John W. O'Malley inaugura qui, infatti, una nuova metodologia di studio, analizzando i tre grandi concili moderni non più in modo diacronico, dal più antico al più recente, ma sincronico, mettendoli cioè a confronto per temi e istanze, meccanismi e intenti, problemi e soluzioni. Questo approccio illumina nuovi punti di vista su ognuno dei tre concili, così come sull'evento-concilio in quanto tale, ed evidenzia in modo inedito anche le influenze tra l'uno e l'altro e le risposte originali che ciascuno di essi ha formulato. In tre parti ben definite ma connesse tra loro, viene ogni volta mostrato come Trento, Vaticano I e Vaticano II hanno affrontato temi quali la natura stessa di una riunione conciliare, la forma dell'autorità ecclesiale, i cambiamenti dottrinali. Si analizzano caratteristiche e ruoli dei vari partecipanti al concilio, dai teologi ai laici, agli 'altri' (di volta in volta Lutero, il mondo moderno, le diverse religioni). Ci si chiede quale sia stato l'impatto di ciascun concilio sulla cristianità e sul proprio tempo, per poi domandarsi se ci sarà, e come potrà essere, un nuovo concilio (e la domanda rimane aperta...). Un lavoro di grande intelligenza storica al servizio di una comprensione migliore di quella vitale istituzione che sono i concili ecumenici. E anche una lente per mezzo della quale seguire il cammino della Chiesa tutta, che attraverso i suoi vescovi riuniti ridefinisce se stessa senza tradirsi, in continuità e insieme discontinuità con il passato, nella consapevolezza che la tradizione non è mai inerte, ma sa incarnarsi dinamicamente nel mondo degli uomini.
Dopo Trento e il Concilio Vaticano II, il narratore per eccellenza dei concili, conclude la trilogia con un altro appassionante e documentato capitolo della storia della Chiesa. L'indiscutibile e perdurante influsso planetario della Chiesa cattolica ha molte ragioni: il suo appeal spirituale e intellettuale, i successi missionari, i potenti mezzi, la rete diplomatica, una gerarchia stabile. E il Papa. Ma nella prima metà del 1800 le cose non stavano così, anzi. Le fondamenta su cui la Chiesa aveva poggiato per secoli vennero scosse dalle parole d'ordine libertà, uguaglianza e fraternità. L'illuminismo, con i suoi risvolti politici e sociali, metteva in discussione un ordine consolidato da secoli. Nel Concilio Vaticano del 1869-1870 la Chiesa fece un imponente sforzo per far fronte a questa minaccia definendo la dottrina dell'infallibilità del Papa, elemento cardine del ricompattamento identitario del cattolicesimo. In questo libro il grande storico della Chiesa John O'Malley ci guida nelle aspre controversie sull'infallibilità papale, che a un certo punto sembrarono spaccare in due la Chiesa. Il conflitto tra le due fazioni, qui descritto anche nei suoi risvolti politici (entrarono nella mischia anche personaggi come Gladstone e Bismarck) fu risolto perentoriamente da Pio IX, il cui zelo per la definizione dell'infallibilità del pontefice fu così eccessivo da suscitare dubbi sulla legittimità del Concilio. Queste tensioni teologiche ed ecclesiastiche venivano esasperate dalla drammatica vicenda della conquista dello Stato pontificio da parte dell'esercito italiano e dal suo incombente esito - la conquista di Roma - che interruppe i lavori del Concilio. Con il Vaticano I la Chiesa cattolica divenne ancora più centrata sul papa che nei secoli precedenti. E tale rimase per quasi un secolo, fino al Vaticano II. Ancora non era stata scritta una storia così documentata e avvincente del primo Concilio che ha conferito rilievo assoluto al papa nella Chiesa cattolica.
