In un'epoca di fragilità globale, l'avventura fragile e preziosa della libertà si ripropone in forme nuove. Sul piano del costume, in uno scenario di globalizzazione ferita - dalla pandemia alla guerra - le rivendicazioni libertarie, affidate a un individualismo possessivo che reclama forme di autonomia "slegata", si scontrano con gli appelli alla responsabilità, che intendono affidare a istituzioni pubbliche la salvaguardia della convivenza, pur in un sostanziale agnosticismo nei confronti del bene comune. Sul piano teorico questa oscillazione riemerge in una contrapposizione tra nemici e falsi amici della libertà, quindi tra il paradigma biocentrico, che guarda con sospetto a ogni forma di antropocentrismo dominativo, ritenuto il principale responsabile del degrado della biosfera, e il paradigma tecnocentrico, che al contrario vede nel digitale il punto di fusione di una nuova stagione transumanista di "libertà aumentata". Il libro ricostruisce questi scenari in modo agile e insieme documentato, innestandovi un percorso costruttivo, alla ricerca di un punto di equilibrio fra autonomia e responsabilità, fra "libertà grande" e "libertà piccole", fra persona e comunità. Nel segno della trascendenza del bene, che restituisce alla libertà l'umiltà di percorsi possibili entro orizzonti aperti di fraternità universale.
La bioetica, per definizione, è un terreno nel quale si confrontano la vita e la riflessione teorica e normativa su di essa. È perciò anche il luogo di aspre opposizioni cui assistiamo nell'odierno scenario culturale, e non sempre riconducibili alla divisione fra laici e cattolici. La vera contrapposizione su cui il volume fa luce è quella fra una bioetica ideologica e una bioetica critica, capace di fornire argomenti per discutere le singole questioni e non per confutare un presunto nemico. Un modello di bioetica dialogica, o "in punta di piedi", che in queste pagine individua alcuni momenti significativi dell'esistenza come possibili luoghi di convergenza delle diverse riflessioni sull'umano. Seguendo, e sviluppando, la prospettiva di Ricoeur, l'etica applicata alla vita si misura qui con le sue esperienze-limite - la malattia, il dolore, la morte - che consentono di pensare i concetti di "fragile" e "prezioso" fuori dall'opzione relativista o fondamentalista, ma in un'etica della cura.