pretesa di Mussolini di avere l'incarico di formare il nuovo governo...
Essere un uomo politico nell'Atene del V secolo significava senz'altro essere presente tanto nell'assemblea che in guerra. Ma se Aristide, Temistocle, Cimone, Pericle, Nicia e Alcibiade sono diventati uomini illustri è anche perché hanno saputo costruire un'immagine pubblica in cui i loro stili di vita erano parte del loro agire politico. Plutarco ci racconta come sono cresciuti nella fama, sono stati amati, celebrati, invocati: Cimone, dopo una gioventù dissipata, apre i suoi giardini al popolo di Atene e diventa uno dei leader della vita politica. Alcibiade ama giovinetti e fanciulle in uguale misura, seduce l'assemblea, conduce la flotta e guida le processioni. Sono comportamenti che, se ora ci sorprendono, erano perfettamente integrati in un'immagine complessiva del politico dalle molte sfaccettature, spesso emotive. La storia politica della Grecia antica considera, nelle fonti antiche relative ai leader, solo alcune delle loro attività: i discorsi all'assemblea, la gestione della guerra, le proposte di legge, i conflitti con gli altri leader per l'esercizio del potere. L'autore studierà i loro costumi, o meglio: i modi in cui si comportavano, nascevano, crescevano, abitavano, pregavano, si vestivano, mangiavano, si sposavano, morivano.
In questo libro Margherita Pelaja e Lucetta Scaraffia rivelano come il tentativo di unire lo spirito alla carne, e quindi valorizzare spiritualmente la sessualità, segni potentemente periodi e figure della storia della chiesa basti pensare al Cantico dei Cantici - mentre una politica della sessualità che alterna repressione e clemenza scorre parallela e agisce da efficace sistema di governo delle anime dei fedeli. La soluzione è sofisticata e funziona per secoli, finché non viene erosa dal primato della scienza che sembra dominare la modernità. Si accende così una lotta per l'egemonia in cui laici e cattolici competono ancora oggi.
Il presente volume prende in esame la nascita e la formazione della Chiesa Coreana, realtà giovane e in continuo mutamento. La fede cattolica è entrata in Corea attraverso dei laici provenienti da Pechino. L'adesione al Credo cattolico è nata da uno studio personale e approfondito dei testi, da una curiosità verso questa "scienza occidentale" che presentava elementi diversi e straordinari. Sicuramente non è stato un cammino facile tanto è vero che la nascita della Conferenza Episcopale è relativamente recente: solo dal 1953 cominciò a radunarsi con regolarità ogni anno e da allora il lavoro non si è più fermato. In questo studio si è cercato di studiare soprattutto la Conferenza Episcopale, espressione ufficiale della fede cattolica in questo Paese in cui l'affermarsi del cattolicesimo ha avuto un cammino non certo facile. Il volume si articola in tre parti: il primo capitolo descrive lo sviluppo e la natura giuridica delle Conferenze Episcopali in generale; nel secondo si affronta la storia della Conferenza Episcopale della Corea, il suo Statuto e la sua struttura; nel terzo capitolo, infine, viene studiato il contesto storico e l'organizzazione del diritto particolare della Chiesa coreana, dando una visione d'insieme delle deliberazioni della Conferenza Episcopale della Corea nelle diverse materie attribuite alla sua competenza.
Sommario: Sergio Botta, Tessa Canella, Alessandro Saggioro, Editoriale. Sezione monografica / theme section: Geografie del mondo altro. Prospettive comparative sugli spazi sacri e l'aldilà. Otherworld Geographies. Comparative Perspectives on Sacred Spaces and the Afterlife- Tessa Canella, A partire dai luoghi sacri. Riflessioni preliminari sul rapporto fra spazio sacro, luoghi dei morti e mondi ultraterreni- Lorenzo Verderame, Aspetti spaziali nella costruzione dell'immaginario infero dell'antica Mesopotamia- Angelo Colonna, La collina, l'acqua e l'albero ovvero immaginare la tomba di Osiride. Forma e struttura di uno spazio mitico- Marianna Ferrara, Strategie di demarcazione e di controllo nelle rappresentazioni vediche dei luoghi oltre la morte- Stephan Feuchtwang, Envisaging the Invisible. Two Regimes of Visibility in Depicting the Courts of Purgatory in China and Western Europe- Andrea De Benedettis, Microcosmi in pietra. Spazio funerario e percezione dell'aldilà nella necropoli di Ji'an (RPC)- Giuseppina Paola Viscardi, Erro lungo la casa dall'ampia porta di Hades. Configurazioni mitiche dello spazio oltremondano nella rappresentazione greca: il cosmo di Hades come luogo di negoziazione dei significati- Rachele Dubbini, Il Santuario della stele nell'agora di Corinto. Luogo di culto pubblico per spiriti insoddisfatti?- Marta Miatto, L'ambito marino e la sfera infera nella grecità antica. Riflessioni su alcune correlazioni spaziali e simboliche- Arduino Maiuri, Acherusia templa...