Da quando nel 1540, quasi cinque secoli fa, Paolo III istituì ufficialmente la Compagnia di Gesù, gesuiti e papato sono legati da una relazione speciale che ha attraversato la storia della Chiesa e della modernità. Da subito, con il loro 'quarto voto', i gesuiti dichiarano obbedienza incondizionata verso il pontefice, ponendosi come strumento al servizio dei disegni di Roma dapprima nella strategia missionaria e poi anche nella formazione delle classi dirigenti e nei rapporti con le grandi istituzioni politiche europee. Ma questo rapporto esclusivo e intenso non è stato sempre fluido e in armonia: ha conosciuto, anzi, momenti di grande difficoltà e incomprensione, come nel XVIII secolo, quando la Compagnia fu soppressa da papa Clemente XIV o in tempi più recenti, dopo il Vaticano II, per le acute tensioni con Paolo VI prima e Giovanni Paolo II poi. Con il suo stile consueto, di grande rigore storico abbinato a una capacità di narrare in modo sapido e avvincente le vicende umane dei protagonisti, John O'Malley dipinge in questo libro un colorato affresco nel quale il rapporto singolare, tumultuoso e variegato, tra gesuiti e papato si muove sul palcoscenico ben più ampio delle vicende storiche e politiche, tra svolte clamorose e colpi di scena, tragedie e risalite, polvere e onori, fino ad arrivare all'evento più inatteso: il primo papa gesuita della storia, Francesco.
El Concilio de Trento (1545-1563), el intento de la Iglesia Católica por poner en orden su casa como respuesta a la Reforma protestante, ha sido, durante mucho tiempo, alabado y criticado por cosas que no hizo. Ahora, en esta completa historia en un solo volumen –la primera de los tiempos modernos–, John W. O’Malley hace revivir las delicadas cuestiones que empujaron una y otra vez al borde del desastre a varios emperadores del Sacro Imperio, a varios reyes y reinas de Francia y a cinco papas –y a toda Europa con ellos–.
Durante los dieciocho años que duró el concilio, la guerra y la amenaza de guerra entre los principales actores, así como el ataque de los turcos otomanos contra la cristiandad, lo convirtieron en una empresa peligrosa. Los papas, que reinaban como monarcas italianos al tiempo que ejercían su ministerio pastoral, hicieron todo lo que estaba en su poder –y su poder era considerable– para mantener la reforma papal fuera del alcance del concilio. O’Malley muestra cómo el concilio llevó adelante su polémica agenda paralela de reforma de la Iglesia, afirmando al mismo tiempo la doctrina católica.
Como ya hizo en ¿Qué pasó en el Vaticano II?, también en este libro el autor despoja de mitología la verdad histórica, a la vez que proporciona un relato claro, conciso y fascinante de un episodio clave en la historia de la Iglesia, exponiendo los fracasos y los logros, en gran medida incomprendidos, de este momento crítico de la historia de Europa.
«Mi intención es sencilla: ofrecer una introducción al concilio de Trento que esté al alcance de todos los públicos y que preste cierta ayuda a los historiadores y teólogos profesionales. En él espero desactivar algunos de los muchos mitos y malentendidos que existen acerca del concilio. Describo el contexto en que se celebró, los problemas que abordó y las soluciones que propuso. Ofrezco un marco que permite comprenderlo como un acontecimiento único, aunque extraordinariamente complejo» (Tomado de la Introducción).
JOHN W. O’MALLEY, SJ, profesor del departamento de teología de la Universidad de Georgetown, es un historiador de la Iglesia especializado en la Europa de los siglos XVI y XVII. Con su obra Los primeros jesuitas, traducida a doce lenguas y publicada en español por Mensajero y Sal Terrae, obtuvo el premio Jacques Barzun de historia de la cultura y el premio Philip Schaff de historia de la Iglesia. John W. O’Malley fue elegido miembro de la American Academy of Arts and Sciences en 1995, y de la American Philosophical Society en 1997. Fue presidente de la American Catholic Historical Association y de la Renaissance Society of America. El padre O’Malley ha recibido también premios a la obra de toda una vida, tanto por parte de la Renaissance Society of America como de la Society for Italian Historical Studies. Sal Terrae ha publicado también sus libros: Historia de los papas: desde Pedro hasta hoy y ¿Qué pasó en el Vaticano II?, y en Ediciones Mensajero ha visto la luz su Historia de los jesuitas: desde Ignacio hasta el presente.
