
Oscuro gentiluomo di campagna e membro del Parlamento senza esperienza militare, Oliver Cromwell ideò quell'esercito di nuova concezione, il New Model Army, che sconfisse re Carlo I, poi giustiziato nel 1649 "per aver dichiarato guerra al suo popolo". Le sue vittorie su Scozia e Irlanda diedero vita a una repubblica unita con un unico Parlamento, a capo del quale c'era lui, in qualità di Lord Protettore, avendo rifiutato la corona offertagli. Fu il più significativo e potente capo di stato della Gran Bretagna: fondò l'esercito, la marina e l'impero, incoraggiò la ricerca scientifica, impose la tolleranza religiosa, richiamò gli ebrei, abolì la Camera dei Lord, i vescovi anglicani e i tribunali feudali, dando al suo Paese gli strumenti per diventare un moderno stato parlamentare e una potenza mondiale.
Il tema di questo volume scaturisce dal gruppo di sei arazzi conservati nell'Academia Belgica di Roma, parziale riedizione della serie di 22 pezzi raffiguranti le gesta e il trionfo di Publio Cornelio Scipione, detto l'Africano, il vincitore di Annibale. Tessuti a Bruxelles su modelli di Giulio Romano, assistito da Gianfrancesco Penni, furono acquistati da Francesco I e bruciati durante la Rivoluzione francese per recuperarne i fili d'oro e d'argento. I sei pezzi dell'Academia Belgica, realizzati a Bruxelles verso la metà del XVI secolo, ne costituiscono una delle più antiche riedizioni, che appartenne a Ippolito d'Este. L'arazzo del Rinascimento e del Barocco è un artefatto che pone tante domande: chi ha dato la commissione per il tema specifico, Scipione l'Africano? Chi ha "inventato" il programma delle scene? Quali sono le fonti, antiche e moderne, dipinte e letterarie, che hanno ispirato il programma? Per quale motivo, con quali intenti, per quale "pubblico" fu scelto il tema? Come nasce il "mito" che si va costruendo intorno a Scipione? E che ne avviene nei secoli successivi? Il libro riflette questa molteplicità e varie discipline si danno la mano: storia dell'arte, storia antica e moderna, filologia, storia della letteratura e del teatro. E del cinema, giacché si conclude con il raffinato Scipione di Luigi Magni, regista scomparso nel 2013.
Fra la cronaca di oggi e la storia di ieri la prima ricostruzione di un processo di democratizzazione che esige compimento. La fine dell'Unione Sovietica, la rivoluzione arancione, il regime di Janukovy? , le proteste del Majdan, il rischio di una guerra civile. Una trama di differenze culturali e linguistiche interrogate nella loro profondità. «La nazione è una comunità immaginata»; questa è la sola prospettiva entro cui leggere i recenti avvenimenti. L'insurrezione, le elezioni, il nuovo contesto politico. Disegnando le tappe di questo processo, l'autore riflette sull'attualità nella consapevolezza di un'Europa sempre troppo fragile. «Il Majdan è diventato un luogo di sperimentazione di una cittadinanza diversa, di una società in cui vige una solidarietà fraterna e in cui tutti collaborano alla creazione di una società più democratica. Il sogno era mettere fine allo strapotere degli oligarchi per creare un Paese più giusto economicamente e socialmente».
Uno dei territori più singolari e suggestivi dell'Italia centrale è senza dubbio la zona delle necropoli rupestri dell'Etruria meridionale. L'incontro fra opera umana, con le sue forme evocatrici e i suoi tagli a volte immani, e la materia naturale così lavorata; il fascino selvaggio dei luoghi, ancora in parte (ma per quanto?) vergini, e il contrasto cromatico tra la vegetazione e i rossi vivi e i grigi caldi del tufo: l'impressione di fantastici miraggi di città del passato che sembrano sorgere tra le macchie dell'addensarsi delle sagome delle tombe intagliate: tutto questo rappresenta una delle più tipiche manifestazioni di simbiosi fra archeologia e paesaggio, che si conoscono nella nostra penisola. Il volume che presentiamo, raccoglie gli Atti del Convegno Internazionale organizzato proprio nel cuore dell'Etruria rupestre, cioè a Barbarano Romano e Blera ed include una serie di relazioni e comunicazioni di autorevoli studiosi italiani e stranieri che trattano temi riguardanti la geologia e l'ambiente, la topografia storica, la storia, gli insediamenti, le necropoli e monumenti, l'architettura e ideologia funeraria dell'Etruria rupestre (San Giuliano, Blera, Tuscania, Norchia, Castel d'Asso, Sovana, ecc.) dalla Protostoria fino al Medioevo ma anche confronti in altre zone dell'Italia e del Mediterraneo come in Asia Minore, nel vicino Oriente e in Africa settentrionale.
