La dialettica della durata è stata pubblicata nel 1936, nel pieno del surrazionalismo di Gaston Bachelard (1884-1962), ossia della dottrina epistemologica più spregiudicata e provocatoria del secolo scorso, pure in così piena sintonia con le rivoluzioni relativistica e quantistica della scienza fisica. Lo scritto critica in maniera costruttiva la nozione tradizionale di durata e propone l’originalissima nozione del tempo come scintillanza quantica. Oltre che per la profonda opera di scavo del concetto di durata, per il superamento netto del bergsonismo e per le proposte innovative nella riflessione sulla temporalità, il testo si caratterizza per la lucida prospettazione di una futura disciplina epistemologica: la ritmologia. Uno dei pochi libri filosoficamente decisivi sul problema del tempo. L’edizione è stata curata da Domenica Mollica, studiosa del pensiero epistemologico francese del XX secolo. Questa sua traduzione restituisce con grande sapienza lo stile immaginifico ma al contempo scientificamente sorvegliato dell’originale francese.
I saggi raccolti in questo volume, scritti da Bachelard tra il 1942-1962, testimoniano il suo ininterrotto percorso di ricerca di una sintesi tra pensiero razionale e immaginazione. da un lato, si colloca lascineza, realizzazione progressiva della ragione: dall'altro, vi sono gli ostacoli che la frenano, conferendo al progresso un carattere discontinuo. L'immaginazione costrituisce appunto uno di questi ostacoli, espressione del sentimento, dell'irrazionalità, dell'istinto. Bachelard, figura emblematica dell'epistemologia francese, si presenta in questo libro non come un filosofo, ma come un pensatore che si concede il diritto di sognare. Il suo obiettivo dichiarato è di trasmettere l'intensità del mondo, restituende la filosofia alle sue visioni primitive. A questo scopo, fa riferimento anzitutto alle sue personali passioni: la letteratura, la poesia e l'arte.
Il volume raccoglie scritti di Gaston Bachelard dal 1931 al 1957, seguendo il seguente ordine: la ragione, la scienza e la sua storia, la filosofia della scienza. Il razionalismo, secondo l'originale teorico della "psicoanalisi dell'acqua, della terra e del fuoco" non si limita all'affermazione di un ingenuo trionfo della ragione arroccata nella ripetizione dei primi principi garantiti dalla tradizione, ma la coraggiosa messa alla prova di una ragione capace di rischiare il vaglio dell'esperienza e della specializzazione. Ciò spiega l'impegno contro l'ordine stabilito, contro l'affermazione euforica della ragione stessa e di un potere tradizionale.