La Chiesa pellegrinante ha preso coscienza, dal Concilio Vaticano II in poi, del suo co-esistere nel mondo, divenuto un villaggio globale. La multiculturalità e la multireligiosità sono due sfide che interpellano in modo pregnante tutta la Chiesa. Il Concilio Vaticano II ha saputo cogliere e interpretare queste due sfide nell'ambito teologico pastorale. Con K. Rahner, uno dei teologi più innovativi e più rappresentativi del secolo scorso prendiamo in esame la teologia della salvezza dei non cristiani basata sulla sua famosa teoria dell'esistenziale soprannaturale. Questo volume intende fornire le premesse per un dialogo interreligioso e una evangelizzazione capaci di interloquire con le donne e gli uomini di ogni orizzonte per proporre l'importanza e la specificità del messaggio evangelico per la salvezza. Sulle orme di san Francesco, la Lettera enciclica Fratelli tutti di papa Francesco ci offre lo spazio reale e concreto per l'attualizzazione della fratellanza universale.
In tanti hanno provato ad occuparsi dei giovani, a proporre progetti, itinerari di fede, o eventi, ma non tutti hanno raggiunto i risultati sperati. I ragazzi spesso si sono allontanati segnando il fallimento di tante iniziative e lasciando un senso di frustrazione e una domanda che tutt'ora rimane aperta: di chi è la colpa? La verità è che il processo giovanile è in continuo divenire e noi come chiesa dovremmo pensare la pastorale giovanile non più come una "maniera" di vivere il cristianesimo, come un problema da risolvere, come una questione prettamente metodologica o contenutistica. In questo libro il prof. Franco Coppa propone un percorso inedito che segna un passo avanti nella pastorale giovanile: riproporre, attraverso una nuova ermeneutica delle Scritture, l'in- contro con Cristo per favorire nei giovani la nascita di uno stile di vita unico e irripetibile, che dimostri ancora oggi la credibilità di un cristianesimo che continua a generare l'inedito che c'è in ciascuno di loro.
Il volume raccoglie, in occasione dei suoi ottanta anni, articoli e saggi, alcuni dei quali inediti, di Enrico Cattaneo, uno dei più attivi patrologi italiani. Si intende così offrire al lettore uno sguardo di insieme sulla ricchissima e varia produzione dello studioso che, in più di 50 anni di attività, ha lasciato un'impronta decisa nella ricerca patristica non solo italiana.
La prima edizione italiana del De religione laici di Edward Lord Herbert di Cherbury è stata curata da Saturnino Muratore e pubblicata nel 2006. Divenuta presto irreperibile, viene ora riproposta in una nuova edizione arricchita della prefazione e della postfazione di Antonio Trupiano: la prima colloca l'opera di Herbert nel complesso contesto della modernità occidentale, la seconda ricostruisce il profilo esistenziale e culturale di Saturnino Muratore, dando ragione del suo interesse per la laicità e per l'autonomia della coscienza. «Per Herbert - scrive Muratore - l'uomo è, strutturalmente, homo religiosus. Dio, infatti, non è tanto Colui di cui le tradizioni religiose ci parlano, quanto Colui che da sempre ci è noto, sulla base di un sapere originario, che fonda la nostra autonomia di ricerca in ambito teoretico, come in campo etico e religioso». Di fondamentale importanza risultano le "nozioni comuni", cinque proposizioni/verità che appartengono a tutti gli uomini onesti, di tutti i luoghi e di tutti i tempi. Il Viatore è un uomo che non si affida ai propri capi rinunciando ad esaminare personalmente quali indizi si diano per il giusto cammino. Non si priva della sua ragione in nome della fede, non tollera che la salvezza coincida con l'angustia dei confini posti da una religione particolare.
Divenuto vescovo, Joseph Ratzinger scelse come proprio motto "Cooperatores Veritatis" e una volta eletto papa con il nome di Benedetto XVI mantenne quest'espressione paolina quale stile di vita e modo di vivere la missione ricevuta da Dio a servizio della verità del Vangelo. A un anno dalla sua scomparsa la sua vita, la sua riflessione teologica e il suo magistero continuano a interpellare pastori, studiosi, artisti e chiunque sia alla ricerca sincera della verità. A questa chiamata, lasciata in consegna da papa Benedetto XVI, prova a rispondere questo volume che raccoglie i contributi di diversi studiosi e che mette a tema soltanto alcuni dei frangenti nei quali si è spesa la sua vita: lo studio della Sacra Scrittura e della Tradizione, le sfide etiche e il dialogo interreligioso, il rapporto tra fede e scienza e tra fede e cultura laica, l'amore per l'arte e la passione per la musica.
Quale rilevanza ha l'esperienza e la conoscenza di fede in un mondo post-secolare? Il pensiero del teologo Joseph Ratzinger l'ha individuata nella categoria lógos, mostrando il valore cristologico che esso ha per l'antropologia, nell'intreccio della sua dimensione storica e ontologica. Attraverso un duplice momento di ricognizioni delle fonti dell'autore e di rilettura critica, emerge un pensiero che vuole narrare all'uomo di oggi la possibilità di declinare l'esperienza della fede come «amore» e «verità », ma che può raggiungersi solo se queste categorie abbandonano la pretesa di coincidere con se stesse e si aprono a quell'ulteriorità che le giustifica.
