Il volto è un luogo unico nel corpo dell'uomo, è l'espressione della sua identità. Anche nella relazione con Dio si cerca un volto. L'uomo non può pensare all'Altro, a Dio, se non pensando che egli abbia un volto. Questo volto, però, nell'interazione tra la riflessione filosofica dell'antichità e il portato della rivelazione biblica, assume tratti differenti e, talora, contraddittori: pur impassibile, si indigna per il male e minaccia castighi, ma al contempo è benevolo e misericordioso. I contributi qui raccolti affrontano il tema nella trattazione che ad esso hanno riservato gli autori dell'età patristica, con riferimento a diversi ambiti di ricerca: l'esegesi, le influenze esercitate dalle diverse prospettive filosofiche sulla riflessione patristica, le eventuali e diverse immagini proposte da correnti eterodosse, le rappresentazioni dell'arte, la storia del diritto, la religiosità popolare.
Il volume Cristo e Logos presenta autori e temi della cristologia del VI secolo in Oriente, seguendo un percorso cronologico al cui centro è il Concilio Costantinopolitano II dell'anno 553. In tal senso, l'autore tratta di dodici teologi calcedonesi preconciliari, da Nefalio a Leonzio di Bisanzio, ai monaci Acemeti, ai monaci Sciti fino al monaco Eustazio, e di sette teologi calcedonesi postconciliari, da Eutichio di Costantinopoli a Leonzio di Gerusalemme fino al trattato De Sectis. L'opera vuole essere un contributo alla ricerca teologica teso a registrare l'evoluzione della teologia cristologica, definita come calcedonismo, dalle forme più conservatrici che non aprivano nessuno spiraglio al dialogo con i monofisiti, fino al cosiddetto neocalcedonismo, la forma più evoluta del calcedonismo, che aveva integrato in sé la teologia di Cirillo di Alessandria con la definizione di Calcedonia, divenendo poi la cifra dell'ortodossia cristiana e cattolica.
A ottant'anni Manlio Simonetti iniziò a scrivere sui giornali. Dal 2006 infatti tenne per un anno su Avvenire una rubrica settimanale, i cui brevissimi testi furono subito raccolti in Classici e cristiani. Poco dopo, nell'autunno del 2007, cominciò a collaborare con il quotidiano della Santa Sede, L'Osservatore Romano, dove scrisse per un intero decennio sull'antico mondo cristiano, fino a pochi mesi prima della morte (1° novembre 2017), ormai novantunenne. In questo libro, il quarto di Simonetti nei Sussidi Patristici, sono raccolti tutti i suoi articoli pubblicati sul foglio vaticano. Chi conosca la sua attività scientifica non faticherà a riconoscerlo in questi "scritti minori", giornalistici per la scioltezza e l'essenzialità della scrittura, scientifici per la sicurezza e la solidità della dottrina: riflessioni sulla storia degli studi, su questioni di metodo e su nodi storiografici rilevanti, profili di studiosi, recensioni e le novità su Origene e Agostino.
Questo libro tratta della dottrina trinitaria di sant'Agostino così come viene presentata nei suoi Sermones ad Populum. L'insegnamento del vescovo di Ippona sulla Trinità è generalmente affrontato dalla prospettiva del suo trattato De Trinitate. Gli studi su questo trattato ruotano, per la maggior parte, intorno alla generazione eterna del Figlio, alla processione dello Spirito Santo e alle missioni delle persone divine, alle analogie psicologiche della Trinità nell'animo umano e all'intersoggettività umana come immagine della Trinità. Un gran numero di questi studi portano a conclusioni come al fatto che sant'Agostino avrebbe ignorato l'aspetto teologico-storico-salvifico della Trinità, a causa delle sue speculazioni ai margini del mistero, che non contribuiscono al rapporto del cristiano con il Dio-Trinità. Quest'opera mostra, attraverso lo studio delle prediche, che il vescovo di Ippona ha sufficientemente insegnato, nel contesto pastorale, l'importanza della Trinità nella storia della salvezza e nella vita del cristiano.
La storia del cristianesimo cipriota inizia con la missione di Barnaba nel I secolo. Tuttavia, questa figura emblematica appare nell'agiografia solo durante il V secolo, quando la chiesa cipriota si trova a custodire la sua autonomia a causa dell'ingerenza della sede di Antiochia. Lo sviluppo della leggenda dell'apostolo Barnaba e dei suoi discepoli (Eraclide, Mnasone, Rhodone, Aussibio) è intimamente legato alla storia e al destino dell'isola. Il lavoro inizia con una considerazione sulla storiografia cipriota e sulla sua produzione agiografica. Segue uno studio diacronico, sincronico e filologico dei diversi elementi di un ampio corpus. Il risultato di questo movimento identitario trova un punto di convergenza con l'autocefalia da parte dei ciprioti grazie al principio dell'apostolicità delle sedi episcopali.Lo studio fa emergere risultati di primo ordine grazie al dialogo tra il corpus agiografico e apocrifo, con i dibattiti dogmatici e le sfide ecclesiali, dal V secolo all'invasione musulmana (VII secolo).
