Questo testo misura, nella maturità della riflessione teorica di Bachelard, il complicarsi e ristrutturarsi incessante del pensiero scientifico fin dall'inizio del secolo e il progressivo arricchirsi del sapere fisico, in quanto «attività razionalista». Che senso ha oggi riproporre un razionalismo epistemologico? Per Bachelard il razionalismo non è una pretesa della ragione di avere già da sempre la chiave di lettura della realtà, foss'anche nei termini di un metodo; il razionalismo è un movimento della ragione che non si pone prima o al di là dell'esperienza, ma che l'approfondisce smascherandola nel suo presentarsi chiara, immediata e definitiva. Il pensare bachelardiano permette di riattraversare il dibattito sulla formazione della teoria e sulle sue possibilità conoscitive oggi, perché spezza il parlare della filosofia sulla scienza e inaugura un lavoro di produzione del fisico in laboratorio. Questa la risorsa del testo: indicare una strada di militanza per la ragione in quanto difende non i risultati della scienza, ma la dignità dello scienziato nella sua pratica teorica di laboratorio.
La dialettica della durata è stata pubblicata nel 1936, nel pieno del surrazionalismo di Gaston Bachelard (1884-1962), ossia della dottrina epistemologica più spregiudicata e provocatoria del secolo scorso, pure in così piena sintonia con le rivoluzioni relativistica e quantistica della scienza fisica. Lo scritto critica in maniera costruttiva la nozione tradizionale di durata e propone l’originalissima nozione del tempo come scintillanza quantica. Oltre che per la profonda opera di scavo del concetto di durata, per il superamento netto del bergsonismo e per le proposte innovative nella riflessione sulla temporalità, il testo si caratterizza per la lucida prospettazione di una futura disciplina epistemologica: la ritmologia. Uno dei pochi libri filosoficamente decisivi sul problema del tempo. L’edizione è stata curata da Domenica Mollica, studiosa del pensiero epistemologico francese del XX secolo. Questa sua traduzione restituisce con grande sapienza lo stile immaginifico ma al contempo scientificamente sorvegliato dell’originale francese.
Un'opera fondamentale per comprendere il pensiero di Bachelard e insieme il ritratto di uno dei più misteriosi poeti del XIX secolo
Lautréamont, pseudonimo di Isidore Ducasse (1846-1870), è l’autore - rimasto a lungo senza biografia - dei Chants de Maldoror, opera dirompente e visionaria che dal suo primo apparire eserciterà il suo fascino su simbolisti e surrealisti e catturerà l’attenzione di poeti, letterati, critici, soprattutto nei momenti di rottura culturale o di crisi nella concezione della lingua. Il Lautréamont di Gaston Bachelard produce una svolta nella letteratura critica: abbandona le chiavi di lettura della follia, dell’alienazione, della biografia, del formalismo e ripercorre il testo dei Chants attraverso tutta la simbologia che lo attraversa, giudicandone il bestiario, le metamorfosi animali, misurandone la distanza da Kafka, Leconte de Lisle, Eluard, Wells, cogliendone i complessi della vita animale e della cultura che organizzano il testo e dando avvio a quella teoria dell’immaginazione dinamica che troverà piena tematizzazione nelle opere successive. Lautréamont è, al tempo stesso, un’opera articolarmente significativa per comprendere il pensiero di Bachelard negli anni in cui, a partire dalla Psicoanalisi del fuoco, la produzione epistemologica viene abbandonata e, attraverso le opere della rêverie degli elementi - fuoco, acqua, aria e terra - e poi delle poetiche, affiora l’interesse verso l’asse soggettivo della conoscenza. Interpellando senza tregua la nostra lettura, Bachelard mostra come la «poesia dell’eccitazione, dell’impulso muscolare» di Lautréamont sia «un’accumulazione di istanti decisivi» che attraversa il testo delineando una strategia dell’umano che è incessante trasformazione di sé, innesto dei valori intellettuali nell’arbitrario bruciarsi delle immagini, conversione del valore naturale in un’oltranza che si proietta incessantemente al di là di se stessa. Introdotto da Francesca Bonicalzi, il testo si avvale dei contributi critici di Aldo Trione e Filippo Fimiani.
