Nell’ampio panorama degli scritti basiliani, le Omelie diverse rappresentano un importante esempio di quel genere di omiletica morale verso la quale anche gli altri Padri Cappadoci mostrarono sempre un vivo interesse. Nel volume si intende proporre la traduzione con le note dei discorsi genuini di Basilio (eccetto le omelie agiografiche, già pubblicate nel vol. 147 della presente Collana, il Panegirico per il martire Barlaam, non autentico, e il Discorso ai giovani, che esula per vari motivi dal resto della raccolta). I diciotto discorsi, che attestano ed esemplificano nel modo migliore la reale e costante attività di predicazione da parte del grande vescovo di Cesarea, offrono un ricchissimo quadro storico-culturale, fondamentale per la comprensione dell’ambiente e della società cappadoce del secolo IV d.C.: precetti ed esortazioni a pratiche di vita cristiana, condanna delle ricchezze, elogi della povertà, biasimo del vizio ed encomio della virtù sono soltanto un fugace abbozzo della numerosità di spunti che questi testi continuano a fornire anche a distanza dei tanti secoli che da essi ci separano.
Per incarnare e concretizzare il vangelo nella storia, nella realtà nella quale il Signore ci ha chiamato a vivere, dobbiamo darci delle regole, regole per poter vivere la comunione, per coordinare le membra del corpo che è la comunità cristiana; ma regole, ordinamenti, statuti, per quanto necessari, sono sempre tutti subordinati alla grande regola del vangelo: per Basilio, infatti, l'unica regola del cristiano sono le Scritture. Viene qui presentata una nuova edizione italiana dei testi che sono all'origine del monachesimo cenobitico: la tradizione ha dato loro il titolo di "Regole", ma in realtà sono solo le risposte a domande poste dai monaci a Basilio in occasione delle sue visite alle comunità da lui fondate.
È possibile trattenere le proprie ricchezze? Un cristiano ha diritto di arroccarsi nelle sue ricchezze mentre altri soccombono nella miseria? La raccolta di testi basiliani organizzata da Luigi Franco Pizzolato in questo volume dà voce a una tra le più radicali e ferme contestazioni della ricchezza che la storia cristiana abbia mai espresso. Nella stringente argomentazione di Basilio, l’arricchimento di pochi ha come esito obbligato l’impoverimento di molti; la ricchezza stessa, quand’anche non sia incrementata, ma soltanto difesa, ha in sé una incurabile distorsione del progetto di Dio, espresso nella creazione del cosmo: i beni del creato sono per la gioia di tutti i suoi figli; la povertà e la sofferenza di alcuni denunciano lo scandalo del benessere degli altri. Mentre, lungo il IV secolo, si formavano i presupposti dell’identità europea, Basilio affronta – tra gli altri – il problema dell’estensiva diffusione di quegli “strumenti finanziari” escogitati per regolare i prestiti e i rapporti di credito e debito tra le parti. Con fermezza, Basilio condanna ogni forma di interesse sul prestito: riaffermando con fermezza la fedeltà alla Legge dell’amore intimamente inscritta dal Creatore nel cosmo, egli protesta la perversione del voler far fruttare denaro dal denaro, debito dal debito, povertà dalla povertà. Il cristiano ha il dovere, non soltanto la possibilità, di soccorrere chi è nel bisogno e nella necessità: ma di soccorso nella necessità deve trattarsi, non di guadagno per sé! Oltre a costituire una fondamentale tappa nella genesi del pensiero cristiano sulla ricchezza, i testi raccolti in questo volume costituiscono un’attuale riflessione sulla prevalenza del valore dell’uomo sulle ragioni dell’economia e della finanza, prima e a prescindere da ciò che si configura secondo le leggi della convivenza sociale.
L’AUTORE
Basilio Magno, “il Grande” (Cesarea in Cappadocia, 329 – 1o gennaio 379), è stato un vescovo, teologo e padre della Chiesa, venerato dalle Chiese cristiane, di cui fu anche confessore e primo dei “padri Cappadoci”. Autore delle celebri Regole, il suo pensiero è considerato tra i più influenti nella formazione dell’identità europea e delle principali teologie cristiane occidentali e ortodosse.
