Abbiamo sempre pensato all'ansia come a un problema: qualcosa che peggiora le nostre vite e quelle degli altri. Ma se non fosse così? Saverio Raimondo è un comico. Ma prima ancora è una persona. Ansiosa. Figlio di madre ansiosa, che a tavola esortava il suo appetito di bambino con l'invito: "Mangia, che stai morendo". Dopo essere cresciuto nell'ansia altrui, Saverio in età adulta ne ha sviluppata una sua, personale. E ha imparato non solo a conviverci e a scherzarci su, ma anche a riconoscervi una forza motrice che lo spinge a migliorarsi. Da questa esilarante prospettiva rivoluzionaria, scrive il suo personale elogio dell'ansia: in essa individua uno dei massimi fattori evolutivi dell'uomo nel corso dei secoli; rilegge in chiave "ansiosa" alcuni dei principali avvenimenti e dei personaggi più stressati della storia; rivaluta il senso di colpa come baluardo della civiltà; affronta con umorismo e ironia tutte le principali fonti di ansia del mondo contemporaneo - dal terrorismo al cibo alla privacy. Mescolando, con la sua personalissima forza comica, autobiografia, speculazioni filosofico-umoristiche e applicazioni pratiche surreali, Saverio Raimondo riabilita agli occhi del lettore uno dei mali più diffusi nelle nostre società - e quindi riabilita l'ansioso a se stesso -, producendo un arguto e divertentissimo ribaltamento cardinale: non bisogna farsi paralizzare dall'ansia, ma lasciarsi ispirare e guidare da essa. Non un manuale di auto-aiuto dunque, semmai di aiuto-aiuto. Ma senza panico.
Questo libro fa ridere. Fate la prova, apritelo e sarete subito travolti da un incipit folgorante: «Sani Gesualdi nabbe nel 1111 (millecentoundici) e morve nel 1777 (millesettecentosettantasette). Nabbe da Sgallatta Alfredo, soprannominato Scandurra Gaetano, e da Scamarda Agata, vista da destra, o Agata Scamarda, vista da sinistra. Il padre faceva l'indossatore, la madre era casalinga, tutta casa e chiesa, era madre di 106 figli. Sani era il primo gemito, e lo chiamarono Gesualdi, e, per non confondersi, i rimanenti 105 fratelli li chiamarono "Coso" oppure "Cosa" a seconda del sesso. Il fratello più piccolo, di nome "Coso" (106° figlio, ultimo nato), ancora vive. Gli ultimi saranno i primi nella vigna!». Questo è il libro dei nanetti di Sani Gesualdi raccontati da Frate Antonino da Scasazza. Che è un piccolo paese della mente, senza mafia e dove è sempre festa, della provincia siciliana. Il Santo protettore dei nanetti (aneddoti, secondo il linguaggio storpiato di Frate Antonino) nacque nel migliore programma televisivo di sempre, «Quelli della notte» di Arbore, nel 1985. E qui codificò il nuovo esilarante genere letterario. Nello stesso anno Frassica pubblicò questo capolavoro di nonsense e di straniamento linguistico. Lo riproponiamo al pubblico che continua a divertirsi con le sue battute tutte le domeniche a «Che tempo che fa». Le libertà che Frassica si prende con la lingua italiana sono infinitamente più inebrianti e più felici delle comuni storpiature di altri comici. C'è qualcosa di Palazzeschi più che di Totò. L'esito è un libro da conservare sullo scaffale tra le "Tragedie in due battute" di Achille Campanile e il Fantozzi di Paolo Villaggio. Perché Frassica ha raccolto in questo libro il suo gramelot mentale. Definitivo. Eccone un altro esempio. «Ringrazzio tutti i correttori di bozze, i quali vedendosi arrivare i miei dattiloscritti li andavano correggendo e mi mandavano le bozze, poi io le rivedevo e correggevo le loro correzioni, poi sono stato costretto a scrivergli: "Attenzione ogni errore corretto da voi è un errore!!!". Così loro non solo non hanno più corretto i miei dattiloscritti, ma ogni tanto gli schiaffavano un bell'errore personale. "Tanto" dicevano "è un libro di Frassica".» Tagliamo la testa al topo, chi l'avrebbe detto che sarebbe diventato un classico? Perché non è bello cio che è bello, ma che bello! che bello! che bello!
Sono le vere star dei giorni nostri. Dettano le mode del cibo ma anche degli stili di vita. Scrivono libri, ci parlano dalla tv. La risposta (esilarante) di Antonio Albanese allo strapotere mediatico e sociale degli chef stellati.