L'elezione a papa di Jorge Mario Bergoglio ha innescato un forte processo di rinnovamento che sta segnando profondamente la vita della Chiesa. Tra le grandi novità c'è anche il suo essere gesuita, il primo papa gesuita della storia: un'eventualità parsa per secoli quasi impensabile, che ha suscitato un'ondata di curiosità nei confronti della Compagnia di Gesù. Chi poteva soddisfare questo diffuso interesse meglio di un grande storico della Chiesa appartenente proprio all'ordine dei gesuiti, quale John O'Malley? Impresa non facile: quella della Compagnia di Gesù è infatti una storia ricca e complessa, abbraccia secoli, culture e continenti diversi ed è stata oggetto di giudizi molto contrastanti. Perché i gesuiti divennero quasi da subito anche poeti, astronomi, architetti, antropologi, imprenditori teatrali e molto altro, in un coinvolgimento nella cultura laica che non aveva precedenti per un ordine religioso e che finì per essere interpretato in modo dualistico: i gesuiti o erano santi o erano demoni. La ricostruzione di O'Malley ci restituisce un ritratto a tutto tondo dell'ordine, tra soppressioni e rifondazioni, fama e martirio, in un vivace racconto che parte da Ignazio per arrivare a papa Francesco, volutamente sintetico e concreto, narrato con lo stile che è ormai la cifra di O'Malley: riferimento rigoroso alle fonti storiche e attenzione al dettaglio umano.
O'Malley, basandosi su una ricerca di prima mano sugli atti conciliari, come nel suo ormai classico libro sul Vaticano II, offre una narrazione avvincente, svelando intrighi e retroscena e facendo rivivere l'evento conciliare anche attraverso dettagli minori ma significativi quali le condizioni meteo o le esigenze di accudimento dei cavalli che trainavano le carrozze dei protagonisti.
Il libro che avete nelle mani narra le vicende della più antica istituzione del mondo occidentale dalle sue origini sino a oggi: il papato. Devoti e scellerati, miti e determinati, intellettuali e semianalfabeti, astuti come i serpenti e semplici come le colombe, immane è la diversità degli uomini che furono eletti vicari di Cristo. Ma sempre essi hanno segnato i momenti cruciali della storia. L'incalzante narrazione di John O'Malley, acclamato storico della chiesa, riporta in vita le affascinanti vicende dei successori di Pietro attraverso brevi capitoli che rivelano sempre nuovi aspetti di questa antichissima istituzione. Ripercorrere la storia dei papi è anche un modo inedito di rileggere la storia del mondo, in particolare d'Italia. I conflitti con gli imperatori, gli scismi e gli antipapi, le dispute dottrinali, le scomuniche, le deposizioni, il dramma della Riforma e della Controriforma, la lotta con l'Illuminismo e il mondo moderno: ecco il contesto in cui il papato imparò a perdurare nei secoli segnando e continuando a segnare, nel bene e nel male, la vita di tutti noi. Con una nuova prefazione dedicata a papa Francesco I.
Nei quattro anni delle sue sessioni, il Concilio Vaticano II colpì l'attenzione dei media con le coreografiche cerimonie pubbliche, mentre i suoi accesi dibattiti occupavano spesso le prime pagine dei giornali. Non si trattava di un interesse superficiale: l'opinione pubblica di tutto il mondo percepiva la portata delle grandi trasformazioni in atto nella Chiesa cattolica. Per giudizio unanime, il Concilio è considerato il più importante evento religioso del XX secolo, i cui effetti e risonanze si propagarono ben oltre i confini della compagine ecclesiale. Questo di John O'Malley è il primo libro - solidamente fondato sulla documentazione ufficiale - a offrire una narrazione, scorrevole e avvincente, di che cosa accadde nel Concilio, dal momento in cui Giovanni XXIII lo annunciò il 25 gennaio 1959, fino alla conclusione l'8 dicembre 1965. I grandi temi che emergono dal racconto, sapientemente collocati nel loro contesto storico-teologico, diventano illuminanti chiavi di lettura per comprendere ciò che era in gioco nelle assise conciliari. Che cosa è successo nel Vaticano II restituisce il 'dramma' del Concilio attraverso i colori vividi dei suoi personaggi e dei loro aspri conflitti. Lasciandosi alle spalle le logore categorie di 'progressisti' e 'conservatori', O'Malley disegna una cornice interpretativa a partire dai tre grandi problemi di fondo che hanno attraversato il Vaticano II, tra loro strettamente connessi...