Almeno due generazioni di italiani non hanno un ricordo di Palmiro Togliatti da vivo. Sono passati cinquant'anni dalla sua morte e di Togliatti è sopravvissuta forse un'immagine di uomo freddo, scostante, che portava occhiali da professore, un intellettuale avaro nei sentimenti, un politico scaltro e cinico, troppo filosovietico e ortodosso per ispirare o appassionare. Ma bisogna allora spiegare perché l'Italia proletaria fu pronta all'insurrezione armata quando si attentò alla sua vita, e perché milioni di italiani di ogni ceto ebbero il sentimento, nel giorno della sua morte, che con lui se ne andava uno dei padri della Repubblica. "Quegli incredibili funerali! Un milione di persone al seguito del feretro, gente arrivata da ogni parte d'Italia, comunisti e non comunisti, gente che ha preso il primo treno, il primo aereo per vederlo l'ultima volta nella camera ardente, gente che saluta con il pugno chiuso o chinando il capo, o segnandosi con la croce, donne e uomini in lacrime come se piangessero un loro padre. Ma l'uomo che è morto non è colui che ha sempre ritenuto la politica cosa troppo importante per lasciarla fare alla gente semplice? Che cosa è che gli italiani piangono in quell'uomo?" Giorgio Bocca tentò nel 1973 di rispondere a queste domande: anche solo osare occuparsi di Togliatti per un giornalista (non uno storico) non comunista significava esporsi a critiche e attacchi di ogni tipo. Prefazione di Luciano Canfora.
Salutata ogni volta all'apparire dei singoli volumi che la compongono da un caldo e crescente successo di critica e di pubblico, la "Storia dell'Italia moderna" di Giorgio Candeloro ha ormai un grande e incontestato rilievo nella storiografia italiana e non solo italiana del dopoguerra. L'ininterrotta, meritoria fatica dell'autore ha dato vita a un'opera di carattere generale, non rigidamente specialistica, ma costantemente a un alto livello scientifico, che ha acquisito in questi anni "una funzione insostituibile, di permanente riferimento per la conoscenza del modo col quale si è venuto formando il nostro paese" (Ernesto Ragionieri). Quella di Candeloro - secondo un giudizio che Paolo Spriano formulò nel 1968 e che i fatti hanno confermato - è "un'opera che resterà".
Candeloro Giorgio ha dato vita a un'opera di carattere generale, non rigidamente specialistica, ma costantemente a un alto livello scientifico, che ha acquisito negli anni una funzione di permamente riferimento per la conoscenza del modo con il quale si è formato il nostro paese. Il volume tratta della seconda guerra mondiale; del crollo del fascismo e della Resistenza 1939-1945.
I Longobardi dell'Italia meridionale riuscirono ad evitare la sottomissione a Carlo Magno e a creare l'indipendente Principato di Benevento. Ma l'esasperata rivalità delle fazioni e gli interessi delle aristocrazie locali segnarono la storia del Principato fino alla frantumazione di quell'unità politica. Il contemporaneo indebolimento dell'Impero di Bisanzio consentì ai musulmani d'impadronirsi della Sicilia e d'insediarsi in alcune zone del Meridione: da lì condussero devastanti incursioni. Vittima illustre ne fu Montecassino. Alla fine del IX secolo il monaco cassinese Erchemperto raccontò la storia di questo travagliato periodo sottolineando le gravi responsabilità dei governanti longobardi, che avevano condotto alla rovina il loro mondo. Così lo scrittore sperò che la descrizione di quei tragici eventi servisse da lezione per le future generazioni.
Il volume viene pubblicato nel settantesimo della morte di Romualdo Chiesa (Roma, 1 settembre 1922 - Roma, 24 marzo 1944), partigiano del Movimento dei Cattolici Comunisti, ucciso a 22 anni alle Fosse Ardeatine (medaglia d'oro al valor militare alla memoria). Di Romualdo Chiesa restano solo le parole delle numerose lettere ai familiari inviate dal carcere di Regina Coeli nei mesi di detenzione, dal 1 settembre 1941 al 24 gennaio 1942. Tutto il resto è affidato alle testimonianze degli amici che l'hanno conosciuto, apprezzato, amato (Franco e Marisa Rodano, Adriano Ossicini, Silvia Cìarroni, Paolo Maruzzi, Vittorio Tranquilli ... ), ai ricordi delle sorelle maggiori, Enrichetta
e Margherita, del fratello Adolfo e alla memoria di lui tuttora viva nel cuore degli altri fratelli e sorelle.
Certeau è il punto di partenza per una riflessione sulla storiografia contemporanea alle prese con i suoi fantasmi e vittima del sentimento di inadeguatezza. Uno smarrimento che lo storico stesso assume con fatica, con il quale condivide con pena il proprio lavoro dato che la storiografia ha sempre avuto la pretesa di spiegare e significare, di dare senso agli avvenimenti del passato, operazioni la cui legittimità sembra venire meno in relazione agli eventi della seconda guerra mondiale e della distruzione degli Ebrei.
L'antenato Jean all'alba della domenica 16 agosto del 1716 s'incamminò in compagnia del cugino Étienne e della di lui moglie dal suo villaggio, alto sopra Fenestrelle, portando con sé il primogenito nato due giorni innanzi.
Marina Jarre
Basato su rigorose fonti documentarie anche inedite, il nuovo libro di Marina Jarre - ultimo della trilogia valdese che comprende Ascanio e Margherita e Neve in Val d'Angrogna - racconta degli abitanti dell'alta Val Chisone del Piemonte, che con la revoca dell'editto di Nantes dovettero farsi cattolici per non essere costretti a emigrare, come invece decisero altri, verso paesi di fede protestante.
La storia del vano tentativo di ritornare alla fede valdese di parte della popolazione locale è la testimonianza di una coraggiosa e disarmata resistenza civile, unica nella storia italiana. Al piccolo Gioele Orcellet, inconsapevole discendente di questi montanari, è dedicato il libro.