"Alain Tonné è il maestro di tutti noi: il primo e inimitabile" - Carlo Cracco
"Alain è stato la stella polare della mia ricerca" - Massimo Bottura
In un'epoca che ha fatto di molti chef delle vere e proprie star, protagonisti di trasmissioni televisive e autori di bestseller in libreria, sembrava impossibile che Alain Tonné non avesse ancora raccontato la sua storia. Da dove viene l'ispirazione per la sua cucina, così contemporanea e allo stesso tempo così tradizionale? Come sono stati i suoi primi passi nella cucina di un ristorante? Come si è guadagnato in così poco tempo le tanto agognate tre stelle Michelin? E cosa cerca, desidera, sogna l'uomo, al di là del suo essere chef? Il nuovo personaggio di Antonio Albanese.
«Flora, Flora, Flora...» sussurra e poi, non ricevendo risposta, grida Brignano sul terrazzo di casa invocando la donna che ama. «A Brigna', ma perché non je telefoni invece de rompe' li...» lo fredda il vicino. Ma, per fortuna, dentro casa Flora accoglie Enrico con un cupcake in mano e una candelina accesa. Lui soffia ed esprime un desiderio. Per i suoi 50. Comincia così il racconto dolcissimo ed esilarante di un anno e mezzo di vita, forse il periodo più luminoso e sconvolgente per un attore abituato a continui incontri con il pubblico, viaggi e tournée. Per Brignano, infatti, sarà stato perché ha compiuto mezzo secolo, o perché si è rivisto in un vecchio filmino da neonato con le orecchie grandi come fettine panate, o sarà stato perché l'amore con Flora è diventato troppo grande per due sole persone... sta di fatto che è sbocciato il desiderio di diventare papà. Ma, si sa, avere un figlio è un'avventura piena di sorprese. A partire dalle paure iniziali (non sarà il caso di farsi un controllino?!?) per poi passare alle nausee di Flora e agli sbalzi d'umore dovuti agli ormoni, Enrico si lascia prendere nell'esperienza della gravidanza come un merluzzo nelle reti di Capitan Findus, dove si agita molto e inutilmente, tanto decide sempre qualcun altro. Poi arriva il momento più bello, la nascita di Martina, esserino angelico che fin da subito mette tutti in riga come un generale delle SS. Che fine hanno fatto le notti di sonno? E le uscite serali? E l'intimità di coppia?... Con la sua capacità di farci ridere descrivendo le emozioni e i comportamenti umani, Enrico Brignano ci offre il più intimo dei suoi libri, un racconto ironico e tenerissimo in cui si può identificare chiunque stia provando o abbia provato la gioia di avere un figlio.
Una raccolta di barzellette per tutti i gusti. "La barzelletta, per me, non è un fiammifero che si accende nel buio, che dà subito sollievo e che poi non puoi più utilizzare, ma è come un quadro che può essere più o meno bello, ma che ogni volta che lo guardi ti fa vedere qualcosa di nuovo" (l'Autore).
«Una teoria tanto in apparenza azzardata quanto, in realtà, suffragata da puntuali riferimenti iconografici e storico-critici dimostrerebbe che il pittore Tiziano, forse invitatovi dal Falconetto, frequentò la città di Trento in epoca pre-conciliare. Pare confermarlo in particolare la Madonna del Coniglio, attualmente custodita al Louvre; la Vergine accarezza (ma forse cattura) un coniglio dal mantello bianco, già allora stanziale nella zona; si può inoltre notare la stretta somiglianza dell'ambiente sullo sfondo con l'attuale zona del Briamasco e si può agevolmente riconoscere, in lontananza, il Palon del monte Bondone». Così comincia un libro che partendo da una storia vera, il problema dei conigli che stringevano d'assedio il cimitero della città di Trento - problema assurto a questione politica che ha assediato per anni la giunta comunale - divaga, depista, scava, sorride e irride. Senza offesa per i conigli.
Chi s’imbatte in questo libro potrebbe sfogliarlo distrattamente e subito riporlo con un sospiro d’insoddisfazione. Sfiorato dal destino, il cuore chiuso, indurito dall’ovvio e raggelato dal dubbio, neppure s’immagina che cosa stia rotolando sul viscido piano inclinato dell’indifferenza. Improvvisamente dal folto delle pagine, un sussurro disperato: Aspetta un attimo, leggimi! Una volta tanto, non irrigidirti ed ascolta quel che ho da dirti. Prometto che non ti pentirai d’esserti sforzato perché – stanne certo – impegno e fatica sono sempre ricompensati! Non dimenticare che la mente umana è dotata di nove milioni di miliardi di connessioni e mai come in quest’epoca di supporti digitali, un tale immenso spazio è lasciato spento, malinconicamente inutilizzato. In effetti, non sembra un manuale. Ce ne sono fin troppi in giro, molti dei quali eccellenti, ma quasi tutti di una noia mortale. Questo libro non pretende di insegnare come si gioca a Bridge in modo decente, ma svela come e fino a che punto sia possibile innamorarsene.