Cosa ha a che fare Atene con Gerusalemme? Vale a dire, cosa hanno in comune la cultura dell’uomo e la trascendenza dell’esperienza religiosa? È la domanda che si pose, tra la fine del II secolo e l’inizio del III, lo scrittore cristiano Tertulliano. E la sua risposta, sicura e intransigente, fu: «Assolutamente nulla».
Questa stessa domanda è lo stimolo di partenza per la ricognizione, precisa e insieme appassionata, che O’Malley compie della cultura occidentale, delle sue radici e della sua specificità. In una prospettiva originale e con una singolare capacità di sintesi, vengono individuati quattro grandi paradigmi culturali che si fronteggiano, si alleano, si contaminano lungo tutto l’arco della storia dell’Occidente. Quattro modelli che, come altrettante correnti, attraversano l’oceano della nostra tradizione consentendo di dipanarne e interpretarne le variegate espressioni, dal mondo classico all’avvento del cristianesimo, dall’esuberanza del Cinquecento alla secolarizzazione moderna e postmoderna.
La prima è la cultura profetica, quella di Isaia e Geremia, ma anche di Gregorio VII, di Lutero e, tra i moderni, dell’apostolo dei diritti civili Martin Luther King. È la cultura che parla alto e forte, che parte per le crociate e va al martirio, che non conosce compromessi e punta dritto a un futuro di libertà e giustizia. La seconda cultura è il suo contraltare immediato: è il mondo dei filosofi e degli scienziati, di Platone e Aristotele, dell’università e delle summae medievali, del Concilio di Trento e delle accademie scientifiche del Settecento. Privilegia il ragionamento, procede per prove e dimostrazioni.
C’è poi la cultura letteraria della poesia e della retorica, che accoglie anche l’attitudine pratica degli oratori e dei politici. È il modello umanistico, che realizza i suoi ideali nella lirica di Omero e Virgilio, ma insieme si preoccupa dell’educazione dei giovani e del bene comune; è la cultura della comprensione dell’uomo nelle sue mille sfaccettature, la cultura che accomuna attraverso i secoli Cicerone ed Erasmo, Molière ed Eleanor Roosevelt, Dante e il Concilio Vaticano II. Infine, c’è la cultura delle arti e dello spettacolo, che mette insieme Fidia e Prassitele, la musica e le cerimonie pubbliche, la liturgia e l’architettura barocca, la pittura sacra e la performance contemporanea. È la cultura del rito collettivo, dell’esperienza estetica, della bellezza fisica, materiale, ma insieme dell’incantesimo che trasporta in un luogo dove il linguaggio umano viene meno.
Nel disegnare il suo efficace ritratto della cultura occidentale, O’Malley ‘gioca’ con questi quattro modelli, mettendo a paragone situazioni storiche e personaggi esemplari e sottolineandone i momenti di rivalità e impermeabilità, ma anche di affinità e contatto. E infine ci invita a rileggere la nostra esperienza di uomini d’oggi, immaginando altri legami, altre combinazioni, per una comprensione sempre più stringente e consapevole della nostra storia e del nostro presente. Atene e Gerusalemme, lungi dall’essere incompatibili come le voleva Tertulliano, hanno insieme contribuito alla complessa architettura che chiamiamo Occidente. Sono la nostra eredità.
John W. O’Malley, gesuita, è professore emerito di Storia della Chiesa alla Weston Jesuit School di Cambridge (ma). Tra i curatori dell’edizione inglese dell’opera erasmiana, è autore di numerosi e pluripremiati saggi storici, tra cui, tradotti in italiano, I primi gesuiti (Vita e Pensiero 1999) e Trento e dintorni. Per una nuova definizione del cattolicesimo nell’età moderna (2005).