
Mussolini, superata la crisi del delitto Matteotti, in Italia è considerato un nuovo Cesare, il suo potere è assoluto. Ma all'estero è solo un personaggio emergente: il primo uomo che ha "battuto il bolscevismo". È il 1928. Richard Washburn Child, ex ambasciatore americano in Italia, gli chiede di scrivere la sua autobiografia per il pubblico di lingua inglese: sarà il "biglietto da visita" internazionale del nuovo grande attore della politica. Suo fratello Arnaldo si occupa della prima stesura, il duce la corregge, il diplomatico-editore la fa pubblicare: prima a puntate sul giornale americano "Saturday Evening Post", poi in volume a Londra. Un successo editoriale: Mussolini ha ora un posto e un pubblico su un palcoscenico mondiale. Unica autobiografia del capo del fascismo, questo autoritratto rappresenta un'utile testimonianza per osservare dalla prospettiva dello stesso Mussolini il percorso che lo condusse all'acme del potere.
Tenuti in maniera discontinua ma frequente, i diari di Albertini sono raggruppabili in quattro nuclei fondamentali. Il primo comprende gli anni 1907-9 e 1913-14, dove prevale l'impegno di direttore del "Corriere", a contatto quotidiano con i problemi della macchina del giornale e in relazione con politici e scrittori (memorabile, ad esempio, il ritratto di D'Annunzio a corto di soldi); il secondo (1915-16) è quello della guerra, nella quale Albertini giocò un ruolo importante di sostenitore di Cadorna; il terzo è il dopoguerra (1919-20), dove è rilevante soprattutto il diario della Conferenza politica di Washington, dove Albertini si recò come membro della delegazione italiana; il quarto (1922-1923) è la cronaca dell'avvento del fascismo.
Dalla crisi del liberalismo di fine Ottocento sino agli integralismi degli ultimi decenni, la storia di un secolo sedotto dai totalitarismi. Karl Dietrich Bracher, studioso di storia contemporanea e autore di testi fondamentali sulla Repubblica di Weimar e sul nazismo, ha insegnato in numerosi istituti e università.
La riunificazione tedesca suggella il superamento della semisecolare divisione del continente in due blocchi contrapposti. La ricomparsa di una grande Germania suscita, ciò malgrado, più diffidenze, timori ed allarmi che entusiasmi. Il malcontento francese e britannico, e anche italiano, è a stento o per nulla celato da Francois Mitterand, Margareth Tatcher, Giulio Andreotti. Gli Stati Uniti hanno minori obiezioni, ma il presidente Bush sceglie di appoggiare la riunificazione anche per meglio controllarla. L'operazione va comunque a buon fine attraverso un processo politico-diplomatico la cui minuziosa ricostruzione è resa possibile dalle ormai copiose testimonianze dei suoi protagonisti.
Il processo di integrazione europea a cui assistiamo oggi ha avuto concretamente inizio dopo la seconda guerra mondiale e in seguito a diversi decenni di "guerra civile", seguiti all'affermarsi, nell'Ottocento, del nazionalismo. Per capire adeguatamente tali avvenimenti è necessario però tornare a origini più antiche: l'idea di unificazione europea risale infatti a Dante, a Kant e all'europeismo ottocentesco. Il volume intende ricostruire le linee che grazie alla diffusione dei concetti di liberalismo, democrazia e socialismo hanno portato l'Europa al superamento dell'ideologia nazionale, origine dei principali conflitti.