"E uscita una nuova bambola, una specie di Barbie, però racchia. La Barbie cessa. La Barbie cozza. Ha la cellulite, le smagliature, le cicatrici e i brufoli adesivi che puoi appiccicarglieli addosso. Ma la cellulite non si stacca... volevo dirlo al 'barbaio', al 'barbigrafo'. Magari si staccasse! La cellulite non la togli neanche con il raschietto per levare il ghiaccio. Manco se ti entra Chiellini in scivolata... E poi c'è questa moda delle cose automatiche in casa. Che si accendono da sole. Tu non devi fare più niente, fanno tutto loro. Peccato che scleri. Siamo tutti pieni di iPad, iPed, iPod, iMerd, e di' se trovi una presa della corrente per attaccare il caricabatteria, che tra l'altro la batteria si scarica in un quarto d'ora. Se ti va di lusso, di presa ne trovi una dietro l'armadio, che devi spostare un quattro stagioni da sola e incastrare la testa tra l'anta e il muro." Non viviamo certo nel mondo delle favole. Ma se la prendiamo con la giusta ironia, anche la situazione più balenga può conquistare a suo modo un lieto fine. Perfino la start up che trasforma la cacca in energia elettrica, la preoccupante pening review, i trattamenti di bellezza della signora Beckham alla placenta di pecora e scaglie d'oro e quelli per far ricrescere a strappo i capelli ai calvi. Perfino la pietra giapponese che fa sparire le emorroidi, le tette al sale, il walter del moscerino e la Jolanda alla lavanda, la sonda Schiaparelli che si sparpagna su Marte, il ciao ciao alla pensione, la brutta piega della Brexit e il ciuffo di Donald Trump. Luciana Littizzetto ci aiuta a sviluppare una sorta di resistenza, di resilienza, alle follie del nostro mondo. Lo fa da campionessa della satira e dello sberleffo, mettendo i puntini sulle "i" di imbecilli.
Una galleria di momenti tutti da ridere e condividere, le espressioni intraducibili più divertenti e tante sentenze di lucidissima saggezza popolare. Da uno dei nuovi fenomeni del web, un manuale per sopravvivere al Nord e per spiegare a chi è rimasto al Sud cosa significa essere terroni fuori sede.
Un libro che risponde ai grandi interrogativi sulla storia dell'umanità. È vero che i bufali delle pitture rupestri erano in realtà le ordinazioni di un ristorante? (Peraltro sono durate molto di più dell'Ultima Cena). E poi: ma quanta fatica facevano i giardinieri pensili? Cosa vorrà dire il fatto che l'homo sapiens avesse lo stesso taglio di Toto Cutugno? È vero che gli Antichi Romani erano la versione enduro degli altri popoli? Massì, un po' come i cinghiali con i maiali: facevano tutto uguale ma lo facevano di più.
Celebre per le sue storie poliziesche e dell'orrore, Poe si cimentò anche in racconti satirici e umoristici. In queste novelle, dove si riscontra il grande potere della sua creativa immaginazione, lo scrittore americano si fa beffe della vanità dei suoi contemporanei aristocratici, dei filosofi da strapazzo, della credulità dei lettori di riviste e dei loro direttori, con i quali dovette a lungo fare i conti nelle sue molteplici esperienze di giornalista. L'umorismo è presente anche nel modo in cui interpreta alcune moderne invenzioni, come nel divertente "1002° racconto di Sheherazade", che si propone come il seguito sconosciuto della raccolta araba "Le mille e una notte".
E poi un giorno arriva, senza nemmeno avvisare, la maturità, sia quella artistica sia quella umana, e allora il comico decide di raccontare al pubblico un po' di quella vita giù dal palco, fatta di emozioni, paure e risate quotidiane. Come quella sera che aveva deciso di farsi trecento chilometri la notte di San Valentino per tornare a casa ed era finito in panne mentre infuriava la bufera; scampato per miracolo all'assideramento, si era sentito accogliere da un caloroso: "Sei in ritardo e senza fiori!?" O quando ha ricevuto la telefonata del signor Zalando: "Sono tre giorni che sua moglie non compra scarpe... tutto bene?" Qui racconta la sua formazione culturale, avvenuta nella sola alma mater di tutti quelli come lui, il bar, tra tuttologi del nulla sessualmente iperattivi e motorini truccati. Confessa le ansie che divorano gli uomini di spettacolo: "E stasera, dove si mangia?" Perché se fai centinaia di rappresentazioni nei teatri, in giro per l'Italia, la cena deve essere un momento intimo, sublime, così ignorante da doverci lasciare un pezzo di cuore e, a volte, pure di fegato... In questo libro, Giuseppe Giacobazzi si mette a nudo e racconta chi è davvero, sinceramente, con l'umorismo dissacrante di sempre e un pizzico di tenerezza in più. Perché ora c'è anche lei, Arianna, che lo chiama "papà" ed è il nome più bello del mondo.