Descrizione dell'opera
Il Discorso ai giovani di Basilio Magno si colloca in un periodo storico (370-375 c.) ancora segnato dal tormentato problema dell'incontro fra cristianesimo e cultura classico-pagana, e penetrato dall'eco tuttora viva della riforma dall'imperatore Giuliano. L'opuscolo, se pure composto per esigenze e prospettive contingenti e limitate al modo di trar profitto dalle lettere pagane, fu accolto dalla tradizione, specialmente in epoca umanistica, in una più vasta atmosfera, e inteso come manifesto programmatico che varca i tempi. Al centro della parentesi basiliana si pone un atteggiamento autonomo di scelta critica nei confronti della letteratura pagana, intesa come propedeutica alla verità della rivelazione evangelica. Su questa linea il programma prospettato da Basilio supera gli orizzonti puramente intellettuali, puntando alla prassi dell'ascesi cristiana e ad una sorta di "umanesimo integrale". Il Discorso mette così in luce motivi e interessi di viva attualità, in particolare quando illustra l'esigenza di uno scopo adeguato nella vita e di un'attiva libertà di spirito motivata e illuminata dal Vangelo. Con accento ispirato insieme a Platone e alla parola di Cristo, Basilio esorta i giovani a "non consegnare agli altri il timone della propria coscienza".
Sommario
I. INTRODUZIONE. 1. Significato della «Oratio ad adolescentes». 2. Destinatari, datazione. 3. Genere letteratio e stile. 4. Struttura e motivi dominanti. 5. Fonti di cultura pagana. 6. «Paideia» origeniana e tradizione patristica. 7. La fortuna della «Oratio» basiliana e la versione latina di Leonardo Bruni. 8. Sulla tradizione manoscritta e sulla presente edizione. II. DISCORSO AI GIOVANI. Testo e traduzione. III. COMMENTO. IV. VERSIONE LATINA DI LEONARDO BRUNI. Bibliografia. Citazioni e riferimenti biblici. Citazioni di autori classici. Indice dei nomi. Indice della parole.
Note sul curatore
MARIO NALDINI (1922-2000), sacerdote della diocesi di Firenze dal 1945, dal 1964 è stato assistente del Movimento ecclesiale di impegno culturale (MEIC) di Firenze. Ha insegnato letteratura cristiana antica nelle Università di Lecce e di Perugia. A Firenze ha fondato il Centro di studi patristici e ha dato vita alla prestigiosa collana EDB «Biblioteca patristica». Fra le sue pubblicazioni: Tempi dello Spirito. Voci dei Padri (1998), La Bibbia nei Padri della Chiesa. L'Antico Testamento (1999) e Il Nuovo Testamento (2000).
Basilio di Cesarea e un appassionato ricercatore dei campioni di fede: in questo volume vengono proposte le omelie per imartiri Giuditta, Gordio, dei Quaranta Martiri di Sebaste e di Mamante.
Basilio di Cesarea, nato nel 330 e morto nel 379, pronunciò queste nove omelie sulla "Genesi" (conosciute sotto il nome di "Esamerone") in cinque giorni: dal 12 al 16 febbraio, durante la quaresima probabilmente del 377. Persone colte, ma per la maggior parte umili, convenivano "alla mensa serale della parola"; e alla fine di ogni omelia "il suono delle voci miste di uomini, di donne e di fanciulli, come quello dei flutti che si frangono sulla riva" s'innalzava nelle "preghiere rivolte a Dio". In apparenza, "Sulla Genesi" è un manuale di scienza patristica, che trasforma e cristianizza la scienza greca: come tale, ebbe un immenso successo fino al diciassettesimo secolo. Ma le ambizioni di Basilio erano ben altre: si proponeva di scrivere quella cosmogonia e quella cosmologia che il cristianesimo ancora non possedeva, interpretando e ampliando i rapidissimi cenni della "Genesi". Nell'universo, come fu creato fuori dal tempo e come è oggi, tutto è sapienza, ordine, armonia, bellezza, provvidenza divina: non c'è traccia di tenebra, come invece sostenevano i Manichei; né di caso e di disordine. Movendo dalla bellezza della realtà visibile, Basilio voleva da un lato risalire al Grande Artefice, a "Colui che supera ogni bellezza"; e dall'altro offrire ad ogni uomo un modello di ordine e di armonia. Come chi guida un forestiero in una città sconosciuta, così Basilio accompagna tutti noi a scoprire le "meraviglie nascoste di questa grande città" - l'universo: con quale stupenda eloquenza, con quale ricchezza di colori, con che affettuosa luminosità di immagini.