I saggi raccolti in questo volume, scritti da Bachelard tra il 1942-1962, testimoniano il suo ininterrotto percorso di ricerca di una sintesi tra pensiero razionale e immaginazione. da un lato, si colloca lascineza, realizzazione progressiva della ragione: dall'altro, vi sono gli ostacoli che la frenano, conferendo al progresso un carattere discontinuo. L'immaginazione costrituisce appunto uno di questi ostacoli, espressione del sentimento, dell'irrazionalità, dell'istinto. Bachelard, figura emblematica dell'epistemologia francese, si presenta in questo libro non come un filosofo, ma come un pensatore che si concede il diritto di sognare. Il suo obiettivo dichiarato è di trasmettere l'intensità del mondo, restituende la filosofia alle sue visioni primitive. A questo scopo, fa riferimento anzitutto alle sue personali passioni: la letteratura, la poesia e l'arte.
La rêverie - fantasticheria, immaginazione, abbandono al flusso del sogno a occhi aperti - è uno stato della coscienza che tutti conoscono. Gaston Bachelard, figura emblematica dell'epistemologia francese, la definisce come la materia prima dell'opera letteraria. In questo testo, evocativo e magico, si propone di riesaminare in una nuova prospettiva le immagini poetiche fedelmente amate. Oltre a evidenziare il valore conoscitivo della rêverie, mette in luce il godimento che se ne può trarre. Facendo riferimento ai concetti junghiani di animus e anima, Bachelard affronta il tema dell'idealizzazione dell'essere amato. Dedica un altro capitolo ai ricordi d'infanzia e approfondisce la distinzione tra sogno notturno e rêverie diurna. Conclude sostenendo: "Di quale altra libertà psicologica godiamo oltre a quella di fantasticare? Psicologicamente parlando, è proprio nelle rêveries che siamo degli esseri liberi".
Qual è il luogo dove nasce la poesia? Una domanda che percorre tutta l'opera che Bachelard ha dedicato all'individuazione di quel luogo particolare, specifico, nel quale sorge l'immaginazione e si fa parola, verso. È uno spazio attraversato da alcuni grandi temi costanti: la vita, la morte, l'amore, la natura. Tra questi, Bachelard individua anche "lo spazio": quello aperto dei grandi orizzonti, del cielo, del mare, e quello chiuso, delimitato dalla casa. Uno spazio della "immensità intima", dove la nostra esperienza trova la sua dimora, il "guscio" entro cui riparare e ritrovarsi.
Registrate per Radio France tra il 1952 ed il 1954, le Causeries rappresentano una preziosa fonte tanto per il cultore quanto per il neofita di Bachelard. Consacrate a Acqua, Aria, Terra e Fuoco, Mano e Forgia, Dormeurs Eveillés, queste "chiacchierate" radiofoniche suggellano la felice stagione degli elementi, attestandosi come piccolo corpus di passaggio tra la tetralogia poetica e le réveries della vecchiaia e testimoniando del potere d'immaginazione delle sostanze materiali su sognatori lucidi e poeti.
Il volume raccoglie scritti di Gaston Bachelard dal 1931 al 1957, seguendo il seguente ordine: la ragione, la scienza e la sua storia, la filosofia della scienza. Il razionalismo, secondo l'originale teorico della "psicoanalisi dell'acqua, della terra e del fuoco" non si limita all'affermazione di un ingenuo trionfo della ragione arroccata nella ripetizione dei primi principi garantiti dalla tradizione, ma la coraggiosa messa alla prova di una ragione capace di rischiare il vaglio dell'esperienza e della specializzazione. Ciò spiega l'impegno contro l'ordine stabilito, contro l'affermazione euforica della ragione stessa e di un potere tradizionale.