Questo testo si offre come una proposta nel tracciare la Teologia pastorale del cambiamento d'epoca nel contesto della prassi di Papa Francesco. Avviare una seria riflessione sulla Teologia pastorale di domani che non cerchi risposte tampone, ma nutra domande nel ricercarne il senso in una crescente trasfusione di vita tra Facoltà e territorio, tra Facoltà e comunità. Una Teologia pastorale che avvii un pensiero sulla metamorfosi nella e della Chiesa ponendosi all'interno della società e della cultura. La Teologia pastorale come laboratorio di migrazione dai progetti ai processi, dai percorsi agli incroci, dal residenziale al territoriale, dall'io al noi, dal singolo al presbiterio, dall'individuo alla comunità.
Il sacrificio è interminabile. Scorre come un fiume carsico. A volte si inabissa, altre volte ritorna con irruenza in superfice, generando riflessioni e dibattiti. In alcuni casi essi nascono all'interno della teologia o degli studi delle religioni comparate o della psicoanalisi, nell'ambito della riflessione filosofica o della più stringente attualità che spinge puntualmente a evocare di fronte a eventi straordinariamente drammatici e violenti un linguaggio sacrificale. Il presente volume, frutto di una riflessione iniziata all'interno del settore di Teologia dell'esperienza religiosa nel contesto del Mediterraneo, è un lavoro a più voci (tra gli altri J.-P. Hernandez, A. Nugnes, C. Torcivia), che tendono a convergere progressivamente intorno a una prospettiva comune secondo cui il linguaggio sacrificale ha il suo valore insostituibile per la teologia solo se veicolo di donazione gratuita e incondizionata sia nella morte di Cristo sia nella vita dei cristiani.
Il motivo che spinse Giovanni XXIII a convocare il Concilio Vaticano II fu l'aggiornamento pastorale. Questo è stato considerato non tanto come una riforma ecclesiale, ma come una vera e propria nuova inculturazione della fede. L'importanza di questa distinzione implica la considerazione che l'inculturazione della fede sia presa in carico nella sua specificità di maggiore ampiezza di azione e complessità di processi rispetto alla riforma della Chiesa. Un primo interrogativo che si pone questo studio è sulla consapevolezza della Chiesa italiana in ordine a questa nuova inculturazione della fede occidentale. Un secondo interrogativo riguarda il confronto che tre distinti modelli pastorali, presenti nello scenario ecclesiale italiano, devono avere con alcuni punti fermi della attuale post-modernità. Emerge un cristianesimo permanentemente sinodale, che, finalmente abbandonata la forma della cristianità, abbraccia la sfida minoritaria nel suo confronto con la città, ma non rinunzia alla sua dimensione popolare e non si relega a posizioni elitariste.
La sintesi perfetta del magistero di Benedetto XVI. Il papa emerito è presente nella memoria e nella considerazione di tantissimi fedeli anzitutto come maestro di fede. Teologo già attivo e ascoltato al Concilio Vaticano II non ha mai interrotto il suo instancabile servizio di insegnamento, predicazione, esposizione della bellezza e delle ragioni della fede. Un uomo capace di tenere ben chiari ed efficaci i "punti fermi" della dottrina, della morale e della speranza cristiana in un mondo sempre più incerto e diviso. Il libro presenta due parti che si illuminano vicendevolmente: 1. I fondamenti della fede: dal Dio creatore alla missione di Gesù, al dono dello Spirito che anima la Chiesa fino alla speranza cristiana per il futuro di ciascuno di noi. 2. Una risposta concreta alla fede: cosa vuol dire credere, amare, costruire la città dell’uomo, lavorare per la pace e la giustizia nel mondo attuale. Dare ragione della propria fede.
È possibile ricostruire nei tratti essenziali una storia di Gesù? È possibile, affidandosi alla testimonianza dei Vangeli, ricostruire non la vita, ma uno schizzo della sua vicenda pubblica? Sfidando uno scetticismo diffuso, Giorgio Jossa ha, negli ultimi anni, orientato la sua ricerca in questa direzione, offrendo una convincente ricostruzione dei momenti e delle svolte centrali della vita del Nazareno. Questo libro costituisce la base esegetica su cui l'autore è andato maturando le sue convinzioni e si sviluppa seguendo il percorso della vita di Gesù. Viene così offerto uno straordinario spaccato del lavoro dello storico che permette di cogliere - fatto assai raro - la figura di Gesù nella sua dinamicità e nella sua evoluzione, restituendo così del Galileo un'immagine realmente storica.
Dai migranti e dalla migrazione, che da più di qualche decennio attraversa Lampedusa, può giungere una parola alla teologia e al suo farsi nel Mediterraneo? È questa inquietudine, provocata dai "segni dei tempi", che attraversa le trame e le orditure della pluriennale interlocuzione dialogica di don Stefano Nastasi e Alfonso Cacciatore. Il primo, ad un decennio dal germogliare delle "primavere arabe", ne vide approdare e naufragare tanti suoi giovani protagonisti. Parroco dal 2007 al 2013 a Lampedusa ne narra le vicende, i cui vertici sono segnati dal primo viaggio apostolico di papa Francesco, l'8 luglio 2013, e dal tristissimo naufragio del 3 ottobre. Il dispiegarsi del racconto, il suo attento ascolto, la sua elaborazione e razionalizzazione interrogano Alfonso Cacciatore che, provocato anche da alcune intuizioni del presbitero, si pone in ricerca ed esplora delle possibili piste di intelligenza teologica. Cogliere nella migrazione un "segno" rilevante non esime dal rinvenire il nesso tra questa, la storia, lo Spirito di Cristo e la Chiesa. Comporta, inoltre, la proposta di una lettura altra del Mediterraneo: non più mare che divide, ma opportunità che unisce e affraterna.