Indice - Sommario
Introduzione
Bibliografia generale
TESTO E TRADUZIONE
Sigla
Omelia I
Omelia II
Omelia III
Omelia IV
Omelia V
Omelia VI
Omelia VII
Omelia VIII
Omelia IX
COMMENTO
Omelia I
Omelia II
Omelia III
Omelia IV
Omelia V
Omelia VI
Omelia VII
Omelia VIII
Omelia IX
INDICI
Indice dei nomi
Indice dei passi biblici
Indice dei temi e delle cose notevoli
Prefazione / Introduzione
Dall'introduzione
I. Basilio e il suo tempo
Basilio nacque a Cesarea di Cappadocia intorno al 330, circa dieci anni prima che morisse Eusebio di Cesarea e poco dopo l'elezione di Atanasio a vescovo di Alessandria. Proprio nel 330, per volere dell'imperatore Costantino I, avvenne la dedicatio di Costantinopoli, l'antica Bisanzio rifondata come la "nuova Roma", con un misto di riti pagani e cristiani, probabile espressione dell'anima stessa di Costantino.
La "crisi ariana", sfociata in frange e derivazioni estremiste, continuava a interessare e a condizionare l'attività pastorale e teologica della Chiesa con i suoi intricati riflessi politici e sociali. Negli anni della gioventù e della maturità di Basilio, sedette sul soglio imperiale nella pars Orientis il figlio di Costantino, Costanzo II (337-361), della stessa tendenza arianeggiante seguita dal padre negli ultimi anni di vita. Dopo l'effimero ma convinto tentativo di Giuliano (361-363) per una completa restaurazione pagana, e il breve regno di Gioviano (363-364), favorevole ai cristiani ma non intollerante verso i pagani, l'imperatore Valente (364-378) aderì alla fede ariana secondo la formulazione imposta al concilio di Rimini (359), e contrastò duramente la politica religiosa del vescovo Basilio.
Dalla famiglia, sulla cui formazione spirituale aveva influito a fondo l'insegnamento di Gregorio Taumaturgo, fervido seguace di Origene e apostolo del Ponto, Basilio aveva ereditato natura aristocratica, sensibilità, passione per la cultura classica, e una fede cristiana radicata nella Scrittura e alimentata dalle cure della nonna paterna, Macrina. L'enorme ricchezza, costituita dalle vaste proprietà di famiglia disseminate nel Ponto e nell'Armenia, gli aprì le porte di centri culturali come Costantinopoli, dove ebbe contatti col retore Libanio, e Atene, dove fu condiscepolo del futuro imperatore Giuliano alla scuola di Imerio e di Proeresio. Ad Atene strinse profonda e duratura amicizia con Gregorio Nazianzeno. Ma la sua vocazione lo indirizzava alla vita ascetica e monastica. Tornato nella sua terra come "una nave carica di cultura", dopo la morte del padre, rinunziò alla prospettiva di una brillante e sicura carriera di retore e ricevette il battesimo; quindi si recò in Egitto, in Palestina, in Siria e in Mesopotamia, a conoscere da vicino l'esperienza dei monaci, di cui ammirò l'austerità di vita e la testimonianza di essere pellegrini su questa terra e insieme cittadini del ciclo. Di ritorno in patria, distribuì il patrimonio ai poveri e con la madre Emmelia e la sorella Macrina si ritirò ad Annesi, una proprietà di famiglia sull'Iris presso Neocesarea, un eremo aspro e incantevole, che, oltre i frutti genuini e i benefici di una natura intatta, procurava il più ambito dei doni, la quiete esteriore e interiore. Lo raggiunsero il fratello Gregorio, alcuni discepoli che si misero sotto la sua guida, e l'amico Gregorio Nazianzeno, con il quale compilò una preziosa antologia degli scritti di Origene, la Philocalia.