Negli ultimi anni gli storici del cristianesimo antico si sono impegnati instancabilmente per cercare di comprendere se si possa parlare di una forma di cristianesimo standardizzato nei primi secoli o se invece c'erano all'inizio una varietà di "cristianesimi" tra i quali alla fine ha prevalso il cattolicesimo. In tal caso, quali sono stati i fattori per cui questo è emerso mentre gli altri sono gradatamente scomparsi? Si può parlare di ortodossia ed eresia nella Chiesa antica, oppure ortodossia è solo quanto è stato imposto dalla fazione vincitrice? Durante i primi secoli della sua esistenza, come ha potuto la Chiesa risolvere i suoi problemi dottrinali e strutturali per raggiungere la cattolicità nel confronto con le sfide dottrinali, sociali, politiche e disciplinari, fino al punto da chiamare se stessa "Chiesa cattolica"?
In questi ultimi anni le problematiche di genere sono sempre più spesso al centro del dibattito culturale come del confronto politico e sociale. In questo volume, che raccoglie le riflessioni dei maggiori studiosi del cristianesimo antico, si mettono a confronto le interpretazioni dei Padri della Chiesa: come ci si poneva, nei primi secoli del cristianesimo, di fronte alla parità dei sessi? Le risposte possono essere anche sorprendenti e in qualche caso contraddittorie: da un lato possiamo trovare la donna che non ha alcun diritto di studiare, e dall'altro ci accorgiamo che per quasi dieci secoli nella Chiesa le donne erano molto più stimate e valorizzate di quanto non avvenga ora ed erano molto attive le diaconesse, quelle stesse diaconesse che nel XXI secolo, così aperto ed emancipato, non hanno diritto di cittadinanza. Il volume appartiene alla collana dei testi scientifici dell'Augustinianum, il più prestigioso Istituto universitario per lo studio dei Padri della Chiesa.
Il Monte Athos e la Filocalia appartengono l’uno all’altra sulla base di quel misterioso patto che lega spazi e parole, geografia e spiritualità. Sono stati infatti il Monte Athos e il suo contesto spirituale ad attirare nei secoli persone che, proprio qui, hanno voluto vivere e incarnare l’insegnamento dei Padri e antichi maestri, raccogliendo, trascrivendo, elaborando e conservando i loro testi. E sempre sul Monte Athos hanno vissuto e scritto gli autori filocalici per eccellenza: Niceforo il Solitario, Gregorio Sinaita o Gregorio Palamas. Qui si sono soffermati Paisij Veličkovskij, Macario di Corinto e Nicodemo l’Aghiorita che, proprio sulla base dei testi ritrovati nelle biblioteche dei monasteri e nei romitaggi dell’Athos, hanno preparato i testi greci (1782) e curato la traduzione in slavone (1793) della Filocalia. Infine, grazie all’irradiazione spirituale dell’Ethos nella cultura moderna, sono nate le traduzioni della Filocalia nelle lingue moderne.
La Santa Montagna dell’Athos, ultimo grande rifugio dei monaci dell’impero bizantino, che l’invasione araba prima e poi l’avanzata dei turchi selgiuchidi avevano progressivamente risospinto a occidente, è il cuore spirituale dell’Ortodossia: luogo di ricerca di Dio e accoglienza dell’uomo in ricerca, spazio aperto per la custodia della tradizione (o meglio delle molteplici tradizioni delle Chiese ortodosse: bizantina, slava, romena, georgiana e, fino al XIII secolo, anche latina), ma soprattutto vivente testimonianza della vita secondo lo Spirito.
Con i suoi venti monasteri con monaci di diverse nazionalità, il Monte Athos è un autentico laboratorio d’integrazione della diversità culturale, un ponte per la riconciliazione di culture e tradizioni diverse e, infine, un segno concreto di come, nel rispetto della libertà della persona, l’unità nella diversità sia possibile.
Della poliedrica eredità culturale e della viva realtà spirituale della Santa Montagna, testimoniano anche i saggi raccolti in questo secondo volume della collana Monte Athos: Percorsi di spiritualità, dal titolo suggestivo di L’Athos e l’Occidente