Idealisti usciti sconfitti da una rivoluzione fallita, romantici perduti dietro un amore impossibile, balordi in fuga dalla giustizia, affamati in cerca di un lavoro e di uno stipendio: la Legione straniera è tutto questo, un miscuglio di uomini diversi per motivazioni e provenienze, ma tutti ugualmente irrequieti, malinconici, feroci. Sin da quando venne costituita nel 1831 da re Luigi Filippo "Égalité", la Legione è stata lo specchio delle turbolenze del mondo: un reparto di volontari sradicati dalle proprie origini, senza famiglia e senza patria. Non dei semplici mercenari, ma soldati che nella mistica combattentistica e nello spirito di corpo ritrovano un'identità. Impiegati nelle "guerre sporche" dell'impero coloniale francese, dall'Algeria al Marocco, al Madagascar, all'Indocina, i legionari hanno scritto pagine drammatiche di storia militare, dove la violenza inflitta o subita ha assunto toni esasperati: quella di Algeri non è che la più nota di molte battaglie condotte senza pietà e senza tregua. Dietro le rappresaglie brutali ci sono però storie insospettabili di uomini sconfitti alla ricerca di riscatto. Gianni Oliva ne ripercorre le tracce, e ricostruisce le loro vicende come in un grande romanzo epico.
Questa è la prima storia generale del Caucaso moderno, a partire dall'espansione imperiale russa fino alla nascita dei nuovi Stati dopo il collasso dell'Unione Sovietica. Il volume, basato su nuove e solide ricerche, evidenzia come la lotta per la libertà sia il tema dominante degli ultimi duecento anni della regione, una lotta che ha portato alla liberazione, ma anche a nuove forme di asservimento. Territorio di grande importanza strategica, il Caucaso è stato da sempre al centro di macchinazioni sotterranee e azzardi affaristici, ambito nei secoli dai tre imperi euroasiatici (russo, ottomano e persiano) intenzionati a inglobarlo nella propria zona d'influenza; del resto, già gli scrittori russi, da Puskin a Tolstoj, nel descrivere la nobiltà d'animo e la fierezza delle tribù degli altipiani criticarono la guerra sempre più spietata condotta dai loro governi contro queste popolazioni. Grazie a penetranti analisi storiche, il volume mette anche in prospettiva le origini delle controversie moderne, tra cui la guerra in Cecenia, i conflitti in Armenia, Georgia e Azerbajdzan, e i contrasti legati al petrolio del Mar Caspio. Spaziando con la consueta abilità narrativa dai salotti letterari russi ai circhi americani che sul finire dell'Ottocento esibivano le "bellezze circasse", dagli uffici dei diplomatici europei ai villaggi dei montanari musulmani, Charles King ha scritto il ritratto di una delle regioni più turbolente e meno comprese del mondo.
I carolingi sono fortemente strutturati nel gruppo, nella comunità: l’aristocrazia ricca, laica ed ecclesiastica, i contadini, liberi o schiavi, i mercanti. Un classico della storiografia medievale.
Il separatismo siciliano, di cui si intravedono le radici nei moti insurrezionali che nel corso dei secoli colpirono l'isola, ebbe vasta diffusione e inquietanti sviluppi tra il 1943 e il 1950. Alla vigilia dello sbarco alleato fu fondato il Comitato provvisorio per l'Indipendenza, sedicente portavoce delle aspirazioni dei siciliani, che avrebbe colmato il vuoto politico lasciato dal fascismo e permesso al movimento di proporsi come corrente di rinnovamento. Nel febbraio del 1944 la riconsegna dell'isola all'Italia da parte degli Alleati e la decisa risposta dello Stato alle istanze siciliane portarono a un inasprimento dello scontro fra il Regio Esercito e i "guerriglieri" indipendentisti. I rastrellamenti e le battaglie campali ridimensionarono l'eversione secessionista; fu intavolata una trattativa segreta fra lo Stato e i separatisti, che avrebbe portato alla concessione dell'autonomia siciliana. Negli anni successivi l'isola fu governata quasi ininterrottamente dalla Democrazia Cristiana, ma l'agognata crescita economica non ci fu. L'autonomia, associata non di rado al federalismo, è ancora oggi al centro di un ampio dibattito, in una fase storica caratterizzata da crescente sfiducia nei confronti dello Stato e dalla nascita di movimenti che rivendicano l'indipendenza. Come nel Nord Italia, anche in Sicilia iniziano a serpeggiare e a ridestarsi timide simpatie filo-separatiste.