Ha cosi inizio quell'attività ascetico-monastica, espressa negli scritti e nelle istituzioni, che meritò a Basilio la paternità del monachesimo in Oriente e in Occidente e, ispirando ogni suo atteggiamento nell'esercizio pastorale e di governo, anticipò in lui l'esperienza agostiniana del contemplativo in azione.
Nell'eremo di Annosi era giunto anche Eustazio di Sebaste, fautore fino dal 340 di un movimento "evangelico radicale" e ispiratore autorevole dell'indirizzo ascetico dello stesso Basilio. Ma dinanzi alle tendenze dogmatiche antinicene di Eustazio e alla sua rigida ascesi di tendenza dualistica, Basilio prenderà le distanze fino a contrastare l'antico maestro e amico. Propugnatore di un'autentica confessione religiosa, egli si propose di realizzare il suo equilibrato ideale monastico in una vita svolta nella comunità, la cui forza è la preghiera, l'umile accettazione dei lavori manuali e soprattutto la generosa disponibilità verso i fratelli. Importante doveva essere fra i monaci l'attività intellettuale: lo studio della Bibbia, di san Paolo e dei Vangeli, senza trascurare l'interesse per i classici della letteratura e della filosofia pagana. Un'impostazione del genere esprimeva, nella teoria e nella pratica, un'esigenza che divenne retaggio permanente del cristianesimo orientale: il monaco non è chiuso ai valori e ai contributi della cultura. A questo tipo di ascesi comunitaria Basilio s'ispirò nella fondazione di quella "città nuova" che fu chiamata Basiliade, un complesso di istituzioni e di edifici per poveri, malati anche contagiosi, di chiese e di conventi, una città con una sua autonomia sotto la guida del vescovo, che suscitò critiche da parte dell'amministrazione statale e anticipò realtà medievali.
Nel 364 Basilio fu ordinato prete dal suo vescovo Eusebio, al quale diede piena collaborazione, ben presto interrotta a causa di contrasti personali e poi ripresa per iniziativa dello stesso Eusebio, che si era convinto di quanto fosse preziosa per la Chiesa l'opera dell'eccezionale collaboratore. Dopo la morte di Eusebio, nel 370, nonostante l'energica opposizione dell'episcopato e del clero, Basilio riuscì a far prevalere l'elettorato popolare a lui favorevole, con uno zelo che sconcertò Gregorio Nazianzeno, meno realista e più poeta, e venne eletto vescovo di Cesarea, destinato ad esercitare il ruolo di guida carismatica in Cappadocia e oltre. Nonostante la salute malferma e le gravi malattie che spesso ne fiaccarono l'organismo, svolse una grande e sagace attività. Nel complesso rapporto con l'episcopato, soprattutto in relazione alle vicende della fede nicena, si accostò ad Atanasio, che già ne stimava l'azione e il comportamento.
Junto con su amigo Gregorio de Nacianzo y a su hermano Gregorio de Nisa, Basilio de Cesarea forma el grupo de los denominados «Padres capadocios», que desempeñó un papel decisivo en la vida y la doctrina cristianas del s. IV.
Y quizá el «Magno» –como se lo apodó ya en la Antigüedad– sea el más polifacético de los tres: creyente, pastor, teólogo, defensor de la misión eclesial frente al poder político, asceta y organizador de la vida monástica, predicador, maestro espiritual, escritor…
Las llamadas Reglas Morales, con sus «Prólogos», destacan en su extensa obra literaria.
Todas ellas están originariamente dirigidas a los mismos destinatarios, los creyentes de a pie; todas orientadas al mismo fin: tener «plena certeza de cuáles son las obligaciones» esenciales de un cristiano que quiera vivir el Evangelio con coherencia; todas marcadas por un estilo peculiar respecto al resto de la producción basiliana.
Según J. Quasten, «constituye la pieza más antigua y más importante del corpus asceticum».
Precisamente en esta obra se revela Basilio del modo más auténtico y da lo mejor de sí mismo: aquí emplea todos los recursos de su espíritu, comunica su sentir más profundo, abre su corazón con toda franqueza, sin preocuparse de mediar culturalmente y sin artificio literario alguno, de modo que este es el primer libro que debe leer quien quiera conocer de verdad a Basilio: no hay más que escucharlo, ante todo cuando habla a sus hermanos en la Iglesia, que comparten con él –con el mismo empuje y seriedad– «el objetivo de complacer a Dios».
Las introducciones, comentarios y notas ayudan a profundizar en distintos aspectos de la obra de este gran Padre de la Iglesia.
La presente traducción es la primera edición íntegra de esta obra que se publica en castellano.
En la primera de las obras traducidas, A los jóvenes: cómo sacar provecho de la literatura griega, el lector encontrará, en palabras de Leonardo Bruni (s. XV), «un libro en sí pequeño» (brevis), pero «de mucho peso» (tantum ponderis) por el nombre y la autoridad (nomen, auctoritas) de quien lo escribió: san Basilio el Grande. El caso de este tratado basiliano, escrito en un elegante griego, es peculiar: supone el encuentro definitivo entre la cultura clásica y la cristiana, bases de nuestra cultura europea. Con intención fundamentalmente pedagógica, el autor exhorta a aprovechar debidamente la literatura griega en todo lo que nos conduzca a la virtud. Se trata de coger la rosa sin espinas, ser Odiseo sin dejarse seducir por las Sirenas. Constituye una propedéutica, un ejercicio preparatorio para acceder a las Sagradas Escrituras con garantías de absoluta comprensión y disfrute. Asimismo, también fueron verdaderos ejemplos de conducta ciertas figuras de la Antigüedad, como Pericles, Euclides o, especialmente, Sócrates. Basilio el Grande sigue a Orígenes en un principio básico: la coherencia en el comportamiento, la adecuación de las palabras y la forma de vida, la firmeza en las convicciones. Por su parte, la Exhortación a un hijo espiritual (traducida al español por primera vez) fue atribuida al mismo Basilio a lo largo de los siglos en diversos períodos. Actualmente prevalece la opinión contraria a su autenticidad. En cualquier caso, se trata de un precioso manual de edificación espiritual escrito originalmente en latín hacia el año 500. Su destacada significación es evidente en escritores de época merovingia, en los siglos VII y VIII.
Sinopsis: Basilio de Cesarea (330-379), uno de los grandes Padres de la Iglesia Oriental, destacó entre otras razones por sus brillantes dotes de orador. Nos ha legado una interesante producción homilética difícil de abarcar, tanto por su diversidad temática como por su extensión. Las homilías que se presentan en este volumen, muchas de ellas en primera traducción al castellano, reflejan mejor que otros discursos el aspecto pastoral de su actividad. Tienen en general una intención moral y contienen numerosas citas de la Sagrada Escritura. Los Panegíricos a los mártires son el testimonio y la memoria de aquellos que, con el sacrificio de su vida, sellan su adhesión inquebrantable a Cristo. Mediante una acertada argumentación, Basilio logra su propósito final: despertar la devoción de sus oyentes y exhortar a la imitación; sin dejar de lado, en alguno de los panegíricos, su postura ante las herejías en auge. El segundo conjunto de discursos, las Homilías contra las pasiones, nos transmite imágenes de la vida cotidiana en Capadocia durante la época imperial y es una fuente de información de gran valor para la historia de la moral y las costumbres de la época. Basilio, observador minucioso, logra vívidas descripciones que le proporcionan argumentos contra aquellos que obran en oposición al ideal evangélico. El encuentro, siempre nuevo, con los Padres de la Iglesia nos brinda la oportunidad de revalorar temas y soluciones que siguen siendo actuales.
Un documento fondamentale per conoscere il dibattito teologico